Milan, che caos
Adesso è davvero il caos: se non per la società, che sostiene di aver già pronto tutto per lunedì, quantomeno per i tifosi che non sanno più a che santo votarsi. La situazione Milan preoccupa perchè quelle cinque lettere hanno significato da sempre, negli ultimi 23 anni, organizzazione, professionalità e blasone: oggi, un pezzo alla volta, tutto sembra essere in via di sgretolamento. Sembra, o è realmente? Questo è presto per dirlo: non mi dilungherò intanto sulla faccenda Maldini-Curva perchè tutto ed il contrario di tutto è già stato scritto e forse, appurata la brutta figura internazionale, è già passata agli archivi. Ma quanto accaduto domenica la dice lunga sul netto contrasto tra il Milan che fu ed il Milan che rischia di essere e non solo per la contestazione al Capitano: ben più basito mi hanno lasciato gli striscioni contro Silvio Berlusconi, il Milan a tutti gli effetti, invitato in maniera becera ad andare fuori dai così detti come un Giussy Farina qualsiasi. Ebbene, per quanto la situazione attuale possa essere esasperante, non trovo alcun alibi agli autori di quegli striscioni e a chi li sottoscrive: un attacco frontale del genere non lo meritava, colui che ogni anno, che si vinca o che si perda, il suo assegno lo stacca sempre e comunque, spesso senza guardare neanche la cifra, e per soddisfare i capricci della tifoseria. Eviterò per decenza di commentare la difesa ad oltranza di Shevchenko, proprio perchè senza quelli striscioni, in molti, me compreso, si erano anche dimenticati dell'esistenza dell'ucraino: con ironia della sorte gustavo invece l'indiscrezione secondo cui il numero 76 abbia fatto da intermediario tra Abramovich ed Ancelotti... Ora sì, che ha un senso la voglia di riabbracciare Sheva di Berlusconi: è stato un cavallo di Troia in pratica, per liberarsi del Carletto nazionale. Battute a parte, l'attualità presenta la parola fine definitiva sull'affaire Gourcuff: da mesi mi ero fatto portavoce per un ritorno del bretone a Milanello, ma sulla vicenda c'è ancora da vederci chiaro. Evidentemente Yohann non vestirà il rossonero nel 2010 a questo punto, ma questo non fa che mettere ulteriore pepe nella minestra milanista: ciascuno, in questa fumata nera, vede ciò che vuole vedere, nel più classico dei "wishful thinking". Chi parla di ridimensionamento, con una società costretta a rastrellare soldi al limite dell'elemosina, chi percepisce un clamoroso segno di un ribaltone Ancelotti, seguendo la pista del "nulla è scritto" (anche se, per la verità, dopo la sconfitta con la Roma, le possibilità si sono decisamente affievolite): in realtà, per quanto mi riguarda, giudico possibile una valutazione serena e razionale dell'operazione solo tra qualche giorno, se non settimana, a tecnico annunciato e primo acquisto ufficializzato. Perchè non pensare che il "Mister X" di turno, che sia Leonardo piuttosto che Van Basten (attenzione al Cigno, ed alla determinazione del Presidente), abbia battezzato Gourcuff come un piacevole lusso fine a sè stesso, ovvero come una chanche succulenta per acquistare sostanzialmente "gratis" una pedina fondamentale per il Milan che verrà: qualcuno ha speso il nome di Hernanes, centrocampista del Sao Paulo che dopo un paio di anni ad altissimi livelli, ha un po' abbassato il suo rendimento... C'è da dire però che con il rendimento (rimasto peraltro a standard più che dignitosi, intendiamoci), si è dimezzato anche il prezzo: vicino ai 15 milioni, che coincidenza. E' un rebus ad incastro, in cui inseriamo anche la vicenda Pirlo-Seedorf: da gioielli a nemici pubblici dei tifosi rossoneri, che li vogliono ben presto lontano da Milanello con percentuali importanti (65% dei lettori di Milannews per il bresciano), con profili addirittura plebiscitari (l'85% per il centrocampista di Paramaribo). Senza dimenticare il "cuore" Ambrosini, con contratto in scadenza 2010 e che tanto bene si sposerebbe con la filosofia del calcio inglese: una colonia rossonera Fulham Road? Decisamente molto probabile, e soprattutto aprirebbe degli "slot" da riempire con nuova linfa a Milanello: come e con chi..."Lo scopriremo solo vivendo" scriveva Mogol, e ci perdonerà se la rifacciamo nostra: l'importante che le basi siano chiarezza (di progetto tecnico e di mercato), talento (basta infarcirsi di mediani fini a sè stessi) e gioventù (sinonimo di freschezza, prospettiva e futuro), altrimenti si confermerà lo schema di Gattopardiana memoria della scorsa settimana, per cui tutto cambierà per non cambiare nulla.
