Juve, obiettivi Silva e Zapata

Sono cominciate le grandi manovre di avvici­namento a Diego. La Juven­tus ha raggiunto un accordo con il giocatore brasiliano da molti mesi, ma la trattativa con il Werder Brema sta en­trando solo adesso nella fase decisiva a dimostrazione che Ranieri ha probabilmente dato il suo benestare all’ac­quisto del centrocampista sudamericano.

SILVA E RAKITIC - Nel frat­tempo però la Juventus è in movimento anche su altri fronti. Resta calda la strada che porta al difensore cen­trale Zapata dell’Udinese mentre nei giorni scorsi il ds Secco ha incontrato Michel Urscheler, il procuratore del centrocampista croato Raki­tic in forza al lo Shalke 04.

La Juventus continua a te­nere sotto controllo la situa­zione del Valencia immerso in una corposa crisi finanzia­ria. Il club spagnolo, secon­do la stampa locale, sarà co­stretto a vendere un paio di giocatori importanti e la Ju­ve è sempre in prima fila per ottenere il cartellino di Da­vid Silva, l’esterno sinistro che Ranieri vorrebbe a Tori­no.

OCCHI IN VENEZUELA - In questi giorni la socie­tà bianconera sta valutando anche il lavoro del capo de­gli osservatori Castagnini tornato dal Venezuela dove ha assistito a un torneo Sub 20 con buone indicazioni. Sul taccuino soprattutto due nomi: quello di Douglas Co­sta, un centrocampista di 18 anni del Gremio e quello di Dentinho, 20 anni esterno si­nistro del Corinthians.

Juventus, al via l'operazione Chelsea

Mancano pochi giorni alla sfida di Londra contro il Chelsea, ma la Juventus non può certo snobbare l'anticipo di campionato contro il Palermo. I rosanero sono imbattuti in casa da cinque gare e non sembrano propensi a fare regali in questo periodo della stagione. I bianconeri vanno comunque in Sicilia con l'intenzione di non concedere nulla all'avversario, consapevoli che il minimo passo falso rischia di far aumentare ulteriormente il divario dall'Inter capolista. Senza contare l'eventuale ritorno in classifica del Milan in caso di vittoria a San Siro contro il Cagliari.

BANCO DI PROVA - Ranieri, però, si concentra sulla sfida con i rosanero che, alla vigilia degli ottavi di Champions, rappresenta un banco di prova davvero insidioso. "Sarà una gara importante per noi, la prova generale per la Champions. La squadra sta bene, dobbiamo avere quello slancio in più che ci permetterà di stare ancora meglio. E lo slancio ce lo può dare solo la vittoria. I prossimi saranno 100 giorni decisivi, abbiamo 18 gare sicure, siamo nel momento clou della stagione e il fatto che l'infermeria si stia svuotando - ammette il tecnico - ci da fiducia".

IL RITORNO DI TREZEGOL - Dovrebbe rientrare dal primo minuto David Trezeguet: "A Palermo farò un po' di turn over. Trezeguet giocherà dall'inizio e poi vedremo chi gli affiancherò, e dall'inizio ci saranno anche Chiellini e Camoranesi. Il francese - sottolinea Ranieri - non faticherà a calarsi di nuovo nei meccanismi della squadra: i compagni lo conoscono bene e non credo che si siano dimenticati di come gioca, e lui conosce bene loro".

PENSIERO CHAMPIONS
- In campionato l'Inter sembra destinata a conquistare l'ennesimo tricolore. "Lo scudetto, come più volte ho ripetuto, lo può perdere solo l'Inter, noi dobbiamo continuare a lottare e stare sempre sul chi vive". Il pensiero, però, corre alla sfida di Londra: "Mi guarderò la prossima partita del Chelsea registrata. Buffon ha detto che la Juve è più squadra da Champions che da campionato, le somme le tireremo alla fine. Il campionato - continua - fotografa i valori reali delle squadre, la Champions, invece, è una competizione particolare, non sempre vince la più forte. Davanti a noi abbiamo 4-5 supercorazzate europee, ma le sorprese ogni tanto ci sono e noi ci crediamo. Forse dal punto di vista dei valori ha ragione Lippi quando dice che Manchester e Barcellona sono superiori a tutti, ma io non voglio essere d'accordo con lui. Farò di tutto affinché la Juve arrivi in finale".



Fonte La Repubblica

Clamoroso: il quotidiano Il Romanista non sarà più in edicola!

Questa mattina apprendiamo dal giornale di Via Barberini che potrebbe essere l'ultima settimana de "Il Romanista". Ecco le motivazioni e l'articolo che appare in prima pagina
Questa è l'ultima settimana del Romanista. Per ora. Noi speriamo di tornare, siamo determinati a tornare in edicola presto. Ma intanto il 1 marzo ci incontreremo su queste pagine per l'ultima volta. Accade questo. Nel 2004 questo giornale, questo piccolo glorioso giornale unico al mondo, era nato sul presupposto economico di superare il traguardo dei tre anni e guadagnare così il diritto ai cosiddetti "contributi dell'editoria", ovvero, ogni anno, il rimborso di circa il 50 per cento dei costi. In questo modo i conti sarebbero tornati in equilibrio e i romanisti avrebbero avuto per sempre il loro quotidiano. Qualcosa però non ha funzionato. Un intoppo burocratico, diciamo così. La questione non è semplicissima ma vale la pena di seguirci.

Siamo partiti il 10 settembre 2004 e quindi tre anni dopo, il 10 settembre 2007, abbiamo vinto la nostra maratona. Ma era solo la prima tappa. La legge prevede infatti che è da quel momento in poi che si maturano i contributi. E quindi, per il 2007, li abbiamo maturati dall'11 settembre al 31 dicembre. In tutto, 450 mila euro. Poco, nulla rispetto alle decine di milioni di euro che tutti i giornali percepiscono ogni anno in base alla legge sull'editoria. Ma per noi quella somma era, è la vita. E ce l'eravamo meritata tutta.
Nel gennaio 2008 abbiamo presentato regolare domanda, che abbiamo integrato a giugno con il bilancio 2007, approvato e certificato. Il 27 ottobre la Commissione tecnica del dipartimento editoria della presidenza del Consiglio ha dato parere favorevole, ma il capo del dipartimento ha deciso di chiedere un ulteriore parere all'Avvocatura dello Stato. Perché? Perché mentre "Il Romanista" faceva la sua corsa, qualcuno aveva cambiato le regole, senza tener conto di chi era già partito. La data da tenere a mente è il 23 dicembre 2005. Una norma contenuta nella legge finanziaria ha eliminato, a partire dal 1 gennaio 2006, la possibilità di concorrere ai contributi per le società a responsabilità limitata controllate da cooperative; e ha alzato il termine dopo il quale si ha diritto ai contributi da tre a cinque anni per tutte quelle società editrici costituite dopo il 31 dicembre 2004. In pratica, ci avevano messo fuorigioco. Se non fosse che il 29 dicembre, e quindi ben dentro i termini delle nuove norme, I Romanisti si sono trasformati in cooperativa. E quindi per ogni singolo giorno di vita di questo giornale, abbiamo rispettato i requisiti richiesti dalla legge. Perché questa è una trasformazione, lo spiegano anche i manuali di diritto privato.
Ma torniamo al 2008, l'autunno del 2008. Il parere dell'Avvocatura, richiesto a ottobre, non è arrivato a novembre, non è arrivato a dicembre. E' arrivato a metà gennaio, quando la cooperativa aveva naturalmente ormai quasi esaurito le risorse per andare avanti (essendo questa una vera cooperativa di giornalisti, senza nessun finanziatore occulto alle spalle). A metà gennaio l'Avvocatura ha dato il suo parere ed è stato negativo, spostando il nostro diritto ai contributi a partire dal 29 dicembre 2008 (invece che dall'11 settembre 2007).
Una decisione ingiusta, illegittima e illogica che abbiamo subito impugnato al Tar. Ma qualche giorno fa il Tar ci ha risposto: ci ha detto che non è urgente, ci ha detto di fare ricorso ordinario. Altri sei, nove mesi forse. Un termine che purtroppo non possiamo aspettare. E quindi abbiamo presentato un nuovo ricorso al Consiglio di Stato, sperando che capiscano l'urgenza di privare la città di un quotidiano che ha quasi cinque anni di vita, di privare i tifosi della Roma di un punto di riferimento, di beffare tutti quei creditori che ci hanno dato fiducia, che hanno creduto in noi e in questo progetto. Ma soprattutto speriamo che qualcuno capisca l'urgenza di privare 20 famiglie di un posto di lavoro che è stato costruito e difeso ogni singolo giorno con la serietà di ciascuno dei nostri giornalisti, delle nostre segretarie, della nostra amministrazione. Il Consiglio di Stato deciderà nei prossimi giorni. Ma intanto il 1 marzo andremo in edicola per l'ultima volta. Sperando di tornare presto, sperando di restarci per sempre.

