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Il Milan dopo Kakà


Un Milan rivoluzionato si potrebbe presentare ai nastri di partenza della nuova stagione. Si, perché con la cessione del giocatore cardine, inizia una mini rivoluzione. Arriveranno un difensore centrale (Mexes) e un centrocampista (Hernanes). E poi una punta, anzi una mezzapunta. Dalle parole di Adriano Galliani, che ha chiaramente annunciato l'arrivo di un grosso attaccante, si fa strada un'ipotesi fin qui mai vagliata, ma che potrebbe rivelarsi la più probabile. Per sostituire Kakà, il Milan starebbe infatti pensando a Lavezzi, in rotta con il Napoli, pallino di lunga data di Berlusconi e, soprattutto, unico giocatore in circolazione con caratteristiche simili al brasiliano.

Movimenti di mercato

Cigarini è un giocatore del Napoli. A dare la conferma ufficiale è stato il presidente del Parma Ghirardi ai microfoni di Radio Kiss Kiss Napoli. «Ormai è fatta per Cigarini al Napoli. A fine settimana ci sarà la firma sulle carte, ma c’è un accordo tra me, De Laurentiis ed il presidente Ruggeri dell’Atalanta».

ACQUAFRESCA E PALOSCHI - Il presidente emiliano ha poi parlato anche dei suoi obiettivi: «Acquafresca è un giocatore che ci interessa, sono sincero, però noi dobbiamo sapere prima il futuro di Paloschi, che vogliamo trattenere, visto che c’è da risolvere la comproprietà con il Milan».
Il Parma sta provando a pren­dere Valeri Bojinov (23), ex viola e ora al Manchester City. L’attaccante ha già da­to il gradimento a questa soluzione, ma il club gialloblù deve trovare l’accordo con gli inglesi. Tra gli obiettivi emiliani c’è anche il difensore della Lazio Cribari (29). E alla Reggina Ghirardi ha chiesto la disponibilità per Franco Brienza (26).
Il Genoa sta stringendo per Fer­nando Menegazzo (28), centrocampista del Bordeaux (ex Siena) che ha ricevuto una proposta anche dal Parma. Il brasi­liano, attraverso il quotidiano Sud Ouest, ha spiegato: « Per due volte il Genoa mi ha cercato proponen­domi il doppio dell'in­gaggio che prendo al Bordeaux. Ogni volta, però, la società mi ha chiesto di restare e io ho detto sì, senza chie­dere alcun adegua­mento. Adesso però... Il Bordeaux mi ha comprato per 1,3 milioni di euro, spero che non ne chieda più di quattro ».

Dalla Francia rimbalza anche l’ipotesi di un interessamento del Genoa per Juninho Pernanbucano (34), centrocampista che ha appena annunciato l’addio al Lione. Il brasiliano sarebbe stato contattato an­che dall'Inter.
Delio Rossi fa un passo indietro. Il tecnico della Lazio, intervenendo a Radio Incontro, smentisce di avere mai detto «Il prossimo anno non sarò più l'allenatore della Lazio e questa sera comunicherò la mia decisione a Lotito». Però dalle sue parole si capisce che il rapporto con il club biancoceleste, e in particolare col presidente, è arrivato al capolinea.

NESSUNA CHIAMATA - «Io è quindici giorni che sono a Roma, mentre lui si era preso 3-4 giorni per darmi una risposta che dopo due settimane ancora non è arrivata. Ma non è arrivato neanche un appuntamento... Il problema sta in questi termini: quando ho visto il presidente abbiamo parlato di tutto, poi mi ha chiesto 3-4 giorni di tempo per dare una risposta. Da allora sono passati quindici giorni, questo significa che da allora ha fatto altri tipi di valutazioni o non aveva fretta. Io non ho fretta, ma la sensazione è che qui si abbia paura a fare la prima mossa. Io non ne ho di questi problemi, uno si deve assure le sue responsabilità nella vita. Qualcuno dovrà fare la prima mossa. Uno nella vita deve fare delle scelte e prendere delle decisioni. E ci sono tempi e modi per farlo».

Ibra va in... Barça


Novità dalla Spagna: Pep Guardiola, allenatore del Barcellona fresco vincitore (anche) della Champions League, ha deciso di puntare con decisione su Zlatan Ibrahimovic, 27 anni, e ne ha chiesto ufficialmente l'acquisto al presidente Laporta. Via libera dunque per Eto'o, sul quale il tecnico ha sempre avuto delle riserve. E che ancora una volta, nonostante il gol (anche) nella finale di Champions, avrebbe definitivamente bocciato. ibra vale 70 milioni — Uno scenario che spalanca le porte dell'Inter al camerunese, 28 anni, in attesa che l'agente di Ibrahimovic, Mino Raiola, incontri il Barcellona, ma anche il Real Madrid. Quanto all'Inter, il presidente Moratti ha già chiarito a tutte le parti in causa che non intende scendere al di sotto dei 70 milioni nella valutazione del suo giocatore. E quindi Eto'o più 30 milioni potrebbe essere il prezzo giusto...

Trezeguet saluta


"Me ne andrò se arriverà un'offerta di mio gradimento". David Trezeguet prepara l'addio alla Juventus, secondo le dichiarazioni rilasciate a skysports. com. "Ho ancora due anni di contratto con la Juventus, ho dato tutto per il club", dice il centravanti francese, che è arrivato a Torino nel 2001. Quest'anno Trezeguet ha giocato pochissimo. A settembre si è operato a entrambe le ginocchia ed è tornato a disposizione solo alla fine di gennaio, senza trovare spazio nella formazione allenata da Claudio Ranieri. "Me ne andrò se arriverà un'offerta di mio gradimento, una proposta che mi dia il piacere di far gol", aggiunge.

Quante bugie su Kakà


Una lunga, infinita giornata di voci e indiscrezioni e in serata, scrivono i cronisti spagnoli dei quotidiani 'As' e 'Marca', il cerchio s'è chiuso: "Kakà è un giocatore del Real Madrid, la trattativa per il suo trasferimento si è conclusa positivamente". A sostenerlo, con grande evidenza nella titolazione, è l'edizione online dei due giornali. As offre dettagli: al Milan andrebbero 64,5 milioni di euro, al giocatore 9 netti a stagione. Il 50% dei diritti d'immagine del brasiliano spetterebbero al Real. E Marca aggiunge addirittura che la presentazione ci sarebbe la prossima settimana al Santiago Bernabeu.

Ma quando sembrava davvero chiusa, sempre secondo i segugi di "As", la clamorosa ultima svolta: l'accordo tra le società era già stato raggiunto sulla base di 64,5 milioni di euro quando nel gioco avrebbe fatto irruzione (condizionale d'obbligo) Carlo Ancelotti, neo tecnico del Chelsea, che avrebbe frenato il tutto spingendo il padre di kakà, Bosco Leite, allo stop. "As", che cita la radio spagnola "Cadena Ser", scrive che il "grande legame" tra Ancelotti e Kakà potrebbe portare il brasiliano a scegliere l'offerta del patron del Chelsea Abramovich.

Adriano Galliani sarebbe stato, come detto, a Madrid tutto il giorno. Lo hanno raccontato con dovizia di particolari sempre i siti dei quotidiani sportivi spagnoli 'As' e 'Marca' riprendendo la notizia dell'emittente radiofonica 'Cadena Ser'. Galliani sarebbe arrivato nella capitale spagnola intorno alle 15 in compagnia di Bosco Leite, il padre-manager di Kakà. Il Real avrebbe offerto subito al Milan 65 milioni di euro più il cartellino dell'olandese Robben, oppure 50 milioni più Robben e l'altro olandese Sneijder. L'accelerata all'affare poi sarebbe stata data dal presidente del Real Madrid, Florentino Perez, fresco di nomina e deciso a regalare subito un acquisto importante ai tifosi delle merengues.