"Il futuro, chissà!"
"Il mio futuro? Non sono certo di nulla, io non faccio percentuali come Mourinho". Zlatan Ibrahimovic non lascia tranquillo il presidente Moratti e i tifosi dell'Inter. Il fuoriclasse nerazzurro non si sbilancia sul suo futuro e non offre nessuna garanzia sulla sua permanenza tra i campioni d'Italia. "Non ci sono percentuali, perché quando non c'è niente sul tavolo, non si può parlare di possibilità". Ibra lo dice ai microfoni di Telelombardia e Telenova, due emittenti private. Poi però lascia intendere che l'anno prossimo rimarrà ancora alla corte di Mourinho e parla già di Milito come di un ottimo compagno d'attacco: "Ci sono tanti attaccanti con cui mi trovo bene, il prossimo anno con Milito non ci sarà una competizione perché è un giocatore che ha fatto tanti gol. Sono contento per lui e per l'Inter".
CAPOCANNONIERE? PROVIAMOCI - Domenica pomeriggio contro l'Atalanta Ibra punterà a diventare capocannoniere: "Ho la possibilità di vincere il titolo - spiega - sono contento e farò di tutto per farcela: quello di diventare capocannoniere è uno degli obiettivi, ma non è il primo, perché prima di tutto bisogna vincere come abbiamo fatto nelle ultime partite. Prima si vince e poi i miei compagni mi aiuteranno a fare gol".
Di mercato e del possibile arrivo di Cassano ha invece parlato Mario Balotelli. Il giovane attaccante nerazzurro si è detto pronto ad accogliere a Milano il talento barese. "Secondo me se ne dicono tante su Cassano, ma è veramente un bravo ragazzo. Ha la testa a posto, mi piacerebbe tanto perché è troppo simpatico, poi calcisticamente è un genio". La concorrenza non spaventa Balotelli. Anzi, con un Cassano in più l'Inter potrebbe finalmente sfatare il tabù Champions. "Con lui vinciamo la Champions. Io credo che il mister abbia le idee chiare, però con tanti attaccanti magari è più difficile sapere chi far giocare. Ma sono affari di Mourinho".