Ronaldinho è la palla al piede del Milan

Io l'avevo detto in tempi non sospetti, il giorno dopo l'arrivo di Ronaldinho al Milan. Il brasiliano sarebbe servito ben poco ai rossoneri ( Clicca qui per leggere l'articolo del 16 Luglio ). Ora tutto questo sta venendo a galla!

Che Ronaldinho, attorno ai 25-26 anni, sia stato per un paio di stagioni il più bravo giocatore al mondo e ancora oggi tocchi il pallone come nessuno, non si discute. Ma c'è una cosa che andrebbe aggiunta, per amore di verità, a proposito di questo strambo Milan targato 2008-2009: e cioè che Ronaldinho ne è la palla al piede.

E che i danni che la sua presenza in campo comporta sono esiziali. Per capirci: fa più danni Ronaldinho in campo dal primo minuto che una difesa a quattro Bonera-Senderos-Maldini-Favalli.

Sembra che dirlo sia un sacrilegio: invece bisognerebbe ragionarci sopra e in qualche modo provare a correre ai ripari. Quando il Milan gioca una partita schierando Ronaldinho dal fischio d'inizio (ultimo caso: Werder Brema-Milan di Coppa Uefa), Ancelotti regala un uomo agli avversari e il Milan gioca in 10 contro 11. Dinho oggi è un giocatore atleticamente parlando inesistente. E a parte tre o quattro lampi estemporanei, in cui l'ex Pallone d'Oro è ancora capace di lasciare a bocca aperta la platea con un'apertura geniale, un assist millimetrico, una punizione da manuale, il Milan gioca sempre e irrimediabilmente con un uomo in meno. Facendo una fatica bestiale. E arrivando al 90' con la lingua penzoloni, come un pugile suonato, cotto al punto giusto e sempre sul punto di finire al tappeto al minimo colpo (vedi auto-palo di Zambrotta al 92' dopo il gol di Diego all'84').
Per capirci: se sul campo del Werder, mercoledì, il Milan si fosse presentato con Roberto Baggio (42 anni compiuti da poco) al posto di Ronaldinho (29 anni da compiere fra poco), non sarebbe cambiato niente. E non lo diciamo per gusto di provocazione. Perché Ronaldinho ha camminato per 89 minuti esattamente come avrebbe fatto Baggio con le sua ginocchia a pezzi; e un paio di volte, o forse tre, ha regalato passaggi e aperture a dir poco deliziosi: giocate da fermo sublimi, che pochi al mondo saprebbero imitare. Tra i campioni che hanno vestito la maglia del Milan ce ne vengono in mente due: Baggio, appunto, e Rivera.
Ecco: con tutto il bene che gli sportivi italiani hanno voluto a Roberto Baggio e a Gianni Rivera – tanto per limitarci all'orticello-Milan – la domanda è: sareste stati contenti di vederli in campo a 40-41 anni completamente fermi, tristemente spenti anche se ancora capaci – perché no? – di calciare una punizione all'incrocio dei pali o di mettere la palla sulla testa di un Maldini o di un Maldera arrembanti, a tu per tu con il portiere? La risposta è no. Qualcuno eccepirà: ma Ronaldinho non ha ancora compiuto 29 anni! Vero. Però, per motivi che non siamo in grado di spiegarvi – e che solo l'interessato forse potrebbe – Ronaldinho è oggi un Baggio 42enne: e naturalmente è un peccato, oltre che un mistero, perché alzi la mano chi ha dimenticato i gol segnati da Dinho al Santiago Bernabeu facendosi mezzo campo di corsa e saltando i difensori merengues come birilli. Parliamo di una partita di quattro stagioni fa, non dei favolosi anni Sessanta.
Non entriamo nemmeno nel merito dei danni che Ronaldinho fa a Kakà ogni volta che i due si pestano i piedi in campo: la cosa è sotto gli occhi di tutti, ma qui entriamo nel campo del masochismo puro, roba che Tafazzi al confronto è un dilettante. La verità è che per quanto scomodo sia – lo sappiamo tutti: a volere Dinho è stato Berlusconi -, qualcuno dovrebbe prendere Ronaldinho da parte e raccontargli la storia di un suo connazionale molto famoso in Italia e un po' meno in Brasile, un certo Josè Altafini. Che era vecchio e spremuto, ma aveva classe da vendere; e allora si sedeva in panchina, a 20 minuti dalla fine l'allenatore lo mandava in campo e lui - con un lampo di genio e ad avversari cotti - lasciava sempre il suo il segno.
Che ne dici, vecchio Dinho? Ti va di renderti utile per davvero?

Fonte Paolo Ziliani

Ecco le giovani stelle del calciomercato europeo

Il prossimo mercato è ancora lontano, ma le prime voci stanno già filtrando ed i primi contatti tra società e procuratori, più o meno segreti, si stanno concretizzando. Con le grandi squadre italiane ed europee alla ricerca del colpo ad effetto. Ecco allora la lista dei principali quindici giocatori destinati ad infiammare le trattative della prossima estate. Qualcuno cambierà maglia, qualche altro invece rimarrà dov'è. Ma abituatevi a sentire i loro nomi perché saranno al centro di numerose operazioni di mercato.

Emmanuel Adebayor (classe 1984)
Attaccante dell'Arsenal che già la scorsa estate è stato vicino al trasferimento. Poi l'altissima richiesta degli inglesi ha fatto mollare la presa al Milan. Ora potrebbe essere il turno dell'Inter, per formare con Ibrahimovic una coppia straordinaria. La sua valutazione di mercato al momento si aggira intorno ai 23 milioni di euro, mentre il suo contratto, in scadenza nel 2012, gli assicura 2,8 milioni di ingaggio netti.

Sergio Aguero
(classe 1988)
Altra grande stella del calcio argentino, nonostante i suoi 20 anni. Gioca nell'Atletico Madrid, tutti i grandi club europei sono sulle sue tracce, Inter in testa, sempre alla ricerca di un grande attaccante. Per portarlo via agli spagnoli servono almeno 30 milioni di euro, visto che la scadenza del suo contratto è nel 2012. Il suo ingaggio si aggira intorno ai 2,5 milioni.

Alberto Aquilani (classe 1984)
Per lui questi sono mesi decisivi. Il suo contratto con la Roma scade nel giugno 2010, quindi o firma il rinnovo, oppure quest'estate se ne andrà, per una cifra che sarà molto vicina ai 20 milioni. La società giallorossa sta cercando di fargli firmare un nuovo accordo, Inter e Juventus sono molto attente all'evolversi della situazione.

Karim Benzema
(classe 1987)
E' il centravanti del futuro. Il Lione lo ha blindato con un contratto che scade nel giugno 2013, con un ingaggio da 2,2 milioni netti a stagione. Il problema per il Lione è che molte società lo vogliono, Real Madrid in testa. E di fronte ad un'offerta di 25 milioni i francesi potrebbero anche cedere.

Antonio Cassano
(classe 1982)
La Juventus sta puntando forte su questo giocatore che la Sampdoria ha rigenerato. Cobolli Gigli proprio nei giorni scorsi è uscito allo scoperto dichiarando che il ragazzo interessa. Il suo accordo con la Sampdoria scade nel 2013, l'ingaggio è di 1,2 milioni, mentre la sua valutazione adesso è salita a 13 milioni.

Cristiano Ronaldo
(classe 1985)
Elezioni del nuovo presidente permettendo, è il sogno nemmeno poi tanto proibito del Real Madrid, pronto a spendere addirittura 100 milioni per assicurarselo. In alternativa all'altro grande sogno Kakà. Il suo accordo con il Manchester Utd scade nel 2012, mentre l'ingaggio è da 7,5 milioni netti l'anno.

Diego Ribas da Cunha (classe 1985)
Trequartista che da anni sembra destinato a lasciare il Werder Brema, ma che poi alla fine rimane sempre dov'è. La Juventus è sulle sue tracce da tempo, così come il Manchester City, sempre alla ricerca di colpi sensazionali. Il suo contratto con i tedeschi scade nel 2011, l'ingaggio è di 2 milioni, mentre il suo cartellino vale 22 milioni. Cifra destinata ad aumentare dopo il gol al Milan in Coppa Uefa

Didier Drogba
(classe 1978)
Milan ed Inter si contendono il centravanti del Chelsea ormai da un bel po' di tempo. Per ora, alla fine, solo a parole. Per acquistarlo adesso servono circa 30 milioni, ma più passa il tempo è più la sua valutazione scenderà, visto che il suo contratto da 3,5 milioni di euro scade nel 2010.

