"Arriverà un grande campione"
La Juve non molla la preda. La determinazione esibita sabato scorso contro la Roma, è tipica di quella squadra che ancora crede veramente di poter agganciare l'Inter. Non manca però la programmazione per il futuro e, pur senza addentrarsi nei particolari, l'amministratore delegato Jean-Claude Blanc, incontrando gli investitori in occasione della Star Conference di Milano la la prima promessa: "Non parlo di mercato, quello che posso dire è solo che compreremo un grosso campione. Si può aprire un nuovo ciclo vincente".
TORNANDO ALL'INTER... - Blanc, a proposito della sfida all'Inter, parla dello scontro diretto, ma anche delle gare precedenti. "Vediamo come arriveremo allo scontro diretto con l'Inter. Fino a quando la matematica non ci condanna continueremo a lottare".
L'ad bianconero ha illustrato i dati economici della società, in attivo grazie agli introiti della Champions League e i progetti per il futuro, imperniati in gran parte nella costruzione del nuovo stadio, che sarà pronto nel luglio 2011.
PUNTARE SUI GIOVANI - Blanc ha illustrato il progetto Juve che va avanti da due anni: ''Bilanci a posto e investimento sui giovani. Sono le linee guida che ci impone anche la Uefa. Il nostro obiettivo è dimostrare che con questa politica si può tornare a vincere. La nostra strada è quella giusta".
Cairo ha scelto Camolese
Urbano Cairo butta la maschera e tenta l'ultima svolta. Manca ancora l'ufficialità,ma tutto lascia pensare che il nuovo allenatore del Toro sarà Giancarlo Camolese. Nato a San Mauro il 25 febbraio 1961, Camolese vanta un passato importante in granata, prima da giocatore, poi da allenatore. Fra gli aspetti che hanno indotto Cairo a rompere gli indugi ci sono soprattutto tre elementi: Camola (com'è noto affettuosamente fra i tifosi del Toro) è uomo graditissimo alla piazza granata, conosce alla perfezione le dinamiche di un ambiente difficile e in ebollizione per aver allenato i granata dal 2000 al 2002, e ha un modulo di gioco (il 3-5-2) che piace a Foschi. In questi minuti sembra che siano in corso gli ultimi faccia a faccia per chiarire gli ultimi dettagli, compreso il contratto che lega Camolese con il Livorno. Ma lo stesso Spinelli nei giorni scorsi non ha nascosto di essere pronto a rescindere il contratto e lasciar via libera al ritorno di Camolese in granata.
Tutti contro Mou
Josè Mourinho fa ancora parlare di sé. Le dichiarazioni rilasciate dopo la vittoria dell'Inter sulla Reggina stanno trovando il dissenso di gran parte degli allenatori italiani. Il portoghese nel dopo gara aveva accusato i propri colleghi di essere "senza dignità" rei di farsi imporre le formazioni dai propri presidenti. Non è la prima volta che l'allenatore lusitano si trova al centro delle polemiche, ma questa volta ha voluto rincarare la dose: "Quando parlavo di allenatori che perdono la propria dignità intendevo che mentre io scelgo la mia squadra da mandare in campo, ci sono molti tecnici che non lo fanno, il mondo del calcio ne è pieno. Se qualcuno mi dicesse come fare la formazione, il giorno dopo il mio ufficio sarebbe vuoto e le valigie pronte".
CORO UNANIME - Il primo a criticare l'atteggiamento dello 'Special One', era stato Carlo Ancelotti, allenatore del Milan, ieri sera al termine della sfida pareggiata in casa del Napoli. Il tecnico alle telecamere aveva ironizzato: "Se il riferimento sono io posso dire che con Berlusconi ho vinto due coppe da giocatore e due da vice-allenatore".
Questa mattina le altre reazioni. Massimiliano Allegri, allenatore del Cagliari sottolinea: "Le dichiarazioni di Mourinho sono state patetiche. Interessarsi degli altri allenatori è stato poco carino e una mancanza di rispetto. Io con il presidente Cellino - ha continuato - ho avuto diversi confronti durante l'anno, ma non si intromette mai nella formazione. Capisce di calcio e lo scambio di vedute penso sia giusto".
Sulla stessa linea Roberto Donadoni, tecnico del Napoli. "Mi stupisce come abbia queste conoscenze e sappia le situazioni altrui. Mi sembra poco elegante e poco educato. Probabilmente ha voluto buttare giù una delle solite frasi a effetto che vanno a suo discapito - continua il tecnico dei partenopei - Non vedo la motivazione e la necessità, ognuno di noi cerca di ottenere il massimo dal proprio lavoro. Valutazioni così lasciano il tempo che trovano".
"L'HA FATTA FUORI DAL VASO" - Più colorite ma non meno incisive le dichiarazioni di Renzo Ulivieri, presidente dell'Associazione italiana allenatori, entrando all'Hilton Airport di Fiumicino per l'assemblea elettiva della Figc. "Mourinho è un nostro associato, sono contento che lo sia. Ma stavolta, se devo scegliere le parole, dico che l'ha fatta fuori dal vaso. Chiedete a Capello, Lippi, Spalletti, Prandelli, Allegri. Chiedete se si fanno fare la formazione - dice ancora Ulivieri - Mourinho non sembra apprezzare l'Italia? Probabilmente non gli piace che il Cagliari lo metta sotto a San Siro - aggiunge il presidente dell'associazione allenatori -. Stress? Quando me ne parlano, penso soprattutto agli operai che dalle mie parti vanno a lavorare in conceria".