Ibra, il West Ham e il razzismo nei suoi confronti. Balotelli non ha problemi a parlarne. "Secondo me è difficile convivere con me, non con lui, perché gli altri attaccanti quando giocano con lui giocano bene", dice riguardo alla convivenza col fuoriclasse svedese. Capitolo Hammers: "Sì, ero in contatto con Zola. Poi non si sono sentiti con l'Inter, o l'Inter non si è fatta sentire, non so bene cosa non sia andato. Alla fine meglio così". Infine la battuta sul brutto episodio di Torino. "Prima di Juve-Inter sono entrato con la nostra divisa, parlavo con Chiellini e già mi facevano 'buuu'. I cori sono tutti gravi, anche quando danno dello zingaro a Ibrahimovic come hanno fatto a Cagliari".Il futuro
Juve, spunta Laurent Blanc
Un altro Blanc alla Juventus. L'amministratore delegato Jean-Claude pensa infatti di affidare la squadra a Laurent, ex difensore di Napoli e Inter e prossimo a vincere il campionato francese con il Bordeaux. È dunque Lolo, campione del Mondo nel 1998 e d'Europa nel 2000, l'outsider che entra in corsa tra Conte e Ferrara per raccogliere l'eredità di Claudio Ranieri. Giovane (42 anni), straniero come si sussurrava da tempo, vincente e "allenatore" già quando giocava: non a caso ne dice un gran bene Marcello Lippi, che lo ha avuto all'Inter. Al Bordeaux, che Blanc allena da due anni e che con un punto questa settimana può vincere lo "scudetto", pratica un 4-2-3-1 che si adatta bene all'acquisto di Diego. L'indiscrezione è confermata anche in Francia, anche se ci sono diversi ostacoli. Il primo è costituito dal fatto che Blanc ha appena rinnovato per due anni (2011) col Bordeaux, dove guadagna circa 900 mila euro. Il secondo si chiama Real Madrid, dove vorrebbe portarlo il suo grande amico Zidane prossimo a rientrare nel club insieme a Florentino Perez, e questo è il più serio. L'ultimo, ma rimediabile, consiste nella sua squadra di rappresentati, la stessa con cui due anni fa Jean-Claude Blanc ruppe malamente per Deschamps.
Genoa che colpi!
Hernan Crespo è ufficialmente un giocatore del Genoa. Ad annunciarlo, dopo l'incontro di questa mattina con il procuratore Fernando Hidalgo, è stato il presidente rossoblù Enrico Preziosi. «Crespo è del Genoa», ha detto a Sky. L'attaccante, in scadenza con l'Inter, ha firmato un contratto biennale.
QUARESMA - Ma il Genoa non si firma qui. Il presidente a Radio Kiss Kiss ha detto: «Quaresma al 99.9%? Seguo lo stesso linguaggio di Mourinho, ma sono solo battute che servono per sdrammatizzare. La questione Quaresma è molto semplice: gli accordi tra le società sono già presi e fatti, quello che manca è la firma del giocatore. Ma credo che se l’Inter ha ritenuto di cedere la comproprietà vuol dire che l’ha fatto perché poteva farlo. Ma c’è sempre bisogno della firma del giocatore. Io non credo che ci saranno grandissime difficoltà, ma la prossima settimana affronteremo il tutto per risolverle».
FLOCCARI - Anche per Floccari è tutto ok: «Floccari? Ha già firmato ieri sera. C’è solo la formalità del deposito del contratto con l’Atalanta ma non c’è alcun problema perché il ragazzo ha già firmato ed è tutto a posto».
Napoli, tre acquisti
Lunedì prossimo, a Cercola, in provincia di Napoli, si giocherà un triangolare di beneficenza (in campo la Nazionale Medici, una mista di vecchie glorie e cronisti Sky, e la rappresentativa dell'Ussi Napoli), il cui incasso verrà devoluto alla Fondazione Stefano Borgonovo, per supportare la ricerca sulla Sla.
«3-4 ACQUISTI DI QUALITA'» - A margine della conferenza di presentazione dell'iniziativa, Pierpaolo Marino si è soffermato a parlare del mercato del Napoli: «Non mi piace parlare di trattative che sono in evoluzione- commenta il dg azzurro- sono venuti fuori tanti nomi, ma io mi sento di dire soprattutto che il presidente ha voglia di far partire questo nuovo ciclo di cinque anni muovendosi in modo tale da portare elementi di altissimo profilo. Quanti giocatori prenderemo? Molto dipenderà dalle partenze. Abbiamo fatto una seconda parte di stagione brutta, non giustificabile con la storia di aver cominciato prima la preparazione per disputare l'Intertoto. Questo significa che bisogna intervenire sull'attuale rosa in modo chirurgico, soprattutto nei confronti di chi non ha dato quanto avrebbe potuto. Gli acquisti di qualità saranno comunque tre-quattro».
