Le pagelle della prima di ritorno
Collina e gli arbitri 4,5
E' stata la settimana più pesante per gli arbitri. Hanno protestato un po' tutti, e non a torto: Roma, Fiorentina, Sampdoria direttamente, ma c'è anche chi ha protestato per riflesso delle proteste degli altri (Napoli oppure Inter stessa). E poi potremmo aggiungere il Genoa (annullato a Milito un gol buono) che si sente penalizzato contro il Catania, e così via. Insomma un grido d'allarme generalizzato. La Roma ci ha rimesso in Coppa Italia a San Siro contro l'Inter, la Fiorentina è stata pesantemente scottata dall'arbitraggio di Saccani contro la Juve. In Bologna-Milan l'arbitro Tagliavento ha sbagliato tutto: due rigori più che generosi. Idem a San Siro dove la Samp è stata seriamente maltrattata da Celi davanti all'Inter: Adriano non espulso, rigore non dato su Pazzini, Mourinho che si fa espellere e così via. Ma in compenso si lamenta anche l'Inter: chi avrà subito di più? Errori anche in Napoli-Roma con Morganti (il gol di Zalayeta aiutatosi con la mano, il fuorigioco di Mexes etc). Inutile tornare sul diluvio di particolari ed è perverso approfittare della situazione per dire che non è cambiato nulla rispetto al passato. Qualcosa è cambiato, non siamo in presenza di un condizionamento scientifico degli arbitraggi come accadeva all'epoca di Calciopoli, ma sarebbe stupido non ammettere che la crisi arbitrale esista, eccome. Grossa parte del problema è la "sudditanza psicologica" verso le big che evidentemente non è stata ancora superata. Ma non solo quello, c'è anche il problema dell'inadeguatezza di troppi arbitri. Il clima intanto si sta avvelenando pericolosamente: stanno tornando i famigerati dossier da spedire in Federcalcio. Collina, come responsabile degli arbitri, ha il dovere di risolvere il problema, continua invece sempre ad affrontarlo snocciolando cifre, affermando che non si può fare a gara con la moviola e inarcando sempre il sopracciglio: lui è Collina, l'arbitro più famoso al mondo, è intoccabile e soprattutto non criticabile. Ma non è più un arbitro, e il suo ruolo è un altro. E soprattutto la responsabilità è sua.
Proteste 4
Detto che il caso arbitri esiste tutto, diamoci però anche una regolata con le parole. Quasi mai compensate da scuse o ringraziamenti, quando il torto viene ricambiato con un favore. E così la Roma che ha fortemente protestato per il trattamento ricevuto a Milano contro l'Inter in Coppa Italia - gol con fuorigioco di Samuel - non è che si sia strappata i capelli quando Mexes a Napoli ha fatto altrettanto. Come la mettiamo?
Juventus 7, Inter 6,5 (Adriano 7)
Il voto per le due protagoniste del momento. La Juve è ancora Del Piero dipendente, ma è più squadra. Ranieri forse ha costruito qualcosa di più: Legrottaglie, Marchisio, Marchionni e così via. L'Inter di Mourinho, rilanciato un Adriano da 7, continua a stupire con moduli e cambi di formazione, ma gioco se ne vede poco. I numeri delle due big ormai si assomigliano: 3 punti di differenza in classifica, 34 gol fatti l'Inter (33 la Juve), 15 subiti l'Inter (14 la Juve). In ogni caso le vittorie sia della Juve che dell'Inter sono arrivate con arbitraggi molto discussi. Anche se l'ineffabile Mourinho, dopo l'espulsione per proteste, è riuscito ad affermare: "L'arbitro aveva paura a fischiare per noi, c'era troppa pressione su di lui". Veramente il numero 1.
Kakà e il Milan 8, Beckham 7
Comunque non è una corsa a due ma a tre. Il Milan visto a Bologna è una squadra molto quadrata che ha "rieletto" Kakà a proprio leader (vergognosi i cori contro lui: siam venuti fino a qua per veder morir Kakà), che ha trovato in Beckham non solo un giocatore copertina ma sostanziale e che per puntare in alto non esita a limare l'eccesso di star sacrificando Ronaldinho che per ora sta scendendo in campo solo col nome. In forte ascesa.
Del Piero 7,5 e 5
Abbiamo già detto in altre occasioni che questo è l'anno di Del Piero (7,5 alla stagione). Però esce ogni volta dal campo quantomeno guardando il cielo: stavolta ha sbattuto il giaccone, per far chiaramente vedere che non gradiva. A qualsiasi big può capitare di venire sostituito. Ma con Del Piero è sempre un atto di lesa maestà. E il virus si sta diffondendo...
Roma 7, Panucci 4
Molto merito della Roma, tanto demerito di un Napoli che ha perso la freschezza dei primi mesi (8 al girone d'andata, 5 al momento), più un arbitro non in giornata. In ogni caso la Roma sta tornando protagonista, crede nel quarto posto e anche in qualcosa di più. Ha soprattutto uno Spalletti che rivendica fortemente il suo ruolo di guida: se non è convinto delle condizioni di Totti, il 10 va in panchina. E non ha paura di affrontare il solito irascibile Panucci che rifiuta la panchina. Gesto tipico da Panucci - uno che con gli allenatori, da Capello a Lippi, non solo Spalletti, ha spesso scontri - e che non è nuovo a queste alzate di testa. Un gesto comunque da 4. La rottura, anche per via del contratto, pare insanabile.
Cagliari superstar 8, Lazio 4
I misteri del pallone: forse il Cagliari di inizio campionato non era poi così disastroso (5 ko di seguito...); oppure è irreale il Cagliari di adesso che ha ormai risalito metà classifica. Comunque non è un Cagliari che nasce per caso: i giocatori di qualità sono tanti, il portiere Marchetti, un Daniele Conti maturatissimo, giocatori di punta come Jeda e Acquafresca che hanno messo insieme 14 gol in 2. Certo la Lazio di Rossi & C (Zarate è un altro che si considera insostituibile...) ha fatto un disastro e il suo tanto sbandierato tridente ha sbagliato tutto. Ma le imprese del Cagliari restano tutte: dopo aver fatto soffrire pure l'Inter di Mourinho c'è bisogno di altre prove?
Allegri, Ballardini e Gasperini 7
Abbiamo un'ondata di "nuovi" tecnici che rendono unico e difficilissimo il calcio italiano, solido, potente e professionale anche in provincia. Gasperini ha ancora un Genoa in zona Champions. Teniamo uno vicino all'altro Allegri e Ballardini, i due allenatori rivelazione che riescono a fare ottime cose anche senza avere ancora un pedigree di prestigio. Ballardini sta tenendo insieme l'ottimo Palermo di Miccoli, Cavani, Simplicio, Bresciano. Allegri, non dimentichiamolo, siede sulla stessa panchina - il Cagliari - che Ballardini occupava benissimo lo scorso anno. Insomma c'è una scuola.