Il futuro del Napoli
Doveva essere la serata di Donadoni, ex di lusso e debuttante al San Paolo, e tale si è rivelata. Il Napoli è sembrato finalmente ritrovato nel fisico e nel morale, e pur non rubando l'occhio, avrebbe meritato i 3 punti contro il Milan: troppe le occasioni dilapidate, senza poi contare il gol regolare annullato ad Hamsik. Questo però non cambia, come è giusto che sia, il giudizio di una prestazione positiva sotto tanti aspetti. Partendo da quello mentale, con il ritorno allo stadio di casa dopo la disastrosa prestazione contro la Lazio. Sfido chiunque ad azzardare un parallelo, anche minimo, tra i 2 Napoli visti a Fuorigrotta nelle ultime esibizioni. Donadoni, in attesa di incidere tatticamente, lo ha perlomeno fatto nella testa dei giocatori. Così come a Reggio Calabria, si è fatto sentire con forza negli spogliatoi, vista la bella prestazione fornita dalla squadra, e l'inversione di tendenza rispetto al titubante primo tempo. Approccio prevedibile, del resto, valutata la crisi di risultati e di identità del Napoli, sommata alla forza di un Milan reduce da 8 gol realizzati in 180 minuti.
Donadoni ha saggiamente pensato prima a coprirsi, limitando la forza d'urto avversaria, come testimonia l'impiego di Grava a discapito di Montervino, riuscendo così ad imbrigliare le fonti di gioco rossonere grazie al centrocampo muscolare schierato.
Immaginatevi un Napoli diverso, con la difesa alta e con Bogliacino più Hamsik e due punte. A mio modesto avviso si sarebbe consegnato mani e piedi all'avversario esaltando lo scatto di Pato ed il raffinato opportunismo del sempiterno Pippo Inzaghi. Donadoni, per chi non lo conoscesse, è un tecnico che strutturalmente ama il gioco d'attacco, ma al tempo stesso è anche uomo pragmatico e razionale, con l'organico di cui dispone un atteggiamento diverso da quello visto domenica al San Paolo, avrebbe solo fatto da stura a una goleada rossonera. Nella ripresa, poi, quando il diavolo è parso meno brutto e spaventoso di quanto lo si dipingesse, anche grazie alle inopinate scelte di Ancelotti(Kakà e Ronaldinho schierati in pessime condizioni); la squadra, trascinata da un inesauribile e commovente Daniele Mannini, è riuscita a farsi viva grazie a ficcanti ripartenze, e con un po' di fortuna avrebbe portato a casa l'intera posta in palio.
Va bene comunque anche così, dato che gli azzurri non hanno davvero più nulla da chiedere ad una classifica ormai compromessa. L'importante è prendere coscienza del fatto che il gruppo si sta lentamente ritrovando e la squadra non è più "l'armata Brancaleone" di qualche settimana fa. Nessuna illusione, il cammino è lunghissimo, ma almeno si è capito che il Napoli ha affidato la panchina ad un uomo coerente e coraggioso. Nonostante gli investimenti societari ha fatto fuori sia Denis che Datolo, non concedendo loro neppure un secondo, e ha avuto il coraggio di puntare da subito su un Mannini reduce da 2 mesi di inattività. Non è certo colpa sua, poi, se Zalayeta e Lavezzi gigioneggiano sotto rete o se il guardalinee annulla un gol regolare ad Hamsik. De Laurentiis si è affidato all'ex ct azzurro senza remore e riserve mentali, e la sua presenza in panchina non deve essere vista come un fastidio, ma invece come un modo per farlo sentire protetto e coccolato dalla società. Ora il Napoli è guidato un tecnico che ha finalmente voce in capitolo in fase di mercato, sarà difficile portare a Castelvolturno giocatori non graditi al bergamasco. I nomi che il mercato propone, tra le altre cose, iniziano ad essere tanti e quasi tutti parecchio invitanti. Nel mio piccolo credo che in questi mesi i partenopei dovrebbero bruciare la concorrenza per quanto riguarda la caccia ad un grande attaccante (l'atalantino Floccari, ma non disdegnerei pure Borriello) ed un metodista di grande personalità (propongo il laziale Ledesma o il friulano D'Agostino). Reperite le due pedine fondamentali, mi dedicherei al contorno basandomi sulle indicazioni del tecnico, che consegnerà a fine campionato la lista dei promossi e bocciati.
Copiosi i quesiti che verranno posti, ad esempio: continuerà ad investire sul giovane Navarro, in crescita ma senza possedere i necessari fondamentali per il ruolo che ricopre, o chiederà un nuovo estremo difensore più adatto? Chiederà uno, o due difensori? Hamsik farà parte dei suoi schemi o sarà superfluo nel 4-3-3? Questi e tanti altri saranno gli interrogativi che dovranno giocoforza ricevere adeguate risposte.
La chiusura la dedico molto volentieri ai tifosi: 60mila supporters presenti allo stadio per una gara che non rappresentava nulla per il Napoli, ormai fuori dai giochi: fenomenali. Peccato aver rovinato in parte la serata con l'assedio all'auto di Galliani. De Laurentiis, da gran signore, si è subito scusato a nome suo e del popolo partenopeo. Facciamo in modo che non si debba ripetere.
Lippi, ma che combini!
A meno di dieci partite dalla fine di questo campionato, oggi il tema principale non ha come contesto la classifica, lo scudetto o cose del genere, ma le convocazioni di Marcello Lippi.
Fra sabato e mercoledi prossimi ci giocheremo una buona fetta di qualificazione al mondiale del 2010 dove andremo (ammesso e non concesso che il pass arrivi) per difendere il titolo conquistato nel 2006 magicamente in quel di Berlino.
Marcello Lippi tiene la sua attenzione a 359,9 gradi sul mondo calcistico in ricerca di quegli elementi che possano costituire quel famoso "gruppo" che tanto importante è stato in piena calciopoli 3 anni fa, e la dimostrazione che tutti coloro che meritano un'occasione saranno prima o poi accontentati dall'ex coach della Juventus sono i vari Motta, Bocchetti, Foggia e Pazzini, grandi protagonisti di questa stagione, ma di certo non nomi da grido. Non è stato un errore parlare di 359,9 gradi, manca quel 0,1 che nessuno può mai capire come possa essere ignorato da Lippi: Antonio Cassano avrà cambiato nazionalità? Non si spiega altrimenti la non convocazione di uno degli assoluti protagonisti del mondo calcistico italiano degli ultimi mesi, un ragazzo che settimana dopo settimana regala perle su perle sia con assist che con gol, ma anche sacrificandosi e giocando con la squadra. Stiam parlando di un ragazzo che sta riuscendo nell'impresa di far segnare a ripetizione un attaccante come Pazzini che in carriera non aveva praticamente quasi mai trovato la porta con la continuità che ha acquisito giocando di fianco a FantAntonio. E Lippi di ciò si è reso sicuramente conto, Pazzini appunto in questa lista c'è!