Samuel Eto'o
(classe 1981)
Proprio in questi giorni il Barcellona sta cercando di fargli firmare il rinnovo del contratto che scade nel 2010, arrivando ad offrire addirittura 9 milioni netti l'anno. L'attaccante non è però convinto. Così il Milan spera di riuscire a concretizzare il proprio interessamento. All'estero c'è sempre il solito Manchester City che ha fatto un sondaggio su di lui.

Cesc Fabregas
(classe 1987)
E' considerato il più grande centrocampista centrale del mondo. E la sua valutazione lo testimonia: 40 milioni. Ha un accordo con l'Arsenal fino al 2014 con un ingaggio da 2,6 milioni a stagione. Il ragazzo ha sempre detto che prima o poi tornerà in patria, in Spagna. Barcellona e Real Madrid sono sempre pronte a partire all'attacco.

Marek Hamsik
(classe 1987)
Il gioiellino del Napoli è seguitissimo. E se i partenopei non centreranno la Champions, cosa al momento abbastanza probabile, potrebbero anche non riuscire a trattenerlo. Inter e Real Madrid hanno sempre manifestato grande interessamento per il ragazzo, che vale ormai almeno 18 milioni, a fronte di un ingaggio da appena 600.000 euro fino al 2013.

Ezequiel Lavezzi (classe 1985)
E' l'altro gioiello del Napoli, per il quale valgono le stesse considerazioni fatte per Hamsik. In passato il Real Madrid ha chiesto informazioni su di lui. Pure Lavezzi ha un contratto fino al 2013, mentre il suo ingaggio è di un 1 milione e la sua valutazione è arrivata a 15.

Diego Milito
(classe 1979)
L'Inter a gennaio ha provato a prenderlo dal Genoa. Tornerà alla carica in estate, nonostante la valutazione da 30 milioni. Pure il Real Madrid farà un tentativo. Il suo contratto da 1,3 milioni a stagione scade nel 2012.

David Silva (classe 1986)
Il suo nome viene spesso accostato alla Juventus, come erede di Nedved. Il Valencia per darlo via vuole 22 milioni, visto che il suo contratto ha scadenza 2013. Attenzione alla concorrenza del Manchester City. Silva ha un ingaggio da 2,3 milioni l'anno.

Carlos Tevez
(classe 1984)
Può essere il vero affare e il grande colpo dell'estate, visto che ha il contratto in scadenza. Ma la sua situazione non è semplice. Gioca nel Manchester United, ma il suo cartellino è di proprietà a mezzo tra la società Media Sports Investment ed il Corinthians. Ferguson sta facendo di tutto per trattenerlo, Inter e Real Madrid lo corteggiano da mesi.

La finale di Champions? Sarà Inter-Barça

Marcello Lippi a 360°. Stimolato da Gianluca Vialli e Paolo Rossi, nell'ambito della trasmissione "Attenti a quei due", la rubrica settimanale di Sky, il ct azzurro parla di italiane in Champions League, Nazionale, Del Piero, Ibrahimovic, Santon, il momento della Juve.

LA CHAMPIONS
- Si comincia proprio dalla Champions League che Lippi vinse nel '96 alla guida della Juventus, battendo in finale l'Ajax ai rigori. "Il ricordo più vivo non sono i rigori, ma i 120 minuti splendidi - spiega Lippi -. Il ricordo più frequente è l'emozione con la quale i giocatori sono venuti verso di me, volevano battere i rigori. I cinque rigoristi di solito sono prestabiliti, poi, però, ci sono i cambi e le sostituzioni. Anche ai Mondiali mi è successo, tutti sono venuti verso di me. Nell'altra finale di Champions League, quella persa contro il Milan, invece, capii subito che sarebbe andata male".

Secondo Lippi la squadra che in Europa ha le stesse caratteristiche della Juventus vincente del '96 è "il Manchester United. Noi giocavamo con tre attaccanti e vedere Rooney che segue il difensore fino alla bandierina, poi cambia posizione e riparte, mi ricorda molto l'atteggiamento di Vialli e Ravanelli". Ma l'Inter agli ottavi dovrà vedersela contro il Manchester United. "Negli occhi dei giocatori dell'Inter e nell'allenatore traspare l'autostima e la convinzione. Sarà una bella partita e sono convinto che passerà l'Inter. Le squadre italiane hanno qualcosa in più delle altre nella gara secca, nel dentro o fuori. Certo, se arrivano con il 60% della forma è un altro discorso...".

IBRA - La stella nerazzurra è Zlatan Ibrahimovic che cerca la consacrazione in Europa. "Lui deve semplicemente fare una grande vittoria a livello internazionale, o con una squadra di club o con la Nazionale - spiega Lippi -. Se vincerà la coppa dei campioni con l'Inter, l'anno prossimo sarà Pallone d'Oro. Lui è considerato uno dei più grandi calciatori del mondo, incute timore. Se non è stato finora in grado di ottenere grandi risultati, non credo sia da imputare alle sue prestazioni. Credo sia uno dei più forti giocatori del mondo". Dall'Inter alla Juventus, in calo nelle ultime partite. "Il problema maggiore è che ha avuto per troppo tempo giocatori infortunati. Un dosaggio di energie adeguato è determinante nella gestione. L'Inter arriva al massimo perché adesso sono tutti partecipi di un progetto, giocano tutti, si sentono tutti importanti. Mourinho può permettersi di fare un turn-over. Adesso anche la Juve ha una disponibilità maggiore". La Roma se la vedrà con l'Arsenal.
"Sono convinto che il passaggio al turno delle tre italiane dipenda solo da noi: se noi ci presentiamo al massimo della condizione psicologica, tecnica, al di là di uno-due infortuni, che hanno anche gli altri, se noi arriviamo al 100% passiamo il turno, anche contro il Manchester". Per lui la finale sarà "tra il Barcellona e la vincente di Manchester-Inter. Il Barcellona non fa calcoli, gioca sempre al massimo''

LA NAZIONALE
- Dalla Champions League alla Nazionale. "Ho ufficializzato che avrei lasciato la Nazionale prima del Mondiale, l'abbiamo vinto, l'ho lasciata, poi dopo pochi mesi mi resi conto della cavolata che avevo fatto e, appena si è ripresentata la possibilità di ritornarci, ho dato la mia disponibilità. E stata la mia maniera di ripagare la Federazione, perché mi sono reso conto che andar via dalla Nazionale in quel momento non era una cosa tanto normale". L'amichevole con il Brasile non gli ha permesso di stabilire il nuovo record mondiale di imbattibilità per una Nazionale. "Quella con il Brasile era una partita organizzata da tempo. Noi abbiamo bisogno di incontrare squadre importanti. In questo momento loro sono una squadra motivatissima: giocavano contro i campioni del mondo, giocavano in una cornice fantastica, probabilmente ora sono più forti di noi, ma non è detto che lo siano tra un anno e mezzo". Il suo progetto intanto continua: "devo stare attento a non lasciare perdere troppo presto giocatori straordinari che magari hanno qualche anno in più, ma che hanno una capacità, una tecnica, una saggezza, che prima di rinunciare a questi bisogna stare molto attenti. Nel frattempo bisogna far fare esperienza a chi non ce l'ha, può darsi che giocando contro la Russia o contro la Finlandia, magari fanno una figura diversa.
Due anni fa giocammo contro Olanda e Germania dopo un anno e mezzo di lavoro, questa volta dopo sei mesi, contro il Brasile, quindi ci sta la sconfitta. Due anni fa vincemmo in Olanda con grande autorità e personalità, ma eravamo a un punto diverso della costruzione, con la Germania lo stesso".

IL GRUPPO
- "Il motivo più importante - continua Lippi - è che non sono tornato in Nazionale perché voglio vincere un altro Mondiale, certo ci proveremo con tutte le nostre forze, ma il mio obiettivo è quello di ricostruire un gruppo che abbia gli stessi presupposti psicologici che aveva l'altro, di grande compattezza, complicità, voglia". Lippi non esclude nessuno dal suo progetto, ma per quanto riguarda Totti, Lippi spiega: "lui ha detto che abbiamo un rapporto talmente bello, di stima, che se mai glielo chiedessi, è a disposizione. Sia Totti che Nesta hanno preso questa decisione, sono dei professionisti seri, gli è costata tanto, abbiamo visto anche il perché, perché non possono gestire il doppio impegno e perciò bisogna rispettare questa decisione".