Siena 6, Atalanta 6, Reggina 3, Chievo 6, Lecce 6, Torino 6, Udinese 4
In ogni caso tutto o quasi si commisura all'Inter. L'Atalanta dopo aver battuto l'Inter ha perso a Siena, che prima della sosta aveva perso contro la squadra di Mourinho solo con un gol viziato da fuorigioco etc etc. E la Reggina dopo tanto girovagare in fondo alla classifica alla fine ha detto addio a Pillon ed è tornata all'allenatore di inizio campionato, Orlandi. Udinese ormai a picco, percorso perfettamente inverso a quello del Cagliari. A tutti gli altri un 6 di incoraggiamento.
Fonte Fabrizio Bocca per La Repubblica
Una Fiorentina viola di rabbia (giustamente).
SQUADRE CORTE - Il primo tempo è divertente. Le squadre giocano corte, facendo il fuorigioco molto alto. Non sempre bene, concedendo agli attacchi occasioni prelibate. La Juve è ispirata da Del Piero, macina chilometri con Marchisio e si assicura accelerazioni repentine con Marchionni. La Fiorentina replica colpo su colpo con Gilardino, sempre in agguato là davanti, e con Jovetic, che con la sua rapidità mette alla frusta Mellberg. In più sulla sinistra Pasqual, sostituto dell’ultimo momento di Vargas, pennella cross che è una meraviglia per i viola.
AVVIO JUVE - La prima occasione è per Del Piero, che assistito da Marchionni cerca un esterno destro complicato che termina di poco alto. Poi il capitano bianconero indossa i panni di rifinitore e manda in tilt la difesa dei toscani. Pinturicchio dalla destra taglia in due la difesa toscana, inventando un pallone d’oro per la percussione centrale di Marchisio, che supera Frey con un pallonetto sottomisura. 1-0 Juve.
OCCASIONI E RECRIMINAZIONI VIOLA - La Fiorentina reagisce da belva ferita. Dopo aver protestato inutilmente per un contatto in area Mellberg-Jovetic che sembra da rigore, comincia a mettere i brividi a Buffon, in una serata già gelata di suo. Prima Santana spreca concludendo alto da buona posizione. Poi, arriva l’occasionissima. Cross teso di Pasqual, Santana anticipa tutti stringendo sul primo palo, ma colpisce di testa la traversa, Montolivo ci prova sulla ribattuta, Buffon respinge e Gilardino mette dentro. L’urlo di gioia del Gila è di breve durata. Saccani annulla l’1-1 per un fuorigioco che non c’è.
SUPER FREY - La Juve, scampato il pericolo, prova a chiudere i conti. Non c’è riuscito Nedved, in un paio d’occasioni, ci va vicinissimo Marchionni. Del Piero inventa in contropiede per l’esterno destro, che si libera di Kroldrup, ingenuo, ma si trova di fronte un Frey insuperabile che para per due volte le sue conclusioni a tu per tu. Miracoloso. Kroldrup prova a farsi perdonare dall’altra parte, ma di testa sfiora soltanto il pari. All’intervallo è 1-0 Juve.
RIPRESA - Prandelli inserisce Kuzmanovic, non al meglio, per Gobbi, autore di uno dei tre gol della scorsa stagione qui all’Olimpico. La Fiorentina ora spinge, la Juve si copre con l’umiltà della provinciale. Pasqual impegna Buffon. Prandelli allarga Santana e torna al 4-3-3. La Juve riparte sempre con Del Piero, suggeritore sublime, e Grygera chiama Frey alla parata. Il francese non si fa pregare. Poi altra combinazione Marchionni-Del Piero, che conclude alto.
SUPER BUFFON - La Juve dà il bentornato a Buffon a 20’ dalla fine. Il portiere della Nazionale è strepitoso, di piede, a respingere una deviazione di Gilardino a botta sicura su cross di Pasqual. Il pubblico dell’Olimpico va in visibilio. La Juve sfiora il raddoppio in contropiede con Giovinco, subentrato a Del Piero, ma tiene comunque a bada con il proverbiale carattere l’orgoglio viola, che produce nel recupero un ultimo sussulto con Jovetic. Operazione aggancio riuscita.
La serie B cambia continuamente la capolista: che campionato!
ALBINOLEFFE-MODENA 2-1
Un’ora e un quarto di sofferenza, poi la rimonta. L’AlbinoLeffe sale a 30 punti con una partita strana, brutta, girata in qualche modo nel finale con i gol di Perico, un difensore, e Cisse, appena arrivato dopo quattro mesi di tribuna all’Atalanta. Per il Modena, altri segnali negativi in una stagione che sembra già scorrere lenta verso la Prima Divisione: non è bastato nemmeno il gol d’addio di Biabiany, pronto a trasferirsi all’Udinese. Il suo saluto, almeno, è spettacolare: corner da sinistra, il francese prende la difesa alle spalle e colpisce al volo col piatto destro.
BRESCIA-EMPOLI 2-0
Il Brescia arriva al campo pensando al grande assente (Savio, praticamente venduto al West Ham per 7 milioni) e se ne va con il terzo posto in tasca. Merito soprattutto delle palle inattive, perché come contro il Pisa i lombardi passano così: cross in mezzo e deviazione di un difensore. Questa volta non è Zoboli ma Mareco, che inventa una girata al volo col destro. Roba da attaccante. Al 2-0, sempre nel primo tempo, pensa Possanzini: fallo in area di Marzoratti (che rischia anche l'espulsione), rigore calciato forte e centrale. E l’Empoli? Gioca in rosso, attacca tanto ma raramente riesce a essere pericoloso. A proposito di rosso, Saudati a inizio secondo tempo si fa espellere per un’entrataccia su Martinez. E Baldini a questo punto potrebbe ripensare alle dichiarazioni della settimana (“Non siamo in crisi"): sicuri?
CITTADELLA-PIACENZA 4-4
Il numero è otto, come i gol segnati da Cittadella e Piacenza in una partita folle. D’accordo, le difese hanno sbagliato tanto ma allo stadio almeno si sono divertiti: il Cittadella nelle ultime dieci partite in casa aveva segnato appena tre gol. Tra i protagonisti Guzman (due gol, di cui uno su rigore), Iori (un rigore segnato e uno parato da Cassano) e soprattutto Rickler, che prima regala al Cittadella il rigore dell’1-1, poi segna il 4-4 al quarto minuto di recupero. Ah, in classifica la goleada serve a poco: il Piacenza sale a 25, il Cittadella a 22. Per una settimana di tranquillità serve altro.
FROSINONE-MANTOVA 1-2
La giornata di festa di Giorgio Corona gira attorno a due episodi. Al 29’ del primo tempo si fa abbracciare da Nocentini a centro area e trasforma il rigore, al 38’ del secondo tempo si libera a centro area con un movimento da grande attaccante e segna il 2-1. In mezzo era arrivato il momentaneo pareggio del Frosinone (testa di Scarlato, ma forse a centro area c’è una leggera deviazione di Eder), che durante la partita ha protestato: il rigore concesso da Mazzoleni probabilmente non c’era.
