Napoli scatenato
Prendi uno, chiedi tre: perché lì, in quella gioielleria, c’è talento vero, costoso, ma autentico. Napoli- Udine è la rotta del giorno, il sentiero della felicità battuto da Aurelio De Laurentiis e da Pierpaolo Marino per imprimere una svolta decisa al progetto, per arricchire d’ulteriore materia grigia un’ossatura incrinatasi in quattro terribili, inconcepibili mesi, però puntellata qua e là di esuberanza, vitalità e piedi buoni. Napoli- Udine è l’asse intorno al quale muove il mercato ed è un caveau nel quale andare a pescare a piene mani, sapendo di cogliere comunque gioiellini a diciotto carati. Napoli chiama Udine e lo rifà dopo aver ottenuto Fabio Quagliarella, sedici milioni di euro e l’altrà metà di Domizzi, prima di sedersi di nuovo intorno al tavolo e lanciarla lì, senza bluffare, ma aspettando, come al tavolo di poker, eventuali rilanci: ma Di Natale ( 32) si vende? E Zapata ( 23) è accessibile? E’ cominciata mica per gioco ed è rimasta lì, sul panno verde, aspettando mosse e contromosse, ma a carte scoperte, con un bel pacco di euro da quantificare e scambi da verificare.
TRATTIAMO - Di Natale e Zapata rappresentano il nuovo che avanza nelle strategie d’un mercato che il Napoli ha deciso di griffare, verniciandolo d’azzurro, e procedendo con mosse sontuose per l’allestimento della squadra. Di Natale è il partner ideale di Fabio Quagliarella, il genio imprevedibile da abbinare al bomber ma da affiaccare anche a Lavezzi, riemerso dalle brume d’un intrigo internazionale e ricondotto dagli eventi verso il san Paolo; e poi c’è Zapata, colombiano, il difensore di spessore reclamato da Donadoni e individuato a fari spenti da Marino. Discussione avviata in presenza di un book di calciatori da offrire come parziale contropartita e che comprende Santacroce e Mannini, in aggiunta ai danari.
TOTO’ E ZAPATA - Di Natale è l’oggetto del desiderio di Pierpaolo Marino, Di Natale è una delle prime scommesse in Nazionale di Roberto Donadoni, Di Natale è l’estro allo stato puro per accelerare e facilitare il decollo, Di Natale è considerato il calcio da offrire al san Paolo a intregazione di quanto già posseduto; e Zapata è fisicità, è il futuro, è un irrobustimento del settore difensivo, l’unico innesto d’un reparto apprezzato dal tecnico e che può avere in Santacroce un elemento destinato all’addio, avendo l’italo- brasiliano anche altrove estimatori. Napoli e Udinese sono semplicemente ai preliminari di una vicenda che ha bisogno di tempo, molto tempo, ma che i connotati dell’autentico ( doppio) colpo d’un mercato sfavillante.
Tutti vogliono Trezeguet
La nuova stagione della Juve inizia oggi. Si torna al lavoro dopo il weekend con il nuovo allenatore, subito da definire ruoli e incarichi lasciati vacanti dal cambio di mansioni dell’ex responsabile del settore giovanile. Ferrara ed il d.s. Secco, con la collaborazione del capo osservatori, Castagnini, dovranno individuare il nuovo responsabile del settore giovanile, l’allenatore della Primavera, il preparatore della prima squadra e così via. Cosa più importante, da oggi si inizierà a ragionare sulle strategie, sui giocatori su cui puntare e su chi cedere a fronte di offerte interessanti, con un occhio al bilancio.
TREZEGUET — Con l’ingaggio di Diego è stato giocato al tavolo verde il bonus messo a disposizione dal cda, 25 milioni di euro, il surplus di investimento per la nuova stagione. Ora tocca lavorare con il bilancino, tanti euro entrano, tanti escono. Quindi prima di chiudere l’ingaggio del centrocampista dell’Udinese D’Agostino e puntellare la difesa, bisogna vendere. Chi? Sono almeno tre i pezzi pregiati in lista, Trezeguet, Poulsen e Tiago. Si comincia quindi con David Trezeguet. Un incontro è previsto per la giornata di domani tra il manager del giocatore, Antonio Caliendo ed il ds della Juve, Alessio Secco. David non ha nascosto negli ultimi tempi la volontà di essere ceduto e la società, a fronte di un’offerta interessante, è pronta ad accontentarlo. Il contratto dell’attaccante scade nel 2011, il costo del cartellino dopo l’intervento chirurgico ad entrambe le ginocchia che lo ha tenuto lontano dai campi per quasi tutta la stagione si è sensibilmente abbassato, da 20 a 10 milioni di euro. Pesa l’ingaggio elevato, 4,5 milioni, anche se Caliendo non fa mistero sulla disponibilità a trattare. “Se c’è la volontà da entrambe le parti gli accordi si trovano, prima però chi vuole David deve parlare con la Juve”. ACQUIRENTI — Piace al Lione disposto ad offrire 10 milioni di euro, non dispiace alla Roma, che con Daniele Pradè ha fatto un sondaggio, ma nelle ultime ore il Milan si è fatto avanti, e direttamente con la Juve. Non è la prima volta che il club rossonero corteggia Trezeguet, è successo ad ogni accenno di insofferenza del bomber, già ai tempi della Triade. La partenza di Kakà, e la voglia di svecchiare un reparto che ha ancora il suo punto di riferimento in Pippo Inzaghi (36 anni), hanno spinto il club rossonero ad un sondaggio. Eto’o non vuole lasciare la Liga, Forlan e Adebayor costano quattro volte Trezegol. In verità il Milan aveva fatto qualche giorno fa un timido tentativo per Amauri, respinto con perdite. In caso di cessione di Trezegol c’è l’idea Cruz (si svincolerà dall’Inter ma piace anche a club spagnoli, greci e inglesi) a meno che Lotito abbassi le pretese per Goran Pandev, gradito a Ferrara.