IDEA SANTON - "Lo conosco da 14 anni, l'ho allenato per 12. Se continuo a chiamare sempre gli stessi come faccio a vedere gli altri? Se poi, tra un anno e mezzo sarà ancora in splendide condizioni è un altro discorso", quindi Amauri: "è un giocatore brasiliano, quando avrà il passaporto italiano...", quindi il dribbling alla domanda su Cassano. "Ci sono tanti giocatori che stanno facendo bene, come Floccari, Di Vaio. Io li sto seguendo, ma non è che posso chiamarli tutti insieme. Santon è un giocatore che mi piace tantissimo, mi sembra predestinato, mi fa pensare a Maldini giovane. Marchisio, Giovinco, Acquafresca li lascio all'Under 21, perché hanno l'Europeo, li lascio a Casiraghi, poi da giugno in poi avrò anche loro a disposizione. Io a distanza di tre anni e mezzo dal Mondiale non sono ancora sicuro adesso di aver portato i più bravi tecnicamente, ma sono sicuro di aver portato dei fuoriclasse, per la testa e per il saper far parte di un gruppo, di una squadra".

Milan, passi avanti per Beckham. E Aquilani è stufo...

Milan-Galaxy il negoziato continua. Lo conferma anche Galliani di ritorno da Brema: "Sono stati fatti passi importanti e concreti per definire l'acquisto di Beckham con i Galaxy". Ora non resta che volare a Los Angeles e chiudere l'accordo. L'appuntamento era stato fissato inizialmente a venerdì il termine ultimo per la conclusione della trattativa tra i due club che avrebbe dovuto portare David Beckham a vestire la maglia rossonera in via definitiva. Ieri un altro rinvio. Questa volta da parte della società statunitense che ha chiesto di rimandare il tutto a martedì.
A tal proposito il direttore organizzativo del Milan, Umberto Gandini, partirà la prossima settimana alla volta di Los Angeles per provare a chiudere l'affare.

Ci sono buone probabilità che il centrocampista inglese resti a Milano per circa 10 milioni di euro. In Via Turati sono tutti abbastanza tranquilli per l'esito dell'accordo, c'è tempo fino all'8 marzo, giorno in cui era stata fissata la data ultima del soggiorno di Beckham nel campionato italiano.
Intanto negli States sembrano essere rassegnati a perdere l'asso britannico. In questi giorni, infatti, i Galaxy hanno deciso di togliere l'immagine di David Beckham dalla campagna abbonamenti e dalle tessere destinate agli abbonati.

AQUILANI - In casa Roma, invece, tiene banco il caso Aquilani. Il rinnovo contrattuale tra il giocatore e la società giallorossa sembra non essere così imminente come si credeva. E' stato lo stesso agente del giocatore, Franco Zavaglia, intervenuto a "Radio Radio" fare il punto della situazione. "Noi siamo in attesa - dice -. A Natale la dottoressa Sensi ha detto che per Aquilani il contratto non sarebbe stato un problema ma stiamo aspettando ancora che qualcuno ci chiami". Zavaglia non parla di complicazioni, "ne potrei parlare se ci fossimo seduti e discusso di un certo problema ma ancora non ci siamo seduti, per cui non posso dire che ci siano. La priorità di Alberto - ribadisce il suo agente - è guarire dall'infortunio e dare il suo apporto alla Roma".



Fonte La Repubblica

Napoli, lavoro e silenzio per uscire dalla crisi

Secondo giorno di ritiro blindato e silenzio stampa per il Napoli, che prepara il delicato match di domenica col Genoa al San Paolo. Per gli azzurri al mattino lavoro atletico, con esercizi di resistenza alla velocità, e nel pomeriggio lavoro tecnico- tattico con partitella finale sotto qualche fiocco di neve. Dopo la chiacchierata di ieri tra squadra e tecnico nel chiuso dello spogliatoio, i partenopei oggi si sono concentrati sul modulo da adottare contro i grifoni: il classico 3-5-2.
La novità di giornata riguarda l'argentino Jesus Datolo, che è stato schierato come esterno di sinistra nel centrocampo a cinque.

Per quanto riguarda invece la formazione si va verso la conferma di Navarro tra i pali, Santacroce, Cannavaro e Contini in difesa, Maggio, Blasi, Gargano, Hamsik e Datolo a metà campo e la coppia tutta argentina Denis-Lavezzi in attacco. Basterà tutto questo per disfarsi di un Genoa in grande forma? Non sembrano esserci molte differenze tra questo Napoli e quello disastroso di sabato contro il Bologna. L'unica novità è Santacroce (era ora!) e lo spostamento di Datolo sulla fascia dovuto al ritorno in campo di Hamsik. Basterà?

Inter, non è finita

Se pensate che scriva che la vittoria nel derby sia la pietra tombale sul campionato, vi sbagliate di grosso. E la scaramanzia, che ritengo roba da medioevo, non c'entra nulla. Io non sono scaramantico, non ho riti, guardo i gatti neri come qualsiasi altro animale, passo sorridendo sotto le scale, apro gli ombrelli in locali chiusi, butto i cappelli sul letto come se niente fosse. Per il derby non scelgo nè vestiti nè accessori particolari e la trombetta me la porto allo stadio per puro divertissment, anche se ho una vena musicale purtroppo incompresa! L'emozionante 2-1 di San Siro nerazzurra porta l'Inter a +9 sulla Juventus e a +11 sul Milan, ma mica è finita. Mancano 14 giornate, ovvero ci sono ancora 42 punti in palio, ed è sacrosanto che lo scudetto lo possa perdere solo l'Inter, ma è già successo in passato.

La classifica parla chiaro, ma non mi stupirei se sull'onda del largo vantaggio l'Inter cominciasse a dormire sui suoi allori, esattamente come ha fatto nel derby, dopo aver raddoppiato il gol di Adriano con Stankovic nel primo tempo. Prima e dopo l'Inter ha sprecato almeno tre palle-gol clamorose con Stankovic ancora sullo 0-0 e con Adriano, sempre sciupone. Dell'Inter di Mourinho m'infastidisce l'incapacità di chiudere certe partite e il ritorno di un Milan generoso, che ha accorciato le distanze con il solito bravissimo Pato nella ripresa, stavolta avrebbe potuto punirla severamente. Veniamo alle immancabili lamentele di chi soccombe: ammetto che Adriano in occasione del gol del vantaggio ha toccato la palla con il braccio e che ho visto dare rigori simili a quello reclamato da Inzaghi. Però nel corso di tanti anni mi è capitato di perdere più di un derby per rigori assai dubbi, per azioni in fuorigioco o per rimbalzi casuali su uno stinco. Fa parte del gioco e non credo di aver mai dato in escandescenze quando è successo. A differenza di molti interisti, il mio derby ideale è quello vinto con uno o più gol puri come diamanti, certificati in regolarità perfino dalle moviole di Milan Channel. Questo è il primo derby che l'Inter vince sotto la direzione arbitrale di Rosetti. I precedenti erano tre vittorie rossonere e un pareggio e i cretini che riducono il dominio dell'Inter in campionato solo a vicende arbitrali non meritano nemmeno una risposta. E infatti io nemmeno rispondo: per saper davvero vincere bisogna prima aver imparato a perdere e io, che con l'Inter ho perso tanto, aggiungo al resto anche la parata decisiva e fortunata di Julio Cesar nel finale su Inzaghi. Rosetti dal canto suo non è stato impeccabile nemmeno quando ha rinunciato ad espellere Ambrosini perché, con il cartellino giallo già in mano, si è accorto che avrebbe dovuto sventolargli subito dopo quello rosso. Ma con 11 lunghezze di ritardo, 60 punti guardando agli ultimi tre campionati, spiegare ogni sconfitta con gli arbitraggi non faccia onore a chi ha goduto del grande Milan dell'era Berlusconi. Quindi, riconosciuto al Milan l'onore delle armi e pure qualcosa in più, qui mi fermo, citando le parole sante dell'umorista statunitense Arthur Bloch: "Non discutere mai con un idiota: la gente potrebbe non notare la differenza!"



Fonte Gianluca Rossi per Tutto Mercato Web

Barcellona, scoppia il caso Eto'o. L'Inter è alla finestra

E' proprio vero che nel calcio non si può mai stare tranquilli. In Italia, nonostante stia dominando il campionato ormai da tre anni, l'Inter regala sempre qualche caso interessante (Balotelli è solo l'ultimo in ordine di tempo). Quest'anno nella Liga spagnola sta facendo altrettanto il Barcellona, primissimo in classifica con 10 punti di vantaggio sul Real, il miglior attacco (70 gol) e la miglior difesa (18).
Eppure da qualche giorno a questa parte in seno al club catalano sta tenendo banco la vicenda Eto'o.