IL MERCATO - Poi Marino entra nel dettaglio, sia per quanto riguarda il mercato in entrata, sia per quanto concerne le voci sulle partenze eccellenti: «Continuo a dire che Quagliarella è un giocatore stratosferico, ma è stratosferica anche la valutazione che ha fatto l'Udinese. Conosco la voglia del giocatore di venire a Napoli, ma con Pozzo non abbiamo ancora discusso: la disponibilità del presidente bianconero è importante, se son rose fioriranno. Cigarini lo conosciamo da tempo, non potrei che essere felice se dovesse arrivare. Lavezzi? Sento e leggo che c'è gelo tra il Napoli e il giocatore. Preciso: noi siamo dell'idea che gli incontri frequenti con chi rappresenta un giocatore non sono giustificabili, soprattutto alla luce del cammino fatto in questa ultima metà di stagione. Offerte comunque non ne abbiamo mai ricevute, nè siamo interessati a riceverne. Si tratta solo di chiacchiere, telenovele, che fanno parte del gioco. Hamsik? Ha avuto un calo di rendimento, ma non ho mai riscontrato problemi di ingratitudine con lui. Ho anche sentito e letto che Maggio può essere sul mercato: Maggio è invece un giocatore sul quale puntiamo, e sottolineo che il suo infortunio ha contribuito alla crisi del Napoli. È un elemento importante».
LEGA - Infine Marino chiude la polemica sorta attorno al Centro sportivo di Castelvolturno («È un centro bello, in una location importante»), parla della nuova Lega («Beretta farà bene, e la nuova Lega porterà vantaggi a tutti, anche alla serie B»), e chiosa: «Sono orgoglioso di essere in una società che ha il secondo bilancio della serie A. E poi, tirando le somme di questi primi cinque anni, anche il risultato sportivo è positivo, nonostante ultimamente siano stati commessi degli errori, e il Napoli sia scivolato nella crisi, senza che io sappia il perchè. De Laurentiis adesso è però motivatissimo, ha voglia di fare grandi cose, ed io sarò umilmente al suo fianco. Finora ho dovuto fare tutto da solo, ora scendiamo in campo in due, e questo ci dà grande forza».
Gourcuff resta al Bordeaux
Adesso è ufficiale: Yoann Gourcuff resta al Bordeaux. La squadra francese ha infatti comunicato, attraverso il proprio sito ufficiale, di aver esercitato il diritto di riscatto ( che scadeva alla fine del mese di maggio ) pari a 15 milioni di euro. Un brutto colpo per Galliani e Leonardo che avevano intenzione di rifondare il Milan proprio a partire dal talentuoso centrocampista francese, soprattutto in caso di un'eventuale cessione di Kakà.
Ecco il nuovo Milan
Rivoluzione Milan. Non solo in panchina per il passaggio di consegne fra Ancelotti e Leonardo, ma anche in campo dove nella prossima stagione verranno segnalate molte assenze eccellenti e molte sostituzioni importanti. Non solo quella di Maldini, ma anche altre addirittura più pregiate come quelle di Kakà (destinato al Real Madrid), di Seedorf e, probabilmente, anche di Pirlo che seguiranno Ancelotti al Chelsea. Piedi pensanti, come si può notare che non dovranno più... pestare quelli delicati ed esclusivi di Ronaldinho intorno al quale verrà costruito il nuovo Milan. Su preciso ordine e volere di Silvio Berlusconi che ha licenziato di fatto Ancelotti, accettando come suo sostituto Leonardo proprio perchè, in quanto brasiliano, dovrebbe avere la sensibilità necessaria per fare rendere al meglio il Gaucho, decisamente maltrattato e poco considerato (a ragione) da Ancelotti nella seconda parte di questa stagione.