Fiorentina, non vantarti
Diamo subito a Mutu quel che è di Mutu e alla Fiorentina quel che è della Fiorentina, e poi incamminiamoci per la campagna. Acquisti. Dunque, il “divino giostraio”. Se vuole rimanere a Firenze senza tante ciance, è insieme a Frey, Gilardino e Montolivo il fuoriclasse che potrebbe giocare in qualunque grande club europeo. Dunque per la Champions è indispensabile. Se volesse andar via, sarebbe necessario reinvestire tutti i soldi incassati con lui in un talento europeo nel ruolo. Va comunque ribadito che conti alla mano senza i tre gol di Mutu al Genoa non staremmo qui a fare questi discorsi. E la campagna acquisti del Genoa un anno fa è stata molto meno dispendiosa di quella della Fiorentina: non ha ribadito mille volte Corvino che il club del giglio è ben al di sotto dei quattro club principali, e che comunque da quattro anni arriva quarto (si dimentica di aggiungere che finora abbiamo disputato e male solo una prima fase di Champions: le altre due qualificazioni riguardano “Calcio-poli” e quindi ancora una parola, una parolina di verità su quella faccenda).
Ma se il Genoa non fa parte di quel consesso danaroso a colpi di incassi e soprattutto diritti tv, e non ha neppure speso 50 milioni come la Fiore l’estate scorsa, ed è arrivata a pari punti e ha giocato senz’altro meglio della Fiorentina nell’arco dell’intiero campionato, beh, delle due l’una: o al Genoa sono dei geni mercantili e allora forse invece che acquistare giocatori dovremmo acquistare da loro dirigenti, oppure l’ultima campagna della Fiore è stata all’insegna dello spreco e dell’errore. Decidete voi. Per l’immediato futuro, per carità mai più errori carissimi come Vargas o errori di ruolo come Melo. Se ci ricomprassero il primo allo stesso prezzo e il secondo magari al doppio finché abboccano, fossi se non in Corvino nei fratelli Della Valle o in Prandelli li venderei di corsa.
Alla Fiorentina, che ha svenduto anche Pazzini immediatamente rigeneratosi alla Sampdoria, servono un difensore centrale, un esterno destro davvero titolare, e davanti alla difesa un regista corridore all’inglese o un volante brasiliano o un tipo alla Simeone degli inizi, che giochi vicino a Montolivo. Queste sono tre pedine fondamentali che potrebbero costare se ben scelte ( o perché svincolati o perché ribassati nel prezzo da un’annata storta) quanto si incassa da Melo, che ripeto è un eccellente incontrista (ma se ne trovano…) che usa la testa solo per colpire il pallone. Dopo l’estate dei 50 milioni, adesso ci mettano amore e fantasia per completare degnamente la rosa.. E un po’ di logica, finalmente. I preliminari incombono.
Milan, idea Fabregas
Un sogno, per ora. Il sogno dei tifosi che stanno cercando un nome adatto per sostituire Kakà. Ma Cesc Fabregas potrebbe essere più di un sogno. Non è economicamente inaccessibile come Cristiano Ronaldo e starebbe pensando al futuro in una squadra più titolata dell’Arsenal.Perché è stanco di fare bella figura tra i giovani e di arrivare puntualmente alla fine dell'anno senza vincere niente, o almeno sfiorare una vittoria. E allora il Milan è pronto a sferrare l'attacco decisivo per il centrocampista spagnolo: con il suo eventuale acquisto, il primo indiziato a partire sarebbe Andrea Pirlo. Il Chelsea lo vuole, Leonardo ha bisogno di esterni. Ed ecco che le due cose combaciano: Pirlo a Londra e Malouda a S. Siro.
Il gioco sporco di Ibra
La «battaglia del grano» di Mino Raiola, come osserva acutamente Fabio Monti sul Corriere della Sera, sposa la scelta di Ibrahimovic di chiudere al più presto la sua esperienza italiana per giocare in Spagna. Il Barcellona accoglierebbe Ibra a braccia aperte, ma senza firmare assegni da 70 milioni di euro. Così lo svedese sta spingendo per una rottura traumatica con l'Inter, anche se il giochino ormai è più goffo che sporco. Ibra spera che, a suon di complimenti al Barcellona, Moratti s'incazzi e lo liberi a cifre ragionevoli. A non aver ancora capito la strategia dello svedese è rimasto ormai qualche allocco, che vorrebbe che l'Inter cacciasse Ibra a calci in culo. Ibra si spedisce solo a fronte di un'offerta irrinunciabile. In tal caso è un dovere. Ma guai a imprigionare Moratti in certi corridoi, perché in questi casi il presidente diventa più duro del granito e decide proprio nella direzione opposta. In effetti, se l'Inter agisse d'istinto finirebbe per fare il gioco di Ibra e invece questa è una partita da giocare con calma e con astuzia, forti di un contratto in vigore fino al 2013. Moratti per cedere Ibra vuole 70 milioni di euro in contanti, trattabili solo se il Barcellona proponesse come contropartita tecnica Samuel Eto'o, pure lui classe '81, che ha appena chiuso la Liga segnando 30 gol in 35 partite e ha già vinto tre campionati in Spagna e due Champions League. Insomma, palmarès alla mano, non è poi escluso che l'affare non lo faccia l'Inter. Ibra può ovviamente perseverare nei suoi capricci da bizzosa rock-star, ma deve stare attento a non esagerare, perché deve mantenere alto il suo valore di mercato, prima ancora che sognare il Pallone d'Oro! Si può pure immaginare lo scenario apocalittico di uno spogliatoio interista spaccato dallo svedese, ma Mourinho non è certo un tipo morbido in questo genere di situazioni. Concludo suonando la sveglia per chi si ostina a credere che il calcio sia ancora questione di sentimenti proprio nel momento in cui la telenovela Kakà sta avviandosi alla sua naturale conclusione. In realtà i mercanti sono entrati nel tempio già da un pezzo, altro che calcio delle bandiere. Agli inguaribili sognatori è rimasto solo il vecchio Subbuteo.
Clamoroso scambio
Secondo alcuni media della capitale, il difensore brasiliano Juan, fresco di rinnovo fino al 2013, potrebbe essere ceduto al Real Madrid in cambio di Jan Klaas Huntelaar. Il Real Madrid è da tempo alla ricerca di un sostituto di Fabio Cannavaro, e viste le difficoltà per Vidic, potrebbe puntare forte sul 30enne brasiliano.