E' un mistero come sia presente Pepe, onestissimo attaccante di una buonissima Udinese, che magari fra due estati ci farà vincere il quinto titolo mondiale, ma che di certo ha un potenziale che a confronto con quello di chi non figura fra i convocati, impallidisce.
Potremmo parlare delle "originali" scelte di De Sanctis (per fare due nomi: Curci e Sereni che hanno di meno? In ogni caso non è il terzo portiere che fa fare il salto di qualità al gruppo) e Montolivo (è troppo offensivo che la sua stagione è da farsi grasse risate?), e di quella di lasciare fuori Floccari, uno dei migliori attaccanti italiani degli ultimi due anni, ma c'è già tante carne al fuoco, meglio magari concentrare l'attenzione su quanto già detto.
O le scelte di Lippi ci stupiranno in positivo, o le polemiche saranno più di quelle legate a tali decisioni.
Tali convocazioni sono arrivate dopo un turno di campionato in cui Inter e Juventus continuano a volare, la prima lanciata verso il secondo..ops, terzo...altra disattenzione..quarto scudetto consecutivo, la seconda verso una anticipata qualificazione in Champions per la prossima stagione. Ibrahimovic dimostra ancora una volta a tutti la sua forza nei confini italiani, peccato che non renda in Europa neanche al 25% di quanto faccia da noi. E sempre in ottica Inter, un altro mistero continua a non trovare risposta: Maradona perchè non convoca Cambiasso?
Gli uomini di Ranieri hanno conquistato una vittoria facile facile all'Olimpico di Roma contro i vice-campioni d'Italia, una sorta di tristissimo, naturalmente è un "titolo" che nulla conta, ma emblematico passaggio di consegne: i Totti's boys incassano le quattro sberle e vedono scappare via Genoa e Fiorentina nella volata all'ultimo posto disponibile per la Champions League, quello dalla porta secondaria e scomoda dei preliminari estivi. Il Milan da tutto ciò resta ancora abbastanza lontano, dopo il pareggio di Napoli il distacco è ancora rassicurante.
La sostanziosa zona centrale del gruppone vive di sbalzi d'umore da una settimana all'altra. Oggi ancor più depressa troviamo la Lazio, il Palermo ritorna a far visita allo stesso psicologo, mentre il Cagliari ritorna a sognare qualcosa di comunque proibitivo.
I capitolini perdono anche a Catania dopo il capitombolo interno di 7 giorni fa, e non basta pensare che il migliore in campo sia stato Bizzarri, portiere dei siciliani. Rossi non ne azzecca una: giocano Pandev e Zarate e per far gol deve inserire Rocchi; gioca Rocchi con uno dei due e i suoi non trovano la via del gol, e per di più Pandev si mette anche a sbagliare l'ennesimo rigore a favore. Fa strano pensare che 15 giorni fa Lotito e compagnia avevano accennato alla speranza di qualificarsi per l'Europa di Serie A.
Altra zona indecifribile ad oggi è quella salvezza, zona dalla quale il Chievo si allontana sempre più. Il risorto Pellissier si è ricordato di essere l'uomo in più dei suoi, pur non segnando il gol decisivo, inventa e fa segnare gli altri. Luciano si ricorda di essere Eriberto (ricordi romantici di un Chievo di "delneriana memoria"), e allora a Campedelli torna immediatamente il sorriso.
Sorriso che sullo Stretto di Messina sponda calabra nessuno ha di certo: le scoppole prese dalla Reggina fanno perdere ancor più fiducia, sempre se ci fosse ancora qualche inguaribile ottimista disposto a farsi del male da solo pensando che la salvezza sia ancora possibile. E qui è grossa la speranza di prendere un bel granchio con quanto appena scritto, anche se comunque sperare che ciò accada grazie a, per dire, Brienza e Barillà è praticamente utopia.
Il Lecce non muore, il Torino è moribondo, il Bologna non riesce a scappare via: verosimilmente saranno due fra queste a far compagnia alla Reggina nella B della prossima stagione.
Il pensiero della buonanotte per Mannini e Possanzini: l'ingiustizia è cancellata, è bello per tutti rivedervi abili e arruolabili dopo la tremenda ingiustizia subita per quell'assurdo ritardo di anni fa!
Confessioni di Roberto Mancini
La conduttrice ha chiesto a Mancini un commento sul fatto che secondo alcuni giornali a luglio potrebbe tornare all'Inter. Mancini ha risposto mentendo spudoratamente: "Non leggo i giornali da molto tempo, non saprei. Non è vero che il presidente Moratti mi ha allertato, ci siamo visti per altre cose ma non per questo. Sono sotto contratto per altri tre anni, ma l'Inter non ha bisogno di un allenatore in questo momento". La conduttrice non si è arresa: se l'Inter avesse bisogno di lei ci andrebbe? "Sì perché ci sarei obbligato: sono sotto contratto.... Questa cosa mi farebbe felice? Non so, in questo momento non è certo un problema dell'Inter, ma nel calcio può accadere qualsiasi cosa".
Mancini è un tecnico giovane ma ne ha viste tante ma tante, sapeva che l'argomento-Mourinho sarebbe stato il piatto forte. Lo sapeva talmente bene che ha giocato stretto in difesa evitando le 'trappole' e limitandosi a dire che "ogni allenatore sceglie i giocatori secondo il suo pensiero e l'Inter ha una squadra forte". Ma, da buon sostenitore del voto in condotta reintrodotto dal ministro Gelmini, Mancini accetta di fare la pagella per due attaccanti: "Adriano? Dal punto di vista calcistico deve lavorare per essere promosso - ha sorriso - e anche Balotelli, anche se è giovane e può sbagliare".
