Aria di divorzio, Mou!

Sono passati nove mesi dal matrimonio Inter-Mourinho, il consuntivo dice primo posto in campionato, più che un piede fuori dalla coppa Italia, una supercoppa Italiana vinta e presa in eredità dalla gestione precedente ma quel che pesa è il flop europeo coinciso con l'eliminazione dalla Champions.

Altrochè Special One, forte l'amarezza per quel sogno accarezzato di poter vincere dopo 44 anni quel trofeo che tanto manca all'Inter, Mourinho fortemente voluto dal presidente nerazzurro ha tradito le aspettative e le ipotesi di un divorzio a fine stagione prendono sempre più quota.

Era attesa una svolta, il presidente è stufo di vedere la sua Inter fuori dall'Europa per dei gravi errori commessi dai giocatori, i 50 milioni spesi in chiave mercato non sono bastati a coronare un sogno, poi troppi i giocatori ormai logori, vedi Figo e Vieira, e troppi anche quelli epurati Cruz e Mancini, qualche colpa di queste situazioni ce l'ha anche Mourinho, visto come è andata con Quaresma, un giocatore che lui aveva imposto e che Moratti è stato costretto a svendere.

Sui giornali si parla con insistenza di un addio a fine stagione, c'è chi lo da al Manchester City, in Spagna si dice al Real Madrid, di sicuro il confronto tra allenatore e presidente previsto in tempi brevi chiarirà la situazione, Moratti dovrà valutare attentamente le richieste di mercato e la lunga lista che il tecnico lusitano gli sottoporrà, c'è da spendere ed intraprendere una linea a lungo termine almeno fino alla scadenza del contratto nel 2011, senno voltar pagina e trovare un sostituto all'altezza di un Inter regina anche in Europa.
Fonte Tutto mercato Web

Kakà è pronto


La corsa verso il terzo posto riparte da Kakà. Dopo un periodo tormentato, Carlo Ancelotti torna a sorridere e per la gara di Siena avrà di nuono a disposizione il campione brasiliano, fuori da oltre un mese dal pestone al piede rimediato contro la Reggina. Kakà è allenato regolarmente giocando anche la partitella finale: calcia senza sentire fastidio ma, realisticamente, al Franchi dovrebbe partire dalla panchina.

LA SELECAO HA GIA' CHIAMATO - Del resto anche il ct del Brasile, Carlos Dunga, ha convocato il giocatore, insieme a Ronaldinho e Pato, per le qualificazioni al Mondiali di fine mese. Sull'argomento è intervenuto anche l'ad rossonero, Adriano Galliani: "Queste convocazioni non ci danno fastidio. Le partite sono a fine mese e inizio aprile non sono la prossima settimana. Sono date Fifa, quindi ogni Nazionale ha diritto di chiamare chi vuole e quindi risponderemo sì. Speriamo che Ronaldinho e Kakà stiano bene quando dovranno partire. Ma sarà dopo la partita di Napoli''

Intervista a Spaccarotella

«Un malaugurato incidente». L’agente di polizia Luigi Spaccarotella, accusato di omicidio volontario per la morte del tifoso laziale Gabriele Sandri, per la prima volta si è presentato ai giornalisti per rispondere alle loro domande nello studio del suo avvocato ad Arezzo. Durante l’incontro Spaccarotella ha tenuto per mano la moglie e si è visibilmente commosso in più occasioni. «Dai mass media - ha detto - mi sento già condannato, ma aspetto l’esito del processo». «Ho sparato per sedare una rissa». «Evidentemente tutti i tentativi che sono stati fatti per far smettere quello che stava succedendo sono stati vani» ha detto Spaccarotella a chi gli chiedeva perché abbia estratto la pistola. Al Tg1 ha detto che è stato «un malaugurato incidente». Spaccarotella riferendosi ad alcuni sassi e ad un coltello che furono sequestrati nell’area di servizio, ha detto: «Avete visto quello che hanno trovato, non sto qui a raccontare favole». Ma perché invece di prendere la pistola non ha preso una penna per il numero di targa? «Perché la penna non era certo capace di fermare delle persone che se le stavano dando di santa ragione», dice Spaccarotella, dicendo poi che la macchina sulla quale viaggiavano i tifosi «non si stava allontanando». Se tornasse indietro cosa rifarebbe? «Non rifarei quello che ha causato tutto questo». «Il colpo non fu volontario». L’agente ha poi sottolineato che quel giorno quando partì il colpo il suo gesto non fu volontario, ma si trattò di uno sparo partito accidentalmente. Sospeso dal lavoro. Poi, parlando del fatto che è stato sospeso dal lavoro: «All’inizio me lo aspettavo, alla fine l’avrei capito, ora sembra che sia un atto dovuto. Comunque è una scelta del Ministero, io sono un poliziotto e l’accetto». Spaccarotella ha anche detto di avere «ottimi rapporti con i colleghi. Con quelli che erano con me quel giorno - ha aggiunto - non è che ci possa essere tutto questo rapporto». Cordoglio ai familiari. Al giornalista che gli chiedeva se volesse chiedere perdono alla famiglia Sandri, l’agente ha risposto: «Sì, anche se so che non saprei cosa dire. Loro hanno perso un figlio, è stata sicuramente una cosa da me non voluta. Non saprei cosa dirgli». Spaccarotella ha detto che il giorno del funerale di Gabriele provò a far avere alla famiglia Sandri un messaggio di cordoglio: «Ho scritto una lettera al cardinale Tarciso Bertone, segretario di Stato Vaticano». Parlando del messaggio, Spaccarotella ha detto: «È un gesto che ho fatto. Non so quale sia stato il motivo che ha impedito al mio messaggio di cordoglio di arrivare ai Sandri. Non so che dire». Paura degli ultras. «Che abbia paura di ritorsioni mi sembra più che logico - ha detto - Sono una persona normalissima: sono un poliziotto che ha famiglia e più che per me ho paura per loro». «Che gli ultras siano quello che sono - ha risposto Spaccarotella - non c’è bisogno che lo venga a dire io. Lo sapete meglio di me». Quindi, Spaccarotella ha ribadito di aver dei timori riguardo agli ultras. «Per il resto sono tranquillo e fiducioso». «Quel giorno mi sentii male». «So che quel giorno mi sono sentito male per quello che è accaduto. È una cosa che non mi sarei mai aspettato nella mia carriera, che non avrei mai voluto che succedesse». Riguardo il super testimone che lo avrebbe visto sparare e su cui si basa la ricostruzione dell’accusa Spaccarotella ha detto: «Onestamente parlando, il mio racconto e il suo non sono molto differenti». Secondo la versione fornita da Spaccarotella, il colpo sarebbe partito per sbaglio mentre correva impugnando la pistola. Fratello Sandri: parole stucchevoli. «Sono dichiarazioni stucchevoli, rimango esterrefatto». Così Cristiano Sandri, fratello di Gabriele, ha commentato le dichiarazioni dell’agente. «Ad un anno e quattro mesi di tempo, nel corso dei quali non si è fatto mai vivo, si presenta in televisione quando è a ridosso delle udienze processuali e questo denota la statura del personaggio - ha aggiunto Cristiano Sandri - A noi non è giunto alcun suo messaggio, la sua è una captatio benevolentiae, una strategia difensiva. Noi saremo al processo e sono sicuro che saranno accertate tutte le responsabilità senza nessuna reticenza». Secondo la tesi della difesa, Spaccarotella avrebbe estratto la pistola sparando un colpo in aria vedendo che dall’altra parte dell’Autostrada era scoppiata una rissa, e non riuscendo a sedarla con il solo utilizzo delle sirene e di un colpo sparato in aria. La pallottola che raggiunse Sandri, sempre secondo la difesa, sarebbe sfuggita a Spaccarotella mentre correva lungo la corsia autostradale.

Fonte Il Messaggero

"Ho pianto, voglio la Champions

"Sì, ho pianto e non me ne vergogno. Solo chi è romanista come me sa che si può anche piangere per questa maglia". Francesco Totti sulle pagine del 'Corriere dello Sport' torna sulla cocente serata di Champions League contro l'Arsenal e rivela tutto il suo grande rammarico per non aver trascinato la Roma nei quarti di una manifestazione che, quest'anno, vedrà disputare l'atto finale proprio nella Capitale. "Il dispiacere è grande soprattutto ripensando che siamo stati ad un passo dal superare il turno", dice il capitano giallorosso che rivela di aver passato una notte insonne. "Il film della partita mi tornava in mente ogni momento - scrive -. Quando ho battuto il rigore e ho visto la palla entrare ho pensato e sperato che ce l'avremmo fatta".

Ora il quarto posto -
Totti alla sfida non è voluto affatto mancare nonostante i guai fisici: "Mi sentivo il dovere di giocare", dice. "L'appuntamento era troppo importante. I dolori in quel momento sono passati in secondo piano". Poi, però guarda già avanti: "Ora dobbiamo pensare a centrare la qualificazione alla Champions League, per tornare a disputare questa competizione così affascinante e importante anche l'anno prossimo".

Italiane, troppi infortuni -
Infine il capitano giallorosso prova a dare una spiegazione anche alle eliminazioni delle altre italiane: " Le cause possono essere molteplici. La prima è che mai come quest'anno si è arrivati a questo punto della stagione con tanti infortuni. Bisogna farne tesoro e cercare di porvi rimedio per arrivare alla prossima stagione evitando di avere gli stessi problemi".