Alla Roma, dal canto suo, manca un goleador come Huntelaar, capace di segnare 8 gol in questa stagione, seppur utilizzato con il contagocce. La notizia è ripresa dalla stampa spagnola, che non esclude il clamoroso scambio. Huntelaar, infatti, è da tempo uno degli epurati di Florentino Perez
Juve, ecco le cessioni
Due certezze, Diego e D'Agostino e molti dubbi. E' intorno a questi due concetti che ruota il mercato della Juventus. Secco e Blanc, che si sono assicurati due importanti rinforzi in mezzo al campo, l'acquisto del brasiliano, però, comporterà un cambio di modulo quanto mai necessario (probabilmente si passerà dal 4-4-2 ad un più probabile 4-3-1-2), devono ora fare i conti col fronte cessioni. Diversi sono i giocatori che hanno in mano la carta d'imbarco per altre destinazioni.
Diverso il discorso relativo a Zebina. Il francese, che ha un ingaggio abbastanza elevato ed è legato alla Juventus da altri due anni di contratto, non ha offerte di alcun genere e verrà probabilmente rilanciato. Mossa questa dalla duplice valenza: cercare di "tamponare" il problema della fascia destra e garantire visibilità al giocatore per poter così trovare un acquirente.
Chi invece non partirà è Giovinco. Il talento tascabile sarà il vice-Diego per la prossima stagione e potrà solo trovare giovamento dal cambio di modulo.
Spazio ora al problema principale: il centrocampo. Si diceva Diego e D'Agostino. L'azzurro sarà il nuovo regista bianconero e costituirà l'asse portante della squadra con Sissoko. Intoccabile Marchisio, definitivamente esploso in questa stagione, e con Zanetti uomo di affidabilità restano da sistemare le situazioni di Poulsen, Tiago e Almiron. Il portoghese, eterno partente nella gestione Ranieri è di troppo per due motivi: si è dimostrato poco incisivo e D'Agostino ne è il sostituto naturale. Difficile, però, che venga ceduto, anche perchè non ha mercato.
Discorso analogo riguarda Poulsen. Il costo del cartellino 9,5 milioni di euro e lo stipendio 2,5 milioni, fanno di lui un prigioniero dorato. Dirigenti e tifosi juventini hanno una sola speranza: un'offerta dalla Germania (che non sarà superiore ai 5 milioni) che risolva il "problema danese". Altro possibile partente è Camoranesi. L'italo-argentino ha perso il feeling con la piazza e anche con alcuni compagni, per lui si è fatto avanti il Lione, se i francesi insisteranno l'affare si potrebbe chiudere. Infine Almiron, di rientro dalla Fiorentina, verrà nuovamente girato in prestito. La Sampdoria è in pole.
Scelto Ferrara
Sarà con ogni probabilità Ciro Ferrara l'allenatore della Juve nella prossima stagione. L'ufficialità è attesa per le prossime ore, ma sembra che ormai non ci siano più dubbi. Dopo Antonio Conte, infatti, è caduta anche l'altra candidatura forte, quella di Luciano Spalletti, che ha accettato di restare alla guida della Roma. Ferrara, secondo indiscrezioni raccolte nel ritiro della Nazionale a Coverciano, dovrebbe firmare un contratto di due anni.
COBOLLI NON CONFERMA - La Juve per ora non conferma. In mattinata il presidente Cobolli Gigli aveva parlato di "nomi non ancora decisi" e di un Ferrara "che rimane un valido candidato anche se ci sono anche altri nomi e Blanc intende arrivare alla decisione nei prossimi giorni". La scelta, però, sarebbe stata fatta e sarebbe caduta su Ferrara, subentrato a Ranieri nelle ultime due partite del campionato. L'ultimo ostacolo tra l'ex difensore della Nazionale e la panchina bianconera era rappresentato da Spalletti. Cobolli aveva fatto capire che la Juve non aveva alcuna intenzione di forzare il tecnico di Certaldo. ''Spalletti è l'allenatore della Roma - erano state le parole del presidente - e sembra che la Roma lo voglia tenere e noi rispettiamo quelli che sono i pensieri della dottoressa Sensi".
MERCATO - Cobolli ha parlato anche di mercato, in particolare di Trezeguet: ''Sarà sul mercato solo se ci saranno ottime offerte - ha detto il presidente bianconero -. Sennò ci terremo il giocatore che è un punto di forza della Juve. Il suo prezzo? Non sono io che faccio i prezzi. Penso che Trezeguet sia un giocatore maturo ma in grado di fare ancora due campionati alla grande. Mi auguro nella Juve e sennò in qualche altra squadra". Per Trezeguet potrebbe valere lo stesso discorso di Kakà, via davanti ad una grande offerta: ''Siccome sono presidente di una società per azioni, per di più quotata in borsa, io sono attentissimo al risultato economico e evidentemente a fare finanza da reinvestire nei giocatori. E quindi credo che se un giocatore viene pagato una cifra veramente importante è giusto prendere in considerazione la sua cessione anche se è un grandissimo campione. Perché col denaro che si incassa si possono prendere altri giocatori e fare la squadra del futuro".
Per quanto riguarda le ipotesi di acquisti, Cobolli ha smentito trattative per D'Agostino e Pandev: "D'Agostino è un nome. Ho già detto che è un buon giocatore ma tra questo e dire che lo stiamo trattando ce ne passa. Pandev non lo abbiamo mai trattato e se mai lo faremo direttamente col presidente biancazzurro Lotito in persona".
Real, anche Messi e Maicon
Quando nel 2000 per la prima volta fu eletto presidente del Real, la prima mossa che fece fu l'acquisto di Figo, grande stella del Barcellona.
Un campione all'anno e con Zidane e Ronaldo arrivarono campionato, Champions e intercontinentale.
Oggi la superiorità del Barcellona è ancora più marcata e Perez non si può limitare a un solo campione per contrastarla.
Dopo Kakà sarà il turno di un attaccante (Villa) e di un laterale (Maicon) per spostare Sergio Ramos al centro della difesa.
Infine l'assalto a Messi, o a Ronaldo. Il fuoriclasse argentino ha una clausola di 150 milioni e ha già dichiarato che se riceverà una telefonata di Perez non staccherà il cellulare.
E' naturale che ci srà anche la reazione del Barcellona, tanto più che ha dato il benservito a Eto'o ("trovati un'altra squadra che è meglio") come l'anno scorso, proprio di questi tempi, fece con Zambrotta, Deco e Ronaldinho, considerati logori e poco affidabili.