MILAN 'DO BRASIL' - Il nuovo Milan, quindi, sarà sempre di più a trazione brasiliana con l'innesto del difensore Thiago Silva, il possibile arrivo del «gemello» Alex Silva (centrale tuttofare attualmente in forza all'Amburgo), la piena consacrazione di Pato e, ovviamente, la resurrezione di Ronaldinho. Sempre sul fronte degli acquisti bisognerà trovare un vice-Abbiati meno discontinuo di Dida (dovrebbe essere il cagliaritano Marchetti), mentre in difesa sarà fondamentale l'inizio della preparazione pre-campionato (il raduno è previsto il 6 luglio) per verificare definitivamente le condizioni di Nesta. In quest'ultimo scampolo della stagione, dopo l'operazione dello scorso febbraio, l'ex-laziale ha dimostrato di essere sulla strada del pieno recupero.
PRONTI AD INVESTIRE SU UN DIFENSORE - Ma se questo non dovesse essere completo,a via Turati sarebbero costretti a intervenire sul mercato per trovare un quarto difensore centrale (oltre a Thiago Silva, Kaladze e Bonera) che potrebbe essere individuato nel romanista Mexes se fosse messo sul mercato dai giallorossi.
IN AVANTI TONI O ADEBAYOR - In attacco, congedato Shevchenko, il Milan ha la possibilità di scegliere uno fra Adebayor e Luca Toni (anche se Beckenbauer ieri ha detto che resterà al Bayern) per affiancare Pato ma c'è da giurare che, come sempre, Inzaghi sarà in grado di terminare ancora una volta in doppia cifra la sua nona stagione milanista. Ma il Milan potrebbe fare rientrare alla base Gourcuff, il partner ideale Ronaldinho. La società sta verificando le intenzioni del Bordeaux che, per essere sicuro di trattenere Gourcuff, deve versare ai rossoneri i 15 milioni di euro necessari per il riscatto definitivo. Il fantasista ha chiesto al Milan garanzie sulla titolarità, sul ruolo e sull'ingaggio (almeno 2,5 milioni di euro netti a stagione) e sembra averle avute.
Messi, inno alla gioia
Non c'è stata storia: il Barcellona ha vinto la terza Coppa dei Campioni del suo grandioso albo d'oro rischiando solo per otto minuti, i primi della partita, quando il Manchester Utd, alle prime mosse, ha messo paura a Valdes con due o tre iniziative di Cristiano Ronaldo. Ma da quel momento in poi in campo c'è stato soltanto il Barcellona di Pep Guardiola, allenatore catalano di 38 anni, ex giocatore e idolo del Barça, nonché vecchia conoscenza del calcio italiano, che ha vissuto questa stagione come una favola. Un anno fa guidava il Barcellona B, adesso ha sollevato il trofeo più importante, dopo aver vinto anche la Liga e la Coppa del re.
5 domande al Napoli
E' stata una settimana caratterizzata da voci di mercato, ma anche dall'ennesimo ko del Napoli in campionato: ormai la squadra, come predico da tempo, è in vacanza da quando ottenne il punto salvezza a Reggio Calabria. Neppure mi soffermo sulle ingiuste critiche a Donadoni, colpevole secondo alcuni di non aver dato un gioco agli azzurri: non vale la pena commentare, preferisco appellarmi all'intelligenza dei tifosi napoletani, perchè il Mister ha semplicemente svolto un apprendistato in vista della prossima stagione, con annesse problematiche ormai croniche. Non avrebbe certo potuto, insomma, ridestare dal torpore una compagine schiacciata da una preparazione approssimativa e da una gestione singolare della vita notturna.
Basta ora, guardiamo avanti e proviamo ad immaginare un futuro migliore: il Napoli in queste ore sta tentando di strappare alla Juventus Quagliarella, visto che De Laurentis ha capito che per puntare in alto servono anche i campioni, oltre ai giovani.
Ripartire da Quagliarella e dal metronomo atalantino sarebbe davvero un bell'inizio, da proseguire affiancando a Gargano, Cigarini e spero ancora Hamsik, un giocatore di valore sempre sulla linea mediana; poi ci sarà da fare il possibile per trattenere Lavezzi o al contrario cederlo subito, qualora il Pocho dimostrasse di non credere al progetto, sostituendolo a dovere con i tanti soldi da incassare.