Fonte La Repubblica

Parole di fuoco, mister Ranieri


"David Trezeguet è un bambino viziato". Claudio Ranieri non ci sta e risponde per le rime al suo attaccante. Il tecnico della Juventus è infuriato, non ha gradito le critiche ricevute da Trezeguet a mezzo stampa per la sostituzione a 10 minuti dalla fine contro il Chelsea. Tra il giocatore e il tecnico ormai la rottura è totale, Claudio Ranieri è un fiume in piena.
RABBIA - "Le sue parole mi hanno dato molto fastidio, sono cose che di solito rimangono all'interno dello spogliatoio. Se ci siamo chiariti? Se lui mi parla tramite i media io rispondo tramite media. Mi sento tradito non dal giocatore ma dall'uomo che per me è la cosa peggiore. Quando escono fuori frasi come queste può darsi che ci sia qualcosa dietro. Dopo l'espulsione di Chiellini non stavamo giocando in 10 contro 11, ma in 9 contro 11. Trezeguet non stava più giocando e avevo bisogno di un giocatore al posto suo, un altro tipo di giocatore che lottasse tenendo alta la squadra come Amauri. Trezeguet aveva toccato 6 palloni nel primo tempo e 6 nel secondo, facendo un bellissimo assist e un colpo di testa. Quando ho visto che non riuscivamo più ad aggirare il Chelsea ho messo Amauri, il capocannoniere della Juventus. Ho fatto giocare a Trezeguet 80 minuti nella partita più importante della stagione, ho sempre avuto la massima considerazione di lui ma forse lui non l'ha avuta di me".
POSSIBILE ADDIO? - "Un addio? Aveva detto che se ne sarebbe andato già a fine stagione in serie B, ma qui nessuno lo voleva mandare via, io volevo puntare su di lui. Ora stiamo cercando di ricostruire una squadra per l'Europa, dobbiamo lavorare ancora molto e cercare giocatori che abbiano voglia di costruire insieme a noi. Quest'anno Trezeguet ha avuto problemi fisici, appena tornato ho cercato di inserirlo subito. Tutti i compagni sono dispiaciuti a causa delle sue parole ma se tornassi indietro le schiererei di nuovo titolare. Era molto motivato, se no non avrebbe fatto questa polemica sterile, avevo una grande fiducia che potesse risolvere la partita".
BAMBINO VIZIATO - "Quello che ha detto Trezeguet è francamente inspiegabile, mi è sembrato un discorso da bambino viziato. Giggs, Scholes giocano a singhiozzo e non si lamentano quando escono o stanno in panchina. Devo capire chi è con me e con la società in questo progetto e chi non lo è. Se mi aspetto delle scuse? Quello che vuole, ha sbagliato punto e basta, ora deve lavorare duro. Doveva essere superfelice di giocare col Chelsea. Se mi aspetto una multa da parte della società? Se decideranno che sarà il caso lui pagherà le conseguenze".
EMERGENZA INFORTUNI - "Trezeguet non è stato convocato a causa di un affaticamento al quadricipite, gli esami sono negativi ma lui sente male e noi ci crediamo. Fuori anche Amauri a causa di una distrazione al retto femorale destro, ne avrà per un mese. Non convocati anche Marchionni, Legrottaglie e Nedved. Gli ultimi due potrebbero tornare a disposizione per la prossima partita. Si è fatto male anche Manninger, abbiamo avuto moltissimi infortuni muscolari quest'anno ma ho piena fiducia nell staff medico".
BOLOGNA - "Di Vaio è un ragazzo d'oro, l'ho avuto al Valencia, ora sta ritrovando la continuità dei tempi d'oro, sono contento che sia il capocannoniere. E' un attaccante rapido con un gran tiro, dobbiamo stare attenti a fargli arrivare solo palle sporche. E' in un ottimo momento, sarà una partita difficile. E' importante vincere, per far capire ai tifosi che abbiamo voltato pagina e assorbito l'eliminazione in Champions. Anche per mettere pressione all' Inter? Non ci interessa. Pensiamo a noi stessi.
CHAMPIONS - "Sono molto dispiaciuto che tutte le italiane siano fuori dalla Coppa dei Campioni, anche perché non c'è stata una netta superiorità da parte dei nostri avversari. Siamo state tutte e tre lì lì, abbiamo dimostrato di essere sempre competitivi. La conferma di Blanc? Mi fa piacere"."Mi sento un po' tradito da Trezeguet". Claudio Ranieri è visibilmente arrabbiato con il giocatore per le sue dichiarazioni alla stampa francese, in cui si era lamentato per il cambio nel finale della gara con il Chelsea. "Uno sfogo inspiegabile, da bambino viziato, le sue frasi mi hanno dato molto fastidio - dice il tecnico della Juventus parlando dell'attaccante, non convocato per un affaticamento muscolare -. Sono cose che si dicono nello spogliatoio, lui può avere anche ragione, ma in quel momento eravamo in nove contro il Chelsea, perchè aveva toccato sei palloni nel secondo tempo e pochi nel primo. Allora ho provato a mettere Amauri in modo che corresse insieme agli altri e giocasse".
SUI GIORNALI - Trezeguet non ha però comunicato il suo disappunto personalmente a Ranieri. "Non ci siamo parlati, lo facciamo attraverso i giornali, visto che lui fa così... Speravo avesse preso fiducia dopo il gol al Palermo e quattro mesi di stop: gli stavo dando minuti e fiducia, mi sembra di avere sempre avuto la massima considerazione per lui. Evidentemente non è la stessa cosa da parte sua nei miei confronti".
L'INFERMERIA - In ogni caso, a prescindere dai veleni interni, Trezeguet e Amauri salteranno l'anticipo di domani con il Bologna. I due attaccanti della Juventus non sono stati convocati: affaticamento muscolare per il francese, distrazione al retto femorale per il brasiliano, che dovrà stare fuori per almeno un mese. Fermo anche Manninger per un affaticamento a un polpaccio. Assenti dalla lista diffusa da Ranieri pure Nedved, ancora alle prese con i problemi fisici accusati durante la gara con il Chelsea, e Legrottaglie, dolore al ginocchio sinistro. Le loro assenze si aggiungono a quelle di Camoranesi, De Ceglie, Sissoko, Knezevic, Cristiano Zanetti e Marchionni.
 
 
Fonte La Gazzetta dello Sport

Testimoni contro Mourinho

In Inghilterra non si placa la polemica per il presunto pugno di Mourinho ad un tifoso inglese al termine della partita di Champions League di mercoled' sera tra Inter e Manchester United. Dopo la denuncia, sono arrivatio i testimoni. "E' stato un momento di follia. Mourinho stava rilasciando un'intervista a una tv -dice Steven Mace al tabloid 'The Sun'-. Molti di noi lo prendevano in giro cantando 'Mourinho torna a casa'. Lui ha finito l'intervista ed è venuto verso di noi. Pensavamo dovesse firmare autografi, invece ha puntato dritto verso questa persona: in tono sarcastico ha intonato 'Mourinho a casa?' e poi ha colpito il tifoso. Non lo ha colpito con un pugno, piuttosto con il rovescio della mano. L'altra persona era così scioccata che non ha reagito. E poi Mourinho se n'è andato tranquillamente".

La versione fornita da Mace coincide, secondo 'The Sun, con quella di Dean Vickers. "Ero accanto alla persona che è stata colpita. Stavamo intonando cori su Mourinho, lui non sembrava interessato. Poi si è avvicinato dicendo 'Mourinho a casa?' e 'bang', il tifoso ha rimediato un ceffone. Era una persona sui 40 anni, non era un hooligan: era sotto choc, si teneva la faccia. La polizia mi ha contattato per chiedere se volessi rilasciare una dichiarazione: ho detto di sì. Se noi avessimo fatto una cosa del genere, saremmo finiti dentro".
Ieri il tecnico dell'Inter aveva smentita il fatto. 

Fonte La Repubblica

Lazio, sotto con Matuzalem


La Lazio è intenzionata a riscattare Francelino da Silva Matuzalem. Proprio ieri c’è stato l'incontro a For­mello tra Lotito e il procuratore del giocatore. L'incontro in realtà era fissato per martedì ma è stato po­sticipato d’un giorno a causa di un impedimento del presidente Lotito. C’è il via libera a trattare: «Il presi­dente stima molto Matuzalem e ha confermato ciò che già aveva detto pubblicamen­te. C’è la volon­tà di trattare con il Real Sa­ragozza per il riscatto del cartellino. Non era certo l'in­contro decisi­vo» . Parola del­l’avvocato Umberto Fusco, manager del brasiliano: «La stima di Lotito ci fa piacere. Ora siamo in attesa della sentenza del Tas che stabilirà l’in­dennizzo che il Real Saragozza do­vrà corrispondere allo Shakhtar Do­netsk, club da cui Matuzalem si libe­rò» .

