Donne del calcio
La squadra delle donne nel calcio diventa sempre più numerosa e nutrita. Oltre a Rosella Sensi (presidente della Roma), le ultime arrivate sono rappresentate da Francesca Menarini, da pochi mesi al timone del Bologna, e la vicepresidente dell'Atalanta Francesca Ruggeri, figlia di Ivan. Numerose sono anche le donne che occupano altri incarichi, meno evidenti: vedi Daniela Gozzi, responsabile di San Siro per il Milan, oppure alle figure femminili presenti nei consigli d'amministrazione di squadre blasonate come Sampdoria, Torino, Parma e Triestina.
In Lega Pro, emergono le figure di Valentina Maio, presidente del Lanciano calcio, e di Debora Caldora, prima tifosa del Pescara. Come non citare la più nota delle donne in ambienti calcistici: Carolina Morace, attuale selezionatrice della nazionale femminile canadese, che in passato ha addirittura allenato una squadra di soli uomini, la Viterbese che militiva nell'allora serie C1. Un'ondata rosa è pronto ad investire gli ambienti calcistici, che sia un'ondata di novità?
Probabili formazioni
Ventisettesima giornata del campionato di serie A. Le squadre impegnate in Champions sono protagoniste degli anticipi di oggi. La Roma affronta l'Udinese senza il suo capitano, Francesco Totti. Tra i giallorossi la novità è il ritorno in campo di Cicinho che dovrebbe prendere il posto di Motta. In attacco Vucinic, Taddei e Brighi supporteranno l'unica punta Baptista. In difesa confermato Panucci accanto a Mexes. Aquilani andrà in panchina. Tra i friulani recupera Quagliarella che però non partirà titolare.
INTER - L'Inter se la dovrà vedere con il Genoa. Torna Ibrahimovic, accanto a lui Crespo. Il trequartista sarà Figo, con Stankovic spostato a centrocampo. Al centro della difesa Materazzi e Cordoba con Santon e Maicon sugli esterni.
TORO-JUVE - Alle 20.30 andrà in scena il derby di Torino. Ranieri schiererà in attacco Trezeguet e Del Piero, con Giovinco che prenderà il posto di Nedved sull'out sinistro di centrocampo. Al centro Marchisio e Poulsen. In difesa Salihamidzic e Molinaro saranno gli esterni con Chiellini e Mellberg coppia centrale. Nel Toro Ventola e Rosina proveranno mettere paura a Buffon.
NAPOLI-LAZIO - Domani la sfida tra azzurri e biancocelesti. Reja dovrebbe schierare il Napoli con il 4-2-3-1. Un po' di apprensione per Datolo che ieri non si è allenato per una contusione alla caviglia . Se non dovesse farcela dentro Bogliacino. La difesa vedrà Santacroce sull'out destro e Aronica su quello sinistro. Cannavaro e Contini centrali. Hamsik agirà dietro a Lavezzi e Denis. Nella Lazio probabile l'impiego di Pandev e Zarate, ma Rocchi resta in corsa. Tutto ok per Lichtsteiner: sarà regolarmente in campo.
MILAN - Il Milan affronterà l'Atalanta in casa. Allarme Seedorf in casa rossonera. L'olandese ha accusato ieri un dolore alla caviglia. Se non dovesse recuperare, Beckham trequartista e Jankulovski a centrocampo, Zambrotta a sinistra e Antonini a destra. Davanti Pato e Inzaghi.
FIORENTINA - La Fiorentina se la dovrà vedere con il Palermo. Oggi verifica per Kuzmanovic, che tenterà di recuperare. Altrimenti largo a Donadel. Reparto avanzato formato da Mutu, Gilardino e Jørgensen.
BOLOGNA - Per il match contro la Sampdoria Mihajlovic sembra aver scelto Coelho a destra e Mutarelli in mediana. Al posto dell'infortunato Moras, in campo Terzi. Ancora fuori Osvaldo, che dovrebbe rientrare contro la Juve.
Ho sconfitto la droga
"Sono un uomo rinato. Ho finalmente trovato la via d'uscita dal tunnel della droga". Dopo anni bui, passati a combattere contro l'alcol e la cocaina, Diego Armando Maratona ha deciso di raccontare la sua rinascita all'emittente TyC Sports, nel corso del programma 'Gol de medianoche'. "Sto vivendo un momento eccezionale - ha detto l''ex Pibe de Orò - Erano molti anni che non ero così felice, così motivato, con un progetto. Mi sono dovuto reinventare, sono tornato a lottare, ad alzarmi tutte le mattine. Ero morto, poi mi sono messo a fare il presentatore televisivo, ho cominciato a tenere conferenze e a spiegare che si può uscire dal tunnel della droga. Adesso posso finalmente dire di esserci riuscito".
La formazione di notte - L'incarico di CT dell'Argentina gli ha dato uno stimolo in più. "A volte mi sveglio alle 4 del mattino e comincio a pensare a quale formazione schierare", rivela. "Veronica (la sua compagna, ndr) non ci crede. Ma sono i giocatori che mi fanno andare avanti: ho chiamato Gago, Mascherano, Carrizo e tutti sono ansiosi di giocare le due partite contro Venezuela e Bolivia", dice riferendosiai prossimi impegni nelle qualificazioni mondiali. La sua avventura è cominciata con due vittorie su Scozia eFrancia. "Sto dimostrando a me stesso che sono in grado di guidare un gruppo. So bene che mi hanno messo accanto Bilardo nel caso in cui fallissi...".
Il sogno del 3-3-1-3 - Maradona ha detto di sognare una squadra sempre all'attacco ("il mio modulo ideale sarebbe il 3-3-1-3"), con Mascherano ("La Seleccion è lui e altri dieci giocatori") e senza Riquelme ("Mi serve solo se sta bene fisicamente"). Poi ha ammesso che un cambio in panchina era necessario visti gli ultimi mesi dell'era Basile: "La nazionale era confusa e malata, c'era bisogno di cambiare".
La frecciata a Valdano - Quindi ha spedito una frecciata all'ex compagno di nazionale Jorge Valdano, che aveva definito "rischiosa" la sua nomina a ct. "Sono molto arrabbiato con lui, si è messo contro la mia designazione. Lo credevo una brava persona e invece mi ha deluso totalmente. C'è gente che parla quando non dovrebbe parlare".
Infine Diego si è detto felicissimo per la nascita del nipotino Benjamin: "Spero che sia mancino e anche se è nato in Spagna è argentino", ha tenuto a precisare.
Solo per Prandelli
L'immeritata eliminazione in coppa Uefa con l'Ajax e il pari opaco di Reggio Calabria. Degli ultimi giorni alla Fiorentina resta solo il mantenimento del quarto posto, da mantenere vincendo la prossima sfida contro il Palermo. La scorsa stagione i viola superarono al Franchi i rosanero con una rete di Donadel, ed è proprio il centrocampista uno dei più motivati per la gara di domencia prossima: "Col Palermo - spiega - sono sempre uscite bellissime partite, perché siamo due squadre alle quali piace giocare bene. Quello di domenica sarà un match aperto, dove a tratti potremo anche soffrire ma l'importante sarà portare a casa i tre punti".