Ben preparata, la Bignardi l'ha poi incalzato domandandogli il perchè del suo sfogo-autogol dopo l'eliminazione contro il Liverpool l'anno scorso. Si è pentito? "Non so se mi sono pentito, se l'ho fatto c'erano motivi validi. Quali? Erano tanti, perchè non si parlasse più dell'eliminazione e poi altre cose. Su certe situazioni un allenatore vorrebbe che la società, il presidente, intervenisse. Comunque non ho avuto nessun problema con la squadra nè con Moratti". Basta crederci...
Infine il 'Mancio' non ha potuto non lanciare una stilettata sul duro comunicato con cui l'Inter l'ha liquidato a maggio. "Certo che non è stato un bel comunicato. Era brutto e freddo. sicuramente non nello stile Inter, Per questo sono certo che Moratti non c'entra, l'ha scritto qualcuno non all'altezza della situazione. Dopo quattro anni di lavoro e sette trofei, non era certamente quello il modo di lasciarsi...".
Offerta Juve per Cassano
La Juve sta mettendo a punto il piano per chiudere l’operazione Cassano con la Sampdoria. Non è ancora il momento di coinvolgere il calciatore e il suo manager, l’avvocato Bozzo. Quel che conta adesso è infittire i contatti e i colloqui con la Samp. Una cosa è certa, la Juventus vuole stringere per Cassano. Da un mese e mezzo il club ha deciso di non mettersi al rischio di aste con l’Inter o con Mancini, grande estimatore del talento di Bari Vecchia. Nel momento in cui l’ex tecnico dell’Inter risiederà su una panchina, che sarà sicuramente di prestigio, la chiamata per Antonio diventerebbe molto probabile. Così la società bianconera conta di chiudere prima del giugno 2010. La Juventus è pronta a investire tra i dieci e i dodici milioni cash più una o due contropartite tecniche di gradimento del club doriano. E la Samp al primo posto mette Sebastian Giovinco.
L’EREDE DI NEDVED - C’è anche da coprire il buco che verrà lasciato da Pavel Nedved, se, come sempre ormai sicuro, a fine stagione il ceco dirà addio al calcio. La prima opzione rimane David Silva del Valencia, anche perché l’ipotesi Kuyt è tramontata per l’indisponibilità dell’olandese a lasciare il Liverpool. Resta in piedi anche il discorso Diego, su cui però si è inserita anche l’Inter.
Gli affari a costo zero
Sono gli affari a zero euro. Quelli che permettono ad una società di non pagare il cartellino di un giocatore. È il mercato degli svincolati. Che ogni anno dà la possibilità di fare qualche buon investimento, se ti muovi in tempo. Quest'anno in particolare, con quasi 500 calciatori solo per quanto riguarda i cinque principali campionati europei (italiano, inglese, spagnolo, tedesco e francese). Perché a scadenza contrattuale giugno 2009 ci sono giocatori molto interessanti. Se non addirittura campioni, cosa abbastanza rara da trovare in questo tipo di operazioni. È il caso di Michael Ballack, centrocampista tedesco del Chelsea. Certo, un giocatore che si possono permettere in pochi, dal momento che il suo ingaggio si aggira intorno ai 7,5 milioni netti a stagione. Un'enormità, soprattutto per il mercato attuale. Chiaro che dovrà abbassare le pretese (anche perché il prossimo settembre compirà 33 anni), con lo stesso Chelsea che, in una fase di ristrutturazione generale della squadra, non sembra in questo momento voler prolungare il rapporto con il tedesco. Nonostante il giocatore abbia confessato di voler rimanere ancora a Londra. Al Chelsea è in scadenza anche il centrocampista nigeriano Obi Mikel, anche se la società inglese vuole, in questo caso, fargli firmare il rinnovo. Che però non è stato ancora siglato. E infatti il Milan è in agguato, pronto ad offrire 4 milioni di euro a stagione.
Per rimanere in Inghilterra un possibile affare è Carlos Tevez, attualmente in forza al Manchester United. Situazione molto complessa ed intricata la sua. Visto che il suo cartellino è di proprietà a metà tra la società Media Sports Investment ed il Corinthians. Affare comunque per pochi, dal momento che il suo ingaggio annuo si aggira intorno ai 3,5 milioni di euro netti a stagione. Inter e Real Madrid seguono molto attentamente gli sviluppi della situazione.
Al Liverpool si può puntare su Sami Hyypia, difensore finlandese ormai di 34 anni. La società inglese non ha intenzione di rinnovargli il contratto. Certo, non si tratta di un fenomeno, ma per squadre senza ambizioni di primato può rappresentare un discreto colpo. Nell'Arsenal si liberano Rosicky ed Ebouè. Il primo, trequartista di 28 anni, viene però da un lungo periodo di inattività per infortuni. Ma sulle sue qualità tecniche c'è poco da dire. Interessante è il nome del secondo. Esterno destro ivoriano, ma con passaporto belga, non a caso in passato, nemmeno poi tanto lontano, è stato seguito da Inter e Juventus. Infine Michael Owen, attaccante del Newcastle. Altro pezzo pregiato. La sua società gli sta proponendo il rinnovo, ma lui per ora ha sempre rifiutato. Nonostante l'offerta sia arrivata a 26 milioni di euro per i prossimi tre anni. Più di 8 milioni a stagione. Tanti, tantissimi.
Dopo l'Inghilterra, che offre il mercato più interessante, andiamo a vedere cosa regala l'Italia. Campioni in offerta ce ne sono pochi. Ma qualche ottimo affare si può fare. Cominciando a guardare in casa dell'Inter, dove in scadenza di contratto ci sono Crespo e Cruz. Il primo se ne andrà quasi sicuramente. Lo ha ammesso lo stesso giocatore. E pure Maradona ci ha messo lo zampino, promettendo una convocazione in nazionale in caso di abbandono dell'Inter a giugno. Il secondo ha invece qualche probabilità in più di rimanere a Milano. Sempre all'Inter ci sono Dacourt (attualmente in prestito al Fulham) e Figo.