GROSSETO-PISA 4-1
Il Grosseto supera l’Empoli, rientra in zona playoff e lo fa anche con un certo stile: contro il Pisa va sotto molto presto (Genevier su rigore segna il primo gol della giornata) ma ribalta la partita tra la fine del primo e il secondo tempo. Decisivi Polito (a inizio partita ferma Joelson lanciato in uno contro uno), Pichlmann (sua la doppietta che chiude la partita) e soprattutto Cordova. Il cileno segna il gol più bello del sabato con un destro all’incrocio da 25 metri: impressionante come il palo colpito ancora su punizione nel primo tempo. Per il Pisa, sempre più vicino alla zona rossa, tante preoccupazioni e un pensiero fisso: sul 2-1 Degano ha calciato fuori un rigore che avrebbe comunque cambiato la partita.
LIVORNO-AVELLINO 0-0
Diamanti da centro area, Tavano da buona posizione, ancora Tavano da lontano, Rossini sul tap-in, Tavano anche su punizione. Il Livorno ci prova un po’ in tutti i modi ma finisce per lasciare un punto-salvezza all’Avellino, salvato da Gragnaniello. Il portiere torna tra i pali e gioca un partitone: para praticamente tutto e a un quarto d’ora dalla fine salva due volte in dieci secondi. Nella partita delle occasioni mancate, due rimpianti anche per gli ospiti: nel secondo tempo Pepe non trova la porta da posizione più che interessante, poi Koman sbaglia un rigore in movimento nel recupero. Per il Livorno, in controllo per tutta la partita, sarebbe stato un finale clamoroso.
RIMINI-PARMA 0-0
Vantaggiato era sicuro: “Io e Lucarelli siamo completamente diversi, possiamo giocare assieme”. La prima prova però non è andata benissimo: i due bomber hanno giocato assieme dall’inizio senza trovare il gol, poi Guidolin ha tolto Lucarelli e ci ha provato anche con Paloschi. Niente da fare, il Rimini ha organizzato la resistenza e ha rischiato il colpo da tre punti più volte, ad esempio quando Ricchiuti ha sparato alto da cinque metri. Per il Parma un po’ di gioco, qualche occasione da gol e tante proteste: Bergonzi non ha dato un rigore netto per una trattenuta in area su Paloschi, poi ha espulso Guidolin, arrabbiatissimo. Sabato in Emilia arriva l’AlbinoLeffe: a Guidolin, che guarderà dalla tribuna, servono tre punti per non perdere il treno della promozione diretta.
SASSUOLO-SALERNITANA 1-0
Su un campo-collage (erba di tre colori diversi, ampie zone ghiacciate o allagate, quasi ingiocabile), il Sassuolo fatica tantissimo e trova il gol da tre punti solo con Pensalfini, che segna il terzo gol della stagione a un quarto d’ora dalla fine. Il particolare interessante è che era entrato in campo al posto di Solvetti soltanto due minuti prima. In una giornata con pochi gol per le prime, basta e avanza per salire al quarto posto, a -3 dal Livorno.
VICENZA-ASCOLI 3-1
Eccolo, il Vicenza dei piedi buoni. In casa, contro l’Ascoli, i biancorossi tornano a vincere e hanno la conferma che sì, Forestieri in serie B può fare la differenza. Il talento arrivato da Siena segna dopo 20 minuti (corner, sponda di Volta, stop e tiro col destro da centro area) e si procura più di una punizione. Il Vicenza ringrazia e segna anche con Morosini e Margiotta nel finale. In mezzo, il momentaneo pareggio dell’Ascoli con Bucchi, tornato in campo dopo un mese e mezzo di assenza. Più che un gol, una carambola: sul destro in verticale di Sommese, Bucchi sbatte contro Fortin ma in qualche modo devia in porta.
Fonte Luca Bianchini per La Gazzetta dello Sport
Nuovo antidoping nel calcio: nuova farsa?
Una svolta radicale: prima nessuno poteva conoscere quei nomi e ciò garantiva un'efficacia dei controlli. Non si capisce tra l'altro perchè la novità riguarda solo la serie A. Infatti, dalla serie B a scendere, si è rimasti con il controllo sorteggiato. Chiedendo delucidazioni in FIGC, si notano che i tecnici designati per questo nuovo sistema, si infumano solo a sentir parlare di questa novità.
"Con un'interpretazione a senso unico di un'ordinanza della Wada, si è abbattuto un sistema che per sei anni ha garantito segretezza ai test", dice Piero Volpi, ortopedico e membro della commissione: "Per ora le novità somigliano ad un abbassamento della guardia nella lotta al doping. Campioni sotto la lente di ingrandimento, nomi anticipati, serie B e Lega Pro abbandonate.
"Questo eccesso di responsabilità ai medici è pericoloso", continuano gli esperti in FIGC, "i rapporti professionali tra gli uomini delle Federazione medico-sportiva e il mondo del calcio sono quotidiani. Interrogato a riguardo, il presidente della Federmedici Maurizio Casasco si inalbera: "I nostri professionisti sono al di sopra di ogni sospetto e il regolamento Wada stila una lista di incompatibilità nei rapporti professionali".
Faccia a faccia Ancelotti - Ronaldinho
A conti fatti dopo un inizio a dir poco sorprendente, 9 le reti messe a segno, il brasiliano ha avuto un’ evidente involuzione: non segna infatti da quasi 2 mesi, dal naufragio di Palermo, ed è meno protagonista del gioco. E pensare che il lavoro nel ritiro in Dubai lo aveva spinto a dichiarare “Ora fisicamente mi sento perfetto”. In realtà proprio i carichi della preparazione invernale potrebbero adesso pesargli troppo sulle gambe e impedirgli di rendere al meglio. Ancelotti ha provato a modo suo a ricaricargli le pile ed è pronto all’ennesima iniezione di fiducia: domenica a dispetto di alcune voci che lo vorrebbero nuovamente in panchina, la maglia da titolare dovrebbe essere sua.
Fonte Telelombardia
Gennaio: calciomercato a lunga conservazione
Un calciomercato che non decolla: questa è l’impressione che si ha riguardo questa sessione invernale. Non decolla perché non ci sono operazioni, poche sono le trattative, molte quelle presunte (vedi Kakà). Ma l’apparenza inganna: si, perché si lavora e anche molto, ma sono trattative che riguardano investimenti e colpi da fare in futuro (mercato estivo). Un lavoro svolto sotto traccia e anticipatamente da diverse squadre, per evitare di trovare ostacoli andando avanti con il tempo: si sa, ci sono migliaia di avvoltoi.