Ibra smania di andarsene dall'Inter e se il Barcellona dovesse puntare su di lui Moratti sarebbe costretto a cederlo.
Di sicuro si sa che al momento il presidente dell'Inter è disposto a garantire a Ibra un ingaggio annuale di trenta milioni netti a stagione, per cinque anni.
Trecento milioni lordi in totale, cioè la capitalizzazione in Borsa di un'azienda di dimensioni medie.
Con la cessione di Kakà l'ultima grande a livello internazionale del nostro calcio ha abdicato e adesso sperare in una Champions italiana nei prossimi dieci o venti anni diventa più che un sogno un'utopia.
L'Inter completerà la rosa: dopo aver preso due giocatori dal Genoa, si appresta a raccogliere un paio di scarti de Chelsea (Deco e Carvalho) che l'anno scorso, per un verso o per l'altro non hanno quasi mai trovato posto nè con Scolari, nè con Hiddink.
Moratti spera che il Barcellona gli sbologni Eto'o, uno che il megliom l'ha già dato.
A meno che Guardiola, da fenomeno non si diventato improvvisamente incapace.
L'anno scorso con Zambrotta, Deco e Ronaldinho non ha sbagliato un colpo.
Basterebbe ricordarsene.
Bugie da calciomercato
Neppure il miglior Luciano Moggi sarebbe stato capace di mentire così spudoratamente come tanti altri frequentatori del circo del pallone. Di fratelli e fratellini Pinocchio ne ha tanti. Alcuni impensabili. Basta rileggere le dichiarazioni degli ultimi mesi di ex palloni d’Oro, allenatori, dirigenti e presidenti. Le loro omissioni, i loro silenzi, le loro bugie, i loro depistaggi. Alcuni di loro lasciavano intendere che la colpa di certe notizie era della stampa destabilizzatrice, altri si limitavano a dire che le indiscrezioni erano solo frutto di fantasie, altri ancora sorridevano e basta. Con ritegno.
L'Inter su Cassano
Non solo Kakà: anche la Milano nerazzurra ha vissuto una giornata di mercato convulsa e importante. Sono corse voci -poi risultate infondate- su un incontro tra Pep Guardiola e Mino Raiola, procuratore di Zlatan Ibrahimovic, in un noto ristorante milanese. Quello che invece è davvero successo è che Raiola ha incontrato nel pomeriggio i dirigenti dell'Inter e che in serata, in un hotel cittadino, c'è stato un colloquio tra Lele Oriali, responsabile dell'area tecnica nerazzurra, e Walter Mazzarri, fresco ex-allenatore della Samp. Il tema non era certo la sostituzione di Mourinho, quanto una presa di informazioni su Antonio Cassano, primo obiettivo interista in caso di cessione dell'asso svedese.
Raiola, in tarda serata, ha negato che l'oggetto del colloquio sia stata la presentazione di un'offerta formale da parte del Barcellona per il suo assistito anche se ha ribadito il gradimento del club blaugrana e di Guardiola. In compenso, Raiola ha spostato il tiro dei cronisti facendo sapere che "è molto più facile che lasci l'Inter Maxwell", l'altro nerazzurro della sua scuderia. Su di lui ci sarebbero il Chelsea (Carlo Ancelotti l'ha sempre apprezzato) e proprio il Milan, a caccia di esterni.
Ma se Ibra, per il momento, non è a metà strada tra Barcellona e Milano, perché Oriali ha voluto "confessare" Mazzarri? L'Inter punta Cassano, e questo non è un mistero: parlare con l'uomo che è riuscito a riportare negli argini l'enorme talento del barese è invece indice di residue riserve sulla gestione del personaggio. Cassano potrebbe essere la prima risposta dell'Inter alla clamorosa partenza di Ibra, ma anche la ciliegina sulla torta magari messa proprio per accontentare il bollente svedese, che vuole al suo fianco e alle sue spalle calciatori in grado di parlare la stessa lingua tecnica.
Cassano può partire dalla Samp con una ventina di milioni e l'operazione, economicamente, è fattibilissima a prescindere dal destino di Ibrahimovic. Diversi sono i giocatori in partenza da Appiano Gentile che potrebbero irrorare le casse di Moratti: Vieira, Jimenez (ormai del Parma, a giorni l'ufficialità), Burdisso, anche se quest'ultimo è inserito nella trattativa con la Fiorentina per Felipe Melo. Insomma, Fantantonio potrebbe essere il compagno -e non il sostituto- di Mago Ibra.
Intanto l'Inter si muove sul mercato sudamericano e sembra avere scavalcato Lazio e Palermo nell'inseguimento a Javier Pastore, 20enne talentuoso centrocampista argentino dell'Huracan. Considerato uno dei prospetti più interessanti del calcio albiceleste, Pastore è valutato almeno 9 milioni di euro: Branca è tentato dall'operazione, che poi verrebbe rifinita con la cessione in prestito a un club di Serie A per consentirgli un impatto "vero" con il calcio italiano.
Il Milan dopo Kakà
Un Milan rivoluzionato si potrebbe presentare ai nastri di partenza della nuova stagione. Si, perché con la cessione del giocatore cardine, inizia una mini rivoluzione. Arriveranno un difensore centrale (Mexes) e un centrocampista (Hernanes). E poi una punta, anzi una mezzapunta. Dalle parole di Adriano Galliani, che ha chiaramente annunciato l'arrivo di un grosso attaccante, si fa strada un'ipotesi fin qui mai vagliata, ma che potrebbe rivelarsi la più probabile. Per sostituire Kakà, il Milan starebbe infatti pensando a Lavezzi, in rotta con il Napoli, pallino di lunga data di Berlusconi e, soprattutto, unico giocatore in circolazione con caratteristiche simili al brasiliano.
Movimenti di mercato
ACQUAFRESCA E PALOSCHI - Il presidente emiliano ha poi parlato anche dei suoi obiettivi: «Acquafresca è un giocatore che ci interessa, sono sincero, però noi dobbiamo sapere prima il futuro di Paloschi, che vogliamo trattenere, visto che c’è da risolvere la comproprietà con il Milan».