Per evitare un inserimento del Chelsea (il nuovo tecnico dei blues Ancelotti avrebbe chiesto ad Abramovich di portare a Londra Kakà) Perez avrebbe deciso di convocare a Madrid Galliani nel tentativo di trovare subito un accordo.

TRATTATIVA DIFFICILE - ''Kakà non vuole più parlare perché questa storia non finisce mai'', aveva detto Diego Kotscho, portavoce del brasiliano del Milan, riassumere lo stato d'animo di Kakà. ''Non si è ancora raggiunto - aveva detto nel pomeriggio -. Quando ci saranno delle trattative, Kakà ascolterà gli spagnoli e deciderà. L'offerta del Real è importante ma minore dei 100 milioni offerti a gennaio dal Manchester City. Sarà difficile''.

IL DUBBIO DI MALDINI - Della possibile partenza di Kakà ha parlato Paolo Maldini, a Firenze per un torneo giovanile. "Il futuro di Kakà? Credo che rimarrà al Milan ma è difficile dirlo - ha detto l'ex capitano del Milan -, sul futuro è stato finora più ermetico di Ancelotti. Certo è che se andrà via il Milan dovrà prendere un altro campione, perché si vince solo con i campioni".

Juve, arriva D'Agostino


La Juve a un passo. Gaetano D’Ago­stino da un bianconero a un altro. In settimana probabilmente la chiu­sura della trattativa: la Juventus avrà quel centrocampista che le consentirà di modificare il modulo dopo l’arrivo di Diego. Lo ammette il patron dell’Udinese, Giampaolo Poz­zo, ai microfoni de La politica nel Pallone- Gr Parlamento: «Spero che qualcuno non venga a disturbare. Ma la Juve è interessata» . Ma in re­altà le manovre sono già comincia­te, anzi sono a buon punto. La Juve del futuro ha fretta di nascere, an­che indipendentemente dall’uomo che si siste­merà in panchina. Per­ché, come sottolinea nel corso della stessa tra­smissione radiofonica, il presidente, Giovanni Cobolli Gigli, «Diego è un giocatore di livello assoluto che obbligherà il prossimo allenatore a scegliere schemi tattici diversi dagli attuali». Il rombo di centrocampo, il cui vertice basso sarà occupato proprio dal centrocampista che la Juve pagherà all'Udinese attorno ai quindici milioni, compreso l'inserimento di qualche contropartita tecnica.

Confronto tra numeri 10


Impossibile non partire dal capocannoniere del campionato, quello Zlatan Ibrahimovic che o si ama o si odia. Lo svedese dell´Inter, fisico da granatiere e piedi da fenomeno, ha segnato ben 25 gol, di cui alcuni di fantastica fattura, come ad esempio il colpo di tacco contro il Bologna. Il suo impatto sul campionato quindi è stato assolutamente devastante e di diritto gli spetta anche il trono di miglior “Numero 10” della stagione.

E a proposito di 10, un fantasista che ha conservato il prestigioso numero sulle spalle è Fabrizio Miccoli, attaccante del Palermo. Il “Romario del Salento”, meno bersagliato dai problemi fisici rispetto allo scorso anno, ha giocato una stagione da grande campione. Impossibile non essersi divertiti quest´anno quando Miccoli è sceso in campo: doppi passi, rabone, carezze d´esterno al pallone, senza dimenticare un bottino importante di gol (14),tra cui alcuni bellissimi. Fortunati i tifosi rosanero a vederlo ogni due settimane dal vivo.

Ottima stagione anche per il giovane più interessante espresso quest´anno nel ruolo, ossia l´argentino Mauro Zarate, attaccante della Lazio. Il “maurito” biancoceleste ha dimostrato grandi doti, unite ad un caratterino mica male per un appena ventiduenne. Il suo micidiale destro, capace di traiettore liftate come di siluri impressionanti, ha trascinato la Lazio alla conquista della Coppa Italia, via secondaria per la UEFA.

Uno che raramente ha sbagliato un campionato è Alessandro Del Piero, storico capitano della Juventus. Nelle previsioni stagionali si pensa sempre che possa essere l´anno dell´arresa alla carta di identità, ma il bravo Alex riesce sempre a smentire queste sirene. Un bottino annuale di 21 gol e ben 10 assist, roba da far invidia ai tanti colleghi più giovani di lui.

Rimanendo tra i talenti di casa nostra, Antonio Cassano, “El pibe de Bari”, ha dimostrato ancora una volta quanto genio calcistico sia insito in lui. Tante reti e ancor più assist per il trequartista blucerchiato, quest´anno per sua fortuna lontano dalle famose cassanate che l´hanno contraddistinto in passato. Nonostante tutto però anche questa volta Antonio di Bari Vecchia è rimasto fuori dalle porte di Coverciano.

Tra i sempre positivi anche Cristiano Doni, non più giovanissmo, ma pur sempre capace di grandi invenzioni e prestazioni eccellenti. La sua Atalanta è stata protagonista di una buona annata, così come il suo leader. Il capitano nerazzurro ha chiuso a quota 9 gol, di cui ben 4 alla corazzata Inter. Per lui pure la soddisfazione di essere stato nominato “Cittadino Benemerito della città di Bergamo”, prima volta per un calciatore.


Ovviamente ci sono stati anche giocatori che hanno vissuto un annata negativa e tra loro troviamo nomi di altissimo profilo.

Il flop più rumoroso è stato quello di Ronaldinho, fiore all´occhiello della campagna acquisti rossonera della scorsa estate. Dopo un inizio a buon ritmo, condito anche da gol importanti, l´ex pallone d´oro è pian piano sparito, sino ad essere relegato al ruolo di panchinaro di lusso. Sicuramente i tifosi rossoneri si aspettavano ben altro da un campione che ha saputo incantare l´intero pianeta.

Anche il suo collega Kaka´ non ha vissuto una stagione brillantissima. Sia chiaro, parlare in maniera negativa della stagione del brasiliano sarebbe quantomeno un azzardo, ma il trequartista rossonero ci ha abituato a performance ben più incisive. A sua discolpa anche alcuni infortuni che ne hanno minato il rendimento.

Poco positiva anche il campionato di Francesco Totti, bandiera della Roma. Sotto il punto di vista realizzativo il suo apporto non è mancato, ma le condizioni fisiche precarie non gli hanno dato la possibilità di esprimersi ai massimi livelli e quindi di mantenere la Roma tra le big del campionato.

Infine, tra i negativi, sicuramente Adrian Mutu. Il suo crollo verticale è stata di quelli che fanno il botto, visto che ai nastri di partenza si era presentato con la corona del migliore dell´annata 07/08. Questa stagione invece tra screzi con l´ambiente fiorentino e due gravi infortuni, il rumeno non ha potuto essere tra i fattori decisivi della grande annata dei viola.

