Aria di divorzio, Mou!
Altrochè Special One, forte l'amarezza per quel sogno accarezzato di poter vincere dopo 44 anni quel trofeo che tanto manca all'Inter, Mourinho fortemente voluto dal presidente nerazzurro ha tradito le aspettative e le ipotesi di un divorzio a fine stagione prendono sempre più quota.
Era attesa una svolta, il presidente è stufo di vedere la sua Inter fuori dall'Europa per dei gravi errori commessi dai giocatori, i 50 milioni spesi in chiave mercato non sono bastati a coronare un sogno, poi troppi i giocatori ormai logori, vedi Figo e Vieira, e troppi anche quelli epurati Cruz e Mancini, qualche colpa di queste situazioni ce l'ha anche Mourinho, visto come è andata con Quaresma, un giocatore che lui aveva imposto e che Moratti è stato costretto a svendere.
Sui giornali si parla con insistenza di un addio a fine stagione, c'è chi lo da al Manchester City, in Spagna si dice al Real Madrid, di sicuro il confronto tra allenatore e presidente previsto in tempi brevi chiarirà la situazione, Moratti dovrà valutare attentamente le richieste di mercato e la lunga lista che il tecnico lusitano gli sottoporrà, c'è da spendere ed intraprendere una linea a lungo termine almeno fino alla scadenza del contratto nel 2011, senno voltar pagina e trovare un sostituto all'altezza di un Inter regina anche in Europa.
Kakà è pronto
La corsa verso il terzo posto riparte da Kakà. Dopo un periodo tormentato, Carlo Ancelotti torna a sorridere e per la gara di Siena avrà di nuono a disposizione il campione brasiliano, fuori da oltre un mese dal pestone al piede rimediato contro la Reggina. Kakà è allenato regolarmente giocando anche la partitella finale: calcia senza sentire fastidio ma, realisticamente, al Franchi dovrebbe partire dalla panchina.
LA SELECAO HA GIA' CHIAMATO - Del resto anche il ct del Brasile, Carlos Dunga, ha convocato il giocatore, insieme a Ronaldinho e Pato, per le qualificazioni al Mondiali di fine mese. Sull'argomento è intervenuto anche l'ad rossonero, Adriano Galliani: "Queste convocazioni non ci danno fastidio. Le partite sono a fine mese e inizio aprile non sono la prossima settimana. Sono date Fifa, quindi ogni Nazionale ha diritto di chiamare chi vuole e quindi risponderemo sì. Speriamo che Ronaldinho e Kakà stiano bene quando dovranno partire. Ma sarà dopo la partita di Napoli''
Intervista a Spaccarotella
«Un malaugurato incidente». L’agente di polizia Luigi Spaccarotella, accusato di omicidio volontario per la morte del tifoso laziale Gabriele Sandri, per la prima volta si è presentato ai giornalisti per rispondere alle loro domande nello studio del suo avvocato ad Arezzo. Durante l’incontro Spaccarotella ha tenuto per mano la moglie e si è visibilmente commosso in più occasioni. «Dai mass media - ha detto - mi sento già condannato, ma aspetto l’esito del processo». «Ho sparato per sedare una rissa». «Evidentemente tutti i tentativi che sono stati fatti per far smettere quello che stava succedendo sono stati vani» ha detto Spaccarotella a chi gli chiedeva perché abbia estratto la pistola. Al Tg1 ha detto che è stato «un malaugurato incidente». Spaccarotella riferendosi ad alcuni sassi e ad un coltello che furono sequestrati nell’area di servizio, ha detto: «Avete visto quello che hanno trovato, non sto qui a raccontare favole». Ma perché invece di prendere la pistola non ha preso una penna per il numero di targa? «Perché la penna non era certo capace di fermare delle persone che se le stavano dando di santa ragione», dice Spaccarotella, dicendo poi che la macchina sulla quale viaggiavano i tifosi «non si stava allontanando». Se tornasse indietro cosa rifarebbe? «Non rifarei quello che ha causato tutto questo». «Il colpo non fu volontario». L’agente ha poi sottolineato che quel giorno quando partì il colpo il suo gesto non fu volontario, ma si trattò di uno sparo partito accidentalmente. Sospeso dal lavoro. Poi, parlando del fatto che è stato sospeso dal lavoro: «All’inizio me lo aspettavo, alla fine l’avrei capito, ora sembra che sia un atto dovuto. Comunque è una scelta del Ministero, io sono un poliziotto e l’accetto». Spaccarotella ha anche detto di avere «ottimi rapporti con i colleghi. Con quelli che erano con me quel giorno - ha aggiunto - non è che ci possa essere tutto questo rapporto». Cordoglio ai familiari. Al giornalista che gli chiedeva se volesse chiedere perdono alla famiglia Sandri, l’agente ha risposto: «Sì, anche se so che non saprei cosa dire. Loro hanno perso un figlio, è stata sicuramente una cosa da me non voluta. Non saprei cosa dirgli». Spaccarotella ha detto che il giorno del funerale di Gabriele provò a far avere alla famiglia Sandri un messaggio di cordoglio: «Ho scritto una lettera al cardinale Tarciso Bertone, segretario di Stato Vaticano». Parlando del messaggio, Spaccarotella ha detto: «È un gesto che ho fatto. Non so quale sia stato il motivo che ha impedito al mio