Valzer di attaccanti
Sono le squadre più grandi d' Europa. Quelle più quotate e più titolate. Eppure quasi tutte queste il prossimo anno potrebbero cambiare il punto cardine del gioco, il centravanti. O comunque un attaccante. Basti che se ne sposti uno. Il resto sarà una catena che si muoverà di conseguenza. Con tanti, tantissimi soldi in ballo.
LA PARTENZA DI TREZEGUET - Cominciamo con le fresche dichiarazioni di Antonio Caliendo, procuratore di David Trezeguet, rilasciate a Radio Kiss Kiss stamani: "Sono abituato a parlare solo dopo il mercato, ma facendo delle ipotesi c'è da dire che non ci sono grandi possibilità che Trezeguet resti alla Juve, visti i rapporti che si sono instaurati in quest' ultimo periodo. Per concludere direi che ne dobbiamo riparlare tra due settimane e vedere un po', anche d' accordo con la società, che interessi e intenzioni ci siano da entrambe le parti". E per lui si parla già di un possibile ritorno in Francia, al Marsiglia, dove ritroverebbe Didier Deschamps come allenatore. Ma non c'è solo il Marsiglia. Perché anche il Barcellona nel recente passato ha spesso chiesto notizie dell'attaccante francese.
ANCHE ETO'O SUL MERCATO - Tra l'altro proprio il Barcellona rientra nella lista di squadre che potrebbero cambiare centravanti. Samuel Eto' o, che a dir la verità in questo periodo è spesso sul mercato, ma poi alla fine è sempre rimasto in Catalogna, potrebbe cambiare aria. Il Manchester City lo vuole, anche se il presidente del Barcellona Joan Laporta ha dichiarato: "Una trattativa col City? Non ho mai discusso del trasferimento di Eto'o con loro. Non è una questione di soldi. Il Barcellona non è un club che vende, noi i giocatori li compriamo".
IL CASO IBRAHIMOVIC - Poi c'è sempre l' Italia, con Milan ed Inter alla porta. Già, l'Inter. E la grana Ibrahimovic. Per lo svedese si è parlato proprio del Barcellona, magari con uno scambio, più conguaglio, con lo stesso Eto' o. Ma su Ibra c'è pure il Real Madrid, sempre più pressante. Comunque sia c'è da pagare uno stipendio da 12 milioni netti l' anno. Ma intanto Moratti pensa con grande insistenza a Milito.
Il Chelsea stasera si gioca l' accesso alla finale di Champions League con il Barcellona, ma c'è ancora il dilemma Didier Drogba in agguato. Eduardo Garcia, uno dei candidati alla presidenza del Real Madrid, ha dichiarato di avere già raggiunto un accordo per portare l' attaccante in Spagna. Difficile al momento capire quanto possa reale la sua affermazione oppure rientrare nelle classiche sparate da campagna elettorale. Fatto sta che Drogba è uno che piace a molti.
PARTE ADEBAYOR - All' Arsenal c'è Adebayor. Ci sono buone probabilità che il giocatore lasci la formazione allenata da Wenger. Anche per lui il Milan ha sempre nutrito un grande interesse, ma le richieste più pressanti al momento sono arrivate da Spagna e Inghilterra. Il Manchester United, primo finalista di Champions League, dovrà sostituire Carlos Tevez, che se ne andrà quasi sicuramente. A proposito, per l'argentino si è parlato spesso dell' Inter. Ferguson, senza Tevez, dovrà così trovare un altro attaccante. E un nome potrebbe essere quello di Karim Benzema, punta del Lione, il cui valore si aggira intorno ai 25 milioni. Ma Benzema potrebbe interessare pure il Real Madrid, che in questa fase di ristrutturazione è pronto a buttarsi su ogni obiettivo possibile. Il Bayern Monaco non ha problemi con il centravanti, visto che Luca Toni rimarrà quasi sicuramente. Però c'è Ribery, che potrebbe andare via. Il Manchester United guarda gli sviluppi della situazione con attenzione, ma l'operazione è legata alla trattativa che potrebbe portare Cristiano Ronaldo al Real. Insomma, tutti alla ricerca di un attaccante. Solo il Liverpool, al momento, sembra escluso.
E mentre c'è grande fermento sulle panchine italiane, pure all' estero sta già iniziando a muoversi qualcosa. Marco Van Basten ha dato le dimissioni dall' Ajax, mentre Felix Magath ha annunciato che a fine campionato lascerà il Wolfsburg, attualmente al comando della Bundesliga, per andare allo Schalke 04.
Manchester, razza padrona
La razza padrona del calcio moderno ha il volto shakespeariano di Sir Alex Ferguson, l'uomo dalle gote arrossate degne di Falstaff, in lotta perenne con la pensione e con una moglie incombente che già tre anni fa tentò invano di scollarlo dall'adorata panchina. La razza padrona ha le fattezze creole di un giovane portoghese di Madeira, che vola sopra le disgrazie degli avversari pur essendo stato lui ad averle provocate. Ha la fisionomia di un ex moccioso della periferia di Liverpool, con le orecchie a sventola e due occhi azzurri piccoli e infossati che lo fanno sembrare una specie di husky, uno che fra pochi mesi diventerà padre dopo aver saputo crescere come uomo e come calciatore sino a diventare campione su entrambi i fronti: centravanti o terzino per lui non fa più così tanta differenza.
Il Manchester che parte per Roma non è una squadra nata ieri. E' la somma di tante primavere, di ragazzini cresciuti sino a diventare un modello per chi li seguiva. La catena inizia con Pallister, Bruce, Sharpe, Cantona, Kanchelsky, Hughes, Schmeichel, Neville, si abbelisce con Beckham, Giggs e Butt, balla con i Calypso Boys (Cole e Yorke), si fa concreta e cinica con Sheringham e Solskjaer e lentamente comincia a vincere tutto, con l'aiuto di O'Shea, Wes Brown, Park, nomi di seconda, terza fascia, sino a prendersi due finali di Champions consecutive, la seconda dopo aver già vinto la prima. Anche le terze fasce sono fondamentali.