Top & flop 2008/2009


Il campionato 2008-2009 si è chiuso con alcuni verdetti che si aspettavano tutti e con altre “sentenze” decisamente inaspettate: se per quanto riguarda l’assegnazione del tricolore, infatti, in tanti avrebbero scommesso Inter, in pochi avrebbero previsto, al contrario, una Roma fuori dalla Champions League e un Torino in serie B.
A completare il quadro europeo, un secondo posto arrivato in extremis per la pur deludente Juventus, la terza piazza guadagnata dal discontinuo Milan di Ancelotti, con la Fiorentina che anche quest’anno si è guadagnata l’accesso ai preliminari della vecchia coppa Campioni e un Genoa, capace di lottare per il prestigioso obiettivo, proprio con i viola fino alle ultime giornate.
Niente Europa, infine, per Udinese e Palermo, rispettivamente al settimo e all’ottavo posto, anche se i due team possono solamente recriminare per qualche punto perso per strada.
Ad esprimere il calcio più bello, però, ci ha pensato la formazione di Gasperini, per molti il tecnico migliore di questa esaltante annata: l’allenatore di scuola Juve, infatti, si è reso artefice di un grande capolavoro, in collaborazione con il presidente Enrico Preziosi, sul piano dello spettacolo offerto in campo e a livello di risultati. Grazie al ritorno dal Real Saragozza di Diego Milito, vice-capocannoniere, con una sola rete in meno del principe dei bomber Ibrahimovic e ad una difesa di ferro formata dall’ex rosanero Biava, dall’esperto Ferrari e dai giovani Criscito e Bocchetti (convocato persino in Nazionale), e al grande carisma dell’ex Barcellona Thiago Motta, i grifoni si sono rivelati la migliore sorpresa, sfoderando uno score di tutto rispetto: 56 reti messe a segno e solo 39 reti subite, che valgono un quinto posto, impreziosito anche dalle due vittorie nei derby della Lanterna contro i cugini della Sampdoria (1-0 e 3-1) e da successi prestigiosi come il 2-0 della seconda giornata rifilato al Milan o il pirotecnico 3-2 dell’11 Aprile, contro la Juventus.
I liguri, comunque, a causa di un finale di campionato abbastanza deludente hanno perso il treno per la prossima Champions League, a favore della Fiorentina, che ancora una volta si è classificata tra le prime quattro di serie A.
In realtà i viola hanno vissuto un’annata caratterizzata da mille problemi: le voci su un possibile addio delle “prime donne” Frey e Mutu, con il rumeno che ha saltato buona parte del campionato a causa di un infortunio; i dissidi interni tra Pasqual e l’amministratore delegato Mencucci; le polemiche dei tifosi toscani contro Corvino per alcuni acquisti come l’ex etneo Vargas, che solo nello sprint finale ha giustificato un acquisto abbastanza esoso, e, infine, la rabbia del tecnico Prandelli contro un ambiente divenuto particolarmente ostile dopo l’eliminazione dalla coppa Uefa ad opera dell’Ajax.
Ma in riva all’Arno c’è stato spazio per tante sorprese positive, tra cui la rinascita del centravanti Alberto Gilardino, che, dopo essere stato scaricato dal Milan, si è riscattato andando a segno 19 volte e piazzandosi in quarta posizione nella classifica dei marcatori.
Tra le note positive anche il ritorno tra gli undici titolari del terzino sinistro Pasqual e l’ennesimo campionato convincente da parte di Frey, che con le sue decisive e spettacolari parate, ha limitato i danni, subendo solamente 38 reti e facendo in modo che la difesa fiorentina divenisse la quarta tra le meno battute dell’intero torneo.
Infine, tra le conferme positive anche Montolivo, che si è assicurato, almeno nella prima parte dell’annata, un discreto spazio anche nella Nazionale di Marcello Lippi.
Stagione positiva anche per l’Udinese di Marino arrivata anche nei quarti di finale di Coppa Uefa ed eliminata dal Werder Brema dell’uragano Diego, sconfitto poi in finale dallo Shaktar Donetzk. Tra i friulani si sono segnalati soprattutto gli attaccanti: Di Natale è stato il solito trascinatore, in gare come quella d’esordio contro il Palermo; Pepe è arrivato in azzurro e addirittura è stato schierato nella prestigiosa amichevole di Londra contro il Brasile; Quagliarella, prima di salutare per andare a Napoli, ha incantato i tifosi bianconeri con 13 reti. Ma anche altri giocatori si sono rivelati fondamentali, tra questi su tutti il palermitano Gaetano D’Agostino, che ha vissuto la stagione della consacrazione, con 11 marcature, una sola realizzazione in meno di Di Natale e lo svizzero di origine turca Gökhan Inler, che ha garantito il solito mix di eccelsa qualità e pragmatica quantità.
Grandi cose ha fatto pure il Palermo di Davide Ballardini, che è riuscito a fare più gol di tutti (42) tra le mura amiche, dove ha conquistato ben 43 punti su 57, classificandosi un punto e una posizione dietro l’Udinese. Per molti rosanero è stato l’anno della definitiva svolta: Fabrizio Miccoli ha battuto il suo record personale di reti in Serie A con 14 segni, come l’uruguaiano Edinson Cavani, che a lunghi tratti non ha fatto rimpiangere il più quotato ex collega Amauri; 8 reti invece per il trequartista Fabio Simplicio, che è stato fondamentale soprattutto al “Barbera” e che nella nuova posizione di trequartista dietro le punte ha offerto il meglio della sua infinita classe di marca rigorosamente brasiliana.
Per il club di Zamparini, che ha toccato il punto più basso della stagione nel derby interno perso per 4-0, l’ 1 Marzo contro il Catania, tantissime altre soddisfazioni: in primis la storica vittoria di Torino, contro la Juventus per 2-1 della sesta giornata, a seguire il 3-1 rifilato in casa al Milan il 30 Novembre e lo spettacolare pari per 2-2 di “San Siro”, in cui i siciliani hanno messo paura alla corazzata Inter, con una rimonta magistrale firmata da Cavani e Succi, che per poco non si è tramutata in un incredibile ribaltone (tiro di Miccoli finito di poco a lato, negli ultimi secondi).
Tra le squadre bocciate c’è, invece, la Roma di Spalletti, avversaria dei palermitani fino a due giornate dalla fine, per la corsa alla prossima “Europa League”: per i giallorossi alla fine la qualificazione alla cosiddetta Europa minore è arrivata, ma al termine di un’annata maledetta, come la sfida ai quarti di Champions persa ai rigori contro l’Arsenal, a causa del decisivo errore di Tonetto. I capitolini hanno pagato a caro prezzo l’assenza prolungata del capitano Francesco Totti, i cui infortuni e malanni fisici stanno diventando all’ordine del giorno, e, inoltre, una situazione societaria delicata, con tante voci su fantomatici acquirenti pronti a rilevare il club dalla famiglia Sensi.
Infine, l’ umiliazione subita nel derby contro la Lazio dell’undici Aprile, finito 4-2 per i biancocelesti, chiude l’elenco delle sventure di uno delle annate più difficili degli ultimi anni per i “lupacchiotti”.
Ha vissuto gli stessi orrori il Napoli del presidente Aurelio De Laurentiis, capace di incantare per quasi tutto il girone d’andata, per poi subire un’involuzione di gioco e risultati davvero allarmante, che ha causato l’esonero di Edy Reja a favore dell’ex ct azzurro Roberto Donadoni.
Tra i partenopei hanno deluso soprattutto le stelle Hamsik e Lavezzi, autori, rispettivamente, di 9 e 7 reti: uno score decisamente al di sotto delle aspettative, a cui si aggiungono delle autentiche prove anonime sfoggiate per gran parte del campionato, preludio forse di un addio alla città del Vesuvio in virtù di due illustri cessioni (la Juventus sembra in pole-position).
Non hanno brillato nemmeno le due torinesi: i granata, che hanno visto avvicendare sulla loro panchina De Biasi, Novellino e Camolese senza alcun frutto, sono retrocessi in B; i bianconeri, invece, hanno fatto uno strappo al proverbiale stile Juve e hanno cacciato Claudio Ranieri per Ciro Ferrara, a due giornate dalla fine.
Per il Torino, terzultimo con 34 punti, il 2008-2009 è stato stregato, nonostante una rosa sulla carta superiore ad altre concorrenti dirette per la permanenza in serie A, come Chievo e Bologna, è arrivata una retrocessione che ha riaperto la contestazione all’eccentrico presidente Cairo, colpevole di gestire la società come la sua casa editrice e accusato di eccessivo protagonismo per una gestione fallimentare, caratterizzata dagli errori nel mercato di riparazione (condivisi con il ds Rino Foschi) e dalla fiducia incondizionata verso giocatori come il capitano Rosina, che hanno vissuto un vero e proprio annus horribilis.
Qualcosa di simile è avvenuto anche dall’altra parte della Mole, dove la “Vecchia Signora” ha recuperato solo nelle ultime due partite, con altrettante vittorie contro Siena e Lazio, un secondo posto insidiatogli dal Milan e addirittura dalla Fiorentina.
Tra gli juventini hanno deluso alcuni componenti della vecchia guardia: il francese David Trezeguet è finito spesso in panchina, Del Piero ha dimostrato che gli anni cominciano a passare anche per un campione come lui e, infine, Camoranesi è balzato agli onori delle cronache più per le liti nello spogliatoio che per le magie in campo. Anche alcuni nuovi acquisti come l’ex palermitano Amauri o il danese Poulsen hanno scontato a caro prezzo il primo anno in una squadra di primo livello, che deve attrezzarsi al più presto per non deludere tutti i suoi supporter, come è successo durante l’arco di questo campionato sottotono.