messaggio di cordoglio di arrivare ai Sandri. Non so che dire». Paura degli ultras. «Che abbia paura di ritorsioni mi sembra più che logico - ha detto - Sono una persona normalissima: sono un poliziotto che ha famiglia e più che per me ho paura per loro». «Che gli ultras siano quello che sono - ha risposto Spaccarotella - non c’è bisogno che lo venga a dire io. Lo sapete meglio di me». Quindi, Spaccarotella ha ribadito di aver dei timori riguardo agli ultras. «Per il resto sono tranquillo e fiducioso». «Quel giorno mi sentii male». «So che quel giorno mi sono sentito male per quello che è accaduto. È una cosa che non mi sarei mai aspettato nella mia carriera, che non avrei mai voluto che succedesse». Riguardo il super testimone che lo avrebbe visto sparare e su cui si basa la ricostruzione dell’accusa Spaccarotella ha detto: «Onestamente parlando, il mio racconto e il suo non sono molto differenti». Secondo la versione fornita da Spaccarotella, il colpo sarebbe partito per sbaglio mentre correva impugnando la pistola. Fratello Sandri: parole stucchevoli. «Sono dichiarazioni stucchevoli, rimango esterrefatto». Così Cristiano Sandri, fratello di Gabriele, ha commentato le dichiarazioni dell’agente. «Ad un anno e quattro mesi di tempo, nel corso dei quali non si è fatto mai vivo, si presenta in televisione quando è a ridosso delle udienze processuali e questo denota la statura del personaggio - ha aggiunto Cristiano Sandri - A noi non è giunto alcun suo messaggio, la sua è una captatio benevolentiae, una strategia difensiva. Noi saremo al processo e sono sicuro che saranno accertate tutte le responsabilità senza nessuna reticenza». Secondo la tesi della difesa, Spaccarotella avrebbe estratto la pistola sparando un colpo in aria vedendo che dall’altra parte dell’Autostrada era scoppiata una rissa, e non riuscendo a sedarla con il solo utilizzo delle sirene e di un colpo sparato in aria. La pallottola che raggiunse Sandri, sempre secondo la difesa, sarebbe sfuggita a Spaccarotella mentre correva lungo la corsia autostradale.
"Ho pianto, voglio la Champions
"Sì, ho pianto e non me ne vergogno. Solo chi è romanista come me sa che si può anche piangere per questa maglia". Francesco Totti sulle pagine del 'Corriere dello Sport' torna sulla cocente serata di Champions League contro l'Arsenal e rivela tutto il suo grande rammarico per non aver trascinato la Roma nei quarti di una manifestazione che, quest'anno, vedrà disputare l'atto finale proprio nella Capitale. "Il dispiacere è grande soprattutto ripensando che siamo stati ad un passo dal superare il turno", dice il capitano giallorosso che rivela di aver passato una notte insonne. "Il film della partita mi tornava in mente ogni momento - scrive -. Quando ho battuto il rigore e ho visto la palla entrare ho pensato e sperato che ce l'avremmo fatta".
Ora il quarto posto - Totti alla sfida non è voluto affatto mancare nonostante i guai fisici: "Mi sentivo il dovere di giocare", dice. "L'appuntamento era troppo importante. I dolori in quel momento sono passati in secondo piano". Poi, però guarda già avanti: "Ora dobbiamo pensare a centrare la qualificazione alla Champions League, per tornare a disputare questa competizione così affascinante e importante anche l'anno prossimo".
Italiane, troppi infortuni - Infine il capitano giallorosso prova a dare una spiegazione anche alle eliminazioni delle altre italiane: " Le cause possono essere molteplici. La prima è che mai come quest'anno si è arrivati a questo punto della stagione con tanti infortuni. Bisogna farne tesoro e cercare di porvi rimedio per arrivare alla prossima stagione evitando di avere gli stessi problemi".
Parole di fuoco, mister Ranieri
"David Trezeguet è un bambino viziato". Claudio Ranieri non ci sta e risponde per le rime al suo attaccante. Il tecnico della Juventus è infuriato, non ha gradito le critiche ricevute da Trezeguet a mezzo stampa per la sostituzione a 10 minuti dalla fine contro il Chelsea. Tra il giocatore e il tecnico ormai la rottura è totale, Claudio Ranieri è un fiume in piena.
Testimoni contro Mourinho
In Inghilterra non si placa la polemica per il presunto pugno di Mourinho ad un tifoso inglese al termine della partita di Champions League di mercoled' sera tra Inter e Manchester United. Dopo la denuncia, sono arrivatio i testimoni. "E' stato un momento di follia. Mourinho stava rilasciando un'intervista a una tv -dice Steven Mace al tabloid 'The Sun'-. Molti di noi lo prendevano in giro cantando 'Mourinho torna a casa'. Lui ha finito l'intervista ed è venuto verso di noi. Pensavamo dovesse firmare autografi, invece ha puntato dritto verso questa persona: in tono sarcastico ha intonato 'Mourinho a casa?' e poi ha colpito il tifoso. Non lo ha colpito con un pugno, piuttosto con il rovescio della mano. L'altra persona era così scioccata che non ha reagito. E poi Mourinho se n'è andato tranquillamente".