TUTTI PER PRANDELLI - Tre punti per dimenticare lo sfogo della scorsa settimana di Cesare Prandelli: "Ultimamente ho visto il mister un po' nervoso, perché la sua Fiorentina non gioca il calcio che vuole lui. Sarà compito nostro dargli tranquillità mostrando un miglioramento sul campo. Sono sicuro comunque che Prandelli rimarrà l'allenatore della Fiorentina a lungo, perché è un uomo che mantiene la parola data".
Del resto anche le parole di Pantaleo Corvino vanno nella direzione del tecnico, quando di parla della Fiorentina come miracolo da studiare: "E io sono d'accordo con lui per un motivo semplice - ribatte Donadel -: basta guardare gli introiti di Milan, Juve, Roma e Inter e confrontarli col nostro, e constatare che, nonostante questa differenza, siamo sempre arrivati tra le prime quattro".
LA CONTINUITA' DI DONADEL - Risultati ottenuti anche grazie all'apporto di Donadel, arrivato a Firenze nel gennaio 2005 e sempre fra i giocatori più utilizzati da Prandelli. Quest'anno però la possibilità di impiego sono diminuite: "Ma non è vero che ero scontento per il poco impiego, anzi ho rifiutato molte offerte a gennaio pur di rimanere in viola. Se ho mai avuto dubbi sulla mia permanenza a Firenze? Ci sono stati periodi in cui anche una bandiera come Del Piero ha pensato di andar via dalla Juventus, figuriamoci uno come me".
Fonte La Repubblica
Capitolo mercato
La prossima sessione di calciomercato si avvicina e i più grandi club europei cominciano a muovere i primi passi importanti. Queste le trattative più bollenti che caratterizzerano il mercato estivo:
In palio... la stagione
"Il momento è cruciale", avverte il ds Alessio Secco che dribbla la polemica diretta tra Juve e Inter e spazia sulla situazione generale bianconera:
"In un ambiente come il calcio, che di per sé è poco sereno, un momento come quello che noi stiamo attraversando può orientare il giudizio su una
stagione in un senso o in un altro. Oggi, se si dovessimo fare un nostro bilancio, sarebbe positivo, perché la Juve è in corsa su tutti i fronti".
PRONTI PER IL TORO - Per la squadra, dopo i rimproveri del giorno precedente per la rimonta subita in Coppa Italia contro la Lazio, oggi è stato il giorno della tattica specifica anti-Toro, delle raccomandazioni e della presa di coscienza: in meno di una settimana la Juve si gioca una grande fetta della sua stagione. Resiste come appuntamento massimo, quello di martedì' all'Olimpico all'Olimpico contro il
Chelsea. Secco è ottimista: "Il risultato di andata ci lascia più di una speranza, così come la qualità di gioco espressa dalla Juve". Ma attenzione ai "piccoli blackout che dipendono principalmente dalla stanchezza di alcuni giocatori che non hanno avuto modo di rifiatare: comunque Ranieri sa come fare".
GARA MAI BANALE - Prima, però, c'è il derby: "Toro-Juve - dice sempre Secco - è una partita mai semplice o banale, dove i punti di distacco non contano e dove anche un eventuale divario tecnico viene neutralizzato da tanti altri fattori". Questa mattina Ranieri ha tenuto il gruppo a rapporto per quindici minuti, nel chiuso dello spogliatoio. Se fino a ieri Del Piero, risparmiato dalla trasferta di Coppa Italia, era dato tra i sicuri titolari dell'attacco bianconero, oggi le sue quotazioni sembrano in leggero ribasso. Al fianco di Trezeguet potrebbe dunque giocare Iaquinta, con il capitano juventino e Amauri in panchina. Buffon, dopo aver lasciato spazio a Manninger , si riprenderà le chiavi della porta. Davanti a lui, per la squalifica di Legrottaglie, ci saranno Mellberg e Chiellini. Il difensore toscano questa mattina ha preferito lavorare da solo, in palestra, ma non sembra in dubbio per la stracittadina. A centrocampo, infine, Ranieri dovrebbe schierare Marchionni, Poulsen (o Sissoko), Marchisio e il 36enne Nedved che - ci crediate o no - è all'ultimo derby della sua carriera.
LA CABALA - Chiusura con la cabala: anche nel 1982 il derby si giocò il 7 marzo. Vinse la Juve, ribaltando il punteggio da 0-2 a 4-2, grazie ai gol di Tardelli, Scirea (doppietta) e Brady. A scopo scaramantico, cautelativo e ammonitore, considerando che ai granata la vittoria manca ormai manca da 14 anni, c'è chi nella Juve ricorda, magari per esorcizzarla, la storica rimonta granata dell'anno dopo, marzo 1983: 0-2 a 3-2 con i gol in appena 4' di Dossena, Bonesso e Torrisi.
Maldini si arrabbia
Le ginocchia sono un po’ così. Fanno male la mattina da tanto tempo, e se Paolo Maldini ancora gioca è perché neppure il principio di artrosi raffredda la passione. Le ginocchia fanno male, ma l’orgoglio è intatto anche se gli avversari saltano più in alto o se i tifosi protestano. Maldini però non è mai stato il tipo che si tira indietro davanti agli argomenti che bruciano. E di certo brucia un po’ l’argomento Mourinho, che senza mezzi termini ha detto che del Milan non si parla perchè tanto finirà la stagione senza vincere niente.
Beckham, è fatta
Manca ancora l'annuncio ufficiale, ma ormai è solo questione di ore. David Beckham resterà al Milan sicuramente fino a giugno. Si sta continuando a lavorare per cercare di trattenere il giocatore anche per la prossima stagione,cercando quindi di averlo a disposizione anche a luglio prossimo per iniziare il ritiro in vista della nuova stagione. Sono stati superati dunque gli ultimi ostacoli (economici e pubblicitari) con buona pace di tutti: l'inglese, i Galaxy e il Milan. Ai fini del positivo risvolto della trattativa è stata decisiva la scelta del giocatore di pagare ai Galaxy la penale prevista dal suo contratto e di ridursi l'ingaggio, con una forte perdita economica anche dal punto di vista dei guadagni in termini di sponsorizzazioni.