Se Ferguson è l'uomo che non sa smettere, se è lui l'instabile capitano che non ha ancora trovato un motivo accettabile per abbandonare la nave, i suoi figli, allevati alla stessa cultura, gli restituiscono quanto appreso sui banchi di scuola di Carrington (il campo d'allenamento) e dell'Old Trafford. La gomma americana che Ferguson si infila in bocca all'inizio di ogni partita è il punto di raccordo, il senso più profondo e allungato di questa emozione fanciullesca e infinita. La password. Ha ragione Desailly. Dalle colonne del "Newsweek" l'ex-Milan e ex-Chelsea scrive: "E' un falso storico pensare che i giocatori moderni pensano soltanto ai soldi. Saranno una decina in tutto. Gli altri vivono per giocare". Vero. Ogni volta che il Manchester segna un gol il suo tecnico salta per aria uscendo dal cappotto, muovendo scompostamente, quasi senza ritmo, le braccia verso l'alto, agitanto i pugni come se fosse sempre la prima volta, come se ogni volta fosse una sorpresa: proprio come un bambino. Quest'uomo, questo fanciullino di quasi 70 anni, comanda il calcio dal 1992. In 17 anni ha vinto come cinque allenatori di grido messi insieme.
Un capolavoro di esperimenti e valorizzazioni, acquisti strabilianti (Berbatov) o minimi (Park) e cessioni roboanti o inevitabili, con qualche errore, per esempio Veron, e qualche atroce sacrificio, per esempio Van Nistelrooy. Col suo scozzese smozzicato ha trasformato Tevez in un filosofo e Macheda in una specie di golden boy, ha conquistato la sua terza finale di Champions, la seconda consecutiva. Ferguson non è un allenatore, né un manager nel senso più classico del termine. E' piuttosto un inventore. Ha creato dal nulla una generazione di calciatori: la razza padrona, appunto. Che è per sua natura senza età, senza un colore della pelle prevalente, non ci sono né alti né bassi, né giovani né vecchi. Il filo rosso, rosso diavolo, che unisce e compatta un gruppo come questo, e che quindi rende possibile esperienze come quella del Manchester United, è la condivisione di un sentire.
Trenta uomini accomunati da un senso del dovere che si fonde con la creatività individuale, nel nome del lavoro e della qualità. Una percezione collettiva del calcio. Berbatov che si mette al servizio di Welbeck. Neville che spinge perché al suo posto giochi Rafael. Scholes che sostiene Anderson e Giggs che va a prendere Macheda all'aeroporto. Questo si chiama squadra. Una squadra che possiamo allargare ai frequentatori dello stadio, 76 mila posti, sempre pieno, e ai padroni del club, la famiglia Glazer, con a capo il quasi ottantenne Malcolm Glazer, milionario americano che lotta, si indebita, sbaglia. E che all'inizio venne quasi rigettato dalla città.
Anche così si fa quadrato: non caricando di responsabilità un gruppo benché il deficit societario (797 mln di euro) oltrepassi ormai le entrate (550 mln), pur essendo queste le più alte mai raggiunte da un club. Tutto questo sbandare dei conti non impedisce tuttavia di sognare un ampliamento dello stadio (è già qualcosa di più concreto di un sogno): da 77 mila a 95 posti. Nella crisi le grandi imprese investono. O se non altro non restano ferme.
Con queste fantastiche premesse sportive, ma senza dimenticare i suoi fardelli debitori, il Manchester può riconfermarsi campione d'Europa, cosa mai accaduta da 15 anni a questa parte, ossia da quando l'Uefa ha cancellato la Coppa dei Campioni in favore della più democratica Champions League, che è anche la coppa delle seconde, delle terze e in certi casi delle quarte.
Il Manchester va a Roma perché forte, scaltro, geniale, compatto, vitale, pieno di piedi, polmoni, coraggio, entusiasmo. Fra poche ore conoscerà il nome dell'avversaria. Fosse il Chelsea, sarebbe la prima volta che una finale si ripete a distanza di un anno, con l'unica variante della città che la ospita (Mosca, Roma). Fosse il Barça, sarebbe certamente la finale più giusta per i valori espressi nell'arco della stagione. Il Manchester può dunque rivincere la Coppa. L'ultimo a trionfare per due volte consecutive (era ancora il tempo dei tabelloni ristretti) fu il Milan di Sacchi ('89/'90). Ci riuscirono anche il Nottingham Forest, ora tristemente declassato a squadretta, il Liverpool di Keegan, l'Inter di Angelo Moratti e il Benfica di Eusebio. Il Bayern e l'Ajax fecero addirittura tripletta. Il Real dominò le prime cinque edizioni. Altri tempi, altri soldi. Ma non necessariamente un calcio migliore.
Roma, Spalletti lascia
SOROS - L’ultimo atto del botta e risposta tra tecnico e società, è andato in scena domenica pomeriggio, nuova sala stampa dell’Olimpico, subito dopo la conclusione della partita con Chievo, cominciata e finita tra i fischi di una tifoseria al limite della sopportazione. «Tutti tirano in ballo i soldi... lo ha fatto anche la dottoressa Sensi con il comunicato dopo Firenze, se ci sono in ballo i soldi, li lascio, dal mio punto di vista questo problema non esiste... Lo scorso anno mi hanno anche detto di andare in conferenza stampa e dire che non c’era niente con Soros e poi fecero il comunicato in cui si sosteneva il contrario»: queste, in particolare la seconda, sono le dichiarazioni che alla proprietà non sono piaciute per niente, soprattutto quell’accenno alla vicenda Soros sarà impossibile o quasi da far dimenticare, è considerato quasi come un tradimento, considerando che sui comunicati dell’epoca la società è convinta di aver detto il contrario. Eppure, volendo rimanere ai comunicati, in particolare quello della dottoressa Sensi subito dopo la quaterna incassata sul campo della Fiorentina, nelle parole del presidente c’era stata, pur auspicando un ritorno allo Spalletti delle prime tre stagioni, un’esplicita conferma del tecnico. Conferma che pure ieri è trapelata da Trigoria. Anche se la sensazione, in questo momento, è quella di una società in attesa di dimissioni e un tecnico, al contrario, sempre in attesa, ma di essere messo alla porta. Chi farà il primo passo?