L’OPERAZIONE - L’obiettivo della La­zio è tentare la rinegoziazione del­l'accordo siglato in estate col Real Saragozza e relativo al prestito con diritto di riscatto concesso ai bian­cocelesti. Lotito avrà tempo sino al 30 maggio per far valere le sue ra­gioni, praticamente un mese di tem­po in più rispetto all’affare Zarate ( scadenza del riscatto fissata al 30 aprile). Le cifre dell’operazione Ma­tuzalem non sono mai state ufficia­lizzate. Si sono diffuse solo indiscre­zioni: si parlava di circa 12 milioni di euro con pagamento biennale (esta­te 2009 e 2010). Ma sul costo finale potrebbero incidere altre voci, in particolare la sentenza del Tas cui faceva riferimento l’avvocato Fusco (è attesa nelle prossime settimane). Molto potrebbe dipen­dere pure dal ritorno o meno del Real Sara­gozza nella Liga (mili­ta nella serie B spa­gnola), una mancata promozione gioche­rebbe a favore della Lazio.

Valencia: "Via Silva"


Il Manchester City è in pole position per assicurarsi David Villa dopo che il Valencia ha fatto sapere che a fine stagione l'attaccante spagnolo verrà messo sul mercato. Da tempo il nazionale spagnolo è il primo obiettivo del club di Premiership che aveva cercato di acquistarlo sia la scorsa estate che durante l'ultimo mercato invernale. E ora il trasferimento potrebbe finalmente concludersi, come confermato dal vice-presidente del club della Liga, Fernando Gomez. «Confermo che abbiamo avviato una trattativa, ma per il momento non c'è stata nessuna offerta ufficiale - le parole di Gomez -. Il presidente ha chiesto una significativa cifra, ma loro non sembrano d'accordo».

"NON ESCLUDO CESSIONE DI SILVA"
- Gomes non ha escluso anche la partenza di David Silva, che piace tanto alla Juve, se il club riceverà un'offerta adeguata al valore del giocatore. «Si tratta di due giocatori molto importanti, con grandi qualità: se ci offriranno tanti soldi li venderemo, di certo non andranno via per poco. Mi piacerebbe che restassero entrambi, ma non posso escludere che se ne vadano a fine anno», le parole di Gomez al Daily Express.

Siena, difesa da grande


Qual è la terza miglior difesa del campionato, la prima per il minor numero di reti subìte in casa? Pensateci bene, prima di rispondere. Perchè la risposta giusta è sorprendente: quella del Siena. 26 reti subìte in 27 giornate, al Franchi soltanto 7, come il Milan a San Siro. Una muraglia su cui Giampaolo prova a costruire la salvezza bianconera.
NUMERO UNO - Il primo mattone di questa retroguardia quasi impenetrabile è Gianluca Curci, portiere classe '85, come il suo numero di maglia. Considerato una grande promessa già a livello di giovanili, dopo i successi conseguiti con la Primavera della Roma di Alberto De Rossi (il papà di Daniele), e 4 anni "a singhiozzo" in prima squadra (29 presenze in campionato all'ombra del Colosseo) la scorsa estate si è trasferito in Toscana per trovare continuità di impiego. E consacrarsi miglior emergente in circolazione nel suo ruolo. C'è riuscito. E ci presenta la sua linea a 4 dei miracoli.
"La nostra difesa? Al centro Portanova, il veterano bianconero, e il portoghese Brandao, che ha sostituito da titolare Rossettini, infortunatosi a metà stagione. Sugli esterni a destra il colombiano Zuniga, a sinistra Del Grosso, cursori bravi a spingere, ma anche attenti in fase di copertura. Come comunichiamo? In italiano, i neoacquisti stranieri hanno imparato subito".
Il momento magico di Curci non è circoscritto al campo.
"Il 9 marzo è nato Gabriele, il mio secondogenito".
Che abiterà a Siena, una cittadina di 50.000 abitanti. Come si è ambientato il romano Curci?
"Bene. Merito dei compagni. E della tranquillità della città. E poi in squadra ci sono tanti romani, come ad esempio Galloppa, con cui ero stato compagno di squadra già nelle giovanili della Roma. Il Palio? Non ne sapevo nulla, ora mi sono informato, ma ho capito quanto è "sentito" dai senesi, e non ne parlo. Le contrade sono tante, c'è il rischio di contrariare qualcuno".
Dopo una stagione da titolare in provincia - lei che ha "assaggiato" anche la Champions contro il Manchester United - si sente più forte?
"Sì, potermi esprimere con continuità per un intero campionato mi ha dato ulteriore fiducia nei miei mezzi. Chi sono gli altri portieri emergenti della mia generazione, quelli che un giorno potranno rimpiazzare anche un "mostro" come Buffon? A me piacciono Consigli, dell'Atalanta, e Marchetti, del Cagliari".
Lei fa parte del gruppo azzurro. Quali sono gli obiettivi che si propone con l'Italia di Lippi?
"Intanto voglio finire forte la stagione qui a Siena. Poi in azzurro sono stato convocato sia da Donadoni che da Lippi. Ho saltato solo gli ultimi Europei. Se mi aspetto una convocazione per la Confederations Cup? Non mi aspetto niente, nulla è scontato. Però le ferie dal 14 al 28 giugno (le date della manifestazione premondiale in Sud Africa, ndr) non le ho mica prenotate..."
 
 
Fonte La Gazzetta dello Sport

Inter, centrocampo da rifare


"Ora so cosa serve per vincere la Champions", dice José Mourinho. Gli tocca però convincere Moratti. Se ci riuscirà, via libera a una piccola rivoluzione.
DIFESA - In porta, confermatissima la coppia Julio Cesar-Toldo. Poi, dietro, si ripartirà dagli intoccabili Maicon, Samuel, Chivu e Santon. Cordoba e Materazzi hanno un posto sicuro in rosa, ma toccherà a loro valutare i pro e i contro di un ruolo decisamente più marginale. Sul mercato, invece, caccia a un giovane già di buon valore: piace il danese Simon Kjaer, classe 1989, gigantesco centrale del Palermo sul quale hanno messo gli occhi i più grandi club europei. Rivas, Burdisso e Maxwell potrebbero portare euro importanti nelle casse nerazzurre.
CENTROCAMPO - E’ però a centrocampo che l’Inter deve intervenire pesantemente. Serve qualità e freschezza, ciò che Figo (un ingaggio molto oneroso in meno) e Patrick Vieira non sembrano più in grado di garantire. Branca e Oriali stanno pensando di sostituire il francese con uno fra Thiago Motta e Marek Hamsik. Piace soprattutto l’italo brasiliano del Genoa: sembra tra l’altro imminente un incontro con Preziosi. Capitolo trequartista: è Diego l’obiettivo numero uno. Il brasiliano del Werder ha convinto pure Moratti nel recente doppio confronto con il Milan. Restano a Milano Cambiasso, Zanetti, Muntari e Stankovic, vanno sul mercato Jimenez, Mancini, Obinna e Quaresma. In entrata buone chance per Palombo della Samp e D’Agostino dell’Udinese.
ATTACCO - Con Mourinho al timone è scontata la partenza di Cruz, il cui contratto scade a giugno. Via a parametro zero pure Crespo, mentre tornerà alla base Suazo, altra pedina importante per le casse di Palazzo Durini. Si ripartirà da Ibrahimovic e Balotelli, con Adriano non più sicuro partente a giugno. Mou vuole però un bomber di razza: sogna Drogba; Milito è la prima alternativa. Intanto, il d.t. Branca ha già annunciato il rientro alla base di Acquafresca.
 
 
Fonte La Gazzetta dello Sport

Orgoglio italiano

Con un gol di Quagliarella all'85' e un rigore di Di Natale al 93' l'Udinese supera per 2-0 i russi dello Zenit al Friuli nell'andata degli ottavi di Uefa. Nel primo tempo è la squadra di Marino a fare la gara ma la mira degli attaccanti è sbagliata. A inizio ripresa brivido per l'Udinese con la traversa colpita da Tymoshchuck. Handanovic salva due volte su Zyryanov ma nel finale prima Quagliarella (85'), poi Di Natale (93') chiudono il conto.

LA PARTITA
L'Udinese, dunque, non tradisce le attese e fa suo il primo atto della sfida con i detentori del trofeo. Gli uomini di Marino devono però attendere l'80' per trovare il gol, meritato per quanto prodotto nel corso di tutta la partita. Nel primo tempo in campo c'è soltanto l'Udinese. Lo Zenit gioca sotto ritmo e soltanto nel finale di frazione si fa vedere dalle parti di Handanovic. Là davanti Quagliarella e Di Natale sono in vena di invenzioni, ma la mira non è precisa.

Nella ripresa la formazione di Advocaat scende in campo con altro piglio e sfiora il vantaggio con Tymoshchuck, il cui tiro si stampa sulla traversa. Entrano poi in scena i due portieri, con Malafeev che si oppone a Di Natale e Inler e con Handanovic che salva su Zyryanov. Poi, a 5' dalla fine, ci pensa Quagliarella a metterla dentro. Di Natale rende la serata ancora più bella segnando il gol del 2-0. Tra una settimana il ritorno in Russia.

Rischio baratro


"Il calcio italiano rischia il baratro". Non usa mezzi termini Adriano Galliani dopo la tripla eliminazione delle nostre rappresentanti in Champions League. Il cappotto inglese costringe il calcio italiano a interrogarsi sul suo reale valore internazionale e sul suo futuro. E l'ad del Milan, quest'anno fuori dal calcio che conta e già eliminato dalla Uefa, ha una sua chiave di lettura della crisi. "Le tre eliminazioni in Champions League sono un segnale - dice Galliani - senza la gestione degli stadi non potremo più competere con i club inglesi e spagnoli".

