Alessandro Del Piero lo diceva a proposito della partita di Londra, ma quell'acuta osservazione vale anche per quella di Torino: il Chelsea gioca una discreta partita e passa il turno, la Juve una buona e torna a casa. Basta questo per spiegare perché i bianconeri si sono arresi all'altezza degli ottavi di finale: gli inglesi sono più forti anche se viaggiano a tre cilindri, anche se il Chelsea è una delle squadre più problematiche della Premier League, anche se in giro c'è decisamente di meglio, anche se nel doppio confronto gli italiani hanno tenuto testa agli inglesi, anche se è sembrato che i bianconeri abbiano sputato l'anima e i Blues fatto il minimo indispendabile.
La Juventus non è ancora a quei livelli, magari ci sarebbe potuta andare più vicino se non avesse avuto quella sfilza di infortunati (la maggior parte dei quali, però, non dipendono dalla sfortuna ma dalla pessima gestione medica della squadra: in pratica, è un difetto bianconero che deve essere corretto) che ne ha ridotto le potenzialità nelle due partite decisive, ma il dato di fatto, alla fine della fiera, è che i bianconeri devono ancora crescere parecchio, per coltivare ambizioni europee.
Lo ha amesso lo stesso Ranieri a fine partita, d'altronde: "Non credo di offendere i miei giocatori se dico che il Chelsea è di un'altra categoria, rispetto a noi. Non so quanto ci manchi per arrivare a quei livelli, quest'anno abbiamo fatto un buon cammino in Champions, ma adesso dobbiamo prendere i giocatori che ci facciano fare il salto di qualità".
Finora, in due anni, non è successo. Nemmeno di Amauri, l'acquisto più azzeccato, si può dire che abbia elevato in maniera esponenziale il tasso di classe della Juve. E con gente come Poulsen, Grygera, Salihamidzic, Sissoko, Tiago la Juve si è garantita una buona classe media, non una categoria di giocatori di primissimo livello. Per il mercato, il club ha stanziato trenta milioni: potrebbero servire per prendere però un solo fuoriclasse (Diego? Silva?), non molti di più, mentre altri campioni stanno sfiorendo. Nedved lascerà, Trezeguet è logoro, Del Piero in perentorio declino, Camoranesi passa da un problema fisico all'altro. Forse, il salto di qualità dovrà essere almeno triplo.
Fonte La Repubblica
La Juventus non è ancora a quei livelli, magari ci sarebbe potuta andare più vicino se non avesse avuto quella sfilza di infortunati (la maggior parte dei quali, però, non dipendono dalla sfortuna ma dalla pessima gestione medica della squadra: in pratica, è un difetto bianconero che deve essere corretto) che ne ha ridotto le potenzialità nelle due partite decisive, ma il dato di fatto, alla fine della fiera, è che i bianconeri devono ancora crescere parecchio, per coltivare ambizioni europee.
Lo ha amesso lo stesso Ranieri a fine partita, d'altronde: "Non credo di offendere i miei giocatori se dico che il Chelsea è di un'altra categoria, rispetto a noi. Non so quanto ci manchi per arrivare a quei livelli, quest'anno abbiamo fatto un buon cammino in Champions, ma adesso dobbiamo prendere i giocatori che ci facciano fare il salto di qualità".
Finora, in due anni, non è successo. Nemmeno di Amauri, l'acquisto più azzeccato, si può dire che abbia elevato in maniera esponenziale il tasso di classe della Juve. E con gente come Poulsen, Grygera, Salihamidzic, Sissoko, Tiago la Juve si è garantita una buona classe media, non una categoria di giocatori di primissimo livello. Per il mercato, il club ha stanziato trenta milioni: potrebbero servire per prendere però un solo fuoriclasse (Diego? Silva?), non molti di più, mentre altri campioni stanno sfiorendo. Nedved lascerà, Trezeguet è logoro, Del Piero in perentorio declino, Camoranesi passa da un problema fisico all'altro. Forse, il salto di qualità dovrà essere almeno triplo.
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