Dalla Francia rimbalza anche l’ipotesi di un interessamento del Genoa per Juninho Pernanbucano (34), centrocampista che ha appena annunciato l’addio al Lione. Il brasiliano sarebbe stato contattato anche dall'Inter.
NESSUNA CHIAMATA - «Io è quindici giorni che sono a Roma, mentre lui si era preso 3-4 giorni per darmi una risposta che dopo due settimane ancora non è arrivata. Ma non è arrivato neanche un appuntamento... Il problema sta in questi termini: quando ho visto il presidente abbiamo parlato di tutto, poi mi ha chiesto 3-4 giorni di tempo per dare una risposta. Da allora sono passati quindici giorni, questo significa che da allora ha fatto altri tipi di valutazioni o non aveva fretta. Io non ho fretta, ma la sensazione è che qui si abbia paura a fare la prima mossa. Io non ne ho di questi problemi, uno si deve assure le sue responsabilità nella vita. Qualcuno dovrà fare la prima mossa. Uno nella vita deve fare delle scelte e prendere delle decisioni. E ci sono tempi e modi per farlo».
Ibra va in... Barça
Novità dalla Spagna: Pep Guardiola, allenatore del Barcellona fresco vincitore (anche) della Champions League, ha deciso di puntare con decisione su Zlatan Ibrahimovic, 27 anni, e ne ha chiesto ufficialmente l'acquisto al presidente Laporta. Via libera dunque per Eto'o, sul quale il tecnico ha sempre avuto delle riserve. E che ancora una volta, nonostante il gol (anche) nella finale di Champions, avrebbe definitivamente bocciato. ibra vale 70 milioni — Uno scenario che spalanca le porte dell'Inter al camerunese, 28 anni, in attesa che l'agente di Ibrahimovic, Mino Raiola, incontri il Barcellona, ma anche il Real Madrid. Quanto all'Inter, il presidente Moratti ha già chiarito a tutte le parti in causa che non intende scendere al di sotto dei 70 milioni nella valutazione del suo giocatore. E quindi Eto'o più 30 milioni potrebbe essere il prezzo giusto...
Trezeguet saluta
"Me ne andrò se arriverà un'offerta di mio gradimento". David Trezeguet prepara l'addio alla Juventus, secondo le dichiarazioni rilasciate a skysports. com. "Ho ancora due anni di contratto con la Juventus, ho dato tutto per il club", dice il centravanti francese, che è arrivato a Torino nel 2001. Quest'anno Trezeguet ha giocato pochissimo. A settembre si è operato a entrambe le ginocchia ed è tornato a disposizione solo alla fine di gennaio, senza trovare spazio nella formazione allenata da Claudio Ranieri. "Me ne andrò se arriverà un'offerta di mio gradimento, una proposta che mi dia il piacere di far gol", aggiunge.
Quante bugie su Kakà
Una lunga, infinita giornata di voci e indiscrezioni e in serata, scrivono i cronisti spagnoli dei quotidiani 'As' e 'Marca', il cerchio s'è chiuso: "Kakà è un giocatore del Real Madrid, la trattativa per il suo trasferimento si è conclusa positivamente". A sostenerlo, con grande evidenza nella titolazione, è l'edizione online dei due giornali. As offre dettagli: al Milan andrebbero 64,5 milioni di euro, al giocatore 9 netti a stagione. Il 50% dei diritti d'immagine del brasiliano spetterebbero al Real. E Marca aggiunge addirittura che la presentazione ci sarebbe la prossima settimana al Santiago Bernabeu.
Ma quando sembrava davvero chiusa, sempre secondo i segugi di "As", la clamorosa ultima svolta: l'accordo tra le società era già stato raggiunto sulla base di 64,5 milioni di euro quando nel gioco avrebbe fatto irruzione (condizionale d'obbligo) Carlo Ancelotti, neo tecnico del Chelsea, che avrebbe frenato il tutto spingendo il padre di kakà, Bosco Leite, allo stop. "As", che cita la radio spagnola "Cadena Ser", scrive che il "grande legame" tra Ancelotti e Kakà potrebbe portare il brasiliano a scegliere l'offerta del patron del Chelsea Abramovich.
Adriano Galliani sarebbe stato, come detto, a Madrid tutto il giorno. Lo hanno raccontato con dovizia di particolari sempre i siti dei quotidiani sportivi spagnoli 'As' e 'Marca' riprendendo la notizia dell'emittente radiofonica 'Cadena Ser'. Galliani sarebbe arrivato nella capitale spagnola intorno alle 15 in compagnia di Bosco Leite, il padre-manager di Kakà. Il Real avrebbe offerto subito al Milan 65 milioni di euro più il cartellino dell'olandese Robben, oppure 50 milioni più Robben e l'altro olandese Sneijder. L'accelerata all'affare poi sarebbe stata data dal presidente del Real Madrid, Florentino Perez, fresco di nomina e deciso a regalare subito un acquisto importante ai tifosi delle merengues.
Per evitare un inserimento del Chelsea (il nuovo tecnico dei blues Ancelotti avrebbe chiesto ad Abramovich di portare a Londra Kakà) Perez avrebbe deciso di convocare a Madrid Galliani nel tentativo di trovare subito un accordo.
TRATTATIVA DIFFICILE - ''Kakà non vuole più parlare perché questa storia non finisce mai'', aveva detto Diego Kotscho, portavoce del brasiliano del Milan, riassumere lo stato d'animo di Kakà. ''Non si è ancora raggiunto - aveva detto nel pomeriggio -. Quando ci saranno delle trattative, Kakà ascolterà gli spagnoli e deciderà. L'offerta del Real è importante ma minore dei 100 milioni offerti a gennaio dal Manchester City. Sarà difficile''.
IL DUBBIO DI MALDINI - Della possibile partenza di Kakà ha parlato Paolo Maldini, a Firenze per un torneo giovanile. "Il futuro di Kakà? Credo che rimarrà al Milan ma è difficile dirlo - ha detto l'ex capitano del Milan -, sul futuro è stato finora più ermetico di Ancelotti. Certo è che se andrà via il Milan dovrà prendere un altro campione, perché si vince solo con i campioni".