Al Milan è libero Emerson ma è probaile che questo sia il suo ultimo anno in Italia: sicure il ritorno in Brasile. Nella Fiorentina unico in scadenza è Jorgensen, che però sta discutendo il rinnovo per un altro anno con la società viola. La Roma deve sciogliere il caso Panucci. I rapporti con Spalletti nelle ultime ore sono un po' migliorati, così da un addio praticamente certo siamo passati a qualche possibilità in più per vederlo ancora in maglia giallorossa. Un buon affare potrebbe essere infine Bellucci della Sampdoria.
Passiamo alla Spagna. Un nome su tutti, perché italiano. Fabio Cannavaro ha il contratto in scadenza con il Real. Era già tutto pronto per un suo ritorno a Napoli, ma proprio negli ultimi giorni il presidente De Laurentiis ha chiuso ad un suo ritorno. Vedremo se si tratta di verità oppure strategia di mercato. Nel Villarreal un nome importante, il francese Robert Pires, che però vorrebbe rimanere ancora in Spagna. Oltre ad uno degli attaccanti più famosi, Fernando Morientes, adesso al Valencia. Il Tottenham in passato l'ha cercato.
In Francia il nome più interessante era quello dell'attaccante Fred, che però, dopo la rescissione con il Lione, dieci giorni fa ha firmato con la Fluminense un quinquennale. Rimane l'esterno sinistro del Tolosa, Mathieu, seguito da Genoa, Fiorentina e Roma.
Milan, Ancelotti si ribella
Il domandone è: Ancelotti resta o se ne va? Ovviamente ammesso che conquisti la qualificazione in Champions League, obiettivo minimo della società, perché altrimenti il quesito nemmeno si pone: sarebbe la società, in quel caso, a salutare l'allenatore e a rompere il matrimonio che dura dal novembre 2001. Ma il punto, adesso che i rossoneri hanno infilato due vittorie consecutive e gara dopo gara stanno consolidando il terzo posto, riguarda la posizione del tecnico: che farà a fine stagione? Ancelotti ha un contratto fino al 2010, ma sappiamo bene che tra gentiluomini basta una stretta di mano per iniziare o concludere un rapporto, e non è dunque un pezzo di carta a decidere il destino.
Nasce una superlega europea?
Ci saranno quattro squadre italiane, quattro inglesi e quattro spagnole, più tre francesi e tre tedesche. Portoghesi, olandesi, scozzesi e belgi saranno "dosati" sapientemente. Questa la struttura della "serie A" del supercampionato europeo, progetto che mira a unificare Champions e nuova Coppa Uefa in una Superlega, che potrebbe vedere la luce nel 2012, secondo il periodico francese France Football, lo stesso che assegna il Pallone d'oro. Il progetto di Superlega, tuttavia, dovrebbe ancora superare molte perplessità, fra le quali quella del presidente dell'Uefa Michel Platini, si articolerà in tre divisioni - serie A, B e C - con promozioni e retrocessioni.
In prima divisione si ritroveranno le attuali "grandi" della Champions League, mentre in serie B finirebbero le medio-piccole della Champions più le migliori della coppa Uefa. L'accesso non avverrebbe solo in base a criteri sportivi, ma anche a "bonus storici" o a "inviti" che potrebbero favorire questo o quel club tradizionalmente forte ma al momento in crisi.
Respinto, quindi, il modello NBA a "competizione chiusa", perchè troppe erano le ostilità - fra le quali quella della Commissione europea - alla creazione di un circolo inaccessibile di squadre "potenti". Tutto da stabilire il criterio con il quale i vincitori delle competizioni nazionali accederanno a questo Supercampionato.
A differenza del vecchio progetto presentato a fine anni Novanta dal G14 - il gruppo di alcuni fra i club più potenti d'Europa - il nuovo torneo non verrebbe organizzato in contrasto con l'Uefa, ma con l'accordo del governo europeo del calcio. I nomi di alcune delle squadre che hanno sottoscritto il progetto, secondo il periodico francese: Milan, Manchester, Real Madrid, Barcellona, Inter, Porto e Lione. Spaccato il Bayern Monaco per l'opposizione di Karl-Heinz Rummenigge.
Per Platini, che al contrario non perde occasione per manifestare la sua preferenza per l'antica formula delle coppe europee (in Champions solo i campioni), l'Uefa "ascolterà tutti, è un'organizzazione democratica. Alla fine spetterà all'esecutivo pronunciarsi. Fosse per me tornerei alle origini delle Coppe europee, alle partite ad eliminazione diretta fin dal primo turno. Ma bisogna stare a sentire tutti e analizzare quello che ci propongono".
Particolare che non sembra indifferente al nuovo slancio del progetto di Supercoppa europea: uno studio in mano ai club del G14 conclude che una riforma del genere potrebbe decuplicare gli incassi dell'attuale Champions League.
Balotelli, per te non è razzismo
Balotelli non ce la fa più. Esce perché è esausto non di correre, ma di ascoltare. Quello spicchio lo insulta a prescindere: viola, giallorosso, o di qualunque altro colore sia, l’obiettivo è Mario. Il razzismo che non c’era, c’è con lui, italiano e però nero. Domenica sera c’erano Maicon, Felipe Melo, poi Rivas: neri anche loro, ma lasciati in pace. Balotelli no: dal primo minuto fino a quando è uscito non ha sentito altro che quel pezzetto di stadio dirgli di mangiare le banane, di non essere italiano perché negro, ha ascoltato i buhhh. Gli altri non si possono toccare, lui sì.