Diego vuole la Juve
A parole vinciamo noi
Parole, parole, parole. Quanto chiacchierano, le nostre auguste rappresentanti in Champions League. Basta una scintilla, un qualsiasi pretesto, uno dei tanti orrori arbitrali del nostro campionato e si scatena il caos. E parte l'orgia, il sabba. Polemiche, accuse, veleni e livori. Inter, Juventus e Roma: l'una contro l'altra armate. Allenatori contro allenatori, giocatori contro giocatori, poi d'improvviso tutti insieme alleati: ma solo se si tratta di attaccare quei cattivacci della stampa sportiva. Tante parole, ma purtroppo (per loro) ben pochi fatti. Perché oltre alle chiacchiere, poi bisogna dar conto in campo. E lì, almeno a giudicare l'ultimo periodo, c'è poco da stare allegri. L'andata degli ottavi di Champions League ha già scavato un solco tra noi e le inglesi: due sconfitte per 1-0 di Juve e Roma, un faticosissimo 0-0 per l'Inter. In vista del ritorno della prossima settimana, la situazione non sembra affatto migliorata, anzi: Chelsea, Arsenal e Manchester United volano, le nostre precipitano. Almeno a giudicare l'ultimo periodo, la situazione delle italiane rispetto alle loro avversarie inglesi è drammatica. Ma non seria. Inter 4 - Le ultime tre partite hanno alzato la soglia di allarme ai massimi livelli nell'era-Mourinho. Tre batoste sul piano del gioco, tre lezioni di tattica, di tecnica e di aggressività. Le hanno impartite Manchester United, Roma e Sampdoria. Mai vista l'Inter così in soggezione contro un avversario. La buona sorte e Julio Cesar contro il Manchester, il carattere e l'arbitro Rizzoli contro la Roma hanno salvato l'Inter dalla disfatta. Nulla da fare invece contro la Sampdoria. Risultato: sei gol incassati nelle ultime due partite (e almeno quattro poteva segnarne il Manchester se Ronaldo e gli altri avessero avuto la mira più felice). Per giunta, si è fermato Ibrahimovic, da cui l'Inter dipende come un neonato dalla mamma. Presagi foschi, foschissimi. Sabato per giunta c'è un terribile Genoa-Inter, prima della partita dell'anno, mercoledì prossimo, a Old Trafford, dove bisogna difendere lo 0-0 dell'andata contro la squadra più forte del mondo...
Juventus 5 - La caduta a Stamford Bridge, il golletto di Marchisio per superare il peggior Napoli della stagione, poi il crollo nel secondo tempo della semifinale di Coppa Italia contro la Lazio: anche l'ultima Juve non ha rubato l'occhio, diciamo così. Il gioco si è fatto ancor più farraginoso, gli spunti offensivi latitano, la difesa a Roma ha ballato assai. Manca come l'acqua Del Piero, il cui stato di forma si è improvvisamente appannato e proprio nel momento decisivo della stagione: finora era stato lui, con i suoi calci piazzati e con il suo carisma, a tenere la Juve in linea di galleggiamento. Senza di lui è tutto più difficile. La speranza bianconera è che il rientrante Trezeguet trovi subito la gamba, perché in Champions i suoi gol serviranno. Ma prima di Juve-Chelsea di martedì (0-1 l'andata) c'è un derby da giocare. Novellino ha già detto che per una vittoria è pronto a rinunciare a due mesi di stipendio.
Roma 5,5 - L'impennata d'orgoglio di San Siro, con quel meraviglioso primo tempo prima di una ripresa più in soggezione, ma comunque discretamente giocata, sono un segnale positivo che forse ha dato un po' di carica all'ambiente. Però non bisogna dimenticare che la gara in casa dell'Arsenal (0-1 il finale) è stata orrenda e che gli errori dei Gunners sotto porta hanno reso meno amara la sconfitta. E che Francesco Totti continua a trascinarsi piccoli e grandi acciacchi che ne pregiudicano il rendimento, quando non gli impediscono di scendere in campo come a Milano. E se anche la squadra sta ritrovando pian piano il filo del gioco, non bisogna dimenticare che nel ritorno di mercoledì contro l'Arsenal mancheranno uomini fondamentali: De Rossi, il più importante di tutti, sarà squalificato.
Chelsea 7 - La cura-Hiddink si fa sentire, la squadra sta ritrovando pian piano sicurezza nei propri mezzi e impermeabilità difensiva. Tra sabato e mercoledì sono arrivate altre due vittorie in campionato, entrambe per 1-0. E a Portsmouth Didier Drogba ha stampato un gol dei suoi, destro al volo e palla nell'angolo, potente e imprendibile. Mago-Hiddink ottiene sempre quello che vuole. La Juve è avvertita.
Arsenal 6,5 - Bendtner, il mangiagol della partita contro la Roma, ne ha piazzati due nella porta del West Bromwich Albion, martedì scorso. Dopo un periodo difficile, sembra che l'Arsenal si stia ritrovando e ora è tornato a inquadrare il quarto posto in classifica, che è a tre punti di distanza. L'innesto di Arshavin per ora è faticoso, ma il russo è un giocatore vero e prima o poi si inserirà, anche se in Champions non è utilizzabile. Però c'è la sensazione che anche l'Arsenal, nel momento più delicato della stagione, stia crescendo in maniera preoccupante (per la Roma). Sarà dura per i giallorossi all'Olimpico, anche se non ci saranno Fabregas e Adebayor.
E se tornasse Mancini?
Troppe le pressioni, difficile l’ambientamento, clima ostile. Sono queste le ragioni di un possibile divorzio che Mou avrebbe già anticipato a Moratti. Emerge pure un clamoroso retroscena: un mese fa il patron ha contattato Roberto Mancini, allertandolo sull’ipotesi di tornare in panchina (l’unica alternativa sarebbe Prandelli) da luglio. L’ex allenatore nerazzurro è rimasto perplesso e sorpreso, ancora non ha dimenticato i modi bruschi della separazione ma ci sta pensando. Non a caso, il 21 febbraio era in tribuna a Bologna, a pochi metri di distanza da Moratti. Il gelo fra i due era solo apparente, anche per non destare sospetti. Ma il contatto c’è stato (anche se ci vorrà tempo e pazienza per ricucire i rapporti), e visto che fino al 2012 il Mancio è sotto contratto a 6 milioni a stagione (a giugno ne aveva rifiutati 9 di buonuscita) l’ipotesi di un ritorno a sorpresa non va esclusa, anche se le strategie per la prossima stagione (amichevoli estive negli States, assalto a Drogba e Inler sul mercato) erano già state concordate con il portoghese. Sarà meglio prepararsi all’ennesimo colpo di scena...
L'Inter affonda
Va alla Sampdoria il primo round della semifinale di Coppa Italia. I blucerchiati vincono 3-0 in casa contro l'Inter e ipotecano la finale. Il gol di Cassano, la doppietta di Pazzini e, soprattutto, le grandi parate nella ripresa di Castellazzi mettono il sigillo a una gara giocata meglio dalla squadra di casa. Un risultato netto che non ammette repliche.
Dopo i tre gol subiti in casa contro la Roma e i tre incassati a Marassi, Mourinho deve fare i conti con una difesa che fino a due domeniche fa era pressoché impenetrabile. Forse la troppa consapevolezza nei propri mezzi, forse la scarsa concentrazione in impegni meno appetibili come quelli di Coppa Italia hanno spinto l'Inter a scendere in campo con poca grinta. Ne ha approfittato una Sampdoria viva e piena di grinta che nel trofeo nazionale trova l'ultimo possibile obiettivo di una stagione finora insufficiente.