L'attaccante camerunese segna a raffica (con la doppietta al Betis sale a quota 23 gol in campionato ed è in pole position per vincere la Scarpa d'oro) ma spesso e volentieri si lascia andare a dichiarazioni che fanno rumore.
A far discutere è l'intervista rilasciata alla rivista francese Sportweek, in cui Eto'o ha affermato: "La mia squadra del cuore è il Mallorca, qui al Barça lavoro e basta". Inoltre il giocatore dice di aver "già preso una decisione sul futuro" senza però rivelarla.
Queste ultime frasi hanno riacceso le voci di mercato nei suoi confronti. La stampa spagnola fa il punto della situazione e scrive che Eto'o è a un bivio: rinnovare il contratto o andare via. Il divorzio potrebbe avvenire a fine stagione oppure nell'estate del 2010 a parametro zero. Il Barcellona non sembra preoccupato ed intende risolvere la questione entro giugno, tenendo in grossa considerazione il parere del tecnico Pep Guardiola.
Intanto oggi l'agente dell'attaccante camerunense José María Mesalles, è intervenuto allo spagnolo 'Sport' parlando proprio delle dichiarazioni rilasciate in questi giorni dal giocatore. "Il fatto che non rinnovi ora non significa che se ne vada. Il suo contratto scade nel 2010 e lui ha sempre detto di volerlo rispettare fino in fondo"

Milan e Inter su Hernanes. Cassano alla Juve, Giovinco all'estero, mentre al Napoli è tutto da rifare!

Si chiama Hernanes, è stato recentemente proclamato il migliore Under 23 del mondo. Visione di gioco sopraffina, tiro dalla distanza, senso tattico e una valutazione da capogiro. Il San Paolo chiede 30 (milioni) per darlo eventualmente a 22-23. Quando il Milan dice che pescherà ancora in Brasile, dobbiamo obbligatoriamente prendere la targa di questo centrocampista che è considerato un portento. Moratti lo ha fatto seguire recentemente, relazioni eccellenti,l'Inter c'è. In Spagna si era svegliato per primo il Barcellona, da qualche settimana si è accodato il Real Madrid. La prossima estate è considerata quella dell'affare, almeno a San Paolo la pensano così. Della serie: è inutile tenerlo ancora qui, il ragazzo ha voglia d'Europa, al ragazzo daremo l'Europa.

Tra i nomi caldi (molto caldi) è quello da monitorare con attenzione. Il Milan deve prendere altri due difensori (a maggior ragione dopo l'incognita legata all'operazione di Nesta, auguri), ma deve anche pensare a chi affidare l'eredità di Pirlo. E siccome ogni brasiliano di talento va accostato inevitabilmente al club di via Turati, non perdiamo di vista la situazione. L'Inter della prossima estate prenderà almeno un altro attaccante da paura (con questo Adriano ne basta uno,non due come si diceva qualche mese fa), con Aguero sempre in cima alla lista. Ma un bel centrocampista di talento come Hernanes va coccolato senza sbattergli il portone in faccia.
Dall'estate 2008 continuo ad accostare Antonio Cassano alla Juve, quando in tanti lo avevano mandato in orbita Inter. Forse perché erano gli effetti della grande amicizia (almeno stima...) di Tonino da Bari con Roberto Mancini. Suvvia, Mancini all'Inter non c'è più... La Juve ha studiato bene l'operazione, adesso Cobolli Gigli conferma,i presupposti ci sono tutti. Cassano è un campione, è pronto per ritornare in un club che lotta per lo scudetto e per la Champions Legue, con la gratitudine che dovrà alla Sampdoria, perché senza l'amore di Genova blucerchiata non avrebbe cancellato qualche stagione difficile, di bizze e ribellioni. Cassano alla Juve ci sta, ci mancherebbe. Però, qualche dubbio mi resta. Il primo: se Ranieri ha detto che con Diego dovrebbe cambiare modulo, cosa significa che sarebbe disponibile a farlo con Cassano? Il secondo: se Cassano è il presente e il futuro potenziale della Juve, Del Piero è almeno il presente e un altro spicchio di futuro, difficile pensare a una convivenza tra i due. Il terzo dubbio è molto più grosso: sono un estimatore di Seba Giovinco, sono convinto che Ranieri avrebbe dovuto dargli più spazio, non entro nelle vicende tecniche o tattiche, però tenerlo in naftalina è uno spreco, un delitto, una bestemmia. Adesso si parla di Giovinco come contropartita alla Sampdoria, per farlo maturare. Può essere un'idea perché giocherebbe con continuità, troverebbe l'ambiente giusto, magari si esalterebbe. Però, c'è un però, bisogna vedere e capire come la pensa Seba che è stato corteggiato da prestigiosi club inglesi e che giustamente vuole avere la parola decisiva sul futuro. Non sarà una soluzione semplicissima, prevedo una piccola bagarre. Con una considerazione molto personale: se Cassano è da Juve, Giovinco può diventarne la stella entro i prossimi due anni. E la semplice ipotesi di andare in rotta di collisione con l'attuale società per me sarebbe una follia.
Leggo moltissimi giudizi sul Napoli. Adesso, con il senno del poi, in molti dicono che il ciclo Reja è finito, che bisognava cambiare a luglio, che la squadra non ha gioco, che tatticamente spesso è allo sbando. Premesso che i risultati di Reja a Napoli sarebbero complessivamente eccellenti anche se dovesse arrivare decimo o undicesimo, io dico che è stato sprecato un anno. Il Napoli cambierà a giugno 2009 (occhio a Delio Rossi), avrebbe dovuto farlo a giugno 2008. Affidando qualsiasi altro tipo di incarico a Reja: quello di consulente, di direttore tecnico, di ambasciatore all'estero. Non l'ha fatto, ha sbagliato. Non l'ha fatto, ha perso un anno. I cicli nascono e muoiono, forzarli o cercare di allungarli non ha senso, è un errore grande quanto un grattacielo. Un'altra cosa: il Napoli fa bene a pescare sul mercato degli argentini, ma non deve pensare che il mercato sia un'esclusiva sudamericana. Prendiamo i campioni italiani, portiamo a casa Pazzini o Cassano, assicuriamo al popolo del San Paolo giocatori pronti e forti,molto forti, da subito. Se hai quaranta milioni da investire, meglio farebbe tre operazioni da tredici, oppure due da venti:sul mercato non hai certezze, ma se spendi per i campioni hai maggiori possibilità di una svolta totale,come merita la gente che segue con passione le vicende del Napoli. A giugno si poteva prendere Milito per dieci e pagarne 2,5 di ingaggio: grossa operazione,conveniente perché oggi Milito vale il doppio. Se il Napoli non entrasse in questa dimensione, almeno quattro o cinque assi nella formazione titolare, sarebbe il caso di dirlo alla gente. Altrimenti, l'aereo resterà parcheggiato in pista. E il decollo per l'Europa che conta sarà rinviato a data da destinarsi.



Fonte Alfredo Pedullà per Tutto Mercato Web

Ecco perchè Adriano non verrà squalificato

Tosel vs Adriano capitolo secondo. Dopo il pugno a Gastaldello durante Inter-Sampdoria, costato 3 turni di stop, la prova-tv piomba nuovamente sull'attaccante brasiliano. Ieri il procuratore federale Stefano Palazzi ha segnalato al giudice sportivo il gol che ha sbloccato il derby milanese. Quel tocco col braccio che ha beffato Abbiati rientra nel novero degli episodi che meritano una valutazione supplementare.
Non era un atto dovuto, ma davanti al minimo dubbio la procura federale si è sempre comportata così, affidando al giudice sportivo la valutazione. Ma stavolta, siamo certi, le percentuali che arrivi una nuova squalifica sono vicine allo zero.

La volontarietà, per essere sanzionata con una squalifica, deve essere chiara e incontestabile. Ne sa qualcosa Gilardino che fu fermato per 2 giornate per il gol di mano al Palermo. Impossibile che la stessa sanzione sia applicata ad Adriano. Soprattutto se, come sembra, secondo Collina il gol di domenica sera è stato valutato correttamente da Rosetti e dal suo assistente Calcagno. La linea del designatore è che il primo tocco di Adriano con la testa "sani" la deviazione col braccio. Il secondo capitolo di Tosel-Adriano, dunque, ha già un vincitore scontato.

Juventus, Amauri: "Mi hanno usato"

Digiuno interrotto. Amauri ritrova il gol, primo del 2009. Il brasiliano era fermo al 21 dicembre scorso a Bergamo, ultima delle 11 reti realizzate dall’inizio di una stagione che si era avviata ed era proseguita nel segno di questo attaccante che difficilmente si affida alle cose banali. E anche ieri per celebrare il rientro nella classifica marcatori, ha scelto lo spettacolo. Il cross di Giovinco era millemetrico, la torsione di Amauri per girare il pallone di testa, è stata altrettanto spettacolare. Una rete utilissima per rimettere in carreggiata una partita nel segno della sfortuna. Ma anche degli errori, visto come è arrivato il vantaggio doriano di Pazzini. Amauri è l’opposto di Inzaghi e Trezeguet, due che vivono per il gol. Il brasiliano gioca tanto per sé quanto per la squadra: «Non mi interessa avere il nome nell’elenco dei marcatori. Mi dà la stessa soddisfazione aiutare la squadra. Il gol è l’aiuto massimo che un attaccante possa garantire, tuttavia ci sono tanti modi di essere utile». Lui conosce i più svariati. Basta vedere gli ettari di prato che occupa spostandosi dovunque capisca che l’azione può avere uno sviluppo. «E se sono lontano dalla porta ma riesco a mettere un compagno in condizioni di segnare, sono contento lo stesso».