INCONTRO - Una risposta dovrebbe, potrebbe darcela l’incontro che, dicono, ci sarà questa settimana tra l’allenatore e la dottoressa Rosella Sensi. Spalletti lo ha posizionato alla fine della stagione, ma è probabile che venga anticipato, proprio alla luce degli ultimi fatti, compresi quelli di campo che ormai dicono Champions del prossimo anno impossibile, Europa League aggrappata alla speranza di una Roma in grado di fare la Roma nelle ultime quattro partite del campionato. Il tecnico, parole sue, ha detto chiaramente di essere pronto a lasciare i soldi che gli garantisce il suo contratto per le prossime due stagioni. Gli crediamo, semmai il problema da risolvere sarebbe quello dei contratti dei suoi collaboratori, i vice Marco Domenichini e Aurelio Andreazzoli, i preparatori Paolo Bertelli e Luca Franceschi, il preparatore dei portieri Adriano Bonaiuti, l’osservatore e non solo Daniele Baldini, stipendi che, sommati l’uno all’altro, fanno oltre un milione di euro lordo a stagione. Tutto, ma proprio tutto, potrebbe essere risolto dall’arrivo di un’offerta per Spalletti, offerta che per il momento non è arrivata. Ma potrebbe arrivare. Ieri, infatti, a Torino, sponda Juventus, con Claudio Ranieri travolto dagli ultimi risultati negativi, il nome di Spalletti come nuovo tecnico bianconero ha trovato sempre più riscontro. E, certo, se si dovesse materializzare, qualcosa potrebbe cambiare in maniera radicale. Se poi pure il Milan accelerasse sull’uomo di Certaldo, allora...
Napoli, Conti è tuo
Quando gli è stata prospettata l’ipotesi-Napoli, Daniele Conti non solo avrebbe sgranato gli occhi ma pare abbia raccolto l’invito anche con interesse e compiacimento. Tutto l’opposto di Floccari. Conti, pur legatissimo al Cagliari sul piano affettivo, aveva sognato fin da piccolo di giocare in due squadre soltanto: la Roma di papà Bruno, dove è cresciuto calcisticamente, ed il Napoli, appunto. Un giorno arrivò persino a chiedere al patron giallorosso Dino Viola: «Presidente, perchè non mi lascia andare al Napoli? Lì c’è Maradona, il mio mito» . Ed il Senatore gli mollò un paio di pizzicotti prima di baciarlo sulle guance. Di recente, poi, il regista che a Cagliari è diventato una bandiera dopo dieci anni di onorata militanza e circa trecento presenze tra A e B (266) non ha nascosto le sue simpatie per la formazione azzurra: «Giocare al San Paolo fa sempre un certo effetto. Ti dà una carica che non ritrovi in altri stadi», disse il 23 novembre scorso dopo aver obbligato il Napoli al primo pareggio casalingo della stagione, realizzando il gol del due a due in pieno recupero. Fu proprio lui ad interrompere una serie di successi interni che durava da sette mesi tra campionato e coppe. Conti ed il Napoli, il Napoli e Conti, un amore che parte da lontano, che prima o poi sarebbe dovuto sbocciare. Un segno del destino. Daniele ci ha provato anche con un paio di «dispetti»: la rete della vittoria-salvezza del Cagliari nello scorso campionato ed il bis al San Paolo sotto gli occhi dell’ex maestro Reja che festeggiava cento panchine in A. Recentissimo l’ammiccamento, l’esplosione del feeling, dopo averci provato con D’Agostino e finto un vago interessamento per Ledesma. Il Napoli aveva individuato in Daniele Conti l’elemento giusto per prendere in mano le redini del Napoli e portarlo verso traguardi ambiziosi. Personalità, carattere, mestiere e voglia di lasciare l’impronta in una grande piazza dopo aver fatto le fortune del Cagliari.
IL CONTRATTO - Conti, proprio a giugno scorso, respingendo le sirene del Bayern Monaco, del Celtic e del Palermo, decise di allungare il contratto con il Cagliari fino al 2011. Fu testimone papà Bruno di quel rinnovo di un connubio così felice e voluto da entrambi. Ma non prima di aver ricevuto rassicurazioni da Cellino che in caso di una chiamata importante si sarebbe trovata il modo per accontentare Daniele. La chiamata è arrivata. De Laurentiis e Marino sono decisi a metterlo a disposizione di Donadoni per il prossimo campionato. Ora resta da verificare le pretese di Cellino, che intanto ieri ha blindato i suoi gioielli: «Smentisco qualsiasi tipo di trattativa che riguardi Daniele Conti o altri elementi della rosa. Nessun tesserato del Cagliari è in vendita. L'unico giocatore che lascerà la squadra il 30 giugno 2009 sarà Acquafresca».
Ibra, Buffon e Kakà: è addio
Juve al capolinea
Fabio Cannavaro ha completato le visite mediche, cominciate domenica a Perugia e terminate stamattina di buon'ora a Torino alla Fornaca, la clinica di fiducia della Juventus. Dopo i test di ieri, oggi gli hanno scandagliato caviglie e ginocchia per capire, attraverso la risonanza magnetica, se oltre all'usura di un atleta che viaggia verso i 36 anni ci fossero problemi di altro genere. Pare che tutto sia andato molto bene e a questo punto il difensore del Real Madrid è ormai a tutti gli effetti un giocatore della Juventus, alla faccia della crescente contestazione che gli ultrà stanno organizzando nei suoi confronti. Stamane non ci sono state contestazioni, e d'altronde la società sta lavorando per placare tifosi sempre più inviperiti. Ma la nuova Juve, in un certo modo, è cominciata oggi.
I dirigenti continuano a starsene zitti, non si sa se per vergogna o per totale mancanza di argomenti. Ogni decisione sul futuro di Ranieri (futuro immediato: quello a lunga scadenza è già stato stabilito) è stata rinviata alla prossima settimana, quando nel corso del previsto cda, che dovrà servire non soltanto per organizzare le scadenze del divorzio dal tecnico, ma soprattutto per chiedere conto a Blanc e Cobolli Gigli di cosa diavolo stia accadendo a una squadra che s'è squagliata dopo che l'ad e il cittì della nazionale hanno condiviso una focaccia a Recco.
Martedì scorso, John Elkann ha salvato il lavoro dei suoi dirigenti, ma in consiglio d'amministrazione (dove la proprietà è rappresentata da Carlo Sant'Albano) si pretenderanno risposte approfondite e analisi specifiche, perché tutti sono sorpresi da come, a due anni di distanza, si stia riproponendo il medesimo copione che portò alla burrascosa separazione da Deschamps. Tra oggi e allora c'è una serie di analogie impressionante, ma anche una differenza sostanziale: il francese (che ha un carattere più impulsivo, rispetto al suo successore) presentò le dimissioni mentre Ranieri non ha intenzione di farlo, nonostante Blanc gli abbia rivolto calorosi inviti in tal senso. Pare che addirittura l'ad si sia arrabbiato molto quando il tecnico gli ha chiaramente fatto sapere di non voler rinunciare al contratto in scadenza nel giugno del 2010. Non è tanto una questione di soldi, anche perché Ranieri guadagna relativamente poco (circa un milione e 300 mila euro) e durante la carriera ha già monetizzato abbastanza, quanto di principio, perché l'allenatore non vuole fare sconti a una società che non lo ha mai veramente spalleggiato, lavorando piuttosto, e con notevole anticipo, per un futuro senza di lui. "Non sono legato a nessun carro, io corro da solo" ha detto Ranieri e in quella frase non si può non leggere un'allusione a quegli ambienti a cui la Juve continua a essere molto sensibile e che, molto genericamente, si possono definire moggiani. Una galassia attorno a cui orbitano Lippi, Conte, Ferrara. Tutti nomi papabili per la panchina della Juventus.