E' ancora presto per dirlo, ma le ultime due volte che la squadra doriana ha eliminato l'Inter in coppa Italia (1988, 1994, ndr) ha poi portato a casa il trofeo. Un successo importante e meritato che punisce una Inter con la testa prematuramente al Manchester United. Mourinho per l'occasione aveva lasciato a casa Julio Cesar, Figo, Cruz, Santon, Ibrahimovic, Samuel, Chivu e Burdisso, riproponendo tra i titolari Toldo, Rivas, Materazzi e Mancini. Per contro Mazzarri ha preferito affidarsi alla Samp migliore del momento col duo Pazzini-Cassani davanti e Palombo, Franceschini e Sammarco come diga a metà campo.
Avvio di gara di stampo nerazzurro con Mancini che va subito vicinissimo al gol con un destro dal limite che termina sull'esterno della rete. Si lotta essenzialmente a centrocampo con gli uomini di Mourinho che tentano in tutti i modi di trovare varchi tra le maglie blucerchiate. Ma al 9' un erroraccio di Rivas al limite consegna la palla a Cassano che entra in area e con un colpo sotto supera Toldo per il vantaggio doriano. L'Inter non reagisce e alla mezzora i padroni di casa si rendono pericolosi con un tiro-cross del talento barese che Toldo devia in angolo. Sugli sviluppi del corner Pazzini di testa buca per la seconda volta il portiere nerazzurro. La reazione dei campioni d'Italia è affidata ancora una volta a una conclusione di Mancini che Castellazzi devia in angolo. Passano pochi minuti e l'estremo doriano blocca centralmente un tiro di Balotelli dal limite. Poco prima del riposo, però, ancora un'invenzione di Cassano permette a Pazzini di sigillare il vantaggio. Traversone da sinistra del barese per Padalino che impegna Toldo sul secondo palo. Il portiere devia al centro dell'area dove Pazzini da due passi non può sbagliare.
Ecco i torti arbitrali
Da Maicon ad Adriano, per l'Inter 15 episodi a favore e 8 contro. Ecco nel dettaglio torti e favori nella stagione dell’Inter di Mourinho secondo la moviola del Corriere dello Sport- Stadio.
INTER
A FAVORE
1ª giornata - Samp-Inter (Rosetti) - Angolo di Palombo, in area Javier Zanetti allarga il braccio destro: ci stava il rigore.
2ª - Inter-Catania (Damato) - Molti dubbi sull’autorete del 2-1: non c’è certezza che il pallone colpito di testa da Terlizzi abbia oltrepassato la linea di porta, il guardalinee D’Agostini (che non è in linea ma spostato di circa sei metri) dice di sì.
3ª giornata - Torino-Inter 1-3 (Farina) - Da rigore il fallo di Chivu su Amoruso.
7ª - Roma-Inter (Rizzoli) - Gol di Obinna da annullare: sulla traiettoria c’è Muntari in off side (e si abbassa).
8ª - Inter-Genoa (Orsato) - Manca l’espulsione di Maicon (brutto fallo su Mesto).
9ª - Fiorentina-Inter (Rosetti) - Trattenuta di Burdisso a Pazzini: doveva essere rigore e espulsione per chiara occasione da gol.
11ª - Inter-Udinese (Morganti) - Sullo 0-0, mancata espulsione di Cordoba, che entra a piedi uniti su Inler.
13ª - Inter-Juventus (Rizzoli) - Muntari colpisce (ginocchio sinistro sulla coscia sinistra) Marchionni in area: era da rigore.
15ª - Lazio-Inter (Orsato) - Da annullare la rete dello 0-3 di Ibra, partito in off side.
17ª - Siena-Inter (De Marco) - Maicon segna il gol decisivo dell’1-2 in off side di due metri, non visto dal guardalinee Griselli.
20ª - Inter-Samp (Celi) - Pugno di Adriano (che poi deciderà la partita) a Gastaldello non visto (sarà oggetto di prova tv). Da rigore il placcaggio di Cordoba ai danni di Pazzini.
22ª - Inter-Torino (Bergonzi) - Mancata espulsione di Cruz nel primo tempo.
24ª - Inter-Milan (Rosetti) - E’ realizzato con il braccio il gol che decide il derby da parte di Adriano. Chivu abbraccia Inzaghi in area e lo tira giù: era rigore.
26ª - Inter-Roma (Rizzoli) - Non c’è il rigore del 2-3: né De Rossi, né Motta commettono fallo su Balotelli, che si butta.
CONTRO
5ª giornata - Milan-Inter (Morganti) - Alla moviola si scopre che, sul gol che decide il derby, Kakà (servito da Ronaldinho) è in off side col piede destro.
6ª - Inter-Bologna (Ciampi) - Manca un rigore per un fallo di Terzi su Adriano in area.
8ª - Inter-Genoa (Orsato) - Thiago Motta appoggia le mani dietro la schiena di Obinna, spingendolo e colpendolo sulla gamba destra: era rigore.
13ª - Inter-Juve (Rizzoli) - Fermato Adriano che era partito da solo verso la porta bianconera per ammonire Amauri.
16ª - Inter-Chievo (Bergonzi) - Cross di Stankovic, Morero in area abbassa il braccio quando passa il pallone: rigore.
17ª - Siena-Inter (De Marco) - Fermato Crespo che si involava verso la porta del Siena per un off side inesistente.
22ª - Inter-Torino (Bergonzi) - Da rigore il tocco con la mano di Abate.
23ª - Lecce-Inter (Tagliavento) - Intervento di Stendardo su Ibrahimovic: è più rigore che simulazione.
JUVENTUS - Rigori e fuorigioco. Dieci decisioni a favore, danneggiata per sei volte. Ecco i torti e i favori nella stagione della Juve di Ranieri.
A FAVORE
2 ª giornata - Juventus- Udinese ( De Marco) - Allo scadere ( 1- 0), con il sinistro, Chiellini tocca Floro Flores in area: era rigore.
11 ª - Chievo- Juventus ( Banti) - Molto dubbio il rigore assegnato alla Juve: il pallone sbatte prima per terra, viene sfiorato da Iaquinta e colpisce il ginocchio di Mantovani prima di finirgli sul braccio.
13 ª - Inter- Juventus ( Rizzoli) - Fermato Adriano che era partito da solo verso la porta bianconera perché Rizzoli deve ammonire Amauri dopo le scintille con Samuel.
16 ª - Juventus- Milan ( Rizzoli) - Sull’azione che porta al rigore, Del Piero parte in off side su lancio di Molinaro.
17 ª - Atalanta- Juventus ( Farina) - Da annullare lo 0- 1 di Del Piero: Sissoko serve Marchionni ( che poi crosserà) che è in off side. Un mezzo sgambetto di Marchionni su Floccari era da calcio di rigore.
20 ª - Juventus- Fiorentina ( Saccani) - Doveva essere calcio di rigore l’intervento di Mellberg su Joventic ( diretto sul piede). Era regolare il gol di Gilardino del pareggio, tenuto in gioco da Marchionni.
22 ª - Juventus- Cagliari ( Banti) - E’ irregolare l’azione che porta al gol di Nedved: Marchionni cambia gioco per Molinaro che controlla quando il pallone è giù uscito dalla linea laterale.