Per il resto mi affido alla saggezza e alla competenza di Donadoni, purchè le componenti societarie remino tutte dallo stesso verso: spero che Marino crei la giusta empatia con il tecnico bergamasco, anche se non l'ha scelto lui. Rilancio affermando che, qualora il Presidente dovesse capire in questi giorni che la convivenza tra i due non è serena, converrebbe lanciarsi in una scelta definitiva tra i due, per quanto questa ipotesi possa apparire ardita: il mio auspicio è che non si tolleri una convivenza forzata.
Il numero 1 azzurro dovrà essere chiaro prima di tutto con sé stesso e poi con chi come noi ama il Napoli: con Marino c'è vera fiducia, o lo si tiene solo in virtù di un contratto blindato? Se si è soddisfatti, perché chiedere conto di altri dg ai colleghi presidenti, informandosi su altri dirigenti presenti sulla scena? A che pro braccare questo tipo di mercato? Nel mondo del calcio, si sa sempre tutto di tutti, ed al sottoscritto, seppur in camera caritatis, ben due presidenti hanno fatto questo tipo di rivelazioni, aggiungendo che il patron partenopeo vedrebbe di buon occhio sotto il Vesuvio un giovane dirigente che opera in una società del centro nord... Senza contare i colloqui avuti in passato con l'amministratore delegato della Sampdoria Beppe Marotta.
Oltre a puntare forte sul mercato, mettendo il bavaglio a chi lo accusa ingiustamente di tirchieria, De Laurentiis deve fare chiarezza nell'aspetto societario, onde evitare problemi ormai arcinoti: imitando il bravissimo Ezio Mauro, anch'io sarei curioso di fare qualche domanda al Presidente.
A) Caro Presidente, lei crede ancora in Marino?
B) Lo conferma solo per il suo contratto oneroso, difficile da interrompere?
C) Se soddisfatto di Pierpaolo, perché tratta altri dirigenti?
D) E' certo che Donadoni e Marino si stimino reciprocamente?
E) Conoscendo Marino e sapendo quanto è orgoglioso, pensa davvero che accetterà di collaborare con un allenatore non scelto da lui?
Non essendo all'altezza del Direttore di Repubblica, mi fermo al 50% dei quesiti, sperando in risposte di sincerità e non di diplomazia. Ne va del bene del Napoli che non è solo del Presidente, ma dei milioni di tifosi sparsi nel mondo: in fondo perdonatemi, ma, come diceva Andreotti, "a pensar male si fa peccato, ma spesso ci si prende".
Ora un centrocampista
Se come è sempre più probabile Antonio Conte vincerà il suo ballottaggio con Ciro Ferrara e diventerà il prossimo proprietario della panchina bianconera, la Juventus farà un grande investimento su un centrocampista di qualità. I dirigenti di corso Galileo Ferraris hanno ristretto a tre i nomi dei papabili: Gaetano D'Agostino, David Pizarro e Xabi Alonso.
D'AGOSTINO E... CRISCITO - La mente dell'Udinese, che piace anche all'Inter, in questo momento è il favorito. Il ds Secco è in contatto da tempo con i dirigenti dell'Udinese. Non appena Conte si insedierà sulla panchina bianconera (ma anche Ferrara gradirebbe averlo...), partirà l'assalto. Il suo prezzo si è alzato (14-15 milioni chiedono i friulani) e c’è l’interesse anche di club esteri come l'Atletico Madrid. Intanto per la difesa la Juve sembra avere risolto il problema dell’esterno sinistro. A Torino tornerà infatti Criscito dopo il prestito al Genoa.
XABI ALONSO - Il centrocampista del Liverpool lo scorso anno è stato il tormentone dell'estate bianconera, ma adesso è di nuovo nei piani della Juve. Arrivare allo spagnolo però non sarà facile visto che Benitez non intende mollarlo. C’è poi da considerare la concorrenza del Real Madrid. Per prenderlo servono almeno 20 milioni.