Napoli, ecco cosa serve


Quello di ieri è stato un giorno importante. Il Napoli ha infatti ufficializzato l'acquisto di un pezzo da novanta come Quagliarella, un segnale forte che la società ha intenzione di muoversi con il piede giusto. In questi giorni, tra le altre cose, è attesa anche l'ufficializzazione di Cigarini e la netta impressione è che di certo non sarà finita qui. Anche altre zone del campo, infatti necessitano di rinforzi. L'ideale da perseguire sarà quello di privilegiare la qualità e l'esperienza. Oltre a giocatori dall'alto tasso tecnico, serviranno almeno un altro paio di elementi di conclamata bravura per riuscire a centrare una qualificazione europea che si pone come evidente obiettivo della società. È palese che i 20 milioni investiti per Quagliarella ed i 12 per Cigarini hanno lo scopo di esportare il marchio Napoli al di là dei confini, e difficilmente sarnno tollerati fallimenti in tal senso.
A fare da contraltare all'esaltazione per l'arrivo dei nuovi campioni, c'è però la sempre viva paura di perdere i gioielli già presenti al San Paolo. Ovviamente il caso più scottante riguarda Lavezzi. Il Pocho vuole rimanere al Napoli, nonostante la forte lettera di ieri sera, ma pretende al tempo stesso un contratto adeguato a quello che è il suo indiscutibile valore. Una cessione di Lavezzi rischierebbe di rendere vano l'entusiasmo scaturito dall'acquisto di Quagliarella. Ed il Napoli, a meno di nuove idee tattiche ben precise da parte del mister Donadoni, non può assolutamente prescindere dal suo giocatore di maggior talento. Un'idea sarebbe quella di affiancare un esterno come Palladino al centravanti appena acquistato dall'Udinese, anche se è evidente come l'imprevedibilità di Lavezzi si sposerebbe alla grande con il talento di Castellammare di Stabia.
Per quanto riguarda Hamsik, invece, sono meno preoccupato: credo che lo slovacco prolungherà sino al 2014, restare almeno un'altra stagione a Napoli è la soluzione migliore per tutti. In tal maniera, se il Napoli dovesse centrare l'Europa, Hamsik finirebbe con lo sposare a tempo indeterminato la causa partenopea, qualora il progetto dovesse invece fallire il centrocampista avrebbe la possibilità di partire verso altri lidi da giocatore fatto e finito.
Capitolo difesa. Il primo aspetto da discutere è quello relativo alla porta: Navarro ha dimostrato discrete qualità, accompagnate però da numerose incertezze dovute ad una scarsa scuola calcistica pregressa, oltre a una pericolosa tendenza alla vita notturna. Non credo che il Napoli possa rischiare in un ruolo tanto delicato, soprattutto considerando i tanti problemi fisici dell'ottimo Iezzo. Un portiere va dunque acquistato. Se si crede in Navarro una soluzione potrebbe essere quella di affiancargli un giovane di valore come Cassano del Piacenza, con il quale giocarsi il posto. Qualora l'argentino non dovesse essere considerato all'altezza, credo che la scelta dovrebbe invece ricadere su gente di indiscutibile spessore come Amelia, piuttosto che De Sanctis o Marchetti. Serve poi un esterno sinistro di ruolo, non si può continuare con l'adattamento di Mannini ad una corsia non sua, oltre al fatto che lo stesso Vitale ha palesato la necessità di dover ancora fare parecchia esperienza dopo un solo anno di massima serie.
A centrocampo servono centimetri, data la scarsa altezza della seconda linea azzurra. Asamoah sarebbe stato l'ideale, ma non mancano in giro per l'Europa altri calciatori con caratteristiche assimilabili a quelle del ghanese.

Nedved, tentazione Inter

Le sorprese di Nedved.
Pavel, che festa: ora la clamorosa tentazione Inter.
"La mia maglia numero 11 va ad Amauri, ci teneva".
"Ora posso smettere tranquillo". Ma può continuare.
Pavel dice: "Ho smesso di correre". Ma il suo procuratore è convinto che non finirà così.
L'agente è lo stesso di Ibrahimovic, nasce un clamoroso interessamento dell'Inter.
(Gazzetta dello Sport)

Il centrocampista ceco esclude nuovi ingaggi. Raiola insiste.
Pavel Nedved: "Chiudo qui", ma il suo agente continua a giocare.
La tanto sognata «Coppa con le grandi orecchie» è al sicuro a Barcellona, ma almeno l'aria di Champions l'ha accarezzato con affetto. In mancanza d'altro, Pavel Nedved si è commosso lo stesso sulla colonna sonora del «Gladiatore». Non c'era Bocelli a cantarla ieri all'Olimpico (di Torino) per l'atto finale del ceco, ma i brividi non sono mancati nel Pavel-Day. Tutto organizzato in fretta e furia perché molti erano convinti che fosse un arrivederci, non un addio, ma l'affetto è stato ugualmente travolgente. La scritta «La gloria rende gli eroi immortali» sui maxischermi nel giro d'onore, l'abbraccio dei compagni che vestivano tutti la sua maglia, la standing ovation dell'Olimpico al minuto 38 della ripresa di un balneare Juve-Lazio e i cori continui della curva hanno piegato anche l'Inossidabile. Piangeva Pavel in campo e piangeva la moglie Ivana, insieme ai figli Ivana jr e Pavel jr, in tribuna. Applaudiva la Juve e allo stesso tempo si ringraziava «l'uomo vero», «l'eroe bianconero: cuore ultras e spirito bianconero» e il reduce di mille battaglie che «merita qualcosa più di un grazie».
Un grazie ripetuto 327 volte per una festa a senso unico. Il popolo della curva si è schierato: «Più rispetto per Pavel Nedved», il leit-motive. Nessuno saprà mai cosa è realmente successo negli ultimi giorni e anche ieri le parti in causa hanno giocato la loro partita a poker. «Saluto tutti e smetto», ha subito commentato Nedved prima di finire prigioniero dell'antidoping. «Pavel giocherà ancora e le offerte in Italia e all’estero non mancano», ha spiazzato tutti Mino Raiola, suo agente presente allo stadio e assai ciarliero.
«Mi auguro che continui a restare in società con noi», ha poi aggiunto Cobolli Gigli per completare il quadretto dell'assurdo. Ognuno ha la propria versione e non è così scontata la parola «fine» sul film hollywoodiano che proponeva la sfida del cuore del centrocampista esploso nella Lazio e diventato Pallone d'oro nella Juve.
«Non è una questione di soldi - giura Raiola - ma le carte che ci ha dato il croupier non erano buone. Abbiamo passato. Se dovesse intervenire la famiglia, forse si potrebbe riflettere». Qualcuno bluffa, anche se il diretto interessato nega. «Ho smesso di correre - ha commentato a caldo Nedved - e ora voglio stare vicino alla mia famiglia. È un giorno difficilissimo, ma anche molto bello: ho sentito tanto affetto da parte di tutti, compagni e tifosi. Posso smettere tranquillo perché so che abbiamo fatto grandi cose».
Il numero 11 lo lascerà in eredità ad Amauri e il biondo di Cheb assicura che resterà a Torino. «Mi sento piemontese - sorride - e i miei figli tifano Juve: non possiamo andare via». In attesa di decifrare il suo futuro, la vecchia guardia onora il suo Gladiatore. «Mi sono commosso perché a lasciare è un grandissimo campione», dice Ferrara. «Stavo per piangere - aggiunge Camoranesi - perché lui ci ha fatto vincere molto». L'abbraccio della squadra è il segno tangibile dell'affetto, la fascia di capitano concessa per l'addio, un momento storico. «Era il minimo che si poteva fare - chiude Del Piero - ci legano tante cose, tante vittorie. Mi dispiace, speravo non finisse così».
(La Stampa)