23ª - Catania-Juventus 1-2 (Morganti) - Nell’area bianconera, Mascara aggancia il pallone che finisce sul braccio sinistro di Marchionni, che poi sposta la mano verso il pallone. Era rigore.
CONTRO
6 ª giornata - Juventus- Palermo (Tagliavento) - Rovesciata di Del Piero, il pallone viene toccato da Carrozzieri ( in area) più con il braccio destro che con la spalla: era rigore.
8 ª - Juventus-Torino (Rocchi) - Brutta entrata di Barone ai danni di Del Piero: ci stava l’espulsione.
13 ª - Inter- Juventus (Rizzoli) - Muntari colpisce ( ginocchio sinistro sulla coscia sinistra) Marchionni in area: era da rigore.
15 ª - Lecce- Juventus (Pierpaoli) - Uscita di Benussi si Nedved, non trova il pallone ma le gambe del centrocampista ceco: era calcio di rigore.
16 ª - Juventus- Milan ( Rizzoli) - Jankulovski spinge Grygera in area rossonera: ci stava il calcio di rigore. Punizione di Del Piero, ancora in area Seedorf allarga volontariamente il braccio sinistro e colpisce il pallone: da rigore.
22 ª - Juventus- Cagliari ( Banti) - Doveva essere sanzionato con il calcio di rigore il fallo di Canini su Marchionni.
Savoia, molestie ad una hostess
Bufera su tre giocatori del Savoia, squadra campana che gioca nel girone I della serie D. Antonio Mascolo, Vincenzo Basso e Claudio De Rosa potrebbero finire davanti a un giudice per una bravata compiuta nell'aereo Catania-Napoli del 1 marzo. La squadra del Savoia, dopo aver giocato ad Adrano, ha preso un aereo dell'Air Italy. A bordo i tre giocatori avrebbero tenuto un comportamento poco civile nei confronti di un'assistente di volo e uno di loro le avrebbe sollevato la gonna. L'hostess vorrebbe sporgere denuncia contro i tre che sono già stati messi fuori rosa dalla società.
Le molestie alla hostess. Gli autori del gesto sarebbero quindi Antonio Mascolo, Vincenzo Basso e Claudio De Rosa. Ai nomi dei tre l'assistente di volo sarebbe risalita in base al numero di posto assegnato al check-in. E proprio per questo sembra probabile che l'hostess sporga querela. Secondo quanto riferito da un sito internet campano, la hostess avrebbe ricevuto pesanti apprezzamenti per poi scoppiare in lacrime quando uno dei tre le avrebbe alzato la gonna. Un gesto che potrebbe costare caro all'autore e che ha messo in difficoltà la società.
Il Savoia si scusa. Oltre a mettere fuori rosa i tre, la società campana ha inviato una lettera di scuse ufficiali alla compagnia aerea. "La Società F.C. Savoia 1908, il presidente Vincenzo Angellotti, il Consiglio di Amministrazione, tutto lo staff dirigenziale e tecnico, ma soprattutto la Città di Torre Annunziata e gli sportivi tutti, rivolgono le più sentite e sincere scuse alla vostra assistente di volo, in merito all'increscioso episodio - si legge nella lettera -. Tale gesto non solo non rientra nei canoni comportamentali che la nostra società ha sempre cercato di trasmettere ai propri tesserati, ma infrange, altresì, tutte le regole del vivere civile e della buona educazione pertanto ci riserviamo, di presentarci come parte offesa in un eventuale procedimento civile".
Mourinho - Lenin
Conferenza stampa: José Mourinho entra a piedi pari contro tutti e non ha esitazioni, a proposito del dubbio rigore su Balotelli, a dire: "A me non piace la prostituzione intellettuale". Fermi tutti, stop e ripartenza. Ormai è chiaro che non abbiamo davanti soltanto un allenatore. Ma allora chi è, e che cos'è, il Mourinho che parla, lascia tutti a bocca aperta e se ne va?
Alla guida del Porto o del Chelsea era l'ideologo di un calcio cerebrale, giocato con formule metafisiche. Arrivato all'Inter, ha capito subito di essere caduto nel cuore più nevrotico, sentimentale e fragile del calcio mondiale. Società, squadra e "popolo" nerazzurro, un rosario di vittorie intervallato da cicli di disgrazie.
E quindi, dato che "non sono un pirla", Mourinho ha deciso che la sua partita più seria non si giocava in campo, bensì nelle interviste del dopopartita.
È il calcio parlato, analizzato ogni weekend da infinite moviole e sobillato da innumerevoli polemiche: ed è il calcio più "politico" che esista. In questa politica giocata con altri mezzi, Mourinho ha scelto di essere un leader totale. Si fa presto, infatti, a dire che è un grande comunicatore. Ma bisognerebbe stabilire intanto che cosa comunica. Perché Mourinho è un guru, un santone, un filosofo. In quanto tale, è un manipolatore di concetti. Sembra in effetti la reincarnazione postcalcistica di Helenio Herrera, non a caso detto il Mago. Solo che "Acca Acca" arrivava al massimo al "taca la bala", e ai cartelli motivazionali nello spogliatoio, "stile più forza uguale classe"; Mourinho guarda i giornalisti e si appella all'"onestà intellettuale", e spara a zero sugli avversari.
Nella sua fusion culturale, fra memorie salazariste e slanci guevaristi, fra la tradizione spirituale e il guerrilla marketing, Mourinho ha una visione realistica della politica e dunque anche del calcio. Qui nessuno è innocente. Solo che mentre gli altri si limitano a pensarlo, lui lo dice. E così parlando è riuscito in un'impresa di autentico splendore strategico: cioè a trasformare la società più forte e più ricca del campionato in una fortezza minacciata da nemici insidiosi, da truppe vendicative, da gang di assalitori che agitano la bandiera della giustizia senza averne il titolo.
Sugli spalti di questo fortilizio minacciato, Mourinho maneggia una dialettica da sofista, tramutando provocatoriamente il vittimismo in un'arma offensiva, e il calcio in una disfida teologica, o teosofica, con il campo di gara definito da categorie supreme: la verità, la giustizia, la salvezza, e là in fondo la Vittoria, elusivo miraggio, eterna delusione, un fado mistico ai confini di un mondo senza fede.
Un filosofo laureato inorridirebbe all'idea che qualcuno potesse vedere nel latino Mourinho l'inverarsi dello schema schmittiano "amico/nemico". Eppure, nel mondo del calcio, che copre il cinismo con le convenzioni, e la ferocia opportunistica con l'ipocrisia, Mourinho fa l'umanamente possibile per incarnare un principio di ostilità assoluta. Non vuole amici, niente smancerie. "Non sono amico suo, sinceramente", ribatte al giornalista Mario Sconcerti, che ha osato proporgli un paragone con i risultati del suo predecessore Roberto Mancini. Altre volte disdegna con improntitudine l'approccio degli intervistatori, e ogni volta impone regole tutte sue, perché la prima norma di Carl Schmitt recita: "Sovrano è chi decide sullo stato di eccezione". E all'improvviso sembra addirittura esser preso da una speciale malinconia, ispirata dal fardello del potere. È il capo che avverte su di sé responsabilità immense: ma presto rialza lo sguardo, e a ciglio asciutto "vede" orizzonti e traguardi e campi di battaglia inesplorati.