Al momento sono tre le squadre che lavorano in ottica futura: la Juventus, il Napoli e l’Inter. Se del Napoli abbiamo già parlato nell’articolo di ieri (in cui si sottolineava il forte interesse per Palacio), capitolo a parte meritano la Juventus e l’Inter.
FLORENT MALOUDA IN BIANCONERO? - Questo è il nome nuovo: Florent Malouda, esterno sinistro del Chelsea, pagato tantissimo ma che ha avuto un rendimento decisamente al di sotto delle aspettative. I Blues, con Scolari in testa, vogliono liberarsene al più presto e la Juventus sembra molto interessata all’operazione che si potrebbe chiudere per 15 milioni di euro. L’eventuale arrivo dell’esterno francese precluderebbe di fatto all’arrivo di Diego alla corte juventina: sarebbero troppe, per Ranieri, le modifiche tattiche da effettuare con l’arrivo del fantasista brasiliano, ecco perchè il prescelto come sostituto di Nedved dovrebbe essere proprio Malouda.
INLER E DROGBA: OBIETTIVI NERAZZURRI - Come è ormai noto, l’Inter non farà operazioni di mercato (almeno in entrata) a Gennaio. Ci si sta muovendo soprattutto per rinforzare, dove è possibile, la squadra per la prossima stagione e i nomi da cui si vuole partire sono Gokhan Inler e Didier Drogba. Il centrocampista svizzero dell’Udinese è molto stimato da Mourinho e l’Inter, per accaparrarselo, mette sul piatto il cartellino di Biabany, centrocampista dalle spiccate doti tecniche, che si sta mettendo in mostra con il Modena. Per Drogba, invece, l’operazione è più complicata: il calciatore lascerà sicuramente Londra e il suo sogno è quello di seguire Mourinho a Milano.
Non sembra essere d’accordo il Chelsea che vuole cedere l’ivoriano, ma non ad una delle pretendenti alla prossima Champions League: più probabile che vada al Manchester City o che faccia addirittura ritorno al Marsiglia, club che lo ha lanciato nel calcio che conta.
Altro che Jodlowiec e Dedic. Il Napoli vuole Palacio
Jodlowiec e Dedic: questi sono i nomi accostati più volte al Napoli, in questa sessione di mercato. Nessuno dei due? Solo uno? Tutti e due?, le domande più frequenti. Io dico: “Nessuno dei due”. Si, perchè il vero e unico ( al momento ) obiettivo del Napoli si chiama Rodrigo Palacio, 27 anni, attaccante del Boca Juniors, che già la scorsa estate doveva trasferirsi all’ombra del Vesuvio. Il calciatore è molto stimato negli ambienti pallonari: basti pensare che due anni fa, il buon Rodrigo ( buono si, perchè non si chiama Don Rodrigo, come il celebre antagonista di Renzo nei Promessi Sposi ) doveva trasferirsi all’Arsenal per prendere il posto di Thierry Henry, da poco ceduto al Barcellona.
L’affare non si concluse per l’esorbitanti richieste del Boca e così l’Arsenal virò su Adebayor. L’operazione si può fare e sono due i motivi principali: il prezzo praticamente dimezzato del giocatore ( si parla di cifre vicine ai 12 milioni di euro ) e il canale privilegiato che ha il Napoli sul mercato argentino grazie ai buoni uffici di Marino con l’impresario Jorge Cyterszpiler.
Altro obiettivo primario è quello di riscattare al più presto, dal Bellinzona, il cartellino di Andrea Russotto. La cifra per il riscatto è fissata a 3 milioni e 800 mila euro e l’impressione è che il Napoli sia intenzionato a fare questo investimento, per non lasciarsi sfuggire un giovane talentuoso come Russotto. Le squadre interessate al fantasista azzurro sono molte, ma Marino non dovrebbe avere problemi e confermarlo quindi anche per la prossima stagione.
Inter, scricchiolii preoccupanti?
CAMBI PUNITIVI – Lasciato lo spogliatoio, ieri Mourinho ha mantenuto alta la tensione. E la rabbia. Il tecnico portoghese è deciso a rivoluzionare la squadra: “Questa sconfitta non dobbiamo dimenticarla e cambierò qualcosa. State certi, alcuni usciranno perchè con me è così: chi non risponde, non gioca. Può essere il momento giusto per degli avvicendamenti. Turn over motivato, non tanto per fare”. I maggiori indiziati alla panchina nella partita contro la Roma sono Cordoba, Burdisso e Maxwell, disastrosi contro l’Atalanta.
DIFESA - Il pacchetto arretrato, orfano all’ultimo dell’influenzato Samuel, è finito nell’occhio del ciclone. “Difensivamente siamo stati un disastro – ha detto Mourinho -, la colpa è anche mia che non ho saputo trasmettere il giusto atteggiamento”. Giusto atteggiamento che l’allenatore nerazzurro vuole rivedere già mercoledì, segno che a questa Coppa Italia ci tiene parecchio: "Se c'é uno a cui piacciono le partite secche quello sono io - assicura -. Ho vinto tutte le coppe in Portogallo e in Inghilterra e voglio anche questa. Non capisco perché la Coppa Italia abbia poco appeal per il pubblico, ma io farò di tutto per cambiare il modo di guardare a questa competizione".
Fonte romanews (modificato parzialmente da Massimiliano Mogavero)
Osvaldo presto sposo del Bologna… Mentre Rocchi potrebbe tingersi di viola!
Giorni movimentati in casa gigliata. Non solo per l’imminente sfida di sabato contro la Juventus, ma soprattutto per il calciomercato che vede diversi giocatori viola inseriti in trattative più o meno importanti. La più vicina ad una conclusione positiva è quella che dovrebbe portare Osvaldo alla corte di Sinisa Mihajlovic in quel di Bologna. L’attaccante, dopo l’accordo di massima raggiunto tra la stessa società rossoblù e la Fiorentina, ha deciso di accettare il trasferimento abbandonando così il sogno di andare in Inghilterra.
Potrebbe percorrere la stessa strada anche Sergio Almiron che potrebbe rimettersi in gioco e dimostrare se e quanto vale: sia la Juve ( proprietaria del cartellino ) che la Fiorentina non ostacolerebbero il trasferimento; ora resta da vedere se il giocatore gradisce la destinazione emiliana. Altro giocatore che potrebbe lasciare Firenze è Donadel: il giocatore non è felice della sua situazione e dello scarso impiego e vorrebbe cambiare casacca, magari per approdare al Genoa di Gasperini. Obiettivamente sembra difficile che la Fiorentina lo lasci partire, soprattutto per una squadra concorrente come i liguri. Capitolo a parte merita la situazione Da Costa: anche lui entra nel novero degli scontenti e dovrebbe essere ceduto. Da escludere un suo passaggio all’Inter, tantomeno alla Juventus, per lui si parla del Torino che deve assolutamente intervenire sul mercato per allontanare definitivamente l’incubo retrocessione.