La versione fornita da Mace coincide, secondo 'The Sun, con quella di Dean Vickers. "Ero accanto alla persona che è stata colpita. Stavamo intonando cori su Mourinho, lui non sembrava interessato. Poi si è avvicinato dicendo 'Mourinho a casa?' e 'bang', il tifoso ha rimediato un ceffone. Era una persona sui 40 anni, non era un hooligan: era sotto choc, si teneva la faccia. La polizia mi ha contattato per chiedere se volessi rilasciare una dichiarazione: ho detto di sì. Se noi avessimo fatto una cosa del genere, saremmo finiti dentro".
Ieri il tecnico dell'Inter aveva smentita il fatto.
Lazio, sotto con Matuzalem
La Lazio è intenzionata a riscattare Francelino da Silva Matuzalem. Proprio ieri c’è stato l'incontro a Formello tra Lotito e il procuratore del giocatore. L'incontro in realtà era fissato per martedì ma è stato posticipato d’un giorno a causa di un impedimento del presidente Lotito. C’è il via libera a trattare: «Il presidente stima molto Matuzalem e ha confermato ciò che già aveva detto pubblicamente. C’è la volontà di trattare con il Real Saragozza per il riscatto del cartellino. Non era certo l'incontro decisivo» . Parola dell’avvocato Umberto Fusco, manager del brasiliano: «La stima di Lotito ci fa piacere. Ora siamo in attesa della sentenza del Tas che stabilirà l’indennizzo che il Real Saragozza dovrà corrispondere allo Shakhtar Donetsk, club da cui Matuzalem si liberò» .
L’OPERAZIONE - L’obiettivo della Lazio è tentare la rinegoziazione dell'accordo siglato in estate col Real Saragozza e relativo al prestito con diritto di riscatto concesso ai biancocelesti. Lotito avrà tempo sino al 30 maggio per far valere le sue ragioni, praticamente un mese di tempo in più rispetto all’affare Zarate ( scadenza del riscatto fissata al 30 aprile). Le cifre dell’operazione Matuzalem non sono mai state ufficializzate. Si sono diffuse solo indiscrezioni: si parlava di circa 12 milioni di euro con pagamento biennale (estate 2009 e 2010). Ma sul costo finale potrebbero incidere altre voci, in particolare la sentenza del Tas cui faceva riferimento l’avvocato Fusco (è attesa nelle prossime settimane). Molto potrebbe dipendere pure dal ritorno o meno del Real Saragozza nella Liga (milita nella serie B spagnola), una mancata promozione giocherebbe a favore della Lazio.
Valencia: "Via Silva"
Il Manchester City è in pole position per assicurarsi David Villa dopo che il Valencia ha fatto sapere che a fine stagione l'attaccante spagnolo verrà messo sul mercato. Da tempo il nazionale spagnolo è il primo obiettivo del club di Premiership che aveva cercato di acquistarlo sia la scorsa estate che durante l'ultimo mercato invernale. E ora il trasferimento potrebbe finalmente concludersi, come confermato dal vice-presidente del club della Liga, Fernando Gomez. «Confermo che abbiamo avviato una trattativa, ma per il momento non c'è stata nessuna offerta ufficiale - le parole di Gomez -. Il presidente ha chiesto una significativa cifra, ma loro non sembrano d'accordo».
"NON ESCLUDO CESSIONE DI SILVA" - Gomes non ha escluso anche la partenza di David Silva, che piace tanto alla Juve, se il club riceverà un'offerta adeguata al valore del giocatore. «Si tratta di due giocatori molto importanti, con grandi qualità: se ci offriranno tanti soldi li venderemo, di certo non andranno via per poco. Mi piacerebbe che restassero entrambi, ma non posso escludere che se ne vadano a fine anno», le parole di Gomez al Daily Express.
Siena, difesa da grande
Qual è la terza miglior difesa del campionato, la prima per il minor numero di reti subìte in casa? Pensateci bene, prima di rispondere. Perchè la risposta giusta è sorprendente: quella del Siena. 26 reti subìte in 27 giornate, al Franchi soltanto 7, come il Milan a San Siro. Una muraglia su cui Giampaolo prova a costruire la salvezza bianconera.
"La nostra difesa? Al centro Portanova, il veterano bianconero, e il portoghese Brandao, che ha sostituito da titolare Rossettini, infortunatosi a metà stagione. Sugli esterni a destra il colombiano Zuniga, a sinistra Del Grosso, cursori bravi a spingere, ma anche attenti in fase di copertura. Come comunichiamo? In italiano, i neoacquisti stranieri hanno imparato subito".
"Il 9 marzo è nato Gabriele, il mio secondogenito".
"Bene. Merito dei compagni. E della tranquillità della città. E poi in squadra ci sono tanti romani, come ad esempio Galloppa, con cui ero stato compagno di squadra già nelle giovanili della Roma. Il Palio? Non ne sapevo nulla, ora mi sono informato, ma ho capito quanto è "sentito" dai senesi, e non ne parlo. Le contrade sono tante, c'è il rischio di contrariare qualcuno".