Intanto, il Milan si è allontanato mentre Fiorentina e Genoa si avvicinano. E i tifosi sono terrorizzati all'idea che domenica prossima non sarà Vives ma Beckham, non Tiribocchi ma Inzaghi, non Giacomazzi ma Kakà ad attentare alla pericolante porta di Buffon.
Ibra ma che vuoi?
Tra una settimana potrebbe essere scudetto: l'Inter di Mourinho e di Ibrahimovic è quasi giunta alla fine della sua corsa. E già questo è il punto fondamentale della questione, posto che ormai non c'è più alcun dubbio sul quarto titolo nerazzurro consecutivo. E' l'Inter di Mourinho o quella Ibrahimovic? Se dovessimo scegliere un leader unico di questa squadra, il suo marchio, il suo timbro identificativo diremmo l'Inter dell'allenatore showman portoghese o quella del fenomeno svedese?
L'acrobata Ibrahimovic - 28 anni ancora da compiere, atleta probabilmente al clou della sua carriera - si è preso tutto il finale dell'ultima recita: gol di classe e potenza insieme, un assist sopraffino e persino una rottura clamorosa con il pubblico che aveva cominciato a fischiarlo per il suo egoismo insistente sotto porta (e ci mancherebbe altro...). E probabilmente anche per le sue paturnie esternate recentemente, in quanto non propriamente convinto a restare ancora troppo a lungo nell'Inter. Dopo tanti anni e tanti scudetti (uno con la Juve revocato più due consecutivi e un altro in arrivo con l'Inter) vorrebbe un approdo più sicuro alla Champions League - unico trofeo che manca ancora al suo già ricco palmares - e magari un contratto ancora più ricco. Proprio quest'ultima pubblica uscita ha deluso e sconcertato Moratti che già paga al suo Zlatan un contratto da favola.
Ma non è nemmeno escluso, a questo punto, che si faccia muovere a compassione e conceda pure un ritocchino alla decina di milioni già concessi al fuoriclasse. Unico giocatore del panorama italiano (a parte Kakà forse...) in questo momento in grado di competere con lo star system del football internazionale: Cristiano Ronaldo e Messi in primis. Secondo Mourinho - giudizio di parte, ovviamente - Ibra è anche meglio di loro.
E' soprattutto dopo la partita contro la Lazio, che il marchio di Ibrahimovic si presenta quasi stampato a fuoco sulla pelle dell'Inter. Marchio probabilmente predominante rispetto a quello di Mourinho. Non per sminuire l'importanza e l'apporto del portoghese a questo quarto scudetto consecutivo che si va velocemente costruendo, ma i gol dello svedese sono stati determinanti. Nella partita di sabato sera a San Siro - prima del micidiale gol di Ibrahimovic: una bordata di destro a oltre 100 all'ora, arrivata dopo una finta che gli ha aperto lo specchio della porta (è qui il vero segreto del fuoriclasse) - l'Inter non c'era proprio.
Difettava in gioco, mostrava una manovra lenta e poco costruttiva, non riusciva a creare molte nonché efficaci occasioni. E anche dal punto di vista fisico, che è sempre stata il suo elemento distintivo, sembrava in netto calo rispetto alle giornate migliori e più travolgenti.
E' stato Ibrahimovic a tirarla fuori dalla palude, col suo 21° gol del campionato: un livello cui mai mai era giunto prima. E' stato Ibrahimovic a consegnarle lo scudetto in mano. Come aveva fatto l'anno prima a Parma, quando era rientrato proprio all'ultima giornata per partire dalla panchina, entrare e segnare i gol decisivi che avrebbero tenuto a distanza di sicurezza la Roma. E' addirittura un Ibrahimovic più forte e deciso dell'anno prima. E' stato lo stesso Mourinho ad ammetterlo: "Lo scorso anno Ibra è stato a lungo infortunato, in questa stagione invece è stato sempre bene".
Ibrahimovic in questa stagione ha giocato da unica punta o quasi, tutti gli altri intorno (da Balotelli, a Cruz, a Crespo per non parlare di Adriano) hanno praticamente fatto da comparsa. Gli hanno fatto da assistente. Ibrahimovic ha trascinato la squadra quando le punte intorno sono venute meno: Adriano si è autoescluso fino a decidere di abbandonare, follemente, una squadra ancora in grado di vincere moltissimo; Cruz non è mai entrato tra gli eletti di Mourinho, il quale lo considera indisciplinato tatticamente; Crespo, un attaccante ancora integro e in grado di dare molto nonostante l'età, è stato soltanto una riserva e per un lungo periodo addirittura riserva della riserva; Balotelli, giovane puledro di razza, dopo una partenza burrascosa è diventato il partner ideale di Ibra, ma deve ancora trovare un equilibrio psicologico che gli dia continuità. Ma tra Ibra e gli altri quest'anno c'è un vero abisso. Dopo i 21 gol dello svedese si precipita ai 6 di Balotelli. Già questo dato giustificherebbe da sola l'affermazione che l'Inter è una squadra Ibra-dipendente.
Ingaggiato nell'estate 2006 sfruttando il precipitare della Juventus in serie B e pagando 26 milioni (si dice che ora ne valga addirittura 100) alla società bianconera che non è mai riuscita a rimpiazzarlo efficacemente, nei suoi tre anni all'Inter Ibra è andato progressivamente aumentando il suo tesoro di gol. Quindici reti al primo campionato, diciassette al secondo e siamo già a ventuno al terzo, con possibilità di finire ancora più in alto (anche se domenica prossima a Verona contro il Chievo sarà fermo per squalifica). Con Mancini alla fine il rapporto si era molto logorato, il vecchio tecnico lo pungeva perché restava troppo fermo a causa dell'infortunio, i due non si amavano. Mourinho lo ha rimesso al centro del suo progetto: anzi a dir la verità, se si togliesse Ibrahimovic dal progetto-Mourinho non si sa bene che Inter sarebbe.