UN’IPOTESI SUGGESTIVA: TOMMASO ROCCHI – L’obiettivo numero uno della Fiorentina per giugno si chiama Tommaso Rocchi: il giocatore è stimatissimo da Prandelli ed è pronto a cambiare aria, visti anche gli screzi avuti recentemente con Delio Rossi. L’operazione che dovrebbe portare l’attaccante all’Artemio Franchi potrebbe prevedere anche il trasferimento di De Silvestri, altro pezzo pregiato della squadra laziale e altro scontento dei metodi di lavoro dell’attuale tecnico biancoceleste. Per i due giocatori, la Fiorentina potrebbe mettere sul piatto l’intero cartellino di Pasqual, la metà di Donadel più un conguaglio economico da stimare. A giugno, sono pronto a scommetterci, l’autostrada Roma – Firenze sarà intasatissima e non per i nostri cari concittadini che vanno in vacanza…
City-Kakà: oggi si decide!
Giornata decisiva quella di oggi per la trattativa della cessione di Kakà al Manchester City. Oggi infatti è arrivato a Milano il padre del giocatore Bosco Leite, che avrà un incontro con la dirigenza rossonera. L’impressione è che il Milan è intenzionato a cedere l’asso brasiliano; ora resta da vedere se Kakà accetterà il trasferimento o declinerà l’offerta.
A riguardo, il portavoce del giocatore è stato abbastanza chiaro: “Se il Milan deciderà di privarsi di Kakà, lui e solo lui deciderà cosa fare. Se accetterà o meno dipende anche dal progetto che il City presenterà, dalla squadra che è intenzionata a creare, al di là del mero aspetto economico.”
Il Milan cerca di cautelarsi. Se Kakà dovesse essere ceduto, i rossoneri hanno individuato come primo obiettivo Frank Ribery, talentuoso centrocampista del Bayern Monaco. L’offerta presentata ai tedeschi è di quelle importanti ed entra di diritto tra quelle difficili da rifiutare: 35 milioni di euro più l’intero cartellino di Massimo Oddo, attualmente in prestito proprio ai bavaresi. Altro obiettivo da inseguire si chiama Philippe Mexes: difficile arrivare al difensore francese che pochi giorni fa ha dichiarato di voler continuare la sua avventura capitolina. Al di là delle dichiarazioni di circostanza, il calciatore sarebbe lusingato di indossare la maglia rossonera e la Roma, a causa dei suoi problemi finanziari, si potrebbe trovare costretta ad accettare e lasciar partire il biondo centrale difensivo.
Il Milan sfoglia la margherita: Kakà si, Kakà no!
Diciamocelo chiaramente: un’offerta così avrebbe fatto tentennare chiunque. Stiamo parlando di 230 milioni di euro ( 150 al Milan e 80 al giocatore ), non proprio briciole. E non ci affrettiamo a dire che ormai il Milan è una squadra ridimensionata solo perchè cede (?) il miglior giocatore della sua squadra:
di fronte alla potenza economica degli sceicchi di Manchester, qualsiasi squadra ne uscirebbe ridimensionata. Ricordiamoci che la scorsa estate anche il Real Madrid ha ceduto di fronte ad un’offerta di 40 milioni per Robinho, che non è proprio Kakà, ma di certo non è l’ultimo arrivato. Molti tireranno fuori la questione che la Juventus ha rifiutato un’offerta di 75 milioni per Buffon, è vero, ma stiamo parlando della metà della cifra offerta per Kakà. Al di là di questo, la cessione del calciatore brasiliano non sembra così scontata: Kakà non vede di buon grado un trasferimento a Manchester; la sua intenzione è quella di restare a Milano, ma, nel caso in cui i rossoneri decidessero di cederlo, allora la sua preferenza cadrebbe sul Real Madrid.
IL NUOVO MANCHESTER CITY - In Inghilterra danno l’affare già per concluso e il quotidiano Guardian si è divertito ad ipotizzare la possibile formazione dei Citizens con l’arrivo di Kakà: Hart; Zabaleta, Dunne, Richards, Bridge; Ireland, Kompany; Wright-Philips, Kakà, Robinho; Santa Cruz. Non proprio una squadra imbattibile! Kakà ci penserà bene prima di smettere di giocare con i vari Ronaldinho, Seedorf, Pirlo per andare a giocare con Santa Cruz, Zabaleta e Ireland.
Il Chelsea, Drogba e la crisi del quinto anno
L’apice di questa crisi si è avuta ieri, quando il tecnido dei Blues Scolari non ha convocato l’attaccante ivoriano per la partita di FA Cup contro il Southend ( poi vinta 4 a 1 ): “Tutti i giocatori hanno avuto le loro chance, ora ho bisogno di risposte concrete da parte di tutti”, queste le dichiarazioni del tecnico brasiliano. La mancata convocazione sa un pò di punizione verso l’attaccante, dopo l’opaca prestazione contro il Manchester United, sfida in cui il Chelsea è uscito sconfitto per 3 a 0. Dicevamo, quindi, di un rapporto oramai incrinato e difficilmente risolvibile, rapporto che ha avuto ulteriori problemi dopo l’arrivo di Scolari sulla panchina della squadra del patron Abramovich. L’ipotesi di una cessione non è molto remota e, ovviamente, l’Inter segue con grande interesse l’evolversi della situazione, cercando di sfruttare il momento no dell’attaccante per portarlo a Milano. Certo che una coppia d’attacco Drogba - Ibrahimovic stuzzicherebbe le voglie di molti…
Un’altra ipotesi per risolvere la situazione è quella di sollevare dall’incarico di manager, Scolari. Se questa possibilità dovesse concretizzarsi, sulla panchina del Chelsea si siederebbe Roberto Mancini, alla ricerca della riscossa personale dopo essere stato abbandonato dall’Inter. È facile intuire che, con l’arrivo di Mancini a Londra, il trasferimento di Drogba ai nerazzurri diventerebbe impossibile.
Il nuovo film bianconero: “Il dopo Nedved”
Giugno 2009: ci sarà la proiezione di un nuovo film, prodotto esclusivamente per i tifosi bianconeri. Il dopo Nedved, questo il titolo del film, vedrà come protagonista il biondo ceco della Juventus insieme ad almeno altri 3 personaggi candidati alla sua sostituzione, e come registi il duo Secco - Blanc (che non sono proprio come Stanley Kubrick e Steven Spielberg) coadiuvati da Claudio Ranieri.