"Sì, potermi esprimere con continuità per un intero campionato mi ha dato ulteriore fiducia nei miei mezzi. Chi sono gli altri portieri emergenti della mia generazione, quelli che un giorno potranno rimpiazzare anche un "mostro" come Buffon? A me piacciono Consigli, dell'Atalanta, e Marchetti, del Cagliari".
"Intanto voglio finire forte la stagione qui a Siena. Poi in azzurro sono stato convocato sia da Donadoni che da Lippi. Ho saltato solo gli ultimi Europei. Se mi aspetto una convocazione per la Confederations Cup? Non mi aspetto niente, nulla è scontato. Però le ferie dal 14 al 28 giugno (le date della manifestazione premondiale in Sud Africa, ndr) non le ho mica prenotate..."
Inter, centrocampo da rifare
"Ora so cosa serve per vincere la Champions", dice José Mourinho. Gli tocca però convincere Moratti. Se ci riuscirà, via libera a una piccola rivoluzione.
Orgoglio italiano
Con un gol di Quagliarella all'85' e un rigore di Di Natale al 93' l'Udinese supera per 2-0 i russi dello Zenit al Friuli nell'andata degli ottavi di Uefa. Nel primo tempo è la squadra di Marino a fare la gara ma la mira degli attaccanti è sbagliata. A inizio ripresa brivido per l'Udinese con la traversa colpita da Tymoshchuck. Handanovic salva due volte su Zyryanov ma nel finale prima Quagliarella (85'), poi Di Natale (93') chiudono il conto.
L'Udinese, dunque, non tradisce le attese e fa suo il primo atto della sfida con i detentori del trofeo. Gli uomini di Marino devono però attendere l'80' per trovare il gol, meritato per quanto prodotto nel corso di tutta la partita. Nel primo tempo in campo c'è soltanto l'Udinese. Lo Zenit gioca sotto ritmo e soltanto nel finale di frazione si fa vedere dalle parti di Handanovic. Là davanti Quagliarella e Di Natale sono in vena di invenzioni, ma la mira non è precisa.
Nella ripresa la formazione di Advocaat scende in campo con altro piglio e sfiora il vantaggio con Tymoshchuck, il cui tiro si stampa sulla traversa. Entrano poi in scena i due portieri, con Malafeev che si oppone a Di Natale e Inler e con Handanovic che salva su Zyryanov. Poi, a 5' dalla fine, ci pensa Quagliarella a metterla dentro. Di Natale rende la serata ancora più bella segnando il gol del 2-0. Tra una settimana il ritorno in Russia.
Rischio baratro
"Il calcio italiano rischia il baratro". Non usa mezzi termini Adriano Galliani dopo la tripla eliminazione delle nostre rappresentanti in Champions League. Il cappotto inglese costringe il calcio italiano a interrogarsi sul suo reale valore internazionale e sul suo futuro. E l'ad del Milan, quest'anno fuori dal calcio che conta e già eliminato dalla Uefa, ha una sua chiave di lettura della crisi. "Le tre eliminazioni in Champions League sono un segnale - dice Galliani - senza la gestione degli stadi non potremo più competere con i club inglesi e spagnoli".
GESTIRE GLI STADI - "La principale ragione della crisi di risultati in Champions è economica - aggiunge l'ad rossonero ai microfoni di Radio Kiss Kiss -. Le squadre inglesi grazie soprattutto agli stadi hanno ricavi nettamente superiori dei nostri, l'Inghilterra e la Spagna ci stanno nettamente superando e questo è un grave problema. Se non avremo anche noi gli stadi non competeremo più ai massimi livelli europei".
FINITA L'ETA' DELL'ORO - L'età dell'oro del calcio italiano sembra lontano anni luce. "Dieci anni fa - prosegue Galliani - eravamo nettamente primi nel ranking europeo e fatturavamo molto di più dei club inglesi e spagnoli, mentre adesso dobbiamo cedere il passo". Per rendere chiaro il cambiamento basta un esempio. "Ricordo che nel 1990 quando il Barcellona ci chiese Van Basten il Milan fatturava molto più degli spagnoli, questo invece adesso non sarebbe più possibile e quindi se la stessa situazione si fosse riproposta adesso avremmo perso l'attaccante olandese".
INVERTIRE IL TREND - Se le cose non dovessero cambiare per il calcio italiano sarebbero guai. Bisogna "invertire il trend - avverte Galliani - altrimenti l'Italia potrebbe anche retrocedere dal terzo posto nel ranking europeo e questo sarebbe un disastro".
Gli inglesi se la ridono
''Non sei più speciale'', titola il Daily Mirror, imitato dal Guardian che sottolinea come il portoghese non abbia fatto meglio del suo predecessore, Roberto Mancini, né degli altri 17 tecnici che si sono alternati sulla panchina dell'Inter nei 22 anni in cui Ferguson è rimasto all'Old Trafford. ''I veri speciali sono i club di Premier League'', sentenzia il Telegraph.