GESTIRE GLI STADI - "La principale ragione della crisi di risultati in Champions è economica - aggiunge l'ad rossonero ai microfoni di Radio Kiss Kiss -. Le squadre inglesi grazie soprattutto agli stadi hanno ricavi nettamente superiori dei nostri, l'Inghilterra e la Spagna ci stanno nettamente superando e questo è un grave problema. Se non avremo anche noi gli stadi non competeremo più ai massimi livelli europei".

FINITA L'ETA' DELL'ORO - L'età dell'oro del calcio italiano sembra lontano anni luce. "Dieci anni fa - prosegue Galliani - eravamo nettamente primi nel ranking europeo e fatturavamo molto di più dei club inglesi e spagnoli, mentre adesso dobbiamo cedere il passo". Per rendere chiaro il cambiamento basta un esempio. "Ricordo che nel 1990 quando il Barcellona ci chiese Van Basten il Milan fatturava molto più degli spagnoli, questo invece adesso non sarebbe più possibile e quindi se la stessa situazione si fosse riproposta adesso avremmo perso l'attaccante olandese".

INVERTIRE IL TREND - Se le cose non dovessero cambiare per il calcio italiano sarebbero guai. Bisogna "invertire il trend - avverte Galliani - altrimenti l'Italia potrebbe anche retrocedere dal terzo posto nel ranking europeo e questo sarebbe un disastro".
Fonte La Repubblica

Gli inglesi se la ridono

L'Inghilterra del calcio si è svegliata ridendo. Su tutti i giornali britannici il tormentone è uno: la disfatta dell'Italia del calcio. Ma, come era prevedibile, l'obiettivo o meglio il bersaglio preferito è José Mourinho. L'allenatore dell'Inter, con un passato al Chelsea, è stato preso di mira per la sconfitta contro il Manchester e i titoli in prima pagina su tutti i giornali che contano sono in puro spirito british...

Ma  non è solo lo special One, e i suoi possibili giochi di parole nei titoli, a far sorridere gli inglese. A Londra e dintorni si gongola per la supremazia delle squadre inglesi. Ben 4 squadre approdate ai quarti e ben tre che hanno "cancellato" le nostre.
Ed ecco infatti un altro spunto sul quale si "gioca". Così come fa l'autorevole Times "United e Arsenal complete English clean sweep"...
 ''Lo spettacolo dei campioni dello United mette in ginocchio Mourinho'', l'apertura dell'Independent che ricorda come ''lo United possa essere battuto in certe occasioni ma e' uno sforzo infernale riuscirci sempre'', con riferimento al record di vittorie di Mourinho su Ferguson.
''Non sei più speciale'', titola il Daily Mirror, imitato dal Guardian che sottolinea come il portoghese non abbia fatto meglio del suo predecessore, Roberto Mancini, né  degli altri 17 tecnici che si sono alternati sulla panchina dell'Inter nei 22 anni in cui Ferguson è rimasto all'Old Trafford. ''I veri speciali sono i club di Premier League'', sentenzia il Telegraph.
E ce n'è anche per la Roma: 'Il dramma dei rigori porta sollievo ad Arsene Wenger'', titola il Times

Ancora Ronaldo


“Il bello deve ancora venire”, aveva detto Ronaldo dopo il primo gol con la maglia del Corinthians nella sfida contro il Palmeiras di domenica scorsa. E anche stavolta il Fenomeno ha mantenuto la promessa, regalando i tre punti che permettono al Timao di portarsi a una sola lunghezza dalla vetta del Paulistao (guarda il video). Come annunciato dal tecnico Menezes poche ore prima del calcio d’inizio, Ronaldo è partito titolare e, senza tradire le aspettative dei 35 mila tifosi che in soli due giorni hanno esaurito i tagliandi disponibili per il suo debutto casalingo, al momento della sostituzione è stato osannato dalla folla alzatasi in piedi per rendegli tributo.
ANCORA DECISIVO – Sin dall’inizio Ronaldo mostra di voler lasciare il segno, impegnando il portiere avversario con due tiri rispettivamente al 1° e all’8° minuto. Condizionato dall’avvio contratto della squadra, andata in svantaggio a causa del gol di Marcelo Batatais dopo 22 minuti, il Fenomeno ha inizialmente faticato a divincolarsi dalla marcatura a uomo impostagli dal tecnico del Sao Caetano, Oswaldo Alvarez, pur mostrando grande abnegazione nel retrocedere spesso sulla trequarti per raccogliere palla e lanciare i compagni d’attacco. Ma, al rientro dagli spogliatoi sul punteggio di 1-1, frutto di un gran tiro da fuori area di André Santos al 35° minuto, Ronaldo ha fatto esplodere di gioia il Pacaembu siglando il gol del definitivo 2-1 con un tiro di prima intenzione dall’interno dell’area che si è infilato tra il palo e il portiere.
L’ARMA VINCENTE – “Con Ronaldo aumentano le nostre possibilità di vittoria”, aveva affermato in mattinata Menezes con tono quasi profetico, e il Fenomeno ha di fatto permesso al Corinthians di superare quella che era considerata la sua bestia nera (solo 8 vittorie per il Timao negli ultimi 24 incontri contro il Sao Caetano). Dopo il gol il livello dell’attaccante è cresciuto e, pur mancando ancora di esplosività, ha corso per tutti i 75 minuti in cui è rimasto in campo, permettendo al Corinthians di controllare l’incontro e regalando a Dentinho e Douglas due assist che avrebbero potuto aumentare il vantaggio acquisito.
LO SPETTACOLO – “Oggi dobbiamo tornare tutti a casa presto per vedere Ronaldo”, aveva detto il presidente Lula nel pomeriggio a margine di un impegno ufficiale, condividendo la stessa trepidazione di tutti quei tifosi disposti a pagare anche 150 reais per potersi scattare una foto accanto a un fotomontaggio del Fenomeno nei minuti che hanno preceduto l’inizio della partita. “L’emozione di giocare davanti a questo pubblico è indescrivibile. E’ come giocare in un teatro, in cui la gente non smette mai di cantare”, ha affermato Ronaldo prima di scendere in campo, aggiungendo che “nessuna tifoseria è paragonabile a quella del Corinthians”. Un sondaggio della settimana scorsa aveva rivelato che il Fenomeno è già il giocatore più amato dai tifosi, e con i primi due gol, entrambi decisivi, in soli 110 minuti l’attaccante ha dimostrato di saper ripagare la fiducia e l’affetto dimostratigli finora. “Devo ancora migliorare”, ha detto Ronaldo a fine partita, ma i suoi tifosi sembrano già pienamente soddisfatti.
 
Fonte La Gazzetta dello Sport

Progetto Juve futura

AAA, cercansi campioni degni d’una Vecchia Signora, del suo fascino e della sua storia, della sua filosofia e della sua caratura; e cer­cansi campioni giovani, in grado di ipotecare il domani e segnarlo. Cercasi, ad esempio, David Silva, 23 anni compiuti nello scorso genna­io, un genietto sempre ispirato che ha contributo alle fortune del Valen­cia, un punto fermo della nazionale spagnola, il primo iscritto nella lista in bianconero per il maquillage di Madame, avviato da Alessio Secco a prescindere. Il Nedved che verrà ha la sagoma d’uno spagnolo che il Va­lencia vende per far cassa, come sot­tolineato recentemente da Javier Gomez, Ad d’una società sull’orlo d’una crisi economica e consapevole di doversi sottoporre ad una dieta ferrea: « Bisognerà fare sacrifici e trovare soluzioni, nessuna esclusa » . I gioielli esibiti restano in vetrina, ma il Valencia stavolta non resterà insensibile alle offerte, né alla reces­sione: i 30 milioni di euro sussurrati tempo fa sono diventato utopia allo stato puro e l’asta al ri­basso alla quale la Ju­ventus s’infilerà preve­de investimenti ragione­voli. David Silva è l’uo­mo adatto per la Vec­chia Signora di Claudio Ranieri, è il capofila dell’elenco di Alessio Secco, ma non è neppu­re l’unico indiziato a scuotere i sogni d’un club che è rimasto scot­tato dalla eliminazione, che è consapevole di do­ver intervenire, ma che ha anche una struttura solida sulla quale farla.

Silva guida la hit para­de dei centrocampisti, nella quale entra ovviamente anche Frank Ribe­ry, trascinatore transalpino apparte­nente ad un segmento assai elevato, quasi innavicinabile. Ma il mercato è scandagliato senza frontiere e c’è dell’altro in Germania ma anche al­trove: al Werder Brema c’è Diego, ma ha un prezzo; e invece in Inghil­terra, sponda blues del Tamigi, c’è Deco, abbordabile intorno ai sei mi­lioni. Il Nedved dell’Est che sa già tutto dell’Italia è Marek Hamsik, di­chiarato incedibile da De Laurentiis & Marino, però sistematicamente te­nuto sotto osservazione da Madame, che guarda tutti da Silva in giù.