Juve, arriva D'Agostino
La Juve a un passo. Gaetano D’Agostino da un bianconero a un altro. In settimana probabilmente la chiusura della trattativa: la Juventus avrà quel centrocampista che le consentirà di modificare il modulo dopo l’arrivo di Diego. Lo ammette il patron dell’Udinese, Giampaolo Pozzo, ai microfoni de La politica nel Pallone- Gr Parlamento: «Spero che qualcuno non venga a disturbare. Ma la Juve è interessata» . Ma in realtà le manovre sono già cominciate, anzi sono a buon punto. La Juve del futuro ha fretta di nascere, anche indipendentemente dall’uomo che si sistemerà in panchina. Perché, come sottolinea nel corso della stessa trasmissione radiofonica, il presidente, Giovanni Cobolli Gigli, «Diego è un giocatore di livello assoluto che obbligherà il prossimo allenatore a scegliere schemi tattici diversi dagli attuali». Il rombo di centrocampo, il cui vertice basso sarà occupato proprio dal centrocampista che la Juve pagherà all'Udinese attorno ai quindici milioni, compreso l'inserimento di qualche contropartita tecnica.
Confronto tra numeri 10
Impossibile non partire dal capocannoniere del campionato, quello Zlatan Ibrahimovic che o si ama o si odia. Lo svedese dell´Inter, fisico da granatiere e piedi da fenomeno, ha segnato ben 25 gol, di cui alcuni di fantastica fattura, come ad esempio il colpo di tacco contro il Bologna. Il suo impatto sul campionato quindi è stato assolutamente devastante e di diritto gli spetta anche il trono di miglior “Numero 10” della stagione.
E a proposito di 10, un fantasista che ha conservato il prestigioso numero sulle spalle è Fabrizio Miccoli, attaccante del Palermo. Il “Romario del Salento”, meno bersagliato dai problemi fisici rispetto allo scorso anno, ha giocato una stagione da grande campione. Impossibile non essersi divertiti quest´anno quando Miccoli è sceso in campo: doppi passi, rabone, carezze d´esterno al pallone, senza dimenticare un bottino importante di gol (14),tra cui alcuni bellissimi. Fortunati i tifosi rosanero a vederlo ogni due settimane dal vivo.
Ottima stagione anche per il giovane più interessante espresso quest´anno nel ruolo, ossia l´argentino Mauro Zarate, attaccante della Lazio. Il “maurito” biancoceleste ha dimostrato grandi doti, unite ad un caratterino mica male per un appena ventiduenne. Il suo micidiale destro, capace di traiettore liftate come di siluri impressionanti, ha trascinato la Lazio alla conquista della Coppa Italia, via secondaria per la UEFA.
Uno che raramente ha sbagliato un campionato è Alessandro Del Piero, storico capitano della Juventus. Nelle previsioni stagionali si pensa sempre che possa essere l´anno dell´arresa alla carta di identità, ma il bravo Alex riesce sempre a smentire queste sirene. Un bottino annuale di 21 gol e ben 10 assist, roba da far invidia ai tanti colleghi più giovani di lui.
Rimanendo tra i talenti di casa nostra, Antonio Cassano, “El pibe de Bari”, ha dimostrato ancora una volta quanto genio calcistico sia insito in lui. Tante reti e ancor più assist per il trequartista blucerchiato, quest´anno per sua fortuna lontano dalle famose cassanate che l´hanno contraddistinto in passato. Nonostante tutto però anche questa volta Antonio di Bari Vecchia è rimasto fuori dalle porte di Coverciano.
Tra i sempre positivi anche Cristiano Doni, non più giovanissmo, ma pur sempre capace di grandi invenzioni e prestazioni eccellenti. La sua Atalanta è stata protagonista di una buona annata, così come il suo leader. Il capitano nerazzurro ha chiuso a quota 9 gol, di cui ben 4 alla corazzata Inter. Per lui pure la soddisfazione di essere stato nominato “Cittadino Benemerito della città di Bergamo”, prima volta per un calciatore.
Ovviamente ci sono stati anche giocatori che hanno vissuto un annata negativa e tra loro troviamo nomi di altissimo profilo.
Il flop più rumoroso è stato quello di Ronaldinho, fiore all´occhiello della campagna acquisti rossonera della scorsa estate. Dopo un inizio a buon ritmo, condito anche da gol importanti, l´ex pallone d´oro è pian piano sparito, sino ad essere relegato al ruolo di panchinaro di lusso. Sicuramente i tifosi rossoneri si aspettavano ben altro da un campione che ha saputo incantare l´intero pianeta.
Anche il suo collega Kaka´ non ha vissuto una stagione brillantissima. Sia chiaro, parlare in maniera negativa della stagione del brasiliano sarebbe quantomeno un azzardo, ma il trequartista rossonero ci ha abituato a performance ben più incisive. A sua discolpa anche alcuni infortuni che ne hanno minato il rendimento.
Poco positiva anche il campionato di Francesco Totti, bandiera della Roma. Sotto il punto di vista realizzativo il suo apporto non è mancato, ma le condizioni fisiche precarie non gli hanno dato la possibilità di esprimersi ai massimi livelli e quindi di mantenere la Roma tra le big del campionato.
Infine, tra i negativi, sicuramente Adrian Mutu. Il suo crollo verticale è stata di quelli che fanno il botto, visto che ai nastri di partenza si era presentato con la corona del migliore dell´annata 07/08. Questa stagione invece tra screzi con l´ambiente fiorentino e due gravi infortuni, il rumeno non ha potuto essere tra i fattori decisivi della grande annata dei viola.
Top & flop 2008/2009
Il campionato 2008-2009 si è chiuso con alcuni verdetti che si aspettavano tutti e con altre “sentenze” decisamente inaspettate: se per quanto riguarda l’assegnazione del tricolore, infatti, in tanti avrebbero scommesso Inter, in pochi avrebbero previsto, al contrario, una Roma fuori dalla Champions League e un Torino in serie B.
A completare il quadro europeo, un secondo posto arrivato in extremis per la pur deludente Juventus, la terza piazza guadagnata dal discontinuo Milan di Ancelotti, con la Fiorentina che anche quest’anno si è guadagnata l’accesso ai preliminari della vecchia coppa Campioni e un Genoa, capace di lottare per il prestigioso obiettivo, proprio con i viola fino alle ultime giornate.
Niente Europa, infine, per Udinese e Palermo, rispettivamente al settimo e all’ottavo posto, anche se i due team possono solamente recriminare per qualche punto perso per strada.