Ancora Ronaldo
“Il bello deve ancora venire”, aveva detto Ronaldo dopo il primo gol con la maglia del Corinthians nella sfida contro il Palmeiras di domenica scorsa. E anche stavolta il Fenomeno ha mantenuto la promessa, regalando i tre punti che permettono al Timao di portarsi a una sola lunghezza dalla vetta del Paulistao (guarda il video). Come annunciato dal tecnico Menezes poche ore prima del calcio d’inizio, Ronaldo è partito titolare e, senza tradire le aspettative dei 35 mila tifosi che in soli due giorni hanno esaurito i tagliandi disponibili per il suo debutto casalingo, al momento della sostituzione è stato osannato dalla folla alzatasi in piedi per rendegli tributo.
Progetto Juve futura
AAA, cercansi campioni degni d’una Vecchia Signora, del suo fascino e della sua storia, della sua filosofia e della sua caratura; e cercansi campioni giovani, in grado di ipotecare il domani e segnarlo. Cercasi, ad esempio, David Silva, 23 anni compiuti nello scorso gennaio, un genietto sempre ispirato che ha contributo alle fortune del Valencia, un punto fermo della nazionale spagnola, il primo iscritto nella lista in bianconero per il maquillage di Madame, avviato da Alessio Secco a prescindere. Il Nedved che verrà ha la sagoma d’uno spagnolo che il Valencia vende per far cassa, come sottolineato recentemente da Javier Gomez, Ad d’una società sull’orlo d’una crisi economica e consapevole di doversi sottoporre ad una dieta ferrea: « Bisognerà fare sacrifici e trovare soluzioni, nessuna esclusa » . I gioielli esibiti restano in vetrina, ma il Valencia stavolta non resterà insensibile alle offerte, né alla recessione: i 30 milioni di euro sussurrati tempo fa sono diventato utopia allo stato puro e l’asta al ribasso alla quale la Juventus s’infilerà prevede investimenti ragionevoli. David Silva è l’uomo adatto per la Vecchia Signora di Claudio Ranieri, è il capofila dell’elenco di Alessio Secco, ma non è neppure l’unico indiziato a scuotere i sogni d’un club che è rimasto scottato dalla eliminazione, che è consapevole di dover intervenire, ma che ha anche una struttura solida sulla quale farla.
Silva guida la hit parade dei centrocampisti, nella quale entra ovviamente anche Frank Ribery, trascinatore transalpino appartenente ad un segmento assai elevato, quasi innavicinabile. Ma il mercato è scandagliato senza frontiere e c’è dell’altro in Germania ma anche altrove: al Werder Brema c’è Diego, ma ha un prezzo; e invece in Inghilterra, sponda blues del Tamigi, c’è Deco, abbordabile intorno ai sei milioni. Il Nedved dell’Est che sa già tutto dell’Italia è Marek Hamsik, dichiarato incedibile da De Laurentiis & Marino, però sistematicamente tenuto sotto osservazione da Madame, che guarda tutti da Silva in giù.
Addio sogni di gloria
Avanti Barça e Porto
Se all'andata erano stati brividi per il Barça, il ritorno è una passeggiata. Al Camp Nou va in scena (o meglio, torna in scena) la versione spumeggiante dei blaugrana, vista fino a un paio di mesi fa. Pur senza Puyol e Abidal gli uomini di Guardiola dilagano già nel primo tempo. Due gol in fotocopia di Henry (il 49° e il 50° del francese in Champions) spianano la strada, con il cortese aiuto dell'ex juventino Boumsong che sbaglia il fuorigioco in entrambe le occasioni. Il tris di Messi è il solito inno al calcio, con l'argentino che parte da destra, scambia con Eto'o e poi appoggia quasi in scioltezza alle spalle di Lloris. Lo stesso camerunese si toglie lo sfizio di segnare il 4-0 con un'azione rabbiosa delle sue (non bene Cris nell'occasione). Nel recupero del primo tempo e a inizio ripresa i due gol del Lione; con Makoun da calcio d'angolo e con Juninho (poi espulso) su svarione della difesa del Barcellona. Reazione abbastanza tardiva. Ai quarti di finale ci vanno i blaugrana, che arrotondano ulteriormente con Keita a tempo scaduto.
Dopo la beffa dello scorso anno, quando era stato sconfitto ai rigori in casa dallo Schalke 04, il Porto raggiunge i quarti di finale. Sbuffando, ma meritando, se mettiamo sulla bilancia anche la gara d'andata. Che era finita 2-2, ma con una marea di palle-gol buttate dai portoghesi. Le occasioni migliori, infatti, anche al Dragao le hanno avute i Dragoni. Su tutte, un palo a porta vuota di Lisandro Lopez nel finale. In precedenza molta confusione e un discreto Atletico Madrid. Condannato, forse, dalla scelta di lasciare Forlan in panchina all'inizio. Visto lo stato di forma dell'uruguaiano, una decisione che farà discutere. Ma il portiere dei rojiblancos, Leo Franco, esce con il premio di migliore in campo. Qualcosa vorrà pur dire. Porto ai quarti, insomma: ma guai a sottovalutare questa squadra solida e difficile da battere.
Fuori anche l'Inter
Finisce agli ottavi di finale l'avventura dell'Inter in Champions League. All"Old Trafford' vince 2-0 il Manchester United al termine di una bella partita in cui la squadra di Mourinho avrebbe meritato di più. Decidono i gol di Vidic dopo 4' e di Cristiano Ronaldo al 4' della ripresa. Per l'Inter una traversa di Ibra, un palo di Adriano e tanta amarezza. Ferguson recupera O'Shea e Ferdinand; Scholes vince il ballottaggio con Fletcher; Giggs rileva Park, alle prese con un dolore alla schiena. Mourinho può contare su Samuel e sceglie Vieira a Muntari e Adriano per Balotelli; gli indisponibili sono Chivu, Burdisso e Materazzi.
