Digiuno interrotto. Amauri ritrova il gol, primo del 2009. Il brasiliano era fermo al 21 dicembre scorso a Bergamo, ultima delle 11 reti realizzate dall’inizio di una stagione che si era avviata ed era proseguita nel segno di questo attaccante che difficilmente si affida alle cose banali. E anche ieri per celebrare il rientro nella classifica marcatori, ha scelto lo spettacolo. Il cross di Giovinco era millemetrico, la torsione di Amauri per girare il pallone di testa, è stata altrettanto spettacolare. Una rete utilissima per rimettere in carreggiata una partita nel segno della sfortuna. Ma anche degli errori, visto come è arrivato il vantaggio doriano di Pazzini. Amauri è l’opposto di Inzaghi e Trezeguet, due che vivono per il gol. Il brasiliano gioca tanto per sé quanto per la squadra: «Non mi interessa avere il nome nell’elenco dei marcatori. Mi dà la stessa soddisfazione aiutare la squadra. Il gol è l’aiuto massimo che un attaccante possa garantire, tuttavia ci sono tanti modi di essere utile». Lui conosce i più svariati. Basta vedere gli ettari di prato che occupa spostandosi dovunque capisca che l’azione può avere uno sviluppo. «E se sono lontano dalla porta ma riesco a mettere un compagno in condizioni di segnare, sono contento lo stesso».
Ieri dopo il gol ha scelto un modo originale di esultare. Vietato lo spogliarello per non incorrere nelle disavventure di Iaquinta, Amauri ha spazzolato la maglia e ne spiega il significato: «E’ stato un gesto simbolico per dire che mi ero tolto di dosso la sfortuna che ormai mi impediva di segnare da troppo tempo. Una rete importante visto che stavamo perdendo. Ma la Juve deve ancora migliorare. I pali e le traverse sono un’attenuante validissima, però serve maggior cattiveria in attacco come in difesa. Credo sempre che lo scudetto sia possibile». Insomma, non è andato tutto così bene come ha voluto far credere Ranieri parlando di Juve che ha giocato «un’ottima partita». Pali o non pali la Juve dovrebbe avere i mezzi per battere una Sampdoria in piena emergenza difensiva. E ora la trasferta di Palermo diventa un altro snodo cruciale. Amauri è già proiettato verso la sfida contro gli ex compagni: «In Sicilia mi hanno lanciato, ma adesso io devo fare il mio lavoro per la Juve e se anche a quella maglia mi lega un profondo affetto, farò esattamente quello che Ranieri si aspetta da me».
E’ ormai destino che non riesca a evitare le solite domande sulla Nazionale. Italia o Brasile la speranza per lui e per tutti noi è che qualcosa succeda in tempi brevi. In attesa di un passaporto che di questo passo arriverà quando Amauri avrà la sciatica e i dolori reumatici della vecchiaia imminente, all’attaccante juventino non restano molti argomenti di discussione. Di sicuro tutto il rumore che si è fatto per la mancata convocazione da parte di Dunga per l’amichevole contro l’Italia, gli ha dato parecchio fastidio: «Non alimentiamo più polemiche. Hanno speculato sul mio nome e questo non mi è piaciuto. Alla fine voglio vedere cosa succederà quando arriverà una convocazione vera o da Lippi, o da Dunga. Infatti la Juve mi ha impedito di giocare contro gli azzurri, ma intanto il ct brasiliano aveva depennato il mio nome. Sono conteso e questo è un motivo di orgoglio».
Fonte La Stampa
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