Ieri dopo il gol ha scelto un modo originale di esultare. Vietato lo spogliarello per non incorrere nelle disavventure di Iaquinta, Amauri ha spazzolato la maglia e ne spiega il significato: «E’ stato un gesto simbolico per dire che mi ero tolto di dosso la sfortuna che ormai mi impediva di segnare da troppo tempo. Una rete importante visto che stavamo perdendo. Ma la Juve deve ancora migliorare. I pali e le traverse sono un’attenuante validissima, però serve maggior cattiveria in attacco come in difesa. Credo sempre che lo scudetto sia possibile». Insomma, non è andato tutto così bene come ha voluto far credere Ranieri parlando di Juve che ha giocato «un’ottima partita». Pali o non pali la Juve dovrebbe avere i mezzi per battere una Sampdoria in piena emergenza difensiva. E ora la trasferta di Palermo diventa un altro snodo cruciale. Amauri è già proiettato verso la sfida contro gli ex compagni: «In Sicilia mi hanno lanciato, ma adesso io devo fare il mio lavoro per la Juve e se anche a quella maglia mi lega un profondo affetto, farò esattamente quello che Ranieri si aspetta da me».

E’ ormai destino che non riesca a evitare le solite domande sulla Nazionale. Italia o Brasile la speranza per lui e per tutti noi è che qualcosa succeda in tempi brevi. In attesa di un passaporto che di questo passo arriverà quando Amauri avrà la sciatica e i dolori reumatici della vecchiaia imminente, all’attaccante juventino non restano molti argomenti di discussione. Di sicuro tutto il rumore che si è fatto per la mancata convocazione da parte di Dunga per l’amichevole contro l’Italia, gli ha dato parecchio fastidio: «Non alimentiamo più polemiche. Hanno speculato sul mio nome e questo non mi è piaciuto. Alla fine voglio vedere cosa succederà quando arriverà una convocazione vera o da Lippi, o da Dunga. Infatti la Juve mi ha impedito di giocare contro gli azzurri, ma intanto il ct brasiliano aveva depennato il mio nome. Sono conteso e questo è un motivo di orgoglio». 



Fonte La Stampa

Napoli, quanti guai all'orizzonte

Anche contro il Bologna, il Napoli ha compiuto l'ennesimo passo indietro della sua travagliata stagione, finendo per confermare le perplessità che io stesso ed altri colleghi avevamo espresso in tempi non sospetti. Sono rimasti ormai in pochi a difendere il fortino azzurro, e chi lo fa è più spinto dalla convenienza che dalla convinzione. D'altra parte i numeri parlano chiaro, chiarissimo, esprimono i problemi di un mercato fallimentare, orchestrato da una società senza capo né coda, oltre ad essere l'ennesima conferma della pochezza di un tecnico puramente aziendalista, condannato dalla sua incapacità di imporsi al cospetto della società.
Trentasei giorni dall'ultima vittoria, dieci reti subite nel ritorno rispetto alle diciotto al passivo con le quali si era concluso l'intero girone di andata. Dodici punti nelle ultime tredici partite: al giro di boa, il Napoli è in perfetta media retrocessione, ed è meglio stendere un velo pietoso sui giocatori che avrebbero dovuto fare la differenza.
Denis non segna da 549 minuti, Rinaudo non perde occasione per palesare la sua mediocre statura tecnica, soprattutto in relazione all'ingente investimento fatto (6,3 milioni) per strapparlo al Palermo. Era arrivato come sostituto di Domizzi, mentre i rosanero lo hanno rimpiazzato con l'ottimo danese Kjaer. Domanda scontata: chi ci ha rimesso? La risposta lo è altrettanto.

Si è poi visto, finalmente, anche Datolo. Premettiamo che è presto per giudicarlo, troppo pochi i 4 allenamenti alle spalle, troppo lungo da smaltire il jetlag del viaggio da Buenos Aires a Napoli. Azzardando però un primo giudizio, appare chiaro come l'ex Boca non potrà mai essere il sostituto di Mannini, o dello stesso Vitale. Jesus ha buona tecnica, ottimo piede, farà tanti assist, ma con il frangiflutti che serve agli azzurri ha ben poco da spartire.
A proposito di ciò, manderei volentieri agli amici di Tmw, la cassetta con le dichiarazioni che Reja ha rilasciato a Canale 34, emittente campana con la quale collaboro da diversi lustri. Il tecnico goriziano ha candidamente ammesso di non sapere nulla di Datolo, affermando di necessitare di almeno 5 o 6 partite per iniziare ad inquadrarlo. Al nostro mister chiedo allora perché lo ha accettato, perché non si è imposto? Chi è causa del suo mal...
Mi rivolgo poi, ai tifosi delusi ed amareggiati quanto lo sono io, domandando loro se uno come Panucci avrebbe potuto fare male alla disastrosa retroguardia capitolata contro il Bologna, o se ancora in un panorama desolante come l'attacco napoletano un bomber di razza, seppur d'annata come Crespo sarebbe davvero stato di troppo...
Passando alla società, non si può non prendere atto del fallimento del progetto estivo di Marino. Il ds azzurro, che in passano ho tante volte e con merito lodato, per puntare su Denis ha rinunciato a gente come Floccari, ha ritenuto troppo oneroso l'eventuale investimento per Diego Milito prima che si accasasse al Genoa. Per non parlare dell'offerta degli agenti di Pazzini rispedite al mittente nel corso del mercato di gennaio, particolari impossibili da smentire perché confermati dallo stesso Tiberio Cavalleri, agente dell'ex centravanti viola, nel corso di un'intervista telefonica su Radio Kiss Kiss.
Stesso discorso se si parla del centrocampo; pur di puntare sul pur inesauribile motorino Gargano, si è rinunciato ad investire su un giovane di grande classe e sicuro avvenire come Cigarini, un regista classico che in una squadra come il Napoli, che si affida più alle giocate del singolo che al gioco corale (solo Sacchi affermò di poter fare a meno del regista, dichiarando di averne in squadra ben 10) sarebbe stato accolto come la manna dal cielo.
Ulteriore nota dolente è poi quella delle riserve. Le alternative a Lavezzi sono un giovane come Russotto, inadatto a certi palcoscenici, almeno per il momento; ed un talento ormai sfiorito come quello di Pià. Tremo al pensiero del primo male di stagione del Pocho.
In questo panorama si inserisce però la speranza che non tutto sia andato perduto. Lo spiraglio di luce arriva direttamente dai risultati di domenica, che mantengono il sesto posto distante solo 5 punti, ed il settimo (utile per l'Uefa in caso di una finale di coppa Italia tra Juve ed Inter) lontano due lunghezze.
Per farcela servirà però il Napoli che tanto bene aveva fatto ad inizio stagione, quel collettivo aggressivo trascinato dalle individualità dei vari Lavezzi, Hamsik, Maggio, Blasi, Gargano.
La rincorsa parte da un cliente ostico, il Genoa di Gasperini: una delle squadre più spettacolari ed organizzate dell'intera serie A, non a caso in piena lotta per un piazzamento in Champions League.
Pur essendo riconosciuti come una delle compagini migliori del nostro panorama nazionale, i rossoblu hanno dimostrato domenica, subendo tre reti in mezz'ora da una Fiorentina allo sbando, come anche in un meccanismo che funziona sia possibile trovare e punire dei punti deboli. La squadra vista all'andata, che mai avrebbe meritato la sconfitta che maturò al Ferraris, potrebbe essere in grado di sfruttarli.
Le ultime righe le voglio dedicare a Zalayeta. Il centravanti uruguayano era stato convocato per la sfida contro il Bologna, e solo dopo aver saputo di essere escluso a beneficio di Denis dalla formazione titolare, ha evidenziato un problema fisico che, secondo la società, lo terrà fuori per almeno un paio di settimane.
Il deja - vu per quanto successo ad inizio anno è inevitabile, fossero vere le voci, che vantaggio si sarebbe ottenuto nell'aver ostinatamente dichiarato incedibile a gennaio un giocatore con questo stato d'animo? E se al contrario fosse vera la versione ufficiale, ovvero quella del guaio fisico, cosa dovremmo pensare della gestione da parte dello staff medico di un giocatore che continua ad avere ricadute sullo stesso infortunio?
Meglio non pensarci. Da oggi iniziano ritiro e silenzio stampa, forse l'ultima occasione per provare a rilanciarsi. L'importante sarà riconoscere i propri errori, e ripartire con un'altra mentalità per quella che sarà la prossima stagione.
Non solo con un altro tecnico, ma anche con l'innesto di almeno tre elementi di provato e sicuro rendimento. E' finito il tempo delle scommesse, i tifosi del Napoli, a giudicare da quanto emerge dai botteghini ogni domenica, si meritano ben altro.