Già dopo 4' il Manchester passa in vantaggio: angolo di Giggs dalla destra, Vidic anticipa di testa Vieira e infila Julio Cesar. I nerazzurri restano calmi e si affacciano in avanti. Ibrahimovic prova più volte a inserirsi in area avversaria ma viene braccato da almeno tre uomini. Gran possesso palla da parte degli inglesi che attendono l'Inter per poi ripartire senza alcuna fretta. Al 29' la grande occasione nerazzurra: Maicon mette in mezzo per Ibrahimovic che schiaccia di testa ma il pallone colpisce in pieno la traversa. L'Inter colleziona una palla gol dietro l'altra: al 36' con l'esterno destro di Stankovic deviato in angolo da Van der Sar; al 39' Ibra serve Stankovic che davanti a Van der Sar cicca il pallone; al 40' Balotelli lancia Ibra che in area da destra fa partire un diagonale che sfiora il palo. L'unica occasione del Manutd al 38' quando O'Shea solo davanti a Julio Cesar si fa chiudere lo specchio della porta.
Ad inizio ripresa ci prova subito Balotelli con il destro, palla sull'esterno della rete. Al 4' è però il Manchester a segnare: cross di Rooney e colpo di testa di Cristiano Ronaldo che infila Julio Cesar. Al 14' palo di Adriano con una splendida girata di sinistro al volo. Poco dopo miracoli di Julio Cesar su Rooney e Berbatov. Nel finale il Manchester contiene senza troppi problemi anche perché l'Inter con il passare dei minuti molla.
MANCHESTER UTD (4-4-2): Van der Sar 6.5; O'Shea 5, Ferdinand 6, Vidic 6.5, Evra 6; C. Ronaldo 6.5, Carrick 5, Scholes 6 (25'st Anderson 6), Giggs 6.5; Rooney 6 (39'st Park sv), Berbatov 5. In panchina: Foster, Fletcher, Evans, Gibson, Tevez. Allenatore: Ferguson 6.5.
INTER (4-3-1-2): J. Cesar 7; Maicon 6, Cordoba 6, Samuel 5.5, Santon 6; Vieira 5 (1'st Muntari 6), Cambiasso 6.5, Zanetti 6; Stankovic 6.5 (14'st Adriano 6); Balotelli 5 (25'st Figo 6), Ibrahimovic 5.5.In panchina: Toldo, Rivas, Maxwell, Cruz. Allenatore: Mourinho 5.5.
ARBITRO: Stark (Ger) 6.
RETI: 4'pt Vidic, 4'st C. Ronaldo.
NOTE: serata buona, terreno in ottime condizioni, spettatori 76.212 (3.500 i tifosi nerazzurri), angoli 3-3. In tribuna Blatter e Capello. Ammoniti Samuel, Rooney.
Rifondazione Juve
La Juventus non è ancora a quei livelli, magari ci sarebbe potuta andare più vicino se non avesse avuto quella sfilza di infortunati (la maggior parte dei quali, però, non dipendono dalla sfortuna ma dalla pessima gestione medica della squadra: in pratica, è un difetto bianconero che deve essere corretto) che ne ha ridotto le potenzialità nelle due partite decisive, ma il dato di fatto, alla fine della fiera, è che i bianconeri devono ancora crescere parecchio, per coltivare ambizioni europee.
Lo ha amesso lo stesso Ranieri a fine partita, d'altronde: "Non credo di offendere i miei giocatori se dico che il Chelsea è di un'altra categoria, rispetto a noi. Non so quanto ci manchi per arrivare a quei livelli, quest'anno abbiamo fatto un buon cammino in Champions, ma adesso dobbiamo prendere i giocatori che ci facciano fare il salto di qualità".
Finora, in due anni, non è successo. Nemmeno di Amauri, l'acquisto più azzeccato, si può dire che abbia elevato in maniera esponenziale il tasso di classe della Juve. E con gente come Poulsen, Grygera, Salihamidzic, Sissoko, Tiago la Juve si è garantita una buona classe media, non una categoria di giocatori di primissimo livello. Per il mercato, il club ha stanziato trenta milioni: potrebbero servire per prendere però un solo fuoriclasse (Diego? Silva?), non molti di più, mentre altri campioni stanno sfiorendo. Nedved lascerà, Trezeguet è logoro, Del Piero in perentorio declino, Camoranesi passa da un problema fisico all'altro. Forse, il salto di qualità dovrà essere almeno triplo.
Idea Mancini per stasera
Salgono le quotazioni per Amatino Mancini di scendere in campo questa sera contro il Manchester United. Mourinho ci sta pensando: il brasiliano potrebbe affiancare in attacco Ibrahimovic sfruttando la sua fantasia e la sua velocità. Il tecnico portoghese sta valutando l'ipotesi di giocare con una sola punta, Ibra, e due esterni pronti ad inserirsi. In panchina Adriano e Balotelli pronti ad entrare nel corso della partita.