Juve, è il momento di svecchiare
Peter Kelder racconta nel suo libro, "I cinque tibetani", l'antico segreto della fonte di giovinezza. Si può invertire mentalmente e fisicamente il processo di invecchiamento eseguendo cinque riti. Pare che il testo sia passato di mano nello spogliatoio bianconero, un cult tra i giocatori simbolo della Juve, avviati a fine carriera. Buffon, Camoranesi, Del Piero, Nedved, Trezeguet hanno vinto tanto, si sono rimessi in gioco accettando di ripartire dalla serie B dopo la bufera dell'estate 2006. Avrebbero voluto conquistare la Champions League al primo anno dal ritorno in Europa, ma la stagione è stata irta di spine. L'anagrafe, gli infortuni, che per alcuni hanno inciso sul rendimento, rischiano di pesare sul destino dei campioni, tanto da condizionare le scelte della società. In casa Juve è il momento del dubbio: puntare ancora sugli "inossidabili" per la prossima stagione, relegando in panchina potenziali talenti, o investire, sfruttando i milioni all'incasso da cessioni eccellenti?
Torino, Novellino in bilico
Non si respira l'aria dei giorni migliori a Torino, sponda granata. La sconfitta contro l'Atalanta, il terzultimo posto in classifica con soli 24 punti all'attivo e i dodici punti conquistati nelle ultime tredici giornate non fanno stare tranquilli Walter Novellino, dall'8 dicembre nuovamente sulla panchina del Toro. Sono in molti a vedere vicino l'ennesimo ritorno di De Biasi alla guida della squadra.
IN BILICO - E' slittato il summit in programma questa mattina tra il presidente Cairo e il direttore sportivo Foschi. Il numero uno granata ha confermato, quindi, la scadenza a termine del contratto del tecnico campano, ma la sensazione è che per il suo futuro si aspetti di vedere l'esito della sfida di domenica prossima in casa contro la Sampdoria. In caso di sconfitta potrebbe ritornare, come detto, Gianni De Biasi ancora sotto contratto col club granata.
I PRECEDENTI - Per Cairo si tratterebbe di tenere sotto contratto due allenatori. Questo, però, non sembra essere un problema per il numero uno granata. Già due volte in passato, dopo essere stato esonerato, De Biasi è poi stato richiamato sulla panchina del Torino. La prima volta accadde nella stagione 2006/07. Il tecnico venne esonerato prima ancora di iniziare la stagione per poi essere nuovamente alla guida della squadra dopo 14 giornate, portandola alla salvezza. Allontanato nuovamente a fine stagione in favore di Novellino, Cairo richiamò De Biasi nell'aprile del 2008 per poi esonerarlo dopo la sconfitta casalinga contro la Fiorentina (1-4, ndr) dell'attuale stagione.
ULTIMA SPIAGGIA - Per Novellino, quindi, la sfida con il club blucerchiato sa tanto di 'ultima spiaggia'. Cairo proprio ieri ha parlato di "dieci finali" riferendosi alle sfide che mancano alla conclusione dell'attuale stagione. Il grande balzo in avanti sul piano dei risultati e del gioco da parte del Chievo e le discrete prestazioni di Bologna e Siena non fanno star tranquillo il presidente granata che già domenica potrebbe prendere la decisione di esonerare ancora una volta Novellino.
Rosetti ammette l'errore
L'arbitro numero 1 al mondo, Roberto Rosetti, ha ammesso l'errore: domenica a Marassi ha sbagliato clamorosamente ammonendo il giocatore sbagliato. E' successo al 25' del secondo tempo: Padalino aggancia Tonetto, rigore. E l'arbitro non sbaglia a indicare il dischetto. Indica anche nella direzione di Padalino, pronto ad ammonirlo: ma ecco che gli passa davanti Lucchini e così Rosetti mostra il cartellino giallo a lui e non a Padalino che era già stato ammonito e quindi doveva essere espulso. La partita Samp-Roma poi è finita 2-2, con un giocatore di troppo in campo. Lucchini: "Mi hanno detto i dirigenti della Samp che l'arbitro alla fine si è scusato dicendo di essersi confuso". Errore grave che ha sbalordito il designatore Pierluigi Collina, anche perché commesso dall'arbitro considerato il numero 1 al mondo (almeno dagli statistici tedeschi ma non da tutti) e non certo da un pivellino. Ora Rosetti sarà fermato per un paio di turni e domani il giudice sportivo, Gianpaolo Tosel, cercherà di rimettere le cose a posto, almeno in parte: nessuna ricorso da parte dei club ma l'ammissione dell'errore nel referto da parte di Rosetti e così, in base alla norma della giustizia sportiva sullo scambio di persona, verrà tolta l'ammonizione a Lucchini e data a Padalino (che così sarà squalificato). Niente ripetizione della partita, come succede all'estero per gli errori tecnici. Ma certo Rosetti non ci ha fatto una bella figura e la Roma ha avuto un grosso danno. L'arbitro di Torino quest' anno non era stato impiegato molto da Collina nella prima parte del campionato ma aveva deluso al derby di Milano (gol di Adriano di braccio, anche se per Collina era regolare, e mancato rigore su Inzaghi). Ai Mondiali di Germania l'arbitro inglese Graham Poll tirò fuori tre cartellini gialli prima di arrivare all'espulsione di un giocatore: errore gravissimo, la gara non venne ripetuta e l'arbitro fu rispedito a casa. Ora tocca Rosetti.
Le pagelle della 28ª
Le pagelle della 28ª giornata di serie A, la nona del girone di ritorno.
Gli errori di De Laurentis
Il senso di questo articolo è una lettera aperta al Direttore Pierpaolo Marino, prima osannato e poi contestato.
Una domanda l'avrei posta volentieri a coloro che hanno esposto gli striscioni in Curva durante la gara con la Lazio e a chi ha sprecato energie a contestare anziché a sostenere una squadra in difficoltà. Caro Pierpaolo, forse il tuo tempo a Napoli è finito perché c'è chi probabilmente rimpiange i Naldi o i Ferlaino, ultima gestione. Due promozioni in 5 anni, un ritorno in Europa dopo 14 non bastano ad una piazza che ha dimenticato di aver toccato il fondo. Corvino a Firenze, Marino a Napoli, Marotta alla Sampdoria: piuttosto che tenerseli stretti stanno facendo di tutto affinché questi tre protagonisti del mercato si stufino. Attenzione, perché le big italiane presto potrebbero ricorrere proprio alla loro esperienza, se consideriamo i continui flop estivi di Milan, Inter e Juventus.