Deve piacergli l'ordine, anche politicamente. Ma allora è spettacolare il modo in cui una mentalità arcaica si è proiettata nei cieli della tarda modernità. A farsi prendere la mano verrebbero in mente Clausewitz, Lenin, Mao, le avanguardie, i futurismi, i decisionismi. È come se una destra conservatrice, attraverso di lui, fosse riuscita a gestire le categorie rivoluzionarie della sinistra più accesa, il nero che si tramuta nel rosso, la razionalità che si fonde nel romanticismo, l'autorità nell'eversione. Ed è in fondo una consolazione potersi rifugiare in corner, cioè nel pensiero rassicurante che per Mourinho, quando si parla di destra e sinistra si intendono, ancora e soltanto, le fasce laterali.
Ma che calcio è?
Allenatori che vanno e che vengono, a Grosseto con una squadra che era ai margini dei playoff è arrivato Ezio Rossi, zero punti e sette gol sul groppone nelle ultime due partite. Tutti vogliono vincere, in molti improvvisano. Ma che calcio è se il problema arbitrale non è una cosa trattata davvero, a meno che non sia una convenienza, se chi arbitra in serie B (imbarazzante Farina in Modena-Parma) lo fa come se fosse una cortesia? Ma che calcio è se Bergonzi a Reggio Calabria fa danni pesanti nei riguardi della Reggina e sottrae due punti che sarebbero stati di vitale importanza per la salvezza? E se quando arbitra Brighi non sai se il voto può essere più alto di "quattro e mezzo". Ma che calcio è se quando danno un gol al Bari non buono ne parlano tutti e elencano presunte trame a favore di Matarrese, invece quando non concedono un rigore alla stessa squadra di Conte e non segnalano un fuorigioco all'avversario che trova il gol, tutto è regolare. Potrei continuare. A proposito di Bari: credo che qualcuno sia molto geloso e invidioso che stia lottando per la serie A, se ne faccia una ragione. Sul caso Possanzini e Mannini la Figc ha deciso di intervenire dopo la squalifica: sarebbe stato il caso di farlo prima per tutelare due bravi ragazzi e combattere un sistema sbagliato, a scoppio ritardato. Il tesseramento di Volpato a Piacenza, con relativo ritorno di Colombo a Bari, è andato in onda quasi un mese dopo la chiusura del mercato: un tesseramento irregolare è diventato all'improvviso regolare, siamo sicuri che sia una cosa buona e giusta? Questo non è calcio, è una baraonda, un casino disorganizzato, un'improvvisazione al minuto. Se ci ridessero i nostri momenti di sano divertimento, senza intossicarci la vita anche per due mesi di fila, io ci metterei dieci firme. Ma è una chimera, purtroppo siamo nello scantinato più basso.
Nel frattempo si sta movimentando il mercato degli allenatori. Delio Rossi, a meno di clamorose sorprese, lascerà la Lazio, quando scadrà il contratto si congederà e valuterà le proposte, in prima battuta quelle del Napoli. Lotito sta pensando ad Acori, ha intensificato i rapporti sapendo che il buon Leo non resterà a Livorno, probabilmente anche in caso di promozione. Marino a Udine è tutt'altro che sicuro di proseguire malgrado il lungo e ricco contratto. Prandelli ha parlato chiaro,ma io spero (per il progetto Fiorentina) che la sua tentazione di lasciare rientri al più presto. Beretta ha perso il controllo del Lecce e la colpa non può essere soltanto di Angelozzi che ha indubbiamente bucato sul mercato: ho visto il Lecce di Udine del primo tempo, preferisco sorvolare. Non soltanto per Ancelotti ma anche per Ranieri, malgrado i silenzi, saranno fondamentali gli ultimi tre mesi di stagione. Applausi a Gasperini, qualcuno in meno a Mazzarri che ha messo la Coppa Uefa sotto i piedi nella gara di ritorno in Ucraina: a quel punto sarebbe stato giusto uscire al primo turno. Nel momento del suo insediamento qualche amico (non mio,per fortuna) aveva venduto Mihajlovic come l'allenatore del secolo: ultimamente ha fatto qualche danno, l'interpretazione del primo tempo di sabato scorso a Roma è stata quasi da museo degli orrori. A Napoli bisogna gestire bene la situazione, non è giusto che Reja dica "se il problema sono io, posso anche andare": è più giusto che resti al suo posto e dimostri come si può uscire dalla crisi. Troppo comodo andarsene, pur tenendo conto che la società quest'anno ha commesso errori colossali. Qualche danno (troppi danni...) l'ha creato anche lui, lasciando milioni su milioni (di euro) in panchina, l'esclusione di Maggio a Torino è stata incomprensibile soprattutto se al suo posto ha deciso di schierare Montervino che avrebbe avuto un senso in mezzo al campo e non sulla fascia. Ahi Reja, siamo in caduta libera...
Fonte Alfredo Pedullà
Qualcuno fermi tutto
Va bene: è stato un grande show, degno di un fuoriclasse, forse il più bel monologo di calcio visto dai tempi del Trap e di Strunz. Solo che questo era in italiano e ha causato uno sconquasso tale che le parole di Mourinho lasciano ferite che fanno male e scatenano una guerra verbale tra l'Inter, la squadra che sta dominando il campionato, e le altre big del calcio italiano - Juventus, Roma e Milan - coalizzate contro
l'usurpatrice, accusata di godere di favori arbitrali in abbondanza. L'ultimo, il rigore dato a Balotelli in Inter-Roma domenica sera. Accuse che Mourinho ha rovesciato decuplicate sulle avversarie. Tre contro uno e viceversa: anche questo fa parte dello show.
Detto questo, qualcuno questa corrida dovrà pure fermarla, altrimenti al prossimo Juventus-Inter possiamo pure prenderci direttamente a sganassoni avendo ormai finito le parole. E' stata una polemica, questa, andata troppo oltre. Anzi più che una polemica un duello da strada, senza regole, una zuffa da campionato di periferia.
C'è modo e modo, anche per protestare. E' andato oltre Spalletti - squalificato tra l'altro dal giudice per aver insultato il quarto uomo di Inter-Roma - con un linguaggio che è stato manna per la diretta tv: ''Prese per il C...'' e ''Figure da C...'' hanno alzato l'audience. E magari aizzato gli animi più bollenti degli ultras: ma di questo chi se ne importa, no? De Rossi a un certo punto ha tirato fuori ''la banda Collina''. Agli arbitri non abbiamo risparmiato votacci e critiche ma non ci saremmo mai immaginati di essere davanti a una ''mafia arbitrale'': questo sottintende la definizione di De Rossi.