Per Mancini quindi la possibilità di una chance importante per riscattere un periodo non proprio fortunato: d'altra parte proprio alla Champions è legato una delle serate più belle della sua carriera con lo splendido gol segnato con la maglia della Roma sul campo del Lione.
Senza Mexes
Roma sempre più a pezzi verso la sfida di questa sera con l'Arsenal. Spalletti oggi ha perso definitivamente Mexes ancora a letto con la febbre a 39. Ieri i medici avevano espresso un certo ottimismo sul recupero del difensore, ma questa mattina il francese si è alzato con la febbre ancora più alta di ieri e ha dovuto dichiarare forfait. Al suo posto giocherà Diamoutene.
Questa mattina ultimo provino anche per Totti che non è ancora al meglio ma ormai è certo che questa sera scenderà in campo: l'ultimo test sarà effettuato dal capitano allo stadio Olimpico poco prima di consegnare le formazioni all'arbitro.
Test decisivo anche per Aquilani che sembra aver superato i suo problemi e dovrebbe essere lui ad affiancare Brighi a centrocampo.
Zitti tutti, parla Mutu
Il periodo attraversato dai viola non è dei migliori, ma Adrian Mutu non ci sta alle critiche che stanno piovendo addosso alla squadra di Prandelli: "Siamo uomini e dimostreremo a chi ci critica, a chi non crede in noi che siamo una squadra vera. Vogliamo riscattarci e rialzarci subito, siamo ancora quarti e vogliamo restarci anche perché siamo più forti di Genoa e Roma". Al rumeno non sono piaciuti i fischi dei tifosi, la strigliata del patron Della Valle e il confronto avvenuto martedì pomeriggio tra Prandelli e la squadra.
Maledizione inglese
Maledetta Inghilterra del pallone. Che elimina la Juventus una volta di più e minaccia, stasera, Inter e Roma. Ma se i ritorni degli ottavi di Old Trafford e Olimpico di Roma sono tutti da giocare, aperti a ogni risultato, quello decretato dall’Olimpico di Torino ieri sera è già definitivo. Juve fuori, Chelsea avanti. Ancora. Perchè se è vero che era una sfida inedita tra i due club, è vero anche che la Juve di recente con le squadre inglese non ha avuto per nulla fortuna. Gli ultimi quattro confronti nelle sfide andata e ritorno di Champions ad eliminazione diretta sono finiti con altrettanti addii alla coppa della Vecchia Signora. Tre addirittura nelle ultime tre stagioni europee della Juve, contro Liverpool, Arsenal, e ora Chelsea.
Donadoni a Napoli
Roberto Donadoni è il nuovo tecnico del Napoli. L'ex c.t. prende il posto di Edy Reja, esonerato in serata dal presidente Aurelio De Laurentiis, che ha fatto sottoscrivere a Donadoni un contratto per le prossime due stagioni e mezzo. Presentazione alle 11.30 a Castelvolturno.
Febbre Champions
"Di quale giocatore della Juventus abbiamo paura noi tifosi del Chelsea? Di nessuno. Sono vecchi. Trezeguet, Del Piero. E poi in difesa abbiamo Terry". Roberto indossa la maglia del Chelsea, è a seduto a un tavolo in Piazza San Carlo, a godersi un bel sole, con altri tifosi inglesi dei Blues - colorito bianco, ventri prominenti e immancabile birra davanti -, ma ha un nome italiano. Perchè? Mistero subito svelato. Quando domandiamo in inglese ci risponde "parlo italiano, sono di Londra, ma mia mamma ha origini parmigiane, e mio padre di Frosinone". E ci racconta la trasferta dei supporter della City a Torino. "Siamo tanti, allo stadio dovremmo essere circa 2.000. Siamo arrivati ieri, in maggior parte. Torino, ma anche Genova e Milano. Passiamo il turno noi".
Stop a De Rossi
Due giornate di squalifica per il romanista Daniele De Rossi a seguito dell'espulsione rimediata sabato scorso nell'anticipo contro l'Udinese. Lo ha deciso il Giudice sportivo Gianpaolo Tosel. De Rossi paga "per proteste nei confronti degli Ufficiali di gara; sanzione aggravata perché capitano della squadra (Sesta sanzione); per avere, al 23' del secondo tempo, rivolto all'Arbitro espressioni insultanti". Una giornata di stop per Biava, Ferrari, Motta (Genoa), Carrozzieri (Palermo), Corini (Torino), Dainelli (Fiorentina), Galloppa (Siena), Mexes (Roma).
Tra le società, ammenda al Napoli (5.000 euro) "per avere suoi sostenitori, nel corso del secondo tempo e per un paio di minuti, esposto uno striscione ingiurioso nei confronti del Presidente della Societa' avversaria".
Reja resta
Nessun cambio di allenatore: Edy Reja resta al Napoli fino al termine della stagione. La decisione è stata presa in queste ore dalla società partenopea dopo che il dg azzurro Pierpaolo Marino, comandato da De Laurentis, ha avuto un colloquio chiarificatore con l'allenatore. Reja è convinto di poter risolvere la situazione e di poter risollevare il Napoli in questo momento così delicato (due punti nelle ultime 9 partite). Il tecnico si è subito rimesso al lavoro ed è pronto a dirigere l'allenamento alla ripresa dopo il ko interno di domenica con la Lazio.