Ad esprimere il calcio più bello, però, ci ha pensato la formazione di Gasperini, per molti il tecnico migliore di questa esaltante annata: l’allenatore di scuola Juve, infatti, si è reso artefice di un grande capolavoro, in collaborazione con il presidente Enrico Preziosi, sul piano dello spettacolo offerto in campo e a livello di risultati. Grazie al ritorno dal Real Saragozza di Diego Milito, vice-capocannoniere, con una sola rete in meno del principe dei bomber Ibrahimovic e ad una difesa di ferro formata dall’ex rosanero Biava, dall’esperto Ferrari e dai giovani Criscito e Bocchetti (convocato persino in Nazionale), e al grande carisma dell’ex Barcellona Thiago Motta, i grifoni si sono rivelati la migliore sorpresa, sfoderando uno score di tutto rispetto: 56 reti messe a segno e solo 39 reti subite, che valgono un quinto posto, impreziosito anche dalle due vittorie nei derby della Lanterna contro i cugini della Sampdoria (1-0 e 3-1) e da successi prestigiosi come il 2-0 della seconda giornata rifilato al Milan o il pirotecnico 3-2 dell’11 Aprile, contro la Juventus.
I liguri, comunque, a causa di un finale di campionato abbastanza deludente hanno perso il treno per la prossima Champions League, a favore della Fiorentina, che ancora una volta si è classificata tra le prime quattro di serie A.
In realtà i viola hanno vissuto un’annata caratterizzata da mille problemi: le voci su un possibile addio delle “prime donne” Frey e Mutu, con il rumeno che ha saltato buona parte del campionato a causa di un infortunio; i dissidi interni tra Pasqual e l’amministratore delegato Mencucci; le polemiche dei tifosi toscani contro Corvino per alcuni acquisti come l’ex etneo Vargas, che solo nello sprint finale ha giustificato un acquisto abbastanza esoso, e, infine, la rabbia del tecnico Prandelli contro un ambiente divenuto particolarmente ostile dopo l’eliminazione dalla coppa Uefa ad opera dell’Ajax.
Ma in riva all’Arno c’è stato spazio per tante sorprese positive, tra cui la rinascita del centravanti Alberto Gilardino, che, dopo essere stato scaricato dal Milan, si è riscattato andando a segno 19 volte e piazzandosi in quarta posizione nella classifica dei marcatori.
Tra le note positive anche il ritorno tra gli undici titolari del terzino sinistro Pasqual e l’ennesimo campionato convincente da parte di Frey, che con le sue decisive e spettacolari parate, ha limitato i danni, subendo solamente 38 reti e facendo in modo che la difesa fiorentina divenisse la quarta tra le meno battute dell’intero torneo.
Infine, tra le conferme positive anche Montolivo, che si è assicurato, almeno nella prima parte dell’annata, un discreto spazio anche nella Nazionale di Marcello Lippi.
Stagione positiva anche per l’Udinese di Marino arrivata anche nei quarti di finale di Coppa Uefa ed eliminata dal Werder Brema dell’uragano Diego, sconfitto poi in finale dallo Shaktar Donetzk. Tra i friulani si sono segnalati soprattutto gli attaccanti: Di Natale è stato il solito trascinatore, in gare come quella d’esordio contro il Palermo; Pepe è arrivato in azzurro e addirittura è stato schierato nella prestigiosa amichevole di Londra contro il Brasile; Quagliarella, prima di salutare per andare a Napoli, ha incantato i tifosi bianconeri con 13 reti. Ma anche altri giocatori si sono rivelati fondamentali, tra questi su tutti il palermitano Gaetano D’Agostino, che ha vissuto la stagione della consacrazione, con 11 marcature, una sola realizzazione in meno di Di Natale e lo svizzero di origine turca Gökhan Inler, che ha garantito il solito mix di eccelsa qualità e pragmatica quantità.
Grandi cose ha fatto pure il Palermo di Davide Ballardini, che è riuscito a fare più gol di tutti (42) tra le mura amiche, dove ha conquistato ben 43 punti su 57, classificandosi un punto e una posizione dietro l’Udinese. Per molti rosanero è stato l’anno della definitiva svolta: Fabrizio Miccoli ha battuto il suo record personale di reti in Serie A con 14 segni, come l’uruguaiano Edinson Cavani, che a lunghi tratti non ha fatto rimpiangere il più quotato ex collega Amauri; 8 reti invece per il trequartista Fabio Simplicio, che è stato fondamentale soprattutto al “Barbera” e che nella nuova posizione di trequartista dietro le punte ha offerto il meglio della sua infinita classe di marca rigorosamente brasiliana.
Per il club di Zamparini, che ha toccato il punto più basso della stagione nel derby interno perso per 4-0, l’ 1 Marzo contro il Catania, tantissime altre soddisfazioni: in primis la storica vittoria di Torino, contro la Juventus per 2-1 della sesta giornata, a seguire il 3-1 rifilato in casa al Milan il 30 Novembre e lo spettacolare pari per 2-2 di “San Siro”, in cui i siciliani hanno messo paura alla corazzata Inter, con una rimonta magistrale firmata da Cavani e Succi, che per poco non si è tramutata in un incredibile ribaltone (tiro di Miccoli finito di poco a lato, negli ultimi secondi).
Tra le squadre bocciate c’è, invece, la Roma di Spalletti, avversaria dei palermitani fino a due giornate dalla fine, per la corsa alla prossima “Europa League”: per i giallorossi alla fine la qualificazione alla cosiddetta Europa minore è arrivata, ma al termine di un’annata maledetta, come la sfida ai quarti di Champions persa ai rigori contro l’Arsenal, a causa del decisivo errore di Tonetto. I capitolini hanno pagato a caro prezzo l’assenza prolungata del capitano Francesco Totti, i cui infortuni e malanni fisici stanno diventando all’ordine del giorno, e, inoltre, una situazione societaria delicata, con tante voci su fantomatici acquirenti pronti a rilevare il club dalla famiglia Sensi.
Infine, l’ umiliazione subita nel derby contro la Lazio dell’undici Aprile, finito 4-2 per i biancocelesti, chiude l’elenco delle sventure di uno delle annate più difficili degli ultimi anni per i “lupacchiotti”.