Il suo punto debole (ma anche quello di forza) è il caratteraccio: irascibile e litigioso Ibra si fa spesso saltare i nervi, rimedia ammonizioni inutili. Ma è lo stesso carattere che gli permette anche di pensare l'impossibile, di essere egoista e micidiale quanto serve.
Già con Ibrahimovic in formazione l'attacco dell'Inter, per fare un salto di qualità verso la Champions" ha bisogno di rinforzi. Senza di lui la ricostruzione dovrebbe essere totale e diventerebbe un fortissimo punto interrogativo. Ibra sogna la Champions e il Pallone d'Oro: farselo scappare prioprio ora che è al top della sua carriera, significherebbe ricominciare da capo.
Paradossalmente l'Inter potrebbe arrivare allo scudetto proprio nel match col Chievo, quando Ibra non ci sarà per squalifica. Sarebbe proprio un bello scherzo e tutto sommato ci vorrebbe un crollo del Milan, al momento non ipotizzabile. La festa potrebbe essere per il match in casa col Siena (anche lo scorso anno l'Inter doveva festeggiare col Siena, poi rimandò tutto all'ultima giornata...): un'occasione d'oro per riconciliarsi col pubblico dopo i fischi, i veleni, i gesti e i gestacci della partita di sabato sera. O anche l'occasione per darsi un clamoroso addio.
Juve: no a Conte. Gasperini o Spalletti
Sembra che tutto stia accadendo un po' troppo tardi. Lippi che fa chiarezza con Blanc, tre settimane dopo aver spezzato con lui una focaccia. I giocatori che difendono Ranieri, con Buffon, Legrottaglie e Chiellini che giurano di essere tutti dalla stessa parte. Nel frattempo, però, la Juventus è precipitata in classifica, si è fatta contestare per l'acquisto di Cannavaro, ha scoperto il razzismo dei suoi tifosi, ha perso o pareggiato e mai vinto (l'ultimo successo è del 21 marzo, in casa della Roma, prima che il campionato si fermasse e che Blanc e Lippi si incontrassero), è uscita dalla Coppa Italia, è scivolata dal secondo al terzo posto e s'è lasciata sforacchiare da qualsiasi avversario: soltanto l'Inter ha segnato un solo gol a Buffon, mentre Chievo e Genoa gliene hanno fatti tre e Lazio e Reggina due.
The Wall Chelsea
Ranieri, colpe zero
Magari ci sbagliamo, ma mentre la bufera-Juventus imperversa – ogni giorno con effetti più rovinosi -, la sensazione è che il ruolo di vittima designata (o capro espiatorio, fate voi) sia già stato assegnato: e che a caricarsi la croce sulle spalle alla fine di tutto sarà lui, Claudio Ranieri, senza nemmeno due ladroni a fianco a tenergli compagnia. Un classico, nel mondo del calcio. Noi però ci permettiamo di far notare quanto tutto questo sia ingiusto. E ingeneroso. E vile.
Allarme Inter
Dopo una prova inguardabile, l'Inter cade rovinosamente a Napoli e il suo vantaggio sullo scatenato Milan by Inzaghi & Kakà scende da dieci a sette punti. A cinque giornate dalla fine, sono sempre i campioni d'Italia a protendere le mani verso lo scudetto, ma questa sconfitta fa suonare le campane a martello. Lasciati alle spalle quattro pareggi e un insuccesso, Donadoni comincia a raccogliere i frutti del suo lavoro e Dio solo sa quanto lo meriti l'ex ct, trattato a pesci in faccia dalla Federazione.
Il Milan dopo Ancelotti
Chelsea-Ancelotti: c'è l'accordo. La notizia, pubblicata dal "Daily Star", trova con il passare delle ore sempre più credito. Roman Abramovich avrebbe finalmente convinto il tecnico rossonero a lasciare il Milan dopo otto anni. Ora la palla passa alla società rossonera. Blindare il tecnico o lasciarlo andare? Questo è il problema. Adriano Galliani, al termine dell'assemblea dei soci, si è mantenuto sul vago, ma ormai è chiaro che solo la volontà della società può evitare che il tecnico prenda la strada di Londra. A conferma dell'indiscrezione, i bookie d'oltremanica, solitamente molto abili nella formulazione delle quote, che bancano Ancelotti sulla panchina dei blues a 1,67. A 2,40 la sua conferma al Milan, mentre qualsiasi altra destinazione pagherebbe 8 contro 1.
IL BILANCIO SENZA CHAMPIONS - Intanto il bilancio fa i conti con la mancata partecipazione in Champions League. L'assemblea dei soci del Milan ha infatti approvato il bilancio del 2008 chiuso con un fatturato di 237.9 milioni di euro e una perdita di 66.8 milioni di euro. Il disavanzo, causato prevalentemente dalla mancata partecipazione al prestigioso torneo europeo. L'amministratore delegato e vice presidente vicario della società rossonera, Adriano Galliani, ha spiegato che "mantenere un organico da Champions League senza farla ha fatto lievitare le perdite" e ha aggiunto che "questa proprietà non ha intenzione di avere perdite di decine di milioni di euro all'anno" come avvenuto nelle ultime due stagioni.
IL MALUMORE DEGLI AZIONISTI - Di fronte a qualche malumore di alcuni piccoli azionisti presenti in assemblea, Galliani ha spiegato che "tutti i tifosi di quasi tutte le squadre in Italia sono scontenti ma non giochiamo così male, altrimenti non saremmo secondi in classifica. C'è una correlazione totale tra fatturati e risultati sportivi e infatti il Milan è secondo in campionato con il secondo budget tra le squadre italiane".
Ancelotti in Nazionale
Crisi o no, mai come in quest'estate potrebbero cambiare gli allenatori in serie A. Soprattutto tra le grandi. Partiamo da una certezza. Al momento l'unica panchina che non avrà sussulti è quella dell'Inter, dove Mourinho è confermato. Cambi, dunque. A cominciare da Juventus e Milan. Il futuro bianconero di Ranieri, nonostante le dichiarazioni di Blanc, è appeso ad un filo. Dopo lasconfitta in Coppa Italia con la Lazio i divorzio sembra certo con Spalletti favorito. Passiamo al Milan. Il secondo posto finale e l'arrivo di due giocatori di primissimo livello potrebbero far continuare il rapporto tra Ancelotti ed i rossoneri, senza dimenticare però che il tecnico ha già una parola presa con il Chelsea. Se verrà mantenuta, Galliani cercherà di portare uno tra Rijkaard, Spalletti, in caso di divorzio dalla Roma, oppure Allegri. Con quest'ultimo nome che appare comunque come una bella scommessa. Altrimenti per Ancelotti sarà ancora Milan. Considerando che proprio nelle ultime ore il tecnico ha dichiarato che rimarrà ancora a Milano. E allora lo scenario che potrebbe aprirsi è un altro. Fare un altro anno con i rossoneri per poi prendere il posto di Marcello Lippi sulla panchina dell'Italia dopo i Mondiali 2010, quando appunto l'attuale ct potrebbe lasciare gli azzurri. La Roma. Quella che sembrava una certezza potrebbe vacillare se verranno confermate le notizie che vogliono Spalletti favorito per la panmchina della Juventus. Ma in questo momento per i giallorossi ci sono altri problemi ben più importanti, come le nuove voci riguardanti un passaggio di società.