Tornerò
"Non appena riuscirò a gestire il dolore, tornerò a giocare". Così Kakà ha spiegato le sue condizioni fisiche, rivelando che l'infortunio al piede sinistro rimediato il 7 febbraio con la Reggina interessa una zona particolarmente delicata. L'affermazione, che non farà felici i tifosi rossoneri, lascia intravedere tempi più lunghi di recupero.
La tua notte
LEGROTTAGLIE NON CE LA FA - A proposito di giocatori, altra assenza pesante in casa Juve: non ci sarà Nicola Legrottaglie. Ad annunciare il forfait del difensire, il tecnico Claudio Ranieri: "Legrottaglie è indisponibile, non ha recuperato dall'infortunio. Ha fatto l'allenamento ma non si sente sicuro". Al fianco di Giorgio Chiellini, di conseguenza, dovrebbe giocare Olof Mellberg.
Arrivederci, Mourinho
Non tutti se ne sono accorti, ma è ricapitato. Un anno fa, di questi tempi, pochi minuti dopo l'eliminazione in Champions per mano del Liverpool, negli spogliatoi di San Siro un Mancini sull'orlo di una crisi di nervi annunciò che a fine stagione – contratto o non contratto – avrebbe tolto il disturbo. Successe davvero, anche se alla fine fu Moratti a cacciarlo mentre lui, Mancio, tentò in tutti i modi di rimanere in sella (e ancor'oggi il contenzioso tra presidente e allenatore, a proposito della buonuscita milionaria su cui non venne trovato l'accordo, è aperto). Dicevamo, pochi se ne sono accorti, ma la cosa è successa di nuovo. Giocando d'anticipo, e ad eliminazione-Champions non ancora consumata (l'appuntamento per il rien ne va plus è fissato per mercoledì 11, all'Old Trafford, per Manchester United-Inter), avvertendo puzza di bruciato un Josè Mourinho a sua volta sull'orlo di una crisi di nervi se l'è praticamente fatto scappare. Nell'ormai famosa conferenza-stampa della “prostituzione intellettuale”, i 7 minuti di paradiso (per i suoi fans) e di inferno (per i suoi detrattori), l'allenatore dell'Inter non ce l'ha fatta a trattenersi: e a un certo punto ha annunciato molto chiaramente il suo addio.
Processo a Firenze
Un confronto per uscire dalla crisi, per ritrovare l'unità del gruppo e il gioco, per non vanificare la corsa Champions. La Fiorentina è uscita dalla partita col Palermo con una sconfitta ma, soprattutto, con una nuova consapevolezza di se. Squadra senza personalità, senza carattere, senza voglia di reagire. Una squadra irriconoscibile, insomma. "Martedì ci confronteremo, voglio capire che cosa è successo - ha detto Prandelli -. Ai miei giocatori chiederò sincerità assoluta, soltanto loro mi possono aiutare a capire".
Da quel faccia a faccia dipende tutta la stagione della Fiorentina. Il quarto posto è ancora lì, ma la distanza dal Milan è aumentata e quella da Roma e Lazio è un po' diminuita. Da ora in poi la squadra di Prandelli non può permettersi altri passi falsi. Dopo la sconfitta con il Palermo sono arrivati anche i fischi. "Quelli ci stanno, li prendiamo e ce li portiamo a casa senza dire niente - dice il tecnico -. Per tutta la partita, però, i tifosi sono stati accanto alla squadra, per questo alla fine li ho applauditi".
Il problema è dentro la squadra, non fuori. Può darsi che sia un problema fisico - alcuni giocatori stanno tirando da mesi - oppure, più probabilmente, un problema psicologico. Forse un po' di paura, un po' di tensione. Forse serviva una sconfitta come quella con il Palermo per ripartire. "Certe batoste a volte fanno bene" è l'opinione di Prandelli. Anche dopo la sconfitta a Roma contro la Lazio il tecnico chiese un confronto con i suoi giocatori, dopo quella chiacchierata la Fiorentina ricominciò a correre. "Non voglio rimandare il problema, voglio risolverlo subito. Da qui alla fine del campionato ci aspettano undici finali" ha detto ancora Prandelli. Che poi ha aggiunto: "Da un po' di tempo non siamo brillanti, arriviamo sempre un metro dopo gli avversari. se continuiamo a giocare così sarà difficile tenere certe posizioni".
È stato un black out collettivo, un crollo globale. La Fiorentina ha retto venti minuti poi è sparita dal campo. Un segnale preoccupante, per questo Prandelli vuole intervenire in fretta. Domenica c'è l'Inter, poi a Firenze arriva il Siena. Due partite che possono segnare il cammino della squadra viola. "Dopo il confronto con i miei giocatori avrò le idee più chiare" insiste l'allenatore.
Anche Andrea Della Valle è sicuro che la squadra si tirerà fuori da questo momento difficile. "Tutti insieme possiamo farcela, il calcio è fatto anche di queste cose. In settimana ci vedremo, affronteremo insieme il problema e sono sicuro che già domenica vedremo un'altra Fiorentina".