Caos allenatori


La vecchia abitudine di restare in­collati alla poltrona, qualunque cosa succeda, funzionerà ancora là fuori, nel mondo reale, ma non nell'universo del pallone. Perché quando la poltrona è una panchina, c’è poco da stare comodi: prima o poi, spesso più pri­ma che poi, bisognerà alzarsi e fare posto. E da questo punto di vista il campionato di A che verrà non fa eccezioni. A oggi su 19 squa­dre (la ventesima verrà fuori dai play off di B) solo 9-10 si presenteranno al via con lo stesso tecnico, praticamente una su due: mol­te conferme sono ufficiali, altre lo sono di fat­to, ma in ogni caso la stima della rivoluzione alle porte è bella e servita. Perché se solo una squadra su due andrà avanti con lo stesso allenatore di og­gi, vuol dire che ben una su due ha deciso di cambiare o sta pensando di farlo. Del re­sto se il Milan ha rimpiazzato Ancelotti è lecito attendersi di tutto.

CONFERME -  Mourinho e l'In­ter, Di Carlo e il Chievo (an­nuncio mercoledì), Prandelli e la Fiorentina, Gasperini e il Genoa, Donadoni e il Napoli, Guidolin e il Parma, Marino e l'Udinese: set­te coppie ancora insieme, ancora per un an­no. Come Spalletti e la Roma, perché è quel­lo l'epilogo più logico. Come Allegri e il Ca­gliari, perché Cellino cambierebbe solo per permettere al suo tecnico-rivelazione di dire sì a una grande (e in quel caso chiamerebbe Bisoli, che pure ha appena rinnovato col Ce­sena dopo averlo portato in B). Come Papa­dopulo e il Bologna, perché, a prescindere dalle parole della presidentessa Menarini (« Papadopulo ci ha portato alla salvezza in sette partite, il merito è suo e della squadra. Una riconferma? Non lo so»), l'allenatore del­la A blindata all'ultima giornata ha un con­tratto firmato e depositato e per gli emiliani, che dovranno pagare fino al 30 giugno 2010 anche lo stipendio di Arrigoni, un altro esone­ro sarebbe un lusso incompatibile con il bi­lancio.

DUE NODI - Il Milan ha appena annunciato Leonardo, il Catania ripartirà da Atzori, la Samp ha già scelto da tempo Del Neri, anche se lui sull'argomento ha glissato citando Mou­rinho: «Ancora non vedo il 100%». La rivoluzione di giugno gravita intorno a due grandi nodi. Il primo è quello che riguar­da il futuro della Juve: con Conte più vicino al Bari, il mancato annuncio della fiducia a Ferrara fa pensare che il club bianconero stia prendendo tempo per sondare anche altre pi­ste. Il secondo è quello che riguarda la Lazio, con Zenga sempre favorito in caso di sostituzione ma con le quotazioni di una conferma di Rossi in rialzo nelle ultime ore: Lotito si è preso una set­timana di tempo.

Mercato in fermento


Il "caso Ibra" tiene banco nelle ultime ore? Niente paura tifosi nerazzurri, l'Inter sta già lavorando per il futuro. Non si sa se per sostituire lo svedese o per formare un tridente d'attacco eccezionale con Ibra e Milito, ma sarebbe in procinto di sbarcare a Milano Carlitos Tevez.

Indiscrezioni parlano della presenza nel capoluogo lombardo di Kia Joorabchian, manager dell'asso argentino, che starebbe trattando con la dirigenza nerazzurra per trovare una soluzione alla spinosa condizione contrattuale di Tevez.

L'Inter infatti spinge per avere l'attaccante in prestito biennale "stile Manchester United", lasciando la titolarità del cartellino alla MSI. Inizialmente la Società in questione sembrava non volerne sapere, ma pare che si stia valutando la situazione, anche alla luce del fatto che il giocatore vuole assolutamente lasciare l'Inghilterra, per giocarsi le sue chance in vista del Mondiale 2010. All'Inter troverebbe una folta colonia di argentini e un posto in squadra assicurato. Questo avrebbe fatto vacillare l'entourage dell'attaccante che sembra aver già trovato l'accordo con l'Inter sull'ingaggio.

Inutile dire che l'approdo dell'Apache in nerazzurro sarebbe un gran colpo per la squadra di Mourinho, che in caso di permanenza dello svedese potrebbe schierare un tridente da sogno, con Ibra-Milito-Tevez e alle spalle due giovani "fenomeni" come Balotelli e Arnautovic, ma che in caso di partenza di Ibrahimovic garantirebbe comunque un tasso tecnico elevato alla squadra neo Campione d'Italia. Ovvio che la cessione dello svedese (l'unica offerta pervenuta sembra essere quella del Barcellona, ma Ernesto Bronzetti alla trasmissione Controcampo domenica sera ha di fatto ufficializzato l'interesse di Florentino Perez per Ibra) aprirebbe nuovi scenari, con Eto'o in pole position per sbarcare a Milano come parziale contropartita tecnica...

Il mercato in entrata però non finisce qui. Nei prossimi giorni sono attese le ufficializzazioni degli acquisti di Thiago Motta e Milito che, nel dubbio, hanno già salutato curva e tifosi genoani. Praticamente fatta anche per Carvalho, si attendono notizie sul fantomatico centrocampista/numero 10, a questo punto l'unica freccia che manca all'arco di Mourinho. Deco? Possibile, ma ci sono ancora dubbi sull'inserimento del 32enne trequartista lusitano nel progetto Inter del futuro... Allora attenti alle sorprese, con Mourinho e Moratti non ci si annoia mai...