I paradossi di Milan, Juve e Napoli

Il giorno dopo la sconfitta nel derby diventa quasi superfluo parlare ancora del caso Beckham, in realtà unico vero argomento di attualità in casa rossonera. Il 9 marzo è ormai dietro l'angolo e l'affare, se di affare si tratta, va fatto subito. I paradossi non mancano, da un po' di tempo a questa parte, in Via Turati. Abbiamo ammesso l'errore nell'aver giudicato troppo in fretta David come la classica figurina da album Panini, ma forse non ci siamo sbagliati quando abbiamo "accusato" Galliani di aver impostato male la trattativa. Adesso da Los Angeles rivogliono in dietro il loro asso, soprattutto per una questione di immagine; Ancelotti invece ha trovato in Beckham un calciatore umile ma soprattutto duttile a livello tattico, a tal punto da sacrificare tutti gli altri ma non lui. Oggi il Milan rischia di dover sborsare una cifra considerevole per trattenere il vecchio Spice Boy a Milano. Se Beckham dovesse tornare negli States, il Milan dimostrerebbe fragilità societaria, non essendo riuscito a trattenere un calciatore nonostante la ferma volontà dello stesso.

Comunque vada a finire questa telenovela di fine febbraio il Milan rischia di uscirne "bruciato", soprattutto in tema di credibilità verso l'esterno e... l'Estero. Sul settore giovanile meglio stendere un bel velo pietoso. Il vivaio del Milan non produce più talenti ed anche al Viareggio ha dimostrato poca qualità e completa inaffidabilità per il futuro. Sarà il caso di allargare la rete di talent scout in Italia?
Controsensi e paradossi riguardano anche la Juventus, con il fiatone in campionato e disorganizzata in società. La scorsa settimana è arrivato il rinnovo contrattuale del Direttore Sportivo Alessio Secco. Un premio al lavoro svolto. Ci si aspetta dal prossimo mercato qualche colpo "da Juve". Iniziano a diventare troppe le scommesse perse e discutibili le strategie attuate. La Proprietà ha voluto premiare il lavoro del giovane d.s. e questo ci può stare, ma affiancarlo ad una figura di esperienza, forse, non sarebbe completamente sbagliato; a maggior ragione se i suoi superiori sono Blanc e Cobolli Gigli, i quali, per loro stessa ammissione, non sono esperti del settore. Mi ha colpito la mole di lettere arrivata presso la redazione di Tuttojuve.com da parte dei tifosi bianconeri: regna l'insoddisfazione nei confronti del club, qualcuno rimpiange il passato e vorrebbero vedere un'altra squadra con altro carattere in campo.
Un'osservazione anche sul Napoli, che non ha iniziato brillando questo 2009. Fanno riflettere i fischi del San Paolo, fanno riflettere le accuse a Paolo Cannavaro. Fa riflettere ancora di più la scelta di continuare con Edy Reja. Premessa: cambiare oggi non avrebbe senso e sarebbe un errore gravissimo, ma la decisione, forse, andava presa la scorsa estate. Mister Reja merita tutto il rispetto e l'onore che i napoletani possano concedergli. Con Reja, Napoli ha ritrovato il Paradiso dopo essersi scottato all'Inferno. Una volta arrivato in Europa il club azzurro avrebbe dovuto rivedere i propri progetti, con qualche investimento maggiore. Oggi si parla di Delio Rossi futuro tecnico del Napoli, un sondaggio per Conte e Giampaolo. L'era Reja sta per concludersi. Tante grazie Mister, ma adesso Napoli ha bisogno di qualcosa di più. Al "più" ci penserà, come sempre, Pierpaolo Marino. Tasche di De Laurentiis permettendo.



Fonte Michele Criscitiello per Tuttomercatoweb.com

Che cos'è il calcio?

Quand'ero piccolo mi dissero che per giocare con quel buffo oggetto chiamato pallone, la prima cosa che dovevo mettermi in testa era di non toccare assolutamente la palla con le mani. Con gli anni ho visto giocatori pazzeschi diventare qualcuno proprio perchè invece con le mani ci sapevano fare, e non capivo come fosse concesso il tutto. Mi spiegarono che ciò era una cosa normale per qualcuno a patto che si chiamasse Zenga, Peruzzi, Buffon o, perchè no, Diego Armando Maradona.
Da qualche settimana pare che un altro ragazzone sia autorizzato a giocare con le mani, tale Adriano, calciatore brasiliano attualmente in forza all'Inter. Lui credeva potesse usare le mani per abbattere gli avversari, ma mago Tosel gli fece capire che così non era. Qualcuno gli avrà spiegato cosa invece si poteva fare, e ieri sera la lezione è stata esposta con grande successo: decidere un derby di Milano col retrogusto di scudetto con un gol del genere deve essere una goduria inspiegabile, almeno per lui e per i tifosi dell'Inter. Un po' meno per i tifosi del Milan che non capiscono come possa essere che otto giorni prima si vedevano annullati un gol simile, mentre oggi si vedono abbattuti da un episodio identico se non addirittura ancora più "irregolare" di quello a loro negato.


Se poi si pensa che allo stesso Milan è stato negato anche un rigore abbastanza evidente, è lecito pensare che ancora una volta la classe arbitrale si è resa protagonista indiscussa del nostro campionato.
Hanno un forte alibi gli arbitri: il regolamento. Un codice che regolamenta una qualsiasi cosa dovrebbe essere chiaro e lineare anche per il più corto di comprendonio fra gli esseri umani, nel calcio non è così. Non è così perchè se segna di mano Gilardino il gol viene convalidato, ma il giocatore poi squalificato. Se invece segna Seedorf, il gol viene annullato subito (sarà un disegno del "palazzo" per evitare la squalifica all'olandese...). Se ti chiami invece Vergassola e giochi nel Siena invece vai tranquillo, segna di mano, nessuno parlerà di te, e mago Tosel starà buono buonino in silenzio. Qui il problema non si risolve assolutamente con la moviola in campo o altre esperimentazioni tecnologiche, il problema va risolto alla radice. O meglio, andrebbe risolto alla radice: ho una strana sensazione che nulla si farà a riguardo, e ancora meno fiducia ho nel credere che gli arbitri riescano a leggere nel pensiero del giocatore per stabilire la volontarietà di un loro gesto, per alcuni di loro è già difficile collegare cervello e bocca quando devono fischiare in campo!

Aggiungendo a tutto ciò le chiacchiere di chi dovrebbe stemperare gli animi, diventa quasi proibitivo parlare di calcio giocato. Io non so se si rischia di diventare ripetitivi, ma il sig. Mourinho ci dovrebbe spiegare perchè arrivò in Italia criticando gli italiani legati alle chiacchiere da bar per poi cominciare a punzecchiare un po' tutti, e continuare col criticare gli arbitri accusandoli di aver paura o dichiarando di vedere cose "strane" che penalizzano l'Inter. Ce lo deve spiegare perchè a fine partita non può lamentarsi della mancata espulsione di Ambrosini dimenticandosi del gol di Adriano e del rigore non concesso a Inzaghi, senza voler mettere nel mezzo un contatto fra Ambrosini e Stankovic sempre in area nerazzurra. Lo stile non si compra al supermercato, altri avrebbero ammesso l'ambiguità di Rosetti, lui no.
Da tutta questa discussione comunque l'unica cosa che conta veramente è che probabilmente il campionato è finito a metà febbraio, a meno che l'Inter non decida di regalarlo a chi sta facendo di tutto per tagliarsi da solo le gambe nella corsa al titolo, soprattutto per un'inadeguatezza di uomini che è evidente. Basta guardare le prestazioni delle difese di Juve e Milan per capire cosa si stia dicendo.