Caro Pierpaolo, correggimi se sbaglio: Donadoni non è una tua scelta. Perché non è l'allenatore che avevi in mente per il futuro del Napoli (poca esperienza e valore triplicato solo grazie alla parentesi della Nazionale voluta dall'amico Albertini). Perché non rientra nei tuoi piani "silurare" un allenatore a trequarti di stagione e rischiare di bruciare un altro, con due anni e mezzo di contratto. Ebbene sì, Donadoni può solo perderci. Motivi semplici: sale su una giostra già in azione, con una squadra che non corre più ed uno spogliatoio in frantumi. Non sarebbe stato il caso di ripartire a fine anno da zero, ringraziando Reja e costruendo una squadra su misura per il nuovo allenatore? Napoli, piazza difficile quanto spettacolare, esigente quanto passionale. Se sbagli, però, non perdona. La verità è che Reja andava "ringraziato" a giugno scorso. Oggi Marino si è visto "scavalcare" da De Laurentiis che, a sua insaputa, aveva già da tempo contatti con Donadoni. Sbaglia solo chi non lavora, si dice solitamente. E' anche il caso di Marino che dopo aver indovinato quasi tutto sul mercato (Hamsik, Lavezzi, Gargano, Maggio, Santacroce) ha "toppato" in tre circostanze (Denis, sopravvalutato, Navarro, inadeguato, e Datolo, acerbo). Oggi Napoli si guarda allo specchio per capire cosa vorrà fare da grande, ma soprattutto di chi ha bisogno per tornare grande.
Caro Pierpaolo, sei sicuro che il posto giusto per te sia ancora lì?
Scudetto sicuro, caro Mou
A giudicare dal "rumore" dei 50mila del Meazza alla lettura delle formazioni e al momento dell’espulsione, Josè Mourinho è riuscito nell’impresa di conservare un gradimento totale presso la tifoseria nerazzurra nonostante l’eliminazione dall’Europa. Gli attacchi ad Ancelotti, uniti al disegno di costruire una squadra capace di vincere partite come quella dell’Old Trafford, hanno evidentemente rinvigorito l’immagine del portoghese, che dopo il 2-0 sulla Fiorentina ha parlato solo a Inter Channel, affidando un commento più articolato in sala stampa a Franco Baresi, il suo vice.
"Basta debiti"
Adesso è la Coppa d'Inghilterra: ben quattro squadre (Manchester United, Liverpool, Chelsea e Arsenal) su otto sono infatti approdate ai quarti di finale della Champions. Possibile quindi che almeno una di loro, se non due, ci sia nella finalissima del 27 maggio all'Olimpico, l'ultima che si gioca di mercoledì. Una volta (intorno agli anni Novanta) era la Coppa Italia, poi è diventata la Coppa di Spagna: ora le italiane non ci sono più, come noto, mentre la Spagna presenta un bellissimo Barcellona e un sorprendente Villareal mentre ha perso per strada il Real Madrid. Michel Platini, capo dell'Uefa, da tempo si batte perché la Champions diventi un torneo sempre più equilibrato e sempre più aperto. Forse verrà abolita la "protezione" negli ottavi: sorteggio libero e rischio derby. Potrebbe essere un sistema per far fuori le inglesi, ma non solo le inglesi. "Non si vince con i debiti, bisogna ridonare al calcio la moralità che ha perso", è stato lo slogan di Platini negli ultimi mesi: riferito soprattutto ai club inglesi (ma ora gli spagnoli non sono certo messi meglio, hanno miliardi di debiti). Per la verità, come dice giustamente Adriano Galliani "non è vero che i club della Premier sono indebitati: il debito di Manchester United e Chelsea ad esempio è verso i propri azionisti e non verso i terzi. Come se il Milan mettesse a debito tutte le esposizioni del suo presidente". Molti club inglesi come l'Arsenal hanno speso inoltre tanti "pounds" per rifare gli stadi: e se vogliamo dirla tutta spendono per pagare gli stipendi ai loro calciatori molto meno delle nostre società più importanti. In Inghilterra ad esempio non esiste un Ibrahimovic che prende 11 milioni di euro e un Brocchi (esempio di giocatore di medio livello) che ne prende due netti. Ma Platini vuole che i club taglino gli ingaggi: non ha torto e tante società ci arriveranno per forza, anche in Italia. La crisi si farà sentire e nelle casse mancheranno i (tanti) soldi della Champions. Ma come fare a tagliare gli ingaggi? Si può davvero mettere un tetto alle spese? Ogni club, insomma, potrebbe spendere al massimo il 50-60% del suo fatturato per pagare i calciatori. Non è semplice. L'Inter nell'ultimo bilancio ha speso 175,6 milioni per gli stipendi, più 10 accantonati per Mancini e il suo staff: in pratica i giocatori si prendono quasi tutti i ricavi (195,4 milioni: e difatti l'Inter vince lo scudetto dei debiti, con un "meno" 148,3...). Ci sono poi ad esempio differenti regimi fiscali: Henry è andato al Barcellona e non al Milan perché in Spagna guadagna 9 milioni di euro e a Milano, con una tassazione più pesante, ne avrebbe guadagnati cinque o poco più. Bisogna prenderne atto ma è difficile chiedere a Berlusconi che possa garantire facilitazioni (fiscali) ai calciatori: con l'aria che tira, pensate che polemiche. E allora? Uefa e club stanno studiando una soluzione comune. Si potrebbe arrivare ad un limite massimo di guadagno, fare rispettare alle società gli impegni di mercato e intanto stringere i cordoni della licenza Uefa in modo che almeno i club iscritti alle Coppe stiano più attenti ai loro bilanci. Ma non è per niente semplice: mercoledì maxiriunione a Zurigo, alla Fifa House, dei principali club europei. L'Italia è rappresentata dal "ministro degli esteri" del Milan, Umberto Gandini, estimatore di Platini tranne quando si lancia in battaglie demagogiche.