Milan, che caos


Adesso è davvero il caos: se non per la società, che sostiene di aver già pronto tutto per lunedì, quantomeno per i tifosi che non sanno più a che santo votarsi. La situazione Milan preoccupa perchè quelle cinque lettere hanno significato da sempre, negli ultimi 23 anni, organizzazione, professionalità e blasone: oggi, un pezzo alla volta, tutto sembra essere in via di sgretolamento. Sembra, o è realmente? Questo è presto per dirlo: non mi dilungherò intanto sulla faccenda Maldini-Curva perchè tutto ed il contrario di tutto è già stato scritto e forse, appurata la brutta figura internazionale, è già passata agli archivi. Ma quanto accaduto domenica la dice lunga sul netto contrasto tra il Milan che fu ed il Milan che rischia di essere e non solo per la contestazione al Capitano: ben più basito mi hanno lasciato gli striscioni contro Silvio Berlusconi, il Milan a tutti gli effetti, invitato in maniera becera ad andare fuori dai così detti come un Giussy Farina qualsiasi. Ebbene, per quanto la situazione attuale possa essere esasperante, non trovo alcun alibi agli autori di quegli striscioni e a chi li sottoscrive: un attacco frontale del genere non lo meritava, colui che ogni anno, che si vinca o che si perda, il suo assegno lo stacca sempre e comunque, spesso senza guardare neanche la cifra, e per soddisfare i capricci della tifoseria. Eviterò per decenza di commentare la difesa ad oltranza di Shevchenko, proprio perchè senza quelli striscioni, in molti, me compreso, si erano anche dimenticati dell'esistenza dell'ucraino: con ironia della sorte gustavo invece l'indiscrezione secondo cui il numero 76 abbia fatto da intermediario tra Abramovich ed Ancelotti... Ora sì, che ha un senso la voglia di riabbracciare Sheva di Berlusconi: è stato un cavallo di Troia in pratica, per liberarsi del Carletto nazionale. Battute a parte, l'attualità presenta la parola fine definitiva sull'affaire Gourcuff: da mesi mi ero fatto portavoce per un ritorno del bretone a Milanello, ma sulla vicenda c'è ancora da vederci chiaro. Evidentemente Yohann non vestirà il rossonero nel 2010 a questo punto, ma questo non fa che mettere ulteriore pepe nella minestra milanista: ciascuno, in questa fumata nera, vede ciò che vuole vedere, nel più classico dei "wishful thinking". Chi parla di ridimensionamento, con una società costretta a rastrellare soldi al limite dell'elemosina, chi percepisce un clamoroso segno di un ribaltone Ancelotti, seguendo la pista del "nulla è scritto" (anche se, per la verità, dopo la sconfitta con la Roma, le possibilità si sono decisamente affievolite): in realtà, per quanto mi riguarda, giudico possibile una valutazione serena e razionale dell'operazione solo tra qualche giorno, se non settimana, a tecnico annunciato e primo acquisto ufficializzato. Perchè non pensare che il "Mister X" di turno, che sia Leonardo piuttosto che Van Basten (attenzione al Cigno, ed alla determinazione del Presidente), abbia battezzato Gourcuff come un piacevole lusso fine a sè stesso, ovvero come una chanche succulenta per acquistare sostanzialmente "gratis" una pedina fondamentale per il Milan che verrà: qualcuno ha speso il nome di Hernanes, centrocampista del Sao Paulo che dopo un paio di anni ad altissimi livelli, ha un po' abbassato il suo rendimento... C'è da dire però che con il rendimento (rimasto peraltro a standard più che dignitosi, intendiamoci), si è dimezzato anche il prezzo: vicino ai 15 milioni, che coincidenza. E' un rebus ad incastro, in cui inseriamo anche la vicenda Pirlo-Seedorf: da gioielli a nemici pubblici dei tifosi rossoneri, che li vogliono ben presto lontano da Milanello con percentuali importanti (65% dei lettori di Milannews per il bresciano), con profili addirittura plebiscitari (l'85% per il centrocampista di Paramaribo). Senza dimenticare il "cuore" Ambrosini, con contratto in scadenza 2010 e che tanto bene si sposerebbe con la filosofia del calcio inglese: una colonia rossonera Fulham Road? Decisamente molto probabile, e soprattutto aprirebbe degli "slot" da riempire con nuova linfa a Milanello: come e con chi..."Lo scopriremo solo vivendo" scriveva Mogol, e ci perdonerà se la rifacciamo nostra: l'importante che le basi siano chiarezza (di progetto tecnico e di mercato), talento (basta infarcirsi di mediani fini a sè stessi) e gioventù (sinonimo di freschezza, prospettiva e futuro), altrimenti si confermerà lo schema di Gattopardiana memoria della scorsa settimana, per cui tutto cambierà per non cambiare nulla.

"Il futuro, chissà!"


"Il mio futuro? Non sono certo di nulla, io non faccio percentuali come Mourinho". Zlatan Ibrahimovic non lascia tranquillo il presidente Moratti e i tifosi dell'Inter. Il fuoriclasse nerazzurro non si sbilancia sul suo futuro e non offre nessuna garanzia sulla sua permanenza tra i campioni d'Italia. "Non ci sono percentuali, perché quando non c'è niente sul tavolo, non si può parlare di possibilità". Ibra lo dice ai microfoni di Telelombardia e Telenova, due emittenti private. Poi però lascia intendere che l'anno prossimo rimarrà ancora alla corte di Mourinho e parla già di Milito come di un ottimo compagno d'attacco: "Ci sono tanti attaccanti con cui mi trovo bene, il prossimo anno con Milito non ci sarà una competizione perché è un giocatore che ha fatto tanti gol. Sono contento per lui e per l'Inter".

CAPOCANNONIERE? PROVIAMOCI - Domenica pomeriggio contro l'Atalanta Ibra punterà a diventare capocannoniere: "Ho la possibilità di vincere il titolo - spiega - sono contento e farò di tutto per farcela: quello di diventare capocannoniere è uno degli obiettivi, ma non è il primo, perché prima di tutto bisogna vincere come abbiamo fatto nelle ultime partite. Prima si vince e poi i miei compagni mi aiuteranno a fare gol".

Di mercato e del possibile arrivo di Cassano ha invece parlato Mario Balotelli. Il giovane attaccante nerazzurro si è detto pronto ad accogliere a Milano il talento barese. "Secondo me se ne dicono tante su Cassano, ma è veramente un bravo ragazzo. Ha la testa a posto, mi piacerebbe tanto perché è troppo simpatico, poi calcisticamente è un genio". La concorrenza non spaventa Balotelli. Anzi, con un Cassano in più l'Inter potrebbe finalmente sfatare il tabù Champions. "Con lui vinciamo la Champions. Io credo che il mister abbia le idee chiare, però con tanti attaccanti magari è più difficile sapere chi far giocare. Ma sono affari di Mourinho".

Ibra, il West Ham e il razzismo nei suoi confronti. Balotelli non ha problemi a parlarne. "Secondo me è difficile convivere con me, non con lui, perché gli altri attaccanti quando giocano con lui giocano bene", dice riguardo alla convivenza col fuoriclasse svedese. Capitolo Hammers: "Sì, ero in contatto con Zola. Poi non si sono sentiti con l'Inter, o l'Inter non si è fatta sentire, non so bene cosa non sia andato. Alla fine meglio così". Infine la battuta sul brutto episodio di Torino. "Prima di Juve-Inter sono entrato con la nostra divisa, parlavo con Chiellini e già mi facevano 'buuu'. I cori sono tutti gravi, anche quando danno dello zingaro a Ibrahimovic come hanno fatto a Cagliari".Il futuro