E' comunque difficile parlare di calcio dopo partite belle come Genoa-Fiorentina, sfide inedite che dovrebbero contare solo per la qualificazione alla Champions, e che invece diventano importanti per la vita di un ragazzo di 37 anni che nella vita sarà sicuramente un tipo tranquillo, ma che la domenica si traveste in animale da guerra: dispiace sempre che qualcuno possa perdere la vita, ma c'è da chiedersi come mai uno pseudo-amante dello sport diventi così anarchico da andare ad assalire insieme agli amici il pullman della squadra avversaria che ha appena dato vita ad un grande spettacolo. Fra l'altro la cosa assurda di questa vicenda è che per assurdo non è neanche l'episodio dello sfortunato incidente lo schifo più schifo visto oggi a Genova. Nella tribuna d'onore del Marassi, porzione di stadio sicuramente non occupata dagli ultras, si è assistito ad un'aggressione alla moglie di un giocatore reo di avere un passato nella squadra odiata: Bonazzoli, attaccante ora alla Fiorentina, ma prima alla Sampdoria. E come se non bastasse la "classe" di questi geni ha colpito anche la moglie di un giocatore (Ferrari) della propria squadra che si era permessa di difendere la donna. Scene raccapriccianti in un mondo che teoricamente dovrebbe avere la civiltà come componente primaria.
Poco altro da dire se non un grande grazie all'evergrenn Cristiano Doni per ricordarci che il calcio è soprattutto poesia, e che la lotta per la salvezza sembra chiudersi sempre più alle solite quattro compagini che a turno cercano di rilanciarsi, ma che invece non riescono proprio a ricucire lo strappo col resto del gruppo.

Fonte Fabio Mauro Fantagazzetta.it

Le pagelle della 24a giornata

ATALANTA 9 Nella domenica nerazzurra, giù il cappello di fronte alla splendida Atalanta di Del Neri che vince la terza gara consecutiva, sempre con Consigli in porta, riservando alla Roma lo stesso trattamento già fatale alla lanciatissima Inter: una lezione di calcio con 3 gol, 2 di Doni, vicino ai 36 anni. Auguri in anticipo.

INTER 8,5 Decollo avvenuto. L'Inter che vince meritatamente il derby lascia il Milan a meno 11 e la Juventus a meno 9, volando verso un meritatissimo scudetto. Ritrovato Adriano, non ha bisogno del solito Ibrahimovic per imboccare il rettilineo finale. Più bella e più forte per un'ora, ha però la colpa di non schiacciare il Milan con il gol del 3-0 e così nel finale rischia di essere raggiunta sul 2-2.

CAGLIARI 7
Ormai non fa notizia e paradossalmente la vera notizia è proprio questa. Il Cagliari non è più una sorpresa, ma una splendida realtà e quindi il gran destro di Fini e il raddoppio di Matri, entrambi al terzo gol in campionato, sono soltanto l'ultimo trampolino di lancio per una squadra che scavalca Palermo e Napoli e si arrampica al settimo posto, nella scia di chi sogna l'Europa.

JUVENTUS 7 Dedicato a chi ragiona soltanto in base al risultato. La Juventus non vince, ma piace per come reagisce allo svantaggio. Due pali di Nedved, un palo-traversa di Del Piero e tante occasioni sciupate di un soffio dimostrano che non è giornata, malgrado il buon inserimento di Giovinco nella ripresa. E allora ha ragione Ranieri: di solito partite così si perdono, per cui bisogna saper accettare il pareggio. Anche se intanto l'Inter scappa.

BOLOGNA 7 Prima di tutto una carezza a Bulgarelli, tornato ad allenarsi con Bernardini nella squadra del Paradiso. Il primo Bologna senza la sua storica bandiera pareggia a Napoli, ma spaventa il San Paolo con il sedicesimo gol del capocannoniere Di Vaio e con il coraggio di Mihajlovic. Pronto per ricevere a testa alta l'Inter sabato prossimo.

GENOA 7 Da impazzire per come gioca e per come riesce a portarsi sul 3-0, con gol da applausi, dopo essere rimasto con un uomo in meno (sull'1-0) per l'espulsione di Biava. Da condannare, ma fino a un certo punto, per come arretra nel finale incoraggiando la clamorosa rimonta della Fiorentina.

FIORENTINA 6,5 Complessivamente gioca meno del Genoa, acciuffando il 3-3 a tempo strascaduto. Non sfrutta subito la superiorità numerica, svegliandosi quando tutto sembra perduto. Da elogiare per il carattere e per la classe di Mutu, che tiene la Fiorentina al quarto posto, evitandole di essere scavalcata proprio dal Genoa. E adesso il Milan è soltanto 3 punti più su.

TORINO 6,5 Esce dal campo della Lazio con il quinto pareggio consecutivo. La prima vittoria in trasferta, soltanto annusata dopo il bellissimo gol di Abate, è ancora rinviata, ma di questo passo arriverà presto perché Novellino ha trasformato la squadra.

CHIEVO 6 Va sotto con il Catania, punito dal nono rigore (è la squadra che ne ha subiti di più), poi però riesce a mantenere la sua invidiabile imbattibilità nel 2009 con il quinto pareggio (e 2 vittorie) regalato dal gol di Colucci, avvelenato ex al debutto in maglia gialloblù. Ma se in una gara a senso unico il gol arriva soltanto allo scadere, vuol dire che il Chievo al di là del suo gran carattere fa sempre troppa fatica per segnare. Quindi per vincere. E per salvarsi?

MILAN 6 Sufficiente per la reazione d'orgoglio nel finale in cui Inzaghi sfiora il pareggio, dopo il gol dell'1-2 di Pato. Ma prima aveva rischiato il naufragio, evitato soltanto per gli errori di mira di Adriano e le grandi parate di Abbiati. E allora non è il caso di prendersela con l'arbitro, perché al di là degli episodi da moviola, l'Inter si è dimostrata complessivamente superiore.

REGGINA 6 Avanti adagio, quasi indietro, perché il quarto pareggio consecutivo, senza Cozza e Brienza, contro il Palermo serve a poco. Se non si sfruttano le occasioni per vincere, soprattutto in casa, è dura salvarsi anche se è già positivo non avere subito gol.

SAMPDORIA 6 Pazzini la porta in vantaggio sul campo della Juventus e tra i pali bianconeri ne colpisce uno anche Cassano sull'1-0. Ma alla distanza la Samp soffre la pressione della squadra di Ranieri, alla quale comunque ha imposto due pareggi tra andata e ritorno.

UDINESE 6
Sì, la crisi è alle spalle, ma non basta constatarlo. Bisogna anche dimostrarlo con i gol. Invece l'Udinese, malgrado l'assenza di D'Agostino, crea valanghe di occasioni senza concretizzarle, accontentandosi del gol dell'1-1 in rimonta di Di Natale. Ma così lascia 2 punti a Siena.

CATANIA 5,5 Va in vantaggio su rigore, ma si vede troppo poco nell'area avversaria confermando di attraversare una preoccupante involuzione dopo tre sconfitte consecutive. E stavolta l'arbitraggio non c'entra, perché il pareggio del Chievo è beffardo soltanto per il minuto in cui arriva, non certo per quanto (non) fatto prima dalla squadra di Zenga.

PALERMO 5 Grigio 0-0 (primo del campionato) sul campo della Reggina, con un'unica vera occasione da gol nel finale, sprecata da Cavani. Ma non è il caso di recriminare, perché sul piano del gioco il Palermo fa un passo indietro. Con l'aggravante che davanti aveva l'ultima in classifica, non la prima.

LECCE 5 Affonda a Cagliari e vede avvicinarsi Torino e Chievo. Beretta si lamenta per l'arbitraggio, ma il suo pericolante Lecce conferma ancora una volta di avere gravi limiti in difesa.

SIENA 5 Non sfrutta il vantaggio firmato da Maccarone, perché rimane sempre in balia di un'Udinese superiore, senza creare occasioni da gol. E così il punticino in casa è l'unico aspetto positivo per una squadra che sa giocare molto meglio.

LAZIO 4,5 Interrompe la serie di 4 sconfitte consecutive, ma l'1-1 casalingo contro il Torino, senza lo squalificato Zarate, è una conferma del brutto momento di una squadra irriconoscibile rispetto alla promettente partenza.

NAPOLI 4,5 L'esordio di Datolo non basta agli uomini di Reja che non vincono dall'11 gennaio (1-0 al Catania) e hanno raccolto soltanto 2 punti nelle ultime 6 gare. E alla fine i fischi del San Paolo sono la triste ma adeguata cornice di un'altra partita da gambero che fa scivolare il Napoli alle spalle di Cagliari e Atalanta.

ROMA 3 Tre come i gol incassati che nel giro di una settimana la fanno scivolare dal primo all'ultimo posto nelle nostre pagelle, perché passa dal 3-0 casalingo al Genoa allo 0-3 sul campo dell'Atalanta. Un crollo senza attenuanti che allontana la Roma dal quarto posto, dimostrando quanto è difficile risalire la corrente dopo aver sperperato troppi punti in avvio.