PIZARRO - Il cileno è l'ultima idea che sta circolando con sempre più insistenza a Torino. La prossima settimana David avrà un colloquio con la dirigenza giallorossa per rinnovare il contratto in scadenza nel 2010. Gli indizi portano a credere che un prolungamento sia possibile, ma c'è una variabile della quale tener conto: il futuro di Spalletti. Se il tecnico di Certaldo lascerà la capitale, allora per la Juventus trattare Pizarro sarebbe più facile.
Roma, idea Mancini
Ultimatum a Spalletti. Entro martedì prossimo la società vuole sapere dal tecnico le sue intenzioni. Oggi, alla ripresa degli allenamenti a Trigoria, Spalletti incontrerà Pradè, forse non Conti, che è impegnato con i cerimoniali dell’Uefa per la finale di Champions League.
Ma l’incontro decisivo sarà quello con Rosella Sensi, che conta di parlare con l’allenatore entro l’inizio della prossima settimana, non più tardi. La Sensi proverà in tutti i modi a convincere il tecnico a restare, la Roma non ha ancora preso in considerazione l’ipotesi di cambiare e non vorrebbe prenderla. La società giallorossa spera che Juventus e Milan ufficializzino le loro scelte per la panchina (che non comprenderanno Spalletti) in tempi brevi, per arrivare all’incontro con il tecnico con un maggior peso contrattuale.
Chissà se gli attestati di stima ricevuti in questi giorni dai suoi giocatori possano far tornare Spalletti su una decisione che ha confidato di aver già preso ad amici e ad alcuni tifosi che lo hanno sostenuto. Se il tecnico mantenesse la sua posizione dovrebbe dimettersi, perché la Roma non accetterebbe nessuna transazione o buonuscita.
I nomi dei possibili successori di Spalletti sono stati già individuati. Ranieri e Giampaolo su tutti, con Allegri più defilato. Ma c’è un’ipotesi che non sarebbe sgradita alla piazza. Riguarda Roberto Mancini, che lunedì sera in una cena tra amici ha confidato che allenerebbe volentieri la Roma.
Milan ostaggio dei tifosi
Paolo Maldini, quello che è accaduto domenica, in occasione del suo addio a San Siro, è davvero stupefacente.
«In effetti. Uno pensa di avere visto tutto e invece...».
Amareggiato?
«È stata una domenica surreale. Così bella all’inizio, con lo stadio pieno. Davvero stupendo. Poi però c’è stata quella bravata di 100-200 persone che non va sopravvalutata ma che non deve neppure passare sotto silenzio. Io ho sbagliato, ho offeso i contestatori con un gesto istintivo e tante parolacce. Me ne assumo la responsabilità. Però l’ho fatto per reagire contro una cosa organizzata, preparata e pensata senza che io potessi rispondere. Purtroppo, questo è il calcio in Italia ».
Lei non ha un grande feeling con gli ultrà.
«È vero. Non ho mai cercato un rapporto con loro ma non l’ho fatto per snobismo. È che ho sempre puntato sulle mie forze, cercando di meritarmi tutto sul campo: il rispetto dei miei tifosi e quello del mondo del calcio. Per il cognome che porto mi sono sempre dovuto fare un mazzo così. Nessuno mi ha mai regalato niente».
Perché invece tanti calciatori hanno rapporti privilegiati con le curve?
«Ti avvicini a loro perché ti senti più protetto. Ti fanno i cori a favore, ti fanno gli striscioni. Ma sa qual è stata la persona che ha rafforzato le mie convinzioni? Franco Baresi. Mi ripeteva: fai tutto in campo, non cercare aiuti esterni. Ero capitano da 6 mesi e già mi contestavano: Maldini non sei degno di essere capitano».
Ma cos’è successo esattamente tra lei e gli ultrà?
«Da quello che alcuni di loro sono andati a dire in tv, io gli avrei dato dei pezzenti ma una parola del genere non appartiene al mio vocabolario. In tutti questi anni ci sono stati soltanto due motivi di frizione. Nel 2005, di ritorno dalla finale di Istanbul, all’aeroporto mi si avvicina