Ha vissuto gli stessi orrori il Napoli del presidente Aurelio De Laurentiis, capace di incantare per quasi tutto il girone d’andata, per poi subire un’involuzione di gioco e risultati davvero allarmante, che ha causato l’esonero di Edy Reja a favore dell’ex ct azzurro Roberto Donadoni.
Tra i partenopei hanno deluso soprattutto le stelle Hamsik e Lavezzi, autori, rispettivamente, di 9 e 7 reti: uno score decisamente al di sotto delle aspettative, a cui si aggiungono delle autentiche prove anonime sfoggiate per gran parte del campionato, preludio forse di un addio alla città del Vesuvio in virtù di due illustri cessioni (la Juventus sembra in pole-position).
Non hanno brillato nemmeno le due torinesi: i granata, che hanno visto avvicendare sulla loro panchina De Biasi, Novellino e Camolese senza alcun frutto, sono retrocessi in B; i bianconeri, invece, hanno fatto uno strappo al proverbiale stile Juve e hanno cacciato Claudio Ranieri per Ciro Ferrara, a due giornate dalla fine.
Per il Torino, terzultimo con 34 punti, il 2008-2009 è stato stregato, nonostante una rosa sulla carta superiore ad altre concorrenti dirette per la permanenza in serie A, come Chievo e Bologna, è arrivata una retrocessione che ha riaperto la contestazione all’eccentrico presidente Cairo, colpevole di gestire la società come la sua casa editrice e accusato di eccessivo protagonismo per una gestione fallimentare, caratterizzata dagli errori nel mercato di riparazione (condivisi con il ds Rino Foschi) e dalla fiducia incondizionata verso giocatori come il capitano Rosina, che hanno vissuto un vero e proprio annus horribilis.
Qualcosa di simile è avvenuto anche dall’altra parte della Mole, dove la “Vecchia Signora” ha recuperato solo nelle ultime due partite, con altrettante vittorie contro Siena e Lazio, un secondo posto insidiatogli dal Milan e addirittura dalla Fiorentina.
Tra gli juventini hanno deluso alcuni componenti della vecchia guardia: il francese David Trezeguet è finito spesso in panchina, Del Piero ha dimostrato che gli anni cominciano a passare anche per un campione come lui e, infine, Camoranesi è balzato agli onori delle cronache più per le liti nello spogliatoio che per le magie in campo. Anche alcuni nuovi acquisti come l’ex palermitano Amauri o il danese Poulsen hanno scontato a caro prezzo il primo anno in una squadra di primo livello, che deve attrezzarsi al più presto per non deludere tutti i suoi supporter, come è successo durante l’arco di questo campionato sottotono.
Napoli, ecco cosa serve
Quello di ieri è stato un giorno importante. Il Napoli ha infatti ufficializzato l'acquisto di un pezzo da novanta come Quagliarella, un segnale forte che la società ha intenzione di muoversi con il piede giusto. In questi giorni, tra le altre cose, è attesa anche l'ufficializzazione di Cigarini e la netta impressione è che di certo non sarà finita qui. Anche altre zone del campo, infatti necessitano di rinforzi. L'ideale da perseguire sarà quello di privilegiare la qualità e l'esperienza. Oltre a giocatori dall'alto tasso tecnico, serviranno almeno un altro paio di elementi di conclamata bravura per riuscire a centrare una qualificazione europea che si pone come evidente obiettivo della società. È palese che i 20 milioni investiti per Quagliarella ed i 12 per Cigarini hanno lo scopo di esportare il marchio Napoli al di là dei confini, e difficilmente sarnno tollerati fallimenti in tal senso.
A fare da contraltare all'esaltazione per l'arrivo dei nuovi campioni, c'è però la sempre viva paura di perdere i gioielli già presenti al San Paolo. Ovviamente il caso più scottante riguarda Lavezzi. Il Pocho vuole rimanere al Napoli, nonostante la forte lettera di ieri sera, ma pretende al tempo stesso un contratto adeguato a quello che è il suo indiscutibile valore. Una cessione di Lavezzi rischierebbe di rendere vano l'entusiasmo scaturito dall'acquisto di Quagliarella. Ed il Napoli, a meno di nuove idee tattiche ben precise da parte del mister Donadoni, non può assolutamente prescindere dal suo giocatore di maggior talento. Un'idea sarebbe quella di affiancare un esterno come Palladino al centravanti appena acquistato dall'Udinese, anche se è evidente come l'imprevedibilità di Lavezzi si sposerebbe alla grande con il talento di Castellammare di Stabia.
Per quanto riguarda Hamsik, invece, sono meno preoccupato: credo che lo slovacco prolungherà sino al 2014, restare almeno un'altra stagione a Napoli è la soluzione migliore per tutti. In tal maniera, se il Napoli dovesse centrare l'Europa, Hamsik finirebbe con lo sposare a tempo indeterminato la causa partenopea, qualora il progetto dovesse invece fallire il centrocampista avrebbe la possibilità di partire verso altri lidi da giocatore fatto e finito.
Capitolo difesa. Il primo aspetto da discutere è quello relativo alla porta: Navarro ha dimostrato discrete qualità, accompagnate però da numerose incertezze dovute ad una scarsa scuola calcistica pregressa, oltre a una pericolosa tendenza alla vita notturna. Non credo che il Napoli possa rischiare in un ruolo tanto delicato, soprattutto considerando i tanti problemi fisici dell'ottimo Iezzo. Un portiere va dunque acquistato. Se si crede in Navarro una soluzione potrebbe essere quella di affiancargli un giovane di valore come Cassano del Piacenza, con il quale giocarsi il posto. Qualora l'argentino non dovesse essere considerato all'altezza, credo che la scelta dovrebbe invece ricadere su gente di indiscutibile spessore come Amelia, piuttosto che De Sanctis o Marchetti. Serve poi un esterno sinistro di ruolo, non si può continuare con l'adattamento di Mannini ad una corsia non sua, oltre al fatto che lo stesso Vitale ha palesato la necessità di dover ancora fare parecchia esperienza dopo un solo anno di massima serie.
A centrocampo servono centimetri, data la scarsa altezza della seconda linea azzurra. Asamoah sarebbe stato l'ideale, ma non mancano in giro per l'Europa altri calciatori con caratteristiche assimilabili a quelle del ghanese.
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