Juve-Inter: incroci di mercato
"Io prenderei tutta la vita uno come lui, un giocatore serio, integro ed importante – ha spiegato l'ex giocatore a Napolimagazine - Cruz sa essere decisivo e si allena bene: potrebbe fare la fortuna di qualsiasi allenatore". Pare che anche sul Golfo sia da tempo maturata questa convinzione, tant'è che i partenopei avrebbero deciso di rinunciare a Floccari, destinato al Genoa, per dirottare ogni sforzo sul Jardinero.
Donadoni vorrebbe inoltre affiancargli Palladino. L'attaccante di proprietà della Juve è un pupillo del tecnico e da sempre coltiva il desiderio di giocare a Napoli. Inoltre i discorsi aperti tra Marino e Secco sono diversi, e non riguardano solo Hamisk, ma anche Lavezzi e Santacroce.
Un altro giocatore con un piede sull'uscio è Hernan Crespo. Fernando Hidalgo, procuratore dell'interista e di Milito, ha rivelato alcuni incroci interessanti del prossimo mercato: "Per quanto riguarda Hernan, la Roma è una società che lui ha sempre voluto. Diego, se dovesse lasciare il Genoa, rimarrà in Italia". E' ormai risaputo che il bomber genoano è in cima alla lista dello special one, ma a sentire lo stesso Hidalgo nulla è ancora deciso: "Abbiamo ricevuto molti contatti dalle big, non solo dall'Inter". Anche la Juventus infatti è interessata al giocatore per sostituire un suo connazionale. David Trezeguet è entrato ormai in rotta di collisione con Ranieri e con la società. Grazie anche alle dichiarazioni di Antonio Caliendo, suo agente ed amico. Quest'ultimo ha infatti palesato il malumore del proprio assistito: "Se la Juventus dovesse confermare il tecnico, come ha detto di voler fare, ci sarà qualcosa da rivedere. Sembra che Trezeguet non rientri più nei suoi piani - ha affermato - Si vede da quanto e come lo sta impiegando ultimamente". L'attaccante pretende un posto da titolare che nessuno può garantirgli, stante anche la sua "tenera" età. Verrà dunque ceduto all'estero e si parla sopratutto di Barcellona, Lione e Manchester, sponda City, quali possibili destinazioni. I francesi, per la cronaca, sono fortemente interessati anche a Gilardino, che dal canto suo giura fedeltà ai viola.
Juve e Inter si affrontano anche su un altro terreno: Quagliarella. Ma pare che negli ultimi giorni la Vecchia Signora sia passata in vantaggio, ottenendo addirittura il si di Pozzo. Un incontro a Milano ha poi sancito l'accordo tra Secco e il giocatore. Il direttore sportivo bianconero in realtà era interessato anche a Kwadwo Asamoah, ma l'Udinese ha declinato ogni possibile avance. I friulani sono convinti che il ventenne avrà un futuro radioso e allora preferisco attenderne la piena maturazione per monetizzare compiutamente la fiducia che gli è stata accordata in questa stagione. L'Inter risponde al colpo dei torinesi proiettandosi sul mercato spagnolo. Eto'o e Villa incantano. E ognuno dei due sarebbe la spalla ideale per Ibrahimovic. L'agente Fifa Vincenzo Morabito, ospite a Controcampo, ha confermato: "L'Inter sta monitorando la situazione di Eto'o da tempo e il suo contratto scade nel 2010. Penso che Eto'o possa essere un obiettivo nerazzurro, in alternativa c'è Villa, anche se il Chelsea e il Barcellona si sarebbero mosse con anticipo. Non escludo comunque un arrivo di Eto'o o Tevez". Cruz, Crespo, Adriano, Obinna e Suazo invece lasceranno sicuramente Milano. A sorpresa, e dopo un solo anno, potrebbe fare altrettanto anche Sulley Muntari, che guarda alla Premier, cui si sente calcisticamente più affine, e in particolare al Tottenham. "Sono felice a Milano e mi trovo bene con Mourinho, ma tutti sanno della mia stima per Harry Redknapp - ha dichiarato al sito inglese Skysports il ghanese - Aspettiamo la fine della stagione". Ancora più sorprendente però il prossimo ritorno in Italia di Fabio Cannavaro, ennesimo capitolo della perenne contesa fra Juve e Inter. Il derby d'Italia recupera un vero protagonista
Juve, ecco i nomi del 2010
Ecco, nome per nome, la situazione bianconera per il prossimo mercato estivo.
BUFFON/TREZEGUET - Il rapporto fra il francese e Ranieri, da ambienti vicini ai diretti interessati, possiamo dichiararlo inevitabilmente incrinato. Abbiamo raggiunto direttamente Antonio Caliendo, procuratore della punta transalpina, che ha stigmatizzato il comportamento della allenatore juventino: "Si vede da quanto e come lo sta impiegando ultimamente… Se sarà ancora lui il tecnico, vaglieremo altre strade, decidendo il da farsi su una nuova destinazione, che soddisfi la voglia di giocare del mio assistito (in lizza Barcellona e Manchester City Ndr)". Analizzando di pari passo le situazioni di Trezegol e Buffon, pare chiaro che il portierone resterà almeno un altro anno in bianconero (nell'intento di acciuffare la Champions nel complesso d'una squadra veramente forte), l'attaccante molto probabilmente lo farà l'estate prossima. Questo perché alla Juve servono "soldoni" da reinvestire, per allestire un gruppo che sappia ambire a più obiettivi e il transalpino è uno dei papabili a lasciare l'ombra della Mole, dopo i recenti screzi con Ranieri e le posizioni perse nella gerarchia del reparto offensivo. S'è convinto anche il diretto interessato (vedi le dichiarazioni di Caliendo), che vuole giocare, e segnare, con continuità per evitare il lento declino d'una carriera ricca di goie, ma anche dolori. Non c'è invece fretta per il Gigi Nazionale, il quale ha anch'esso un relativo prezzo di mercato (elevatissimo, supponiamo), come ammesso dai dirigenti bianconeri nei giorni passati. Tutto è comunque prematuro, e al momento non si registrano sirene attorno all'estremo difensore ex Parma. Con il ricavato della cessione di Trezegol, la Juve potrebbe accaparrarsi non più uno, bensì due campionissimi di spessore, capaci di far fare il vero e definitivo salto di qualità alla compagine di Ranieri. I riferimenti sono soprattutto per Silva e Diego, mentre sono meno quotati possibili acquisti di Hamsik oppure Ribery. Desta perplessità l'affare Cassano.