Lasciando stare i paragoni e le pellicole cinematografiche, in casa bianconera si lavora sul mercato in cerca di un sostituto di Pavel Nedved che il prossimo anno dovrebbe chiudere col calcio giocato. Al momento, i nomi più gettonati sono 3: Diego del Werder Brema, Renato Augusto del Bayer Leverkusen (seguito anche dalla Roma) e Florent Malouda del Chelsea (prossimo avversario dei bianconeri). Il più vicino e anche il più propenso a trasferirsi a Torino è il brasiliano Diego che ha già manifestato ampiamente la sua disponibilità e la sua gratitudine ad un eventuale cambio di maglia: dall’arancioverde del Werder al bianconero della Vecchia Signora. Il meno convinto dell’operazione è Claudio Ranieri che, con l’arrivo di Diego, si troverebbe costretto a dover cambiare modulo, vista l’inadattabilità del fantasista al ruolo di esterno sinistro e vista la poca propensione dello stesso alla manovra difensiva.
ALTRE OPERAZIONI DI MERCATO - I bianconeri lavorano anche per l’acquisto di un giovane terzino da far crescere e maturare alle spalle dei vari Grygera e Zebina: si tratta di Lorenzo De Silvestri della Lazio, che quest’anno gioca poco, vittima dell’esplosione dello svizzero Lichtsteiner. Anche per questa operazione ci si muove in ottica estiva, e potrebbe concludersi positivamente soprattutto se il nazionale under 21 dovesse continuare a trovare poco spazio.
Le pagelle della diciottesima giornata
GENOA 8,5 - Reginetta della prima giornata del 2009, perché per la seconda gara consecutiva non prende gol e ne segna tre contro il Torino sempre con marcatori diversi, senza Milito. Ma soprattutto è l'unica squadra tra le prime sei che riesce a coniugare gioco e risultati. E allora complimenti doppi a Gasperini, anche perché non si lamenta delle assenze come Mourinho che sfiderà domani in Coppa Italia.
CAGLIARI 7,5 - Secondo posto ancora rossoblu, con un voto altissimo per come gioca e per come riesce a mettere in difficoltà l'Inter, riaprendo indirettamente il campionato. E il fatto che non avesse la coppia centrale di difensori titolari (Bianco e Lopez) è un ulteriore merito del bravissimo Allegri, che Cellino ha coraggiosamente confermato dopo le cinque sconfitte iniziali.
LECCE 7 - La più bella sorpresa della giornata. Non aveva mai vinto in trasferta e lo fa sul campo della Fiorentina che non aveva mai perso in casa. Si può discutere sulla regolarità del gol della vittoria di Castillo, ma non sul sorpasso al Torino e al Bologna che vale il quintultimo posto.
JUVENTUS 6,5 - Non brilla a livello di gioco, come riconosce con la consueta onestà Ranieri, ma la punizione di Del Piero è un gioiello che da solo vale i tre punti per la quinta gara consecutiva. E la capacità di soffrire nel finale è il marchio che distingue le grandi squadre, come insegnava Capello. In attesa dei ritorni di Buffon, Camoranesi e Trezeguet, la Juventus si conferma così l'unica alternativa all'Inter.
SIENA 6,5 - Non meriterebbe di perdere contro la Juventus, come non meritava di perdere contro l'Inter. Ma stavolta non deve prendersela né con l'arbitro, né con gli assistenti, perché l'unico (grave) limite di questo bel Siena è l'attacco che ha realizzato 13 gol, soltanto 3 più del Chievo che ha segnato meno di tutti.
LAZIO 6,5 - Va in svantaggio a Reggio Calabria, poi ribalta la partita e anche se incassa 2 gol alla fine ne fa uno di più, ritrovando il miglior Pandev, autore di una splendida tripletta. Quarta vittoria esterna e domenica proverà a fermare la Juve a Roma.
PALERMO 6,5 - Sembra in grado di stravincere dopo essersi portato sul 2-0 contro l'Atalanta. Poi si fa raggiungere, ma ha il merito di trovare il guizzo finale con un bel gol di Cavani, difeso dalle grandi parate di Amelia. Una dimostrazione di carattere, dopo l'uscita di Miccoli infortunato.
ATALANTA 6 - Regala un tempo al Palermo con un Vieri impresentabile, che toglie spazio al bravissimo Floccari. Poi dopo l'intervallo esce il fantasma dell'ex centravanti e con Cigarini si vede un'altra Atalanta, brava a portarsi sul 2-2 ma colpevolmente distratta sul gol di Cavani che la beffa nel finale.
CATANIA 6 - Ancora sconfitto in trasferta, ma a testa altissima. Frenato allo scadere del primo tempo quando la mancanza di buon senso dell'arbitro nega a Morimoto il gol dell'1-0, cede soltanto nel finale sconfitto da un tocco di Maggio.
CHIEVO 6 - Piccoli segnali di ripresa. A Bologna va in vantaggio con Pellissier, poi si fa subito raggiungere su rigore, ma se non altro riesce a difendere un pareggio da non disprezzare.
MILAN 6 - Il voto è la media tra ciò che promette con la splendida doppietta di Pato e ciò che non mantiene con la solita difesa ballerina, la peggiore (20 gol subiti) delle prime sei squadre. Anche se la colpa non è soltanto dei difensori, ma della mancanza di equilibrio tattico della squadra. La conferma che non bastano i grandi nomi, da Ronaldinho all'ultimo arrivato Beckham, per fare una grande squadra.
NAPOLI 6 - Sufficiente soltanto per la rabbia con cui insegue e ottiene una vittoria importantissima contro il Catania, che gli consente di scavalcare la Fiorentina, tornando al quarto posto. E stavolta l'uomo gol non è Lavezzi, ma il preziosissimo Maggio.
ROMA 6 - Come per il Milan, il voto è una media tra ciò che crea e ciò che spreca. Perché la Roma ha il merito di andare in vantaggio con Vucinic, ma poi spalanca la porta a un grande Pato riacciuffando soltanto nel finale il pareggio che la lascia a meno 9 dal quarto posto.
BOLOGNA 5,5 - Ottava gara senza sconfitte per Mihajlovic, ma continuando a pareggiare non ci si salva. E così l'1-1 casalingo contro la cenerentola Chievo è un risultato negativo. Unica consolazione il trono di capocannoniere di Di Vaio che trasforma il rigore e sale da solo a quota 13.
FIORENTINA 5 - Sconfitta per la prima volta in casa, contro il piccolo Lecce, viene scavalcata dal Napoli e raggiunta dal Genoa, ma soprattutto perde Mutu. E' vero che il gol dell'1-2 è in sospetto fuorigioco, ma è anche vero che poi Semioli sbaglia la conclusione del 2-2.
INTER 5 - Non perde, ma esce moralmente sconfitta dall'1-1 casalingo contro il Cagliari. Le assenze di Maicon e Stankovic non bastano per giustificare la mancanza di gioco di una squadra squilibrata nel finale, graziata dai clamorosi errori di Biondini, Acquafresca e Cossu. E siccome aveva deluso anche a Siena, è il caso di preoccuparsi, perché la Juventus si è avvicinata a meno 4.