Le radio romane, in questi giorni, parlavano già, senza alcuna remora, di Calciopoli 2. Ma un rigore, o anche più rigori dati o non dati, non significano necessariamente una Calciopoli, che è stata, invece, ben altra cosa. E' stato messo sul fuoco un pentolone dove il ribolle il peggio del calcio italiano. Non sappiamo ancora quali frasi di Mourinho siano degne dell'attenzione della Federcalcio, sappiamo però che è rimasta in silenzio su tutto ciò, lasciando cioè che i protagonisti si scannassero verbalmente in una pericolosa corrida. Passi per le frecciate di Mou a Spalletti e Ranieri ( I due C... che viaggiano sempre in coppia), certo dire che la Juventus si è fatta avanti, a sua volta, a forza di favori arbitrali è grave.
Da domenica è andata a pezzi la credibilità (non l'infallibilità, attenzione...) arbitrale, ricostruita a fatica dopo gli anni più bui. E' pazzesco soprattutto gettare altra benzina su un incendio del genere, su un calcio isterico e nervoso, su un sistema che già prevede ogni settimana di vietare o non vietare le trasferte dei tifosi a seconda dei rapporti fra i club. Giochiamo in stadi dagli istinti primordiali, dove vengono fischiati e spediti ''buu razzisti'' all'indirizzo di giocatori di colore. Cosa succederà la prossima volta?
Nelle ultime 48 ore, da domenica sera a oggi, ogni protagonista di questa vicenda ha interpretato la propria parte come meglio poteva. Alla fine vincerà chi avrà l'ultima parola o chi se ne uscirà con la battuta migliore, magari la più greve. E in ogni caso i furbi protagonisti ci hanno raccontato solo una parte della verità, quella che piaceva a loro: Spalletti ci ha raccontato solo del rigore negato e non del perché la Roma si è fatta rimontare fino al 3-3. Non solo per colpa di quel rigore forse. Ranieri ci ha detto che Mourinho è solo un ''grande comunicatore'', tradendo così un po' di livore verso chi gli tolse una panchina. E Mourinho, alla fine del suo teatrale show - con alcuni concetti soltanto condivisibili - non ha detto la cosa più naturale, e cioè che il rigore non c'era. E che i favori fanno comodo a tutti, magari anche a lui.
Inter, allarme Ibra
Nel pre-partita di Inter-Roma, quando sono state comunicate le formazioni ufficiali, qualche tifoso rossonero ha ironicamente sospettato che l'assenza improvvisa di Ibra fosse dovuta al fatto che l'Inter non volesse ostacolare più di tanto la rincorsa champions della Roma.
Sospetti infondati.
Ibra ieri mattina ha avvertito un improvviso dolore all'adduttore destro che lo ha costretto a guardare tutti i novanta minuti dalla panchina. Riposo precauzionale, ma situazione del tutto eccezionale visto che in questa stagione lo svedese ha saltato solamente una partita, Inter-Sampdoria dello scorso 25 gennaio perchè squalificato.
L'espressione all'uscita dallo stadio non era delle migliori:
Questa mattina il numero otto nerazzurro non si è allenato. Solo terapie e fisioterapia. Sicuramente salterà la sfida di andata di coppa Italia mercoledi contro la Sampdoria a Genova, ma dovrebbe scendere in campo al Marassi già sabato alle diciotto contro il Genoa.
Magari solamente per un tempo, per testare la condizione in vista della partita che vale una stagione. Partita che Ibra non salterebbe per nessun motivo. A Manchester ci sarà. L'allarme insomma è scattato, ma Mourinho può star sereno.
Milan, addio ad Ancelotti
Aperta l'asta per Kakà
Inter, un anno senza rigori (contro)
Le pagelle di giornata
CHIEVO 8 - Nel suo piccolo è come l'Inter, perché vince più fuori (3 volte) che in casa (2). E con il netto 2-0 sul difficile campo dell'Atalanta scavalca il Lecce e raggiunge il Bologna al terz'ultimo posto. Complimenti a Di Carlo, il primo a credere in una salvezza non più impossibile.
SAMPDORIA 8 - Subisce il Milan, ma poi lo colpisce con la classe di Cassano e con il quinto gol consecutivo di Pazzini, la nuova coppia d'oroblucerchiato. E dopo un campionato al di sotto delle attese, e soprattutto del nuovo grande Genoa, una prova e un risultato così aiutano anche a dimenticare l'eliminazione dalla coppa Uefa.
LAZIO 7,5 - Bentornata Lazio e bentornato Zarate che segna dopo 76 giorni ai attesa. E così grazie alla seconda vittoria consecutiva, con il ritorno al 4-4-2, la squadra di Rossi può sognare di nuovo un piazzamento Uefa.
ROMA 7,5 - Dedicato a chi pensa che le nostre pagelle siano soltanto lo specchio del risultato. La squadra di Spalletti si fa raggiungere due volte dall'Inter, ma il 3-3 finale non cancella il gran gioco della Roma, malgrado l'assenza di Totti, più che mai in corsa per arrivare al quarto posto. Discussioni sul rigore di Balotelli a parte, alla fine pesa l'errore di De Rossi che poteva firmare un più giusto 4-3.
GENOA 7 - Fermato nel risultato, non nel gioco. Perché al di là del gol ingiustamente annullato a Milito, il Genoa conferma di essere una squadra vera, con un grande allenatore. Gasperini vorrebbe i 3 punti per avvicinarsi al quarto posto e proprio uno dei nuovi entrati, Palladino, colpisce il palo nel finale.
REGGINA 6,5 - Non vince, ma mette in difficoltà la Fiorentina andando in vantaggio con il primo gran gol in serie A di Sestu. Gli elogi non bastano perché la Reggina è sempre ultima, anche se ha il diritto e il dovere di sperare ancora in una difficile salvezza.
TORINO 6,5 - Settima partita senza sconfitte, anche se con una vittoria soltanto. La crisi sembra lontana e la salvezza più vicina perchè adesso ha quattro squadra dietro. Conforta il buon secondo tempo a Cagliari, grazie anche alle mosse di Novellino, che cerca di vincere invece di accontentarsi di non perdere.
CAGLIARI 6 - Matri fallisce la palla gol nel primo tempo, Lazzari nel finale e lo 0-0 con il Torino si spiega anche così. Episodi a parte, il Cagliari conferma di faticare di più in casa, ma soprattutto trasmette la comprensibile sensazione di avere la pancia piena dopo tanti punti e tanti elogi, ugualmente meritati.
INTER 6 - D'accordo, risale due volte la corrente, prima dallo 0-2 e poi dall'1-3, ma perde il confronto con la Roma sul piano del gioco. Senza Ibrahimovic, acciaccato in panchina, ma anche senza la solita spinta di Maicon e i miracoli di Julio Cesar presenti-assenti, Mourinho getta in campo tutti gli attaccanti disponibili, salvato dal generoso rigore concesso a Balotelli e dagli errori finali di De Rossi e compagni.
JUVENTUS 6 - Sei potevano essere anche i punti di distacco dall'Inter. Invece sono 7, ma cambia poco perché questa Juventus formichina, che batte il Napoli con grande fatica, avanza con regolarità promettendo di dare fastidio alla capolista. E come lei, intanto, ha la difesa meno battuta: un dato che non va mai sottovalutato.