Fonte la Repubblica
Giocatore segna e viene ucciso
Iraq senza pace, anche nel calcio: un giocatore della squadra del Sinyer, Heidar Kazem, è morto in ospedale dopo che, poco prima, uno spettatore gli aveva sparato, colpendolo alla testa, nel corso di una partita. Lo riferisce il sito del quotidiano sportivo spagnolo Marca, che cita l'agenzia di stampa spagnola Efe e fonti del ministero degli Interni iracheno.
Kazem aveva appena segnato un gol per il Sinyer, impegnato contro il Buhayrat in un match che si stava giocando a Hilla, 100 chilometri a sud di Bagdad. A quel punto, irritato per la rete subita, un tifoso del Buhayrat aveva estratto un'arma che aveva con sè e ha sparato verso il calciatore della squadra avversaria. Fonti del ministero hanno precisato che l'uomo è stato immediatamente arrestato. Trasportato in ospedale, Kazem è morto poco dopo il ricovero.
La Nazionale di calcio dell'Iraq ha vinto l'ultima Coppa d'Asia e in qualità di campione del suo continente parteciperà alla Confederations Cup di giugno in Sudafrica. I 'Leoni di Babilonia' (così vengono chiamati i giocatori della Nazionale da stampa e sostenitori) non possono mai giocare nel loro territorio le partite in casa, per motivi di sicurezza.
Attenti, interisti
Poco prima di lasciare l’Italia e l’Inter fuori dall’Europa, Massimo Moratti avrebbe confidato ad amici la sua amarezza per l’eliminazione, senza dimenticare il mancato incasso derivante dai proventi Uefa. Lo sponsor ufficiale della Uefa Champions league ha calcolato che il trionfo all’Olimpico quest’anno vale circa 110 milioni, fra budget per la partecipazione alla competizione, percentuale sui profitti commerciali, diritti televisivi, vendita dei biglietti ai botteghini, marketing, e valorizzazione del marchio societario. Per l’esattezza fanno 110,4 milioni di euro, una cifra che non avrebbe ripianato il disavanzo di bilancio previsto per fine anno di circa 180 milioni di euro di cui 85 saranno coperti dall’azionista di maggioranza Massimo Moratti. Dal 15 febbraio 1995, data del suo ingresso all’Inter, il presidente non si è mai tirato indietro, negli undici bilanci che vanno dalla stagione 1995/96 al 2005/06, l’Inter ha accumulato 661 milioni di passivo e Moratti ha provveduto personalmente a versare 400 milioni nelle casse. A giugno 2006 l’Inter aveva il primato delle perdite, 181,5 mln di euro solo nell’ultima stagione. Il presidente avrebbe confidato anche che il giocattolo sta diventando sempre più costoso e l’amarezza dei risultati potrebbe convincerlo a decisioni impensabili a giugno, quando l’arrivo di Josè Mourinho aveva portato aria nuova in ogni più remoto angolo di Appiano.
Oggi la voce cessioni sta diventando prioritaria, senza coprire il passivo non si compra, il bilancio e la Covisoc lo impongono, Moratti ha pochissima voglia di ripianare come ha fatto in questi 13 anni. La Champions ha portato nelle casse di via Durini circa 16,8 milioni di euro, non sono sufficienti neppure a pagare l’ingaggio annuale, al lordo, di Ibrahimovic.
Quindi si vende e il momento non è dei migliori perché la crisi picchia duro anche nel calcio. Sul mercato ci sono Mancini valutato 10 milioni, Quaresma, 15, Burdisso, 10, Suazo, 10, Obinna, 10, Rivas, 3, si arriva a meno di 60 milioni, ecco perché anche Adriano rischia di partire.
Josè Mourinho ieri ha confidato di lavorare a una relazione che presenterà al presidente appena sarà rientrato da Miami: «Ci sono le mie idee per spiegare cosa occorre fare per iniziare la prossima stagione, questo è un discorso tra me, il presidente Moratti, Marco Branca e Gabriele Oriali, ma al momento sto lavorando da solo quindi qualunque indiscrezione si legga, è infondata». Poi qualche mistero in meno: «Abbiamo bisogno di qualcosa in più come ne hanno bisogno tutte le squadre. Abbiamo giocatori che nel futuro miglioreranno come Santon o Balotelli. Poi abbiamo un gruppo di giocatori che hanno un alto rendimento, stabilità e buon livello di gioco. Loro costituiscono il gruppo principale, cito Julio Cesar o Cambiasso, ma in realtà i giocatori con questa maturità sono una quindicina. Poi c’è un piccolo gruppo di giocatori che non possono migliorare, anche se sono molto soddisfatto di loro». Le tabelle uscite in questi giorni sui quotidiani sono un ottimo contributo per capire in quale lista siano Materazzi, Crespo e Figo. «Cruz? Volete sapere in quale gruppo sia Cruz? Lo dirò a lui, se me lo chiederà - ha risposto José -. Non ad altri». Nella sua relazione ci sono i nomi della nuova rosa, lui è al corrente della situazione, i sogni arrivano dopo i doveri, e prima ancora c’è il campionato. Ieri ha detto di non aver paura di nessuno, non ci sarà nessun contraccolpo psicologico, si è dichiarato contento perché i ragazzi hanno capito: «La squadra ha perso con grande dignità, della sfortuna non parlo, ne ha parlato Ferguson ed è la prima volta che gli sento dire queste cose. Ma la vittoria morale esiste solo nel vocabolario di chi perde».
Della Fiorentina ha parlato poco, non per snobbismo ma ieri è andata in onda una conferenza a metà fra il medioevo e la new age, la differenza fra lui e Mancini (a libro paga per altri tre anni a 4 mln netti a stagione), al momento è una sola: dopo l’eliminazione col Liverpool Mancini diede le dimissioni, Josè dopo l’eliminazione col Manchester stila una relazione per la prossima stagione. Non è chiarissimo se a Moratti basti, per ora pensa a vendere i giocatori, domani potrebbe esagerare, tutti avvisati.
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