Juve, spunta Laurent Blanc


Un altro Blanc alla Juventus. L'amministratore delegato Jean-Claude pensa infatti di affidare la squadra a Laurent, ex difensore di Napoli e Inter e prossimo a vincere il campionato francese con il Bordeaux. È dunque Lolo, campione del Mondo nel 1998 e d'Europa nel 2000, l'outsider che entra in corsa tra Conte e Ferrara per raccogliere l'eredità di Claudio Ranieri. Giovane (42 anni), straniero come si sussurrava da tempo, vincente e "allenatore" già quando giocava: non a caso ne dice un gran bene Marcello Lippi, che lo ha avuto all'Inter. Al Bordeaux, che Blanc allena da due anni e che con un punto questa settimana può vincere lo "scudetto", pratica un 4-2-3-1 che si adatta bene all'acquisto di Diego. L'indiscrezione è confermata anche in Francia, anche se ci sono diversi ostacoli. Il primo è costituito dal fatto che Blanc ha appena rinnovato per due anni (2011) col Bordeaux, dove guadagna circa 900 mila euro. Il secondo si chiama Real Madrid, dove vorrebbe portarlo il suo grande amico Zidane prossimo a rientrare nel club insieme a Florentino Perez, e questo è il più serio. L'ultimo, ma rimediabile, consiste nella sua squadra di rappresentati, la stessa con cui due anni fa Jean-Claude Blanc ruppe malamente per Deschamps.
parla conte — "I giornali parlano tanto di me. Mi avete mai sentito dire che vado via da Bari, o l'avete sentito dire al presidente Matarrese? I diretti interessati non hanno mai aperto bocca sull'argomento. Voi giornalisti dite che vado via da Bari. Tutto è possibile. Stiamo a vedere cosa succede". Antonio Conte, legato per contratto con il Bari sino al prossimo 30 giugno, non scioglie i nodi del suo futuro, che potrebbe tingersi di bianconero con la Juventus. Dice poi di non essere al corrente di eventuali contestazioni delle quali potrà domani essere il bersaglio nell'ultima gara interna del Bari contro il Treviso: "Domani avrò un'accoglienza particolarè dai tifosi? Non saprei. Ho dato tanto al Bari, non è detto che non possa dare tanto anche in futuro".

Genoa che colpi!


Hernan Crespo è ufficialmente un giocatore del Genoa. Ad annunciarlo, dopo l'incontro di questa mattina con il procuratore Fernando Hidalgo, è stato il presidente rossoblù Enrico Preziosi. «Crespo è del Genoa», ha detto a Sky. L'attaccante, in scadenza con l'Inter, ha firmato un contratto biennale.

QUARESMA
- Ma il Genoa non si firma qui. Il presidente a Radio Kiss Kiss ha detto: «Quaresma al 99.9%? Seguo lo stesso linguaggio di Mourinho, ma sono solo battute che servono per sdrammatizzare. La questione Quaresma è molto semplice: gli accordi tra le società sono già presi e fatti, quello che manca è la firma del giocatore. Ma credo che se l’Inter ha ritenuto di cedere la comproprietà vuol dire che l’ha fatto perché poteva farlo. Ma c’è sempre bisogno della firma del giocatore. Io non credo che ci saranno grandissime difficoltà, ma la prossima settimana affronteremo il tutto per risolverle».

FLOCCARI
- Anche per Floccari è tutto ok: «Floccari? Ha già firmato ieri sera. C’è solo la formalità del deposito del contratto con l’Atalanta ma non c’è alcun problema perché il ragazzo ha già firmato ed è tutto a posto».

Napoli, tre acquisti


Lunedì prossimo, a Cercola, in provincia di Napoli, si giocherà un triangolare di beneficenza (in campo la Nazionale Medici, una mista di vecchie glorie e cronisti Sky, e la rappresentativa dell'Ussi Napoli), il cui incasso verrà devoluto alla Fondazione Stefano Borgonovo, per supportare la ricerca sulla Sla.
 
«3-4 ACQUISTI DI QUALITA'»
- A margine della conferenza di presentazione dell'iniziativa, Pierpaolo Marino si è soffermato a parlare del mercato del Napoli: «Non mi piace parlare di trattative che sono in evoluzione- commenta il dg azzurro- sono venuti fuori tanti nomi, ma io mi sento di dire soprattutto che il presidente ha voglia di far partire questo nuovo ciclo di cinque anni muovendosi in modo tale da portare elementi di altissimo profilo. Quanti giocatori prenderemo? Molto dipenderà dalle partenze. Abbiamo fatto una seconda parte di stagione brutta, non giustificabile con la storia di aver cominciato prima la preparazione per disputare l'Intertoto. Questo significa che bisogna intervenire sull'attuale rosa in modo chirurgico, soprattutto nei confronti di chi non ha dato quanto avrebbe potuto. Gli acquisti di qualità saranno comunque tre-quattro».

IL MERCATO
- Poi Marino entra nel dettaglio, sia per quanto riguarda il mercato in entrata, sia per quanto concerne le voci sulle partenze eccellenti: «Continuo a dire che Quagliarella è un giocatore stratosferico, ma è stratosferica anche la valutazione che ha fatto l'Udinese. Conosco la voglia del giocatore di venire a Napoli, ma con Pozzo non abbiamo ancora discusso: la disponibilità del presidente bianconero è importante, se son rose fioriranno. Cigarini lo conosciamo da tempo, non potrei che essere felice se dovesse arrivare. Lavezzi? Sento e leggo che c'è gelo tra il Napoli e il giocatore. Preciso: noi siamo dell'idea che gli incontri frequenti con chi rappresenta un giocatore non sono giustificabili, soprattutto alla luce del cammino fatto in questa ultima metà di stagione. Offerte comunque non ne abbiamo mai ricevute, nè siamo interessati a riceverne. Si tratta solo di chiacchiere, telenovele, che fanno parte del gioco. Hamsik? Ha avuto un calo di rendimento, ma non ho mai riscontrato problemi di ingratitudine con lui. Ho anche sentito e letto che Maggio può essere sul mercato: Maggio è invece un giocatore sul quale puntiamo, e sottolineo che il suo infortunio ha contribuito alla crisi del Napoli. È un elemento importante».

LEGA
- Infine Marino chiude la polemica sorta attorno al Centro sportivo di Castelvolturno («È un centro bello, in una location importante»), parla della nuova Lega («Beretta farà bene, e la nuova Lega porterà vantaggi a tutti, anche alla serie B»), e chiosa: «Sono orgoglioso di essere in una società che ha il secondo bilancio della serie A. E poi, tirando le somme di questi primi cinque anni, anche il risultato sportivo è positivo, nonostante ultimamente siano stati commessi degli errori, e il Napoli sia scivolato nella crisi, senza che io sappia il perchè. De Laurentiis adesso è però motivatissimo, ha voglia di fare grandi cose, ed io sarò umilmente al suo fianco. Finora ho dovuto fare tutto da solo, ora scendiamo in campo in due, e questo ci dà grande forza».

Gourcuff resta al Bordeaux

Adesso è ufficiale: Yoann Gourcuff resta al Bordeaux. La squadra francese ha infatti comunicato, attraverso il proprio sito ufficiale, di aver esercitato il diritto di riscatto ( che scadeva alla fine del mese di maggio ) pari a 15 milioni di euro. Un brutto colpo per Galliani e Leonardo che avevano intenzione di rifondare il Milan proprio a partire dal talentuoso centrocampista francese, soprattutto in caso di un'eventuale cessione di Kakà.

Ecco il nuovo Milan


Rivoluzione Milan. Non solo in panchina per il passaggio di consegne fra Ancelotti e Leonardo, ma anche in campo dove nella prossima stagione verranno segnalate molte assenze ec­cellenti e molte sostituzioni im­portanti. Non so­lo quella di Mal­dini, ma anche altre addirittura più pregiate co­me quelle di Ka­kà (destinato al Real Madrid), di Seedorf e, probabilmente, anche di Pir­lo che seguiranno Ancelotti al Chelsea. Piedi pensanti, come si può notare che non dovranno più... pestare quelli deli­cati ed esclusivi di Ronaldinho intorno al quale verrà costruito il nuovo Milan. Su preciso ordine e volere di Silvio Berlusconi che ha licenziato di fatto An­celotti, accettando come suo sostituto Leonardo proprio perchè, in quanto brasiliano, dovrebbe avere la sensibili­tà necessaria per fare rendere al meglio il Gaucho, decisamente maltrattato e poco considerato (a ragione) da Ance­lotti nella seconda parte di questa sta­gione.