HAMSIK/RIBERY - Sono i due sogni impossibili della Juventus che cerca l'assalto ai titoli più pregiati per la prossima stagione. I dirigenti juventini hanno già sondato il terreno per entrambi i calciatori, ma per ora hanno visto pochi spiragli di luce. Chissà se a stagione finita potrebbe cambiare qualcosa… Il transalpino certamente lascerà il Bayern di Toni (ormai netti i contrasti con la proprietà), mentre lo slovacco di Donadoni brancola nel buio, ancora indeciso sul da farsi. Il diesse Secco in giugno farà un altro tentativo, nella speranza che qualcosa cambi, magari inserendo nella trattativa Palladino e Criscito, come ipotizzato dal patron Cobolli Gigli: "Non è un segreto la nostra stima per il napoletano, ma se il Napoli non intende cederlo ce ne faremmo una ragione (nette le parole di Marino, che ha blindato anche Santacroce Ndr), rivolgendo le nostre attenzioni ad altri campioni". Più o meno la stessa situazione per Ribery, sul quale però s'è già scatenata una asta pericolosa per i bianconeri, con il Barcellona in primissima linea. E il prezzo, ovviamente, è lievitato, con i blaugrana già pronti a metter sul piatto circa 30 milioni di euro. Il forte esterno francese, già pronto a mollare la terra teutonica, gongola e nel frattempo ha prolungato il contratto personale di sponsorizzazione con la "sua" Nike, la quale senza coprirsi troppo spinge anch'essa per un passaggio a un club sponsorizzato in proprio invece che dal principale concorrente (Adidas appunto, sponsor dei bavaresi). L'asta è aperta (improbabile uno scambio con Buffon), ma la concorrenza per le casse juventine è quanto mai proibitiva.
DIEGO - Il brasiliano pensa solo al Werder sino al giugno ("Non so a che punto è la trattativa, ne riparleremo più avanti ha dichiarato"), ma gli ultimi dieci giorni hanno rappresentato uno snodo importante per la trattativa riguardante il calciatore classe 1985. A Torino sono arrivati Djar, padre di Diego, e Giacomo Petralito, agente Fifa e principale intermediario per un possibile trasferimento. Si sono compiuti importanti e rilevanti passi avanti, con le parti in causa che hanno ribadito l'interesse reciproco per una soluzione positiva, voluta fortemente da tutti i diretti interessati. Papà Diego ha messo in tasca quelle che sono le possibili mosse della Juventus (c'è stato anche il via libera tattico di Ranieri), in attesa di sentire anche la controparte tedesca, che incontrerà a giorni (come dichiarato da lui stesso). Juve e Werder, invece, si incontreranno solo al termine della stagione e la fine di giugno potrebbe essere finalmente il momento propizio. Le parole di Djair Ribas da Cunha tranquillizzano i tifosi juventini: "Forse ci siamo. La mia sensazione è che questa volta la Juve faccia sul serio. L'interesse per Diego c'è, ma ne sapremo molto di più a fine mese". Il padre punta a fare gli interessi del figlio, che da sempre spinge, sottobanco, per un passaggio alla Juventus, squadra che risponde alle sue richieste, ovvero di club blasonato e già certo della partecipazione alla Champions League. Se sull'asse Torino-Brema non ci saranno clamorosi ribaltoni, l'affare si farà.
NEDVED/SILVA - Per l'assalto all'asso spagnolo, la Juventus ha "sotto il cuscino" almeno 18 milioni di euro da proporre, ma il Valencia non considera ancora sufficiente l'offerta che comunque sarà trattata ancora un po' dai dirigenti juventini: "Nessun nostro campione sarà svenduto" ha affermato il vicepresidente del Valencia, Fernando Gomez "alcuni sondaggi ci sono stati, ma noi aspettiamo ancora e non avremo problemi a ricevere proposte". La base d'asta s'aggira sui 25 milioni, anche se sarà ovviamente abbassata, trovando un compromesso per un cifra leggermente minore. Nel frattempo l'approdo del valenciano sotto la Mole, sembra apparentemente essere legato alla scelta se proseguire, o meno, con i colori bianconeri di Nedved. Ma, stando a qualche discrezione, non bisogna esserne così certi. Il ceco, come ampiamente risaputo, ha dichiarato ad inizio marzo il suo addio al mondo del pallone, ma potrebbe tornare sui suoi passi, come già ci ha abituato in passato. Per ora tutto tace, ma l'ex Lazio forse rimarrà ancora un altro anno alla corte di Ranieri, anche se a mezzo servizio visto che gli anni si fanno sentire e le ginocchia non sono più quelle d'una volta. In casa bianconera si dicono ben contenti di tenere ancora per una stagione colui che vinse il Pallone d'oro nel 2003, ma il progetto Juve deve andare avanti e, per quel salto di qualità necessario, oltre a un Nedved "limited edition" (che proverà per l'ennesima volta, con un gruppo ancora più forte di quello di quest'anno, a dare l'assalto alla agognata Champions), servirà un sostituto di primissimo livello. David Silva, appunto. Lo spagnolo campione d'Europa è in cima al taccuino di Secco e soci, che già hanno battuto il terreno con il Valencia (sempre in preda a una profonda crisi societaria) e sono pronti all'assalto, fissato per luglio prossimo.