Fonte Corriere dello Sport

Addio sogni di gloria

A guardare i numeri e la realtà dei fatti emersi da questi ottavi di Champions, si dovrebbe parlare di un bilancio pessimo per le italiane: 3 squadre eliminate su 3. A guardare le prestazioni delle nostre connazionali emerge, però, tutt'altro bilancio e tutt'altre conclusioni: le squadre inglesi hanno passato il turno, ma da qui a dire che lo hanno fatto con merito ce ne passa. 
Già dall'analisi del confronto tra Juventus e Chelsea si è notato come la sorte sia stata abbastanza benevola con i londinesi: all'andata i bianconeri avrebbero meritato il pareggio, mentre nella partita di ritorno hanno avuto il bandolo della matassa per novanta minuti, nonostante le assenze importanti di Legrottaglie, Sissoko, Camoranesi e Marchionni e l'abbandono immediato di Nedved. Nel totale delle due partite i Blues hanno creato pochissime occasioni, riuscendo a realizzare 3 gol più per demeriti difensivi degli juventini che per meriti propri.
Diversi i contenuti dei match tra Inter e Manchester, ma il succo non cambia: se è vero che a San Siro i Red Devils avrebbero meritato di vincere, è altrettanto vero che gli stessi questa sera non hanno certamente disputato la partita perfetta, concedendo ai nerazzurri svariate occasioni da gol, non sfruttate a dovere.
Ancora più bruciante, se possibile, l'uscita di scena della Roma. I giallorossi sono arrivati a questo doppio confronto con una squadra a pezzi fisicamente per via delle numerose assenze: vedi i vari Mexes, De Rossi, Cicinho, Juan infortunato dopo pochi minuti. Nonostante tutto, però, la squadra di Spalletti era riuscita a raddrizzare le sorti dell'incontro, sbagliando anche una clamorosa occasione con Baptista per chiudere il conto e portare avanti il discorso qualificazione. Poi sono arrivati i rigori: si sa, sono una lotteria, però qualcuno dica a Vucinic che non è quello il modo di calciarli!

Avanti Barça e Porto

Le ultime due qualificate ai quarti di finale di Champions League sono Barcellona e Porto. Eliminati Lione e Atletico Madrid.
 
Barcellona-Lione 5-2
Se all'andata erano stati brividi per il Barça, il ritorno è una passeggiata. Al Camp Nou va in scena (o meglio, torna in scena) la versione spumeggiante dei blaugrana, vista fino a un paio di mesi fa. Pur senza Puyol e Abidal gli uomini di Guardiola dilagano già nel primo tempo. Due gol in fotocopia di Henry (il 49° e il 50° del francese in Champions) spianano la strada, con il cortese aiuto dell'ex juventino Boumsong che sbaglia il fuorigioco in entrambe le occasioni. Il tris di Messi è il solito inno al calcio, con l'argentino che parte da destra, scambia con Eto'o e poi appoggia quasi in scioltezza alle spalle di Lloris. Lo stesso camerunese si toglie lo sfizio di segnare il 4-0 con un'azione rabbiosa delle sue (non bene Cris nell'occasione). Nel recupero del primo tempo e a inizio ripresa i due gol del Lione; con Makoun da calcio d'angolo e con Juninho (poi espulso) su svarione della difesa del Barcellona. Reazione abbastanza tardiva. Ai quarti di finale ci vanno i blaugrana, che arrotondano ulteriormente con Keita a tempo scaduto. 
 
Porto-Atletico Madrid 0-0
Dopo la beffa dello scorso anno, quando era stato sconfitto ai rigori in casa dallo Schalke 04, il Porto raggiunge i quarti di finale. Sbuffando, ma meritando, se mettiamo sulla bilancia anche la gara d'andata. Che era finita 2-2, ma con una marea di palle-gol buttate dai portoghesi. Le occasioni migliori, infatti, anche al Dragao le hanno avute i Dragoni. Su tutte, un palo a porta vuota di Lisandro Lopez nel finale. In precedenza molta confusione e un discreto Atletico Madrid. Condannato, forse, dalla scelta di lasciare Forlan in panchina all'inizio. Visto lo stato di forma dell'uruguaiano, una decisione che farà discutere. Ma il portiere dei rojiblancos, Leo Franco, esce con il premio di migliore in campo. Qualcosa vorrà pur dire. Porto ai quarti, insomma: ma guai a sottovalutare questa squadra solida e difficile da battere. 
 
Fonte La Gazzetta dello Sport

Fuori anche l'Inter


Finisce agli ottavi di finale l'avventura dell'Inter in Champions League. All"Old Trafford' vince 2-0 il Manchester United al termine di una bella partita in cui la squadra di Mourinho avrebbe meritato di più. Decidono i gol di Vidic dopo 4' e di Cristiano Ronaldo al 4' della ripresa. Per l'Inter una traversa di Ibra, un palo di Adriano e tanta amarezza. Ferguson recupera O'Shea e Ferdinand; Scholes vince il ballottaggio con Fletcher; Giggs rileva Park, alle prese con un dolore alla schiena. Mourinho può contare su Samuel e sceglie Vieira a Muntari e Adriano per Balotelli; gli indisponibili sono Chivu, Burdisso e Materazzi.

Già dopo 4' il Manchester passa in vantaggio: angolo di Giggs dalla destra, Vidic anticipa di testa Vieira e infila Julio Cesar. I nerazzurri restano calmi e si affacciano in avanti. Ibrahimovic prova più volte a inserirsi in area avversaria ma viene braccato da almeno tre uomini. Gran possesso palla da parte degli inglesi che attendono l'Inter per poi ripartire senza alcuna fretta. Al 29' la grande occasione nerazzurra: Maicon mette in mezzo per Ibrahimovic che schiaccia di testa ma il pallone colpisce in pieno la traversa. L'Inter colleziona una palla gol dietro l'altra: al 36' con l'esterno destro di Stankovic deviato in angolo da Van der Sar; al 39' Ibra serve Stankovic che davanti a Van der Sar cicca il pallone; al 40' Balotelli lancia Ibra che in area da destra fa partire un diagonale che sfiora il palo. L'unica occasione del Manutd al 38' quando O'Shea solo davanti a Julio Cesar si fa chiudere lo specchio della porta.

Ad inizio ripresa ci prova subito Balotelli con il destro, palla sull'esterno della rete. Al 4' è però il Manchester a segnare: cross di Rooney e colpo di testa di Cristiano Ronaldo che infila Julio Cesar. Al 14' palo di Adriano con una splendida girata di sinistro al volo. Poco dopo miracoli di Julio Cesar su Rooney e Berbatov. Nel finale il Manchester contiene senza troppi problemi anche perché l'Inter con il passare dei minuti molla.

MANCHESTER UTD
(4-4-2): Van der Sar 6.5; O'Shea 5, Ferdinand 6, Vidic 6.5, Evra 6; C. Ronaldo 6.5, Carrick 5, Scholes 6 (25'st Anderson 6), Giggs 6.5; Rooney 6 (39'st Park sv), Berbatov 5. In panchina: Foster, Fletcher, Evans, Gibson, Tevez. Allenatore: Ferguson 6.5.
INTER (4-3-1-2): J. Cesar 7; Maicon 6, Cordoba 6, Samuel 5.5, Santon 6; Vieira 5 (1'st Muntari 6), Cambiasso 6.5, Zanetti 6; Stankovic 6.5 (14'st Adriano 6); Balotelli 5 (25'st Figo 6), Ibrahimovic 5.5.In panchina: Toldo, Rivas, Maxwell, Cruz. Allenatore: Mourinho 5.5.
ARBITRO: Stark (Ger) 6.
RETI: 4'pt Vidic, 4'st C. Ronaldo.
NOTE: serata buona, terreno in ottime condizioni, spettatori 76.212 (3.500 i tifosi nerazzurri), angoli 3-3. In tribuna Blatter e Capello. Ammoniti Samuel, Rooney.
Fonte La Repubblica

Rifondazione Juve


Alessandro Del Piero lo diceva a proposito della partita di Londra, ma quell'acuta osservazione vale anche per quella di Torino: il Chelsea gioca una discreta partita e passa il turno, la Juve una buona e torna a casa. Basta questo per spiegare perché i bianconeri si sono arresi all'altezza degli ottavi di finale: gli inglesi sono più forti anche se viaggiano a tre cilindri, anche se il Chelsea è una delle squadre più problematiche della Premier League, anche se in giro c'è decisamente di meglio, anche se nel doppio confronto gli italiani hanno tenuto testa agli inglesi, anche se è sembrato che i bianconeri abbiano sputato l'anima e i Blues fatto il minimo indispendabile.

La Juventus non è ancora a quei livelli, magari ci sarebbe potuta andare più vicino se non avesse avuto quella sfilza di infortunati (la maggior parte dei quali, però, non dipendono dalla sfortuna ma dalla pessima gestione medica della squadra: in pratica, è un difetto bianconero che deve essere corretto) che ne ha ridotto le potenzialità nelle due partite decisive, ma il dato di fatto, alla fine della fiera, è che i bianconeri devono ancora crescere parecchio, per coltivare ambizioni europee.

Lo ha amesso lo stesso Ranieri a fine partita, d'altronde: "Non credo di offendere i miei giocatori se dico che il Chelsea è di un'altra categoria, rispetto a noi. Non so quanto ci manchi per arrivare a quei livelli, quest'anno abbiamo fatto un buon cammino in Champions, ma adesso dobbiamo prendere i giocatori che ci facciano fare il salto di qualità".