SAMPDORIA 5 - Altra gara anonima di un campionato anonimo. Delvecchio segna il gol del vantaggio, ma poi si fa raggiungere dall'Udinese. L'ennesima conferma che Cassano da solo non basta.
UDINESE 5 - Un punticino casalingo contro la Sampdoria con tanti fischi di un pubblico giustamente deluso. E con questa sono 9 le gare senza vittorie, con appena 3 pareggi. Una retromarcia che porta alla lotta per salvarsi, non a quella per un posto in Europa.
REGGINA 4,5 - Ha il merito di andare in vantaggio, con il rigore trasformato da Corradi, poi però incassa tre reti che riportano la media a 2 gol esatti incassati a partita: 36 in 18 gare. E con una difesa simile si va dritti in B, a prescindere dal nome dell'allenatore.
TORINO 4 - Maglia nerissima, non granata, e la colpa non può essere di Novellino, tornato a guidare una squadra sopravvalutata che sul campo del Genoa incassa tre gol di testa, due su calcio d'angolo. Settima sconfitta in trasferta, dove ha ottenuto soltanto due pareggi. Cifre da retrocessione. O quasi.
Fonte: Alberto Cerruti per la Gazzetta dello Sport
Il Milan ha preso Pennant... e cede Thiago Silva
Un’operazione condotta in maniera certosina che ha portato all’acquisto di un ottimo cursore di fascia, che quest’anno però sta trovando poco spazio nei Reds proprio per i problemi avuti con il rinnovo del contratto. Pennant è un esterno destro molto veloce e bravo nei dribbling, pecca un pò nella fase difensiva ma risulta essere micidiale nei contropiedi. In passato ha avuto qualche problema con la giustizia inglese passando diversi giorni in cella per esser stato trovato alla guida della sua auto completamente ubriaco. Un’altra operazione importante il Milan la sta chiudendo con il Genoa di Preziosi. Il club di via Turati potrebbe cedere in prestito fino a giugno il neoacquisto Thiago Silva, dandogli così la possibilità di ambientarsi con il campionato italiano e soprattutto di maturare esperienza in termini di presenze effettive sul campo. Un’operazione, questa, che potrebbe anche aprire scenari importanti per il possibile arrivo di Milito a Milano, sponda rossonera.
Clamorosa Inter: che offerta per Milito!
Non conosce soste la corte dell’Inter a Diego Milito. Dopo il netto rifiuto di Preziosi ad una prima offerta presentata, i nerazzurri si sono rifatti sotto offrendo ben 25 milioni di euro più la cessione a titolo definitivo di Obinna e il prestito di Adriano fino a giugno.
Si sapeva che l’Inter fosse fortemente interessata al giocatore, ma nessuno avrebbe pensato che si sarebbe arrivati a tali cifre e a proporre in cambio questi uomini. Tutto ciò deriva dal fatto che Mourinho vuole una spalla ben definita per Ibrahimovic ed è ormai stufo e deluso dai vari Balotelli, Adriano e Crespo. L’offerta farebbe tentennare qualsiasi club e, siamo sicuri, che Preziosi, prima di un altro eventuale rifiuto, ci penserà non una ma cento volte. Il giocatore, dal canto suo, è ovviamente attratto dalla prospettiva di poter giocare, finalmente, alla soglia dei 30 anni, per un grande club che può dargli la possibilità di vincere qualcosa e di poter entrare in maniera definitiva nel giro della nazionale albiceleste.
Football clan: gli sporchi giri del calcio
Chi viene da fuori coglie solo il folklore. Gli striscioni che inneggiano ai boss come a Cosenza e a Crotone dove i tifosi scrivono ´Bentornato Franchino´ o ´Mario, la curva è con te´ per celebrare l´uscita da sei anni di carcere duro di un capobastone, Franchino Perna, o per protestare contro l´arresto di un amico, Mario Cimino, finito in manette per le armi trovate nel suo appartamento e in un casolare.
Chi sta dentro, chi di calcio ci vive, invece vede il resto e ha paura. Perché la mafia è nel pallone. E non è più solo una questione di ultras dall´incidente facile. Di curve che, come a Catania, secondo la polizia, sono in mano alla famiglia mafiosa dei Piacenti, o di gruppi di tifosi napoletani come le Teste Matte e i Niss - Niente incontri solo scontri - infiltrati dalla camorra.
Oggi le cosche guardano di nuovo in alto: vogliono controllare il mondo delle scommesse (clandestine e non); tentano di condizionare i risultati delle partite, le decisioni dei giudici sportivi e il valore dei calciatori; puntano agli appalti dei servizi allo stadio; usano il calcio per cementare legami con la politica; sognano il grande colpo sulla scia del clan dei casalesi che con la complicità, secondo l´accusa, di Giorgio Chinaglia nel 2004 voleva rilevare la Lazio per 24 milioni di euro. Mafia, camorra e ´ndrangheta, insomma, pretendono di comandare perché, lo si legge in una lettera tra due mafiosi calabresi sequestrata a Castrovillari, il football ha "un ritorno di immagine incredibile e fatto a livello aziendale porta posti di lavoro e guadagni insperati".
Tra i presidenti c´è chi dice no, come quello del Palermo, Maurizio Zamparini, che prima del blitz del 26 settembre in cui sono finiti in carcere un procuratore di giocatori e un allenatore in affari con la famiglia mafiosa dei Lo Piccolo, ha allontano tecnici e manager troppo chiacchierati. C´è chi pare indifferente come Lillo Foti, il big boss della Reggina che ha ancora al suo fianco, in qualità di vice, Gianni Remo, un imprenditore sotto inchiesta per estorsione, a cui la magistratura in maggio ha sequestrato l´azienda. Remo è cognato del latitante Michele Labate, considerato uno dei capi della cosca ´padrona´ proprio della zona dove sorge lo stadio. E c´è infine chi finisce in manette e viene condannato (in primo grado), come Raffaele Vrenna, ex vicepresidente della Confindustria calabrese, presidente del Crotone calcio (allora serie B ora C1), e legato a molti degli uomini della ´ndrina più importante della sua città, quella dei Vrenna-Corigliano-Bonaventura.
Se tra gli imprenditori, come fa la Confindustria siciliana, si arriva a espellere chi paga il pizzo, nel mondo del calcio si procede in ordine sparso. E i casi di Zamparini e Vrenna stanno lì a dimostrarlo. Quando, a Natale 2007, il cane di Rino Foschi, il direttore sportivo del Palermo, si mette ad annusare ossessivamente uno dei regali che il dirigente aveva messo sotto l´albero e dal pacco salta fuori una testa d´agnello mozzata, Zamparini non ci pensa su due volte e porta Foschi dal procuratore nazionale antimafia, Piero Grasso. Poi avvia una sorta d´indagine interna e capisce che Cosa Nostra ha messo le mani sul settore giovanile dei rosa-nero. Scopre che "cinque ragazzi erano diventati professionisti su iniziativa di Foschi senza che ne avessero le capacità". A quel punto la manovra è chiara: far diventare professionista un calciatore, magari facendogli giocare qualche scampolo di partita in prima squadra, vuol dire aumentarne il valore. Per la gioia del loro procuratore, un avvocato che assisteva tutti i Lo Piccolo, e della famiglia mafiosa Palermo centro, che attraverso un suo uomo gestiva una scuola calcio attivissima in città.