CASSANO/GIOVINCO - Il talento di Bari Vecchia continua a orbitare nei dintorni bianconeri. In casa Samp non s'espongono più di tanto, rimandando tutto a fine stagione, così come in casa bianconera, dove il fantasista pugliese però interessa tanto. Eccome se interessa. Negli ultimi giorni, purché l'affare vada in porto, è stato tirato in ballo anche Sebastian Giovinco, come probabile contropartita tecnica per facilitare l'acquisto di quello che potrebbe essere il post Del Piero. Qualcuno però storce il naso, a partire dal manager del giocatore Claudio Pasqualin, il quale ha prontamente chiarito: "Non mi risulta affatto questa ipotesi, la Juve non ce ne ha parlato. Forse non e' solo una ipotesi quella di Cassano alla Juventus, ma che ci sia di mezzo Giovinco e' assolutamente un'invenzione". Tutte frottole, quindi, ma logicamente la Formica Atomica sarebbe gradita a mister Mazzarri, così come al d.g Marotta, già dettosi pronto a intavolare possibili trattative nel prossimo mercato estivo. Nella rincorsa a Cassano è proprio la Juve la prima scelta, la prima "papabile" a poterlo accogliere. Tanto che il procuratore dell'ex Roma e Real Madrid, Bozzo, avrebbe avviato dei contatti con un'agenzia immobiliare di Chivasso per trovare casa al giocatore nella "prima cintura" di Torino. Segnali fondamentali, delicati per colui che è visto come il dopo Del Piero, come la pedina più giusta per voltare e aprire una nuova pagina della lunghissima storia bianconera. Molto probabilmente, dopo aver tappato il buco sull'esterno sinistro (visto l'addio di Nedved), la dirigenza di corso Ferraris si butterà a capofitto sull'affarone riguardante il barese, che proprio in questo scorcio di stagione ha finalmente trovato l'ariete da rifornire, quel Pazzini che concretizza al massimo le sue ripetute genialate nell'arco dei 90'. In soldoni, passando all'aspetto economico, la clausola rescissoria consente a Cassano di liberarsi per 20 milioni, ma l'unica cosa sicura è che 4,5 dovranno essere girati dalla Sampdoria al Real Madrid. Poi servirà l'indubbio sforzo economico di Secco e colleghi, che hanno la vera di occasione di poter fare finalmente breccia nel cuore dei tifosi juventini, fin qui piuttosto scettici sull'operato dirigenziale.
Napoli, ecco i problemi
Strano ma vero, ora a Napoli va a finire che sotto accusa ci finisce Roberto Donadoni, che con questa grave crisi, con questo campionato umiliante, centra come un cavolo a merenda. L'unica colpa del bergamasco è stata il coraggio di accollarsi una nave alla deriva in corso d'opera, senza aspettare la fine della stagione per lavorare con del materiale da lui scelto. Trovo strano che alcuni miei colleghi, sempre molto teneri con Reja, cerchino invece il pelo nell'uovo nel valutare il Napoli griffato Donadoni. Si affannano a difendere il "povero" trainer goriziano, dimenticando che l'ex allenatore azzurro ha accettato senza batter ciglio l'assurda campagna acquisti estiva partenopea avallando in toto le ancor più assurde scelte di gennaio. Poteva anche dimettersi, per esempio, al momento dell'acquisto di Datolo, totalmente inutile alla causa; al contrario, pur di non rinunciare al suo lauto stipendio, ha preferito accettare senza la minima obiezione. State pur certi che il signor Donadoni questo non lo farà: il Napoli che vedremo dal prossimo ritiro sarà ad immagine e somiglianza del nuovo mister, tanto diplomatico davanti ai microfoni quanto risoluto e categorico con dirigenti e proprietari del club in cui lavora.
Il Real vuole Zapata
Dopo un inizio di stagione al di sotto dei suoi livelli standard, condizionato anche da un grave infortunio che ne ha pregiudicato la preparazione estiva, Cristian Zapata (21) sta tornando quel difensore affidabile, tanto apprezzato da diversi grandi club italiani. Ora, sul colombiano dell'Udinese sembra essere piombato il Real Madrid, alla ricerca di facce nuove per iniziare il nuovo corso, sotto la presidenza di Florentino Perez. Gli spagnoli hanno fatto osservare già diverse volte il centrale bianconero e si parla anche di un'offerta superiore ai 12 milioni di euro per riuscire a portarlo al Bernabeu.
La conferma: Cannavaro alla Juve
Tutto vero. Fabio Cannavaro è pronto a indossare di nuovo la maglia della Juve. La conferma arriva da Gaetano Fedele, agente del 36enne capitano della Nazionale in scadenza di contratto con il Real Madrid, già in bianconero dal 2004 al 2006. "Sui giornali si è letto di un contatto fra il Real e la Juve. La trattativa è sicuramente a buon punto, esiste e la si sta valutando, poi i dirigenti della Juve possono essere più chiari. Questa sarà con tutta probabilità la settimana decisiva". TELENOVELA NAPOLI - Prima della Juve, si era parlato di un possibile trasferimento di Cannavaro al Napoli, la squadra della sua città dove ha mosso i primi passi nel calcio che conta: "E' stata una telenovela, che si è chiusa. Anzi diciamo che non è mai stata aperta - continua Fedele -. Fabio aveva manifestato questo desiderio e la sua idea più volte, ma il presidente interpellato ha dichiarato che i giocatori di una certa età in difesa non li prendono perché esiste un progetto. Probabilmente il Napoli ha un progetto a lungo termine, sicuramente club come la Juve che hanno bisogno di qualcosa in più nell'immediato devono puntare su giocatori di sicuro affidamento". FUTURO BIANCONERO - Cannavaro sarebbe felice di tornare alla Juve: ''Certamente - continua ancora il procuratore del capitano azzurro - fa piacere l'interessamento di un grande club come la Juve, è chiaro che il possibile ritorno in Italia non lo fa rimanere indifferente. Lui sta cercando di dare continuità ad una carriera gloriosa, e proseguire in un club di primaria importanza era il suo desiderio". Si è parlato anche di un possibile posto da dirigente nella società bianconera al termine della carriera agonistica. "Se ne è parlato in termini di disponibilità, sicuramente la trattativa è ancora in una fase iniziale. Adesso non è corretto parlare di cifre. Si è parlato di una decurtazione importante da parte di Fabio. L'offerta della Juve è la più importante e affascinante, poi con calma si vedrà".
OFFERTE EUROPEE - Offerte per Cannavaro sono arrivate anche da altri grandi club europei. "Sì, dall'Inghilterra, dalla Russia e inizialmente dal Bayern Monaco. Insomma da quattro mesi a questa parte sono arrivate parecchie proposte, d'altronde un giocatore come Fabio in scadenza di contratto fa gola a tanti. Si sono fatte avanti, poi si fa la scelta finale nei tempi debiti. Come dicevo prima, questa settimana qualcosa avverrà".Fonte La Repubblica
Le pagelle della 32esima
Ecco le pagelle della serie A dopo le gare della 32ª giornata.
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