MILAN 'DO BRASIL' - Il nuovo Milan, quindi, sarà sem­pre di più a trazione brasiliana con l'in­nesto del difensore Thiago Silva, il pos­sibile arrivo del «gemello» Alex Silva (centrale tuttofare attualmente in forza all'Amburgo), la piena consacrazione di Pato e, ovviamente, la resurrezione di Ronaldinho. Sempre sul fronte degli acquisti biso­gnerà trovare un vice-Abbiati meno di­scontinuo di Dida (do­vrebbe essere il caglia­ritano Marchetti), men­tre in difesa sarà fonda­mentale l'inizio della preparazione pre-cam­pionato (il raduno è pre­visto il 6 luglio) per veri­ficare definitivamente le condizioni di Nesta. In quest'ultimo scampolo della stagione, dopo l'operazione dello scorso febbraio, l'ex-laziale ha dimostrato di essere sul­la strada del pieno recupero.

PRONTI AD INVESTIRE SU UN DIFENSORE - Ma se que­sto non dovesse essere completo,a via Turati sarebbero costretti a intervenire sul mercato per trovare un quarto di­fensore centrale (oltre a Thiago Silva, Kaladze e Bonera) che potrebbe essere individuato nel romanista Mexes se fos­se messo sul mercato dai giallorossi.

IN AVANTI TONI O ADEBAYOR - In attacco, congedato Shevchenko, il Milan ha la possibilità di scegliere uno fra Adebayor e Luca Toni (anche se Beckenbauer ieri ha detto che resterà al Bayern) per affiancare Pato ma c'è da giurare che, come sempre, Inzaghi sarà in grado di terminare ancora una volta in doppia cifra la sua nona stagione mi­lanista. Ma il Milan potrebbe fare rien­trare alla base Gourcuff, il partner idea­le Ronaldinho. La società sta verifican­do le intenzioni del Bordeaux che, per essere sicuro di trattenere Gourcuff, de­ve versare ai rossoneri i 15 milioni di euro necessari per il riscatto definitivo. Il fan­tasista ha chie­sto al Milan ga­ranzie sulla tito­larità, sul ruolo e sull'ingaggio (al­meno 2,5 milioni di euro netti a stagione) e sembra averle avute.

Messi, inno alla gioia

Non c'è stata storia: il Barcellona ha vinto la terza Coppa dei Campioni del suo grandioso albo d'oro rischiando solo per otto minuti, i primi della partita, quando il Manchester Utd, alle prime mosse, ha messo paura a Valdes con due o tre iniziative di Cristiano Ronaldo. Ma da quel momento in poi in campo c'è stato soltanto il Barcellona di Pep Guardiola, allenatore catalano di 38 anni, ex giocatore e idolo del Barça, nonché vecchia conoscenza del calcio italiano, che ha vissuto questa stagione come una favola. Un anno fa guidava il Barcellona B, adesso ha sollevato il trofeo più importante, dopo aver vinto anche la Liga e la Coppa del re.

Il talento evidentemente si può annidare ovunque, anche in una persona che di esperienza di panca aveva poco o nulla, ma che la Coppa col Barcellona l'aveva già vinta quando era giocatore. Era il 1992 e in finale i blaugrana sconfissero la Samp di Vialli e Mancini. Adesso Pep Guardiola - ragazzo intelligente, pacato e raffinato che ha dedicato la Coppa a Paolo Maldini, per quanto ha fatto per il calcio mondiale e anche per l'offesa che ha subito domenica scorsa - entra in un club molto esclusivo. I sei uomini che la Coppa dei Campioni (o Champions League) l'hanno vinta sia da giocatore che da allenatore: Miguel Munoz, Giovanni Trapattoni, Johan Cruyff, Carlo Ancelotti, Frank Rijkaard. Una bella compagnia. L'esempio di Guardiola probabilmente ora sarà seguito da molti, anche nel calcio italiano. Magari la Juventus continuerà ad affidare il suo futuro a Ferrara e il Milan ricomincerà con Leonardo: buona fortuna a entrambi. Anche se per tornare ai livelli di Barcellona e Manchester Utd il calcio italiano avrà bisogno di una forte iniezione di campioni e di talento. Giocando in uno stadio Olimpico vestito maestosamente a festa un club italiano ci sarebbe stato benissimo. Ma tant'è, lo spettacolo è stato di livello mondiale.
Vince l'esordiente Guardiola, o quasi, e perde invece il lupo Sir Alex Ferguson, con i suoi 23 anni di Manchester Utd e gli oltre cinquantanni di calcio da professionista. Ha perso con molta classe e dignità, ha stretto la mano a Guardiola, ha parlato a lungo col capitano catalano Puyol poco prima che alzasse la Coppa. Ma ci riproverà il prossimo anno, alle soglie quasi dei settant'anni. Senza arrendersi mai, questa è la sua grandezza. I tifosi del Manchester Utd hanno accettato la sconfitta cantando e inneggiando i giocatori che sono andati a salutarli e ringraziarli sotto la curva. Mentre dall'altra parte la festa esplodeva. Il tutto davanti agli occhi di Re Juan Carlos, di Zapatero, di Berlusconi e di Platini che ha consegnato la Coppa ai più forti del mondo.
Pep Guardiola - lo ha detto lui stesso - non ha un metodo preciso, un modulo segreto, una tecnica di allenamento particolare o sorprendente. E' soprattutto un grande allenatore di uomini e certamente ha in mano una squadra eccezionale, piena di talenti infiniti. Non è certo un caso che in cima all'Europa ci sia ancora un club spagnolo dopo il trionfo della nazionale di Aragones lo scorso anno agli Europei di Svizzera-Austria. Puyol, Iniesta, Xavi: la matrice è sempre quella. Il Barcellona ha schierato ben sette uomini provenienti dal suo vivaio, arricchiti da fenomeni provenienti dall'estero. Anche questa è una strada precisa, con il vivaio si può addirittura vincere. E tanto.
L'uomo simbolo della partita è senz'altro Lionel Messi, il ragazzo argentino arrivato al Barcellona perché il club blaugrana decise di pagare costose cure che richiedeva la sua scarsa crescita: prima ha ubriacato di dribbling la titolatissima difesa del Manchester Utd - in cui per altro ha fatto pessima figura la coppia più forte del mondo Vidic e Ferdinand - e poi con un semplice colpo di testa ha messo in ginocchio il Manchester nel secondo tempo con il gol del 2-0. Un Barcellona che, pur avendo una difesa molto rabberciata, ha superato il problema macinando gioco in maniera sublime e continuando a segnare gol come non mai. Guardiola presenta una prima linea Eto'o, Messi, Henry che mette paura. Il bilancio alla fine dice 32 gol in 13 partite. Nessuno ha mai fatto meglio.
Un Manchester, si diceva, che è durato appena 8 minuti e che poi si è fermato subito dopo il gol di Eto'o messo in moto da un fantastico Iniesta, il vero propulsore del Barcellona. Nel fianco sinistro della squadra di Sir Alex il giovane talento ha prodotto ferite dolorosissime. Mentre Messi, molto mobile in campo, si è piazzato quasi dietro la linea di attacco, in maniera da sottrarsi alle marcature più dure. Davanti a Messi, l'altra star della partita, Cristiano Ronaldo è sparito, o almeno è durato troppo poco, e nel secondo tempo si è anche innervosito molto. Se il Manchester Utd è stato detronizzato e ha fallito il sogno di portarsi a casa la seconda Coppa consecutiva (l'ultima volta era riuscito ad Arrigo Sacchi col suo Milan), anche lui probabilmente dovrà abbandonare il proposito di vedersi confermare il Pallone d'Oro che aveva vinto proprio davanti a Messi. Con quel gol l'argentino ha determinato probabilmente anche il sorpasso definitivo nella classifica dei migliori giocatori al mondo.

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