Se il navigato Zamparini si rivolge al procuratore Grasso per tentare di arginare Cosa Nostra, in tutt´altro modo si comporta a Crotone il suo collega Vrenna. Anche lui ha buoni rapporti con la magistratura e i potenti, solo che delle cosche non è una vittima, ma un presunto complice. Così le sue relazioni le usa per chiedere favori. Da un assessore regionale si fa sponsorizzare per 100 mila euro e in cambio gli garantisce pacchetti di voti; poi si muove per ottenere la riduzione della penalizzazione di tre punti inflitta alla sua squadra nel 2005 per un petardo fatto esplodere dai tifosi durante una partita di B, con il Venezia. Il ricorso è approdato davanti alla Caf (Commissione d´appello federale), ma la segretaria di Giuseppe Chiaravalloti - ex procuratore generale di Reggio Calabria, ex presidente della Regione e in quel momento appena diventato vice-presidente dell´Authority per la privacy - lo rassicura. Chiaravalloti, sostiene la signora, si è già mosso. E per telefono, il 4 aprile, prima della riunione della Caf chiede se Vrenna vuole che "il presidente faccia un´altra chiamata" ai giudici sportivi. Il ricorso per il Crotone va però male. La penalizzazione è confermata: alle sette di sera la segretaria appare incredula. In mattinata, spiega, "il presidente aveva parlato personalmente con due giudici su tre delle commissioni e gli avevano detto (...) di stare tranquillo".
Ma c´è poco da stare tranquilli. Perché le infiltrazioni criminali, a lungo andare, corrono il rischio di far saltare tutto il sistema.
Ne sanno qualcosa a Cosenza, dove ormai da cinque anni si va avanti tra minacce ai vari proprietari (al terzultimo, quattro uomini armati hanno intimato di vendere la squadra), retrocessioni causa fallimento e tante auto bruciate. Finché i rossoblù giocavano in B, alla loro testa c´era un grossista d´arredamento per bar, Paolo Fabiano Pagliuso, buon amico del direttore generale della Juventus ´Lucky´ Luciano Moggi. Nel periodo della sua gestione guardiani e servizio ristoro erano in mano alle cosche. Per l´accusa, che lo ha fatto arrestare nel 2003, Pagliuso era un loro complice e utilizzava la malavita per minacciare soci e giornalisti sportivi. Per il tribunale invece era solo una vittima "passiva e omertosa" e per questo, nonostante le ore e ore d´intercettazioni ambientali che lo riguardavano, lui e tutti gli altri imputati sono stati assolti. In attesa dell´appello resta il fatto che attorno alla sua ex squadra continua ad accadere di tutto. E lo striscione che nel maggio scorso celebrava il ritorno tra i detenuti comuni, dopo sei anni di regime speciale del 41 bis, del boss Franchino Perna (zio di Pierino Perna, il gestore dei servizi allo stadio all´epoca di Pagliuso), testimonia come la partita per il controllo del team sia in pieno svolgimento.
Ma sentite che cosa ha raccontato al pm Eugenio Facciolla, il 23 aprile 2005, un cugino del presidente Pagliuso, il pentito calabrese, Maurizio Giordano: "Nel 2003 ero in carcere a Vibo Valentia assieme ad Alberigo Granata (un pregiudicato, arrestato sia per traffico di cocaina che per l´indagine su Pagliuso) mentre mio cugino stava nella cella di fronte. Tra i due scoppiò una discussione su alcuni assegni. Granata voleva sapere dove Pagliuso li avesse depositati. Fu così che Granata mi spiegò di essere stato solito pagare giocatori e arbitri per scommettere sulle partite. Mi disse che non si aggiustavano solo gli incontri del Cosenza, lo si faceva anche con altre squadre di C1,C2, B, promozione, e qualcuna di A, non di primo piano. I contatti con i giocatori, in genere ex calciatori di grido che scesi di categoria avevano subito una riduzione di stipendio, li teneva lui. Era Granata che aveva il compito di avvicinarli, di organizzare dei festini, anche a base di cocaina, nel corso dei quali li si convinceva a partecipare alla truffa".
Nello stesso interrogatorio il pentito svela inoltre a Facciolla che, per fermare le indagini, era stata posta sulla testa del magistrato una taglia da 100 mila euro. C´è poco da stupirsi. Secondo Sos Impresa, il mercato delle puntate clandestine vale in Italia 2 miliardi e mezzo di euro l´anno. E che sia in mano alla criminalità organizzata è cosa nota. Proprio Sandro Lo Piccolo, il boss palermitano che con i suoi famigliari stava infiltrando il Palermo, al momento dell´arresto aveva con sé una valigetta in cui era contenuta la contabilità del toto nero gestito dalla sua famiglia: fino a 200 mila euro alla settimana solo in città. A Villabate gli uomini della cosca, che per anni ha curato la latitanza di Bernardo Provenzano, gestivano poi una serie di punti Snai. Nelle loro sale, però, accanto alle scommesse legali si raccoglievano pure le puntate fuori legge. È quasi fisiologico, dunque, che i clan tentino la combine. Il terreno del resto è fertile.
"Da noi molti presidenti di squadre sono mafiosi o mettono i loro uomini di fiducia a dirigerle", denuncia, parlando del calcio minore, don Pino De Masi, parroco di Polistena e responsabile dell´associazione Libera nella Piana di Gioia Tauro. Don Pino si chiede se i futuri campioni, spesso più che a scuola di calcio, non vadano a scuola di ´ndrangheta. Per chi viene dal Nord può sembrare una provocazione. Per chi vive qui e ha visto l´11 dell´Isola Capo Rizzuto (promozione) osservare un minuto di silenzio prepartita, dopo l´omicidio a colpi di bazooka del boss Carmelino Arena, è solo un´ovvia constatazione.
Fonte: Lirio Abbate e Peter Gomez per L'Espresso
Mancini sulla panca del Real?
La notizia è di quelle clamorose e, se fosse vera, se ne parlerebbe fino all'anno prossimo almeno. Si parla infatti, di Roberto Mancini come prossimo allenatore del Real Madrid. Si si, avete capito bene!
L'ultimatum del Real Madrid a Schuster ha dato adito ad una ridda di voci sul nome del possibile sostituto del tecnico tedesco. Qualora non dovesse prendere corpo l'ipotesi di una soluzione interna, anche Roberto Mancini potrebbe entrare in corsa per succedere all'ex allenatore del Getafe, risultando quindi tra i papabili per la successione del tecnico tedesco.
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