SIENA 6 - Non vince da 6 partite, ma non è il caso di metterlo sotto accusa. Contro il Genoa prima rischia e poi sfiora il successo con Codrea. Alla fine lo 0-0 non è un risultato da buttare via, considerando il grande valore degli avversari e quel gol ingiustamente annullato a Milito.
UDINESE 6 - Paga la sofferta qualificazione in coppa Uefa, mostrando poca brillantezza. Decide una perfetta punizione di D'Agostino che sblocca lo 0-0, ma il grande protagonista è il cileno Sanchez bravo a seminare il panico nella difesa del Lecce.
FIORENTINA 5,5 - Fallisce il sorpasso sul Milan, rimanendo al quarto posto dopo l'1-1 sul campo della Reggina. Brava a rimontare lo svantaggio con il primo gol in viola di Bonazzoli, soffre nella ripresa confermando di non saper vincere per la terza volta, su tre, senza Gilardino. Ma ciò che preoccupa di più è il clima attorno alla squadra, con la faccia scura di Prandelli che rinvia a fine stagione la decisione sul suo futuro.
LECCE 5,5 - Povero Lecce, cornuto e mazziato. La quarta sconfitta consecutiva, nel giorno in cui viene scavalcato dal Chievo al terz'ultimo posto, è ancora più amara perché nemmeno stavolta gli viene concesso il primo rigore del campionato. Ha ragione Beretta a sottolineare che la sua squadra è l'unica a non avere avuto un rigore a favore. Anche se con una difesa e un portiere così, la salvezza appare un'impresa.
NAPOLI 5 - La dimostrazione che i ritiri lunghi non servono arriva dalla sconfitta sul campo della Juventus. Due punti in 8 gare sono il magro bottino di una squadra che se non altro si sveglia nella ripresa. Ma le batterie sono scariche e Marino, che se rende conto, giustamente dà fiducia a Reja.
MILAN 4,5 - L'alibi delle assenze non regge perché il Milan, come gli capita spesso, disfa in difesa con i vari Bonera e Senderos tutto ciò che di buono crea in attacco. E così non serve lo straordinario Pato, al dodicesimo gol senza rigori. I rossoneri hanno il secondo attacco dietro l'Inter, ma la sesta difesa, peggiore persino di quella del Siena. Ed è su questo che bisogna riflettere, non sulla permanenza del già declinante Beckham.
ATALANTA 4 - Si può perdere, ma non così, e con tutto il rispetto non sul proprio campo contro il pericolante Chievo. Le assenze di Doni e Floccari non bastano per giustificare il grave passo falso.
BOLOGNA 4 - Ahi, ahi, la cura Mihajlovic non fa più effetto. Sconfitto senza attenuanti sul campo della Lazio, 1 punto in 5 partite, il Bologna ripiomba in zona retrocessione, staccato dal Torino e agganciato al terz'ultimo posto dal Chievo. Il capocannoniere Di Vaio non basta, se la squadra parte sempre col freno a mano tirato, come contro l'Inter.
PALERMO 2 - La pagella più brutta per il Palermo che tocca il punto più basso della gestione di Zamparini, per onesta ammissione del presidente. Inutile cercare scuse per l'espulsione di Bresciano sullo 0-1, o per le parate di Bizzarri. Quando si perde un derby in casa per 4-0, bisogna avere il coraggio di chiedere scusa ai propri tifosi, come hanno fatto i giocatori di Ballardini.
I cinque colpevoli
Dalle prestazioni in campionato alla mancata qualificazione in Champions, dall'obiettivo Uefa andato in frantumi ad un mercato fallimentare. Perché è sempre da lì che nasce tutto. Dalle operazioni, dalle strategie, dagli acquisti/non acquisti, dai progetti ridimensionati per mancanza di investimenti. Come in amore, anche nel calcio, quando si sbaglia la colpa è da dividere al 50%. Forse, però, nel caso del Milan sarebbe giusto allargare la torta ed attribuire le responsabilità in maniera più equa. Non è elegante nei confronti di coloro che hanno riscritto la storia in rosso e nero, ma oggi qualcosa è cambiato, si è rotto ed è giusto che adesso scenda dal palco chi finora ci è salito. Adriano Galliani "mette tutti spalle al muro". E' stato il titolo della Gazzetta dello Sport qualche giorno fa dopo la disfatta con il Werder (ed ancora dovevano sapere che ci sarebbe stato il bis di Genova). Ma chi mette Galliani con le spalle al muro? I conti si fanno alla fine, ma a trequarti di campionato le riflessioni sono consentite. Ci eravamo illusi a fine novembre che Ronaldinho fosse una scommessa vinta. Non vogliamo ancora ricrederci, ma stai a vedere che il Barcellona avesse ragione a scaricare il brasiliano? Il suo rendimento è calato in maniera drastica, Ancelotti ha perso fiducia in lui e la condizione fisica non l'ha certo aiutato. Su Sheva la colpa di Galliani è minima, di Ancelotti (che non avrebbe mai voluto un ritorno dell'ucraino) è nulla. Berlusconi si è assunto le sue responsabilità e adesso si sarà reso conto che, chi fa il mercato con il cuore, la maggior parte delle volte, resta infilzato dalla freccia di Cupido. E' andata bene al Milan con Abbiati, un po' meno con Dida. Una riserva da 4 milioni di euro rischia di diventare una barzelletta. Colpa di rinnovi precoci ed immeritati. Le vere responsabilità di Galliani e Braida, però, riguardano soprattutto il mercato di gennaio, quando c'era da riparare e non da programmare. Chi ha notizie di Felipe Mattioni cortesemente ci scriva al più presto. Thiago Silva in rossonero ma a partire da giugno e nel frattempo? La difesa viene umiliata dal primo Pizarro di turno. Maldini avrebbe dovuto smettere almeno un anno fa. Senderos non è da Milan ed il miglior Zambrotta lo hanno visto a Bari e Torino. Ricordi in bianco e nero. C'erano una volta le intuizioni di Braida e Buriani. Adesso il settore giovanile del Milan non produce più nulla. Qualche straniero preso in Sudamerica, tanti italiani ma nessuno di valore ed un Viareggio che finisce ancor prima di iniziare, da sommare ad un campionato Primavera disputato da Provinciale. Le colpe di Berlusconi sono maggiori rispetto a quelle di Ancelotti. Se è vero che la squadra non esprime un bel calcio, è anche vero che il tecnico di Reggiolo ha spesso fritto il pesce con l'acqua. Se i trofei vinti sono arrivati nel periodo in cui Berlusconi ha investito di meno, un piccolo grazie a Carletto sembra doveroso. Un 10% di responsabilità va attribuito anche allo staff medico: il famigerato Milan Lab che prima sembrava la nuova Lourdes del calcio e adesso appare peggio della corsia dell'Ospedale Niguarda. Qualcuno salvi il Milan. Che sia Berlusconi od uno sceicco, che sia Ancelotti o Galliani. Perché i tifosi non vogliono che la squadra più titolata al Mondo passi presto per quella più sbeffeggiata di Milano.