Finora, in due anni, non è successo. Nemmeno di Amauri, l'acquisto più azzeccato, si può dire che abbia elevato in maniera esponenziale il tasso di classe della Juve. E con gente come Poulsen, Grygera, Salihamidzic, Sissoko, Tiago la Juve si è garantita una buona classe media, non una categoria di giocatori di primissimo livello. Per il mercato, il club ha stanziato trenta milioni: potrebbero servire per prendere però un solo fuoriclasse (Diego? Silva?), non molti di più, mentre altri campioni stanno sfiorendo. Nedved lascerà, Trezeguet è logoro, Del Piero in perentorio declino, Camoranesi passa da un problema fisico all'altro. Forse, il salto di qualità dovrà essere almeno triplo.
Fonte La Repubblica

Idea Mancini per stasera


Salgono le quotazioni per Amatino Mancini di scendere in campo questa sera contro il Manchester United. Mourinho ci sta pensando: il brasiliano potrebbe affiancare in attacco Ibrahimovic sfruttando la sua fantasia e la sua velocità. Il tecnico portoghese sta valutando l'ipotesi di giocare con una sola punta, Ibra, e due esterni pronti ad inserirsi. In panchina Adriano e Balotelli pronti ad entrare nel corso della partita.
Per Mancini quindi la possibilità di una chance importante per riscattere un periodo non proprio fortunato: d'altra parte proprio alla Champions è legato una delle serate più belle della sua carriera con lo splendido gol segnato con la maglia della Roma sul campo del Lione.

Senza Mexes


Roma sempre più a pezzi verso la sfida di questa sera con l'Arsenal. Spalletti oggi ha perso definitivamente Mexes ancora a letto con la febbre a 39. Ieri i medici avevano espresso un certo ottimismo sul recupero del difensore, ma questa mattina il francese si è alzato con la febbre ancora più alta di ieri e ha dovuto dichiarare forfait. Al suo posto giocherà Diamoutene.
Questa mattina ultimo provino anche per Totti che non è ancora al meglio ma ormai è certo che questa sera scenderà in campo: l'ultimo test sarà effettuato dal capitano allo stadio Olimpico poco prima di consegnare le formazioni all'arbitro.
Test decisivo anche per Aquilani che sembra aver superato i suo problemi e dovrebbe essere lui ad affiancare Brighi a centrocampo.

Zitti tutti, parla Mutu

Il periodo attraversato dai viola non è dei migliori, ma Adrian Mutu non ci sta alle critiche che stanno piovendo addosso alla squadra di Prandelli: "Siamo uomini e dimostreremo a chi ci critica, a chi non crede in noi che siamo una squadra vera. Vogliamo riscattarci e rialzarci subito, siamo ancora quarti e vogliamo restarci anche perché siamo più forti di Genoa e Roma". Al rumeno non sono piaciuti i fischi dei tifosi, la strigliata del patron Della Valle e il confronto avvenuto martedì pomeriggio tra Prandelli e la squadra.

"A tutti, anche al nostro patron, dico di venire a vederci giocare domenica contro l'Inter - ha continuato il fuoriclasse rumeno -. E' la gara più difficile, ma se faremo una buona prestazione, se otterremo un bel risultato, tutto questo ci darà la svolta. Sapevamo che questo era l'anno più difficile, qualcuno di noi può avere paura di non riuscire ad arrivare quarto, io però non ho questa paura e cercherò di dare l'esempio".

Maledizione inglese


Maledetta Inghilterra del pallone. Che elimina la Juventus una volta di più e minaccia, stasera, Inter e Roma. Ma se i ritorni degli ottavi di Old Trafford e Olimpico di Roma sono tutti da giocare, aperti a ogni risultato, quello decretato dall’Olimpico di Torino ieri sera è già definitivo. Juve fuori, Chelsea avanti. Ancora. Perchè se è vero che era una sfida inedita tra i due club, è vero anche che la Juve di recente con le squadre inglese non ha avuto per nulla fortuna. Gli ultimi quattro confronti nelle sfide andata e ritorno di Champions ad eliminazione diretta sono finiti con altrettanti addii alla coppa della Vecchia Signora. Tre addirittura nelle ultime tre stagioni europee della Juve, contro Liverpool, Arsenal, e ora Chelsea.
K.O. DIVERSO - Nel senso che la Juve contro Reds e Gunners dopo i k.o. in Inghilterra non era riuscita a segnare al ritorno. Insomma, era stata un’incompiuta. Stavolta i bianconeri se la sono giocata sino alla fine, fino al gol di Drogba. Il popolo bianconero, che prima del fischio d’inizio aveva fatto suo lo slogan "Yes, we can" con tanto di sventolio di bandierine bianconere e tricolore, ha salutato la squadra con un "Grazie ragazzi" che sa di assoluzione. La Juve ha dato tutto quello che aveva in questo momento. Che non è stato abbastanza per battere una signora squadra come il Chelsea. Delusione e rammarico, più ancora di rabbia e voglia di recriminare, sono stati i sentimenti più evidenti nel dopopartita.
FACCE SCURE - Inglesi di un’altra categoria? La parola ai protagonisti. Buffon ha così sintetizzato: "Chelsea più forte? No, le situazioni hanno fatto sì che il piatto della bilancia pendesse a suo favore. Se fossimo stati al completo non so se sarebbe finita così. Non credo ci sia da dare un giudizio netto. All’andata al completo non meritavamo di perdere, oggi con tanti acciaccati ce la siamo giocata. La chiave è stata il gol subìto a fine primo tempo". Tesi condivisa da Tiago, ex Chelsea, così scoraggiato in area interviste nel dopogara, che veniva voglia di dargli una pacca sulle spalle: "Ci è mancata un po’ di fortuna. Abbiamo preso un gol pesante alla fine del primo tempo. Abbiamo fatto due belle partite, ma abbiamo sbagliato all’inizio della gara di Stamford Bridge. Non si può dire che la loro qualificazione non sia meritata. Ma noi avremmo potuto farcela". Per Ranieri, l’unico che è riuscito ad abbozzare un sorriso ieri a fine partita, e Trezeguet, la qualificazione è stata persa all’andata. Il tecnico, ex dei Blues: "La cosa più penalizzante è stata non riuscire a segnare a Londra". Il francese concordava, con una faccia scurissima: "C’è rammarico per la partita di Londra, in cui potevamo andare a bersaglio e non ci siamo riusciti. Ma usciamo a testa alta". La pensa così anche Giovinco, che aveva dato verve ai bianconeri con il suo ingresso in partita: "Non ci può essere rimproverato nulla. La chiave dell’eliminazione? L’espulsione di Chiellini". Tra i più provati dall’eliminazione capitan Del Piero. Che non si è gustato neanche il 44° gol in Champions: "Non ho neanche voglia di raccontarlo - ha poi dichiarato -. L’esito del campo bisogna accettarlo, anche se dispiace tanto. Cosa hanno in più? A caldo è difficile da dire. Vanno comunque riconosciuti loro i giusti meriti per quello che hanno saputo fare, segnando due gol qui".
SGUARDO AVANTI - Gli inglesi incassano la qualificazione, ma non stravincono a parole. Lampard non fa proclami guardando alle sfide Italia-Inghilterra di stasera: "Se mi aspetto tutte le quattro squadre inglesi qualificate ai quarti? No, perchè l’Arsenal ha una gara difficile. E l’Inter è una squadra molto forte". Ma questa sarà un’altra storia. Le altre italiane in coppa hanno ancora la chance di battere l’Inghilterra asso pigliatutto. La Juve dovrà aspettare come minimo la prossima stagione. 
Fonte La Gazzetta dello Sport

Donadoni a Napoli


Roberto Donadoni è il nuovo tecnico del Napoli. L'ex c.t. prende il posto di Edy Reja, esonerato in serata dal presidente Aurelio De Laurentiis, che ha fatto sottoscrivere a Donadoni un contratto per le prossime due stagioni e mezzo. Presentazione alle 11.30 a Castelvolturno.
IL CAOS - Silenzio totale, un incontro con Donadoni non confermato ufficialmente e una certezza: Edy Reja, reduce da 2 punti in 9 partite, ha diretto regolarmente l'allenamento del Napoli andato in scena oggi al centro sportivo di Castelvolturno e, a questo punto. Dire che a Napoli sia stata una giornata convulsa è poco: mentre l'ormai ex tecnico dirigeva la prima seduta della settimana in vista della trasferta di Reggio Calabria, da Roma filtravano indiscrezioni mai confermate dal club di un incontro tra De Laurentiis, Marino e l'ex c.t. della Nazionale. Reja sembrava dover rimanere al timone della squadra almeno fino a domenica, poi in serata tutto è cambiato.
LE CIFRE - Reja paga per tutti la crisi del Napoli, sprofondato all'undicesimo posto in classifica dopo un gran girone d'andata. I partenopei non vincono dall'11 gennaio, quando in casa batterono 1-0 il Catania. Da allora in nove partite sono arrivati appena due punti (i pari casalinghi con Udinese, 2-2, e Bologna, 1-1) e nelle ultime tre gare altrettanti k.o. senza segnare nemmeno una rete. In trasferta la serie nera dura addirittura dal 26 ottobre, quando il Napoli si impose 1-0 in casa della Lazio: da allora otto sconfitte di fila. "Non mi va di parlare, lo farò domani", le prime parole di Reja.
LA NOVITA' - Donadoni, 45 anni, torna in panchina dopo l'esperienza con la Nazionale, chiusa con l'eliminazione a Euro 2008 ai rigori contro la Spagna. L'ex c.t. ha diretto l'Italia dalla panchina 23 volte, cogliendo 13 vittorie, 5 pareggi e altrettante sconfitte. Da allenatore vanta anche esperienze sulle panchine di Lecco, Genoa e Livorno.
IL COMUNICATO - Il club partenopeo ha confermato il cambio di panchina attraverso una nota: "La società sportiva Calcio Napoli comunica di aver sollevato dall'incarico di allenatore della prima squadra il signor Eduardo Reja e di aver affidato la guida tecnica a Roberto Donadoni. La società ha preso tale decisione con grande sofferenza, in considerazione del fondamentale ruolo svolto da Reja durante gli ultimi cinque campionati che hanno proiettato il Napoli dalla serie C alla serie A e quindi alla Coppa Uefa. Naturalmente la società ringrazia con profonda gratitudine Eduardo Reja per la grandissima opera professionale profusa in tutte queste stagioni vincenti". Quella di Reja è l'ottava panchina di serie A a saltare in questa stagione.

Febbre Champions


"Di quale giocatore della Juventus abbiamo paura noi tifosi del Chelsea? Di nessuno. Sono vecchi. Trezeguet, Del Piero. E poi in difesa abbiamo Terry". Roberto indossa la maglia del Chelsea, è a seduto a un tavolo in Piazza San Carlo, a godersi un bel sole, con altri tifosi inglesi dei Blues - colorito bianco, ventri prominenti e immancabile birra davanti -, ma ha un nome italiano. Perchè? Mistero subito svelato. Quando domandiamo in inglese ci risponde "parlo italiano, sono di Londra, ma mia mamma ha origini parmigiane, e mio padre di Frosinone". E ci racconta la trasferta dei supporter della City a Torino. "Siamo tanti, allo stadio dovremmo essere circa 2.000. Siamo arrivati ieri, in maggior parte. Torino, ma anche Genova e Milano. Passiamo il turno noi".
BLUES - Il turno è l’ottavo di finale di Champions, perchè stasera alle 20.45 c’è Juventus-Chelsea, ritorno dell’1-0 per Drogba e compagni della sfida di Stamford Bridge di due settimane fa. E sì, i tifosi del Chelsea arrivano anche da Milano. In treno in mattinata abbiamo incrociato Ashley (come Cole, il terzino sinistro di Hiddink), ragazzone londinese con addosso la polo d’ordinanza, in viaggio con papà e zio. Ieri hanno "fatto shopping e visitato San Siro". I tifosi inglesi non hanno invece individuato l’albergo ospite. Là davanti non c’è nessuno, il pullman bianco della squadra è parcheggiato di lato, sotto copertura: per intravedere il gagliardetto Chelsea Fc devi passarci ad un metro.
BIANCONERI - Oggi i fan del Chelsea saranno nel settore ospite di un Olimpico stracolmo, dove i colori stradominanti saranno il bianco e il nero. Quelli della Vecchia Signora. Quelli ha cui ha inneggiato ieri Del Piero, il capitano di mille battaglie, quando ha chiamato con orgoglio a raccolta i suoi tifosi. Appello recepito. Perchè il pomeriggio di Torino è calibrato su Juve-Chelsea. A Piazza Castello già dalle 14 si vendono le sciarpe celebrative della partita. 5 euro. Lo Juventus Store, a due passi, in via Garibaldi, è preso d’assalto. C’è la fila fuori per entrare. E in giro di sciarpe bianconere se ne contano molte più del solito, prima di una partita in notturna, nonostante il clima primaverile, da gelati e gite di turisti. C’è la Juve nei discorsi dei passanti, dei curiosi che si chiedono cosa succeda, nei tifosi accampati davanti all’albergo bianconero che ospita la squadra. Rintanata. Con il solito pullman nero in bella vista. C’è la Juve nei cori da stadio che ogni tanto partono spontanei, c’è la Juve nell’attesa di un qualunque movimento dalla lussuosa hall. "Si è visto nessuno? Ancora no" - dicono -. Ancora per poco, però. Perchè alle 20.45 si gioca. Perchè a quell’ora la Juve si giocherà il più prestigioso obiettivo stagionale. Perchè sarà notte da impresa o di delusione. Nessuna via di mezzo.
SCHIERAMENTI - In difesa la linea a 4 della Juve l’ha fatta il medico. Legrottaglie e De Ceglie sono k.o. Davanti a Buffon giocheranno da destra Grygera-Mellberg-Chiellini-Molinaro. A centrocampo Marchisio è favorito su Poulsen per far coppia con Tiago, mentre con Nedved inamovibile a sinistra, sull’altra fascia Salihamidzic sembra precedere di un’incollatura Iaquinta. Davanti Trezeguet-Del Piero. La formazione del Chelsea sembra ugualmente fatta per nove undicesimi. Cech tra i pali, Bosingwa e Cole esterni, in mezzo Terry e uno tra Alex e Carvalho (in recupero, ma non al meglio), in mediana Mikel a coprire le spalle a Ballack e Lampard, davanti Drogba in mezzo e Kalou a destra, con Malouda favorito su Anelka (recuperato, ma non al meglio). Una wild card per entrambe: la Juve in panca ha un Amauri da buttare dentro alla bisogna, il Chelsea un ritrovato Essien
 
 
Fonte La Gazzetta dello Sport

Stop a De Rossi


Due giornate di squalifica per il romanista Daniele De Rossi a seguito dell'espulsione rimediata sabato scorso nell'anticipo contro l'Udinese. Lo ha deciso il Giudice sportivo Gianpaolo Tosel. De Rossi paga "per proteste nei confronti degli Ufficiali di gara; sanzione aggravata perché capitano della squadra (Sesta sanzione); per avere, al 23' del secondo tempo, rivolto all'Arbitro espressioni insultanti". Una giornata di stop per Biava, Ferrari, Motta (Genoa), Carrozzieri (Palermo), Corini (Torino), Dainelli (Fiorentina), Galloppa (Siena), Mexes (Roma).

Tra le società, ammenda al Napoli (5.000 euro) "per avere suoi sostenitori, nel corso del secondo tempo e per un paio di minuti, esposto uno striscione ingiurioso nei confronti del Presidente della Societa' avversaria".

Reja resta


Nessun cambio di allenatore: Edy Reja resta al Napoli fino al termine della stagione. La decisione è stata presa in queste ore dalla società partenopea dopo che il dg azzurro Pierpaolo Marino, comandato da De Laurentis, ha avuto un colloquio chiarificatore con l'allenatore. Reja è convinto di poter risolvere la situazione e di poter risollevare il Napoli in questo momento così delicato (due punti nelle ultime 9 partite). Il tecnico si è subito rimesso al lavoro ed è pronto a dirigere l'allenamento alla ripresa dopo il ko interno di domenica con la Lazio.

Tornerò


"Non appena riuscirò a gestire il dolore, tornerò a giocare". Così Kakà ha spiegato le sue condizioni fisiche, rivelando che l'infortunio al piede sinistro rimediato il 7 febbraio con la Reggina interessa una zona particolarmente delicata. L'affermazione, che non farà felici i tifosi rossoneri, lascia intravedere tempi più lunghi di recupero.
INFORTUNIO RARO - Il problema riguarda infatti l'articolazione di Lisfranc e "purtroppo è un infortunio che non capita spesso: serve un po' di tempo per recuperare perché in quella zona passano diversi tendini che si infiammano in continuazione", ha spiegato il brasiliano, a margine della presentazione del progetto 'Milan per la scuola" a Milanello.
FUORI DI MELONE - "In passato - ha aggiunto - ho giocato un anno con un dolore al ginocchio, ma questo dolore fino a settimana scorsa non sono riuscito a gestirlo. E fa ancora un po' male". "Chiunque pensi che Kakà non abbia voglia di tornare a giocare è fuori di melone" ha tagliato corto l'a.d. rossonero Adriano Galliani per smentire alcune voci che si erano diffuse negli ultimi giorni: "Il suo senso di appartenenza e la sua volontà che il Milan raggiunga i suoi obiettivi sono totali" ha concluso l'amministratore delegato rossonero.

La tua notte

Juventus-Chelsea. La gara della svolta si avvicina ed Alessandro Del Piero antepone la Juve a tutto, anche alla sua prestazione personale: "Mi auguro che più che la mia partita sia la partita della Juve e che riesca a passare il turno". Del Piero crede nell'impresa, vuole tornare a vincere con la Juve dopo che la squadra bianconera è riuscita a tornare ai vertici in seguito alle vicende di calciopoli. Intanto troverà un vecchio 'nemico', Guus Hiddink: "A certi livelli è difficile con chiunque, ma questo non vuol dire che non ci riusciremo. Hiddink? Con la Corea ai mondiali del 2002 non ho un bel ricordo di lui (ha eliminato l'Italia, ndr). Ha dimostrato di essere un allenatore preparato in tutti gli aspetti e anche stavolta ha a disposizione grandi giocatori".

LEGROTTAGLIE NON CE LA FA -
A proposito di giocatori, altra assenza pesante in casa Juve: non ci sarà Nicola Legrottaglie. Ad annunciare il forfait del difensire, il tecnico Claudio Ranieri: "Legrottaglie è indisponibile, non ha recuperato dall'infortunio. Ha fatto l'allenamento ma non si sente sicuro". Al fianco di Giorgio Chiellini, di conseguenza, dovrebbe giocare Olof Mellberg.
Nonostante le assenze (out anche Sissoko, Zanetti, Camoranesi e Marchionni), Ranieri è fiducioso: ''Abbiamo tanto ancora da dare - le parole del tecnico - ho dei giocatori stupendi che in questo periodo hanno fatto vedere cosa sono capaci di fare. Sono sicuro che faremo una grandissima partita. I ragazzi sanno che questa è una maglia pesante ma sanno anche che devono tirare fuori il massimo. Domani sera dobbiamo andare oltre il massimo e i miei ragazzi lo faranno''.
L'allenatore bianconero non si aspetta un Chelsea molto diverso rispetto a quello dell'andata: "Hiddink (tecnico dei blues, ndr) riproporrà il suo solito calcio, non cambia molto. E' un allenatore che cerca di occupare tutte le zone del calcio con questo modulo 4-3-3, come all'andata a Stamford Bridge", ragiona Ranieri, "se non gioca Anelka gioca Malouda che è un tornante a tutto campo. Noi dovremo essere molto attenti e agili a capire come aggirare il suo gioco".
Ranieri vuole andare avanti in Europa: "Abbiamo fatto tanta fatica per arrivare al palcoscenico internazione e non vogliamo abbandonarlo".

Arrivederci, Mourinho


Non tutti se ne sono accorti, ma è ricapitato. Un anno fa, di questi tempi, pochi minuti dopo l'eliminazione in Champions per mano del Liverpool, negli spogliatoi di San Siro un Mancini sull'orlo di una crisi di nervi annunciò che a fine stagione – contratto o non contratto – avrebbe tolto il disturbo. Successe davvero, anche se alla fine fu Moratti a cacciarlo mentre lui, Mancio, tentò in tutti i modi di rimanere in sella (e ancor'oggi il contenzioso tra presidente e allenatore, a proposito della buonuscita milionaria su cui non venne trovato l'accordo, è aperto). Dicevamo, pochi se ne sono accorti, ma la cosa è successa di nuovo. Giocando d'anticipo, e ad eliminazione-Champions non ancora consumata (l'appuntamento per il rien ne va plus è fissato per mercoledì 11, all'Old Trafford, per Manchester United-Inter), avvertendo puzza di bruciato un Josè Mourinho a sua volta sull'orlo di una crisi di nervi se l'è praticamente fatto scappare. Nell'ormai famosa conferenza-stampa della “prostituzione intellettuale”, i 7 minuti di paradiso (per i suoi fans) e di inferno (per i suoi detrattori), l'allenatore dell'Inter non ce l'ha fatta a trattenersi: e a un certo punto ha annunciato molto chiaramente il suo addio.
Questo il resoconto stenografico del passo incriminato. Dice Mourinho: “Io penso che chi sa è l'ultima volta che io parlo di questo modo in una conferenza-stampa. Manca novanta e uno giorni... novanta e uno giorni mancano per io dire a tutta l'Italia: arrivederci... buona vacanza... Io vado via vacanza, per un mese e mezzo arrivederci...”. Ecco. Essendo Josè più furbo – e più scaltro – di Mancini, all'ultimo momento ha tentato di pigiare sul freno e fare un'inversione a U. Ma quel “vado in vacanza, per un mese e mezzo arrivederci” è stato il rattoppo messo lì, un po' alla buona, come viene viene. Se però andate a rivedervi il filmato, tutto in Mourinho lascia intendere che il suo è un vero e proprio annuncio (un po' piccato, tra l'altro), l'annuncio di un congedo in piena regola. Fatto con furbizia. Non avendo battuto il Manchester 2-0 – anzi, avendo rischiato di affondare già a San Siro -, e consapevole dell'involuzione in cui è caduta l'Inter, Josè sente che sta per fallire il vero, importante appuntamento della sua stagione: e cioè il ritorno ad una competitività in Europa che con Mancini non c'era e con lo Special One, ahinoi, non si è mai vista.
Mourinho è un uomo intelligente e sa bene che il banco di prova su cui sarà giudicato è la Champions e non il campionato: un campionato che anche Mancini, pur con tutte le facilitazioni del dopo-Calciopoli, vinceva una volta in scioltezza e una volta ansimando. E siccome Mourinho “non è un pirla”, dopo Inter-Manchester 0-0 ha capito che il passaggio del turno – all'Old Trafford - diventa un'impresa titanica, troppo netta essendo la differenza di gioco tra la banda-Ferguson e la banda-Mourinho. Morale della favola: avendo Josè una soglia di suscettibilità bassissima (il solo sentir dire che il gol di Adriano nel derby era da annullare gli fa venire l'orticaria), sa perfettamente di non essere in grado – in caso di sconfitta all'Old Trafford – di presentarsi in conferenza-stampa per ammettere d'aver fallito, sostanzialmente, la missione affidatagli da Moratti.
Ed è talmente alta la sua sfiducia nella squadra, talmente alto il suo pessimismo, che a 7 giorni dalla sfida di Manchester Josè è diventato preda della sindrome-Don Abbondio: che non potendo evitare i bravi che l'attendevano sul sentiero, accelerò il passo per abbreviare, almeno, la sofferenza dell'attesa (dello sgradito incontro). Ebbene, in attesa dello sgradito incontro di Manchester, Mourinho ha dato un'accelerata ai suoi pensieri (e ai suoi progetti): e senza rinunciare al gusto di dare dei bidoni ai suoi giocatori, quelli che avevano appena perso 3-0 contro la Samp, e dei cretini ai giornalisti, che alla Pinetina lo scocciano in continuazione chiedendogli come mai faccia giocare sempre gli stessi undici (“adesso l'avrete capito, vero?”), lo Special One non ha resistito e l'ha detto: “Tra 91 giorni me ne vado”. E il fatto di avere aggiunto: “Per un mese e mezzo, arrivederci”, non tragga in inganno. Come dice quel proverbio: a volte è peggio la toppa del buco.
Tutto chiaro, se non altro. Mourinho, che per definizione non può accettare di passare – nemmeno per un giorno – per un perdente qualunque, ha detto che toglierà il disturbo. E se l'Inter non ce la farà a superare lo scoglio di Manchester, lui non dovrà in alcun modo rispondere di questo insuccesso: perché il disgusto che prova per noi e per le cose del calcio made in Italy lo hanno già, definitivamente, allontanato da tutto. Noi non l'abbiamo capito? E allora lo perdiamo. Colpa nostra.
C'è lo sceicco del Manchester City che lo aspetta. E lo sceicco Mansour, sì che se ne intende! 
Fonte Paolo Ziliani

Processo a Firenze

Un confronto per uscire dalla crisi, per ritrovare l'unità del gruppo e il gioco, per non vanificare la corsa Champions. La Fiorentina è uscita dalla partita col Palermo con una sconfitta ma, soprattutto, con una nuova consapevolezza di se. Squadra senza personalità, senza carattere, senza voglia di reagire. Una squadra irriconoscibile, insomma. "Martedì ci confronteremo, voglio capire che cosa è successo - ha detto Prandelli -. Ai miei giocatori chiederò sincerità assoluta, soltanto loro mi possono aiutare a capire".

Da quel faccia a faccia dipende tutta la stagione della Fiorentina. Il quarto posto è ancora lì, ma la distanza dal Milan è aumentata e quella da Roma e Lazio è un po' diminuita. Da ora in poi la squadra di Prandelli non può permettersi altri passi falsi. Dopo la sconfitta con il Palermo sono arrivati anche i fischi. "Quelli ci stanno, li prendiamo e ce li portiamo a casa senza dire niente - dice il tecnico -. Per tutta la partita, però, i tifosi sono stati accanto alla squadra, per questo alla fine li ho applauditi".

Il problema è dentro la squadra, non fuori. Può darsi che sia un problema fisico - alcuni giocatori stanno tirando da mesi - oppure, più probabilmente, un problema psicologico. Forse un po' di paura, un po' di tensione. Forse serviva una sconfitta come quella con il Palermo per ripartire. "Certe batoste a volte fanno bene" è l'opinione di Prandelli. Anche dopo la sconfitta a Roma contro la Lazio il tecnico chiese un confronto con i suoi giocatori, dopo quella chiacchierata la Fiorentina ricominciò a correre. "Non voglio rimandare il problema, voglio risolverlo subito. Da qui alla fine del campionato ci aspettano undici finali" ha detto ancora Prandelli. Che poi ha aggiunto: "Da un po' di tempo non siamo brillanti, arriviamo sempre un metro dopo gli avversari. se continuiamo a giocare così sarà difficile tenere certe posizioni".

È stato un black out collettivo, un crollo globale. La Fiorentina ha retto venti minuti poi è sparita dal campo. Un segnale preoccupante, per questo Prandelli vuole intervenire in fretta. Domenica c'è l'Inter, poi a Firenze arriva il Siena. Due partite che possono segnare il cammino della squadra viola. "Dopo il confronto con i miei giocatori avrò le idee più chiare" insiste l'allenatore.

Anche Andrea Della Valle è sicuro che la squadra si tirerà fuori da questo momento difficile. "Tutti insieme possiamo farcela, il calcio è fatto anche di queste cose. In settimana ci vedremo, affronteremo insieme il problema e sono sicuro che già domenica vedremo un'altra Fiorentina".

Fonte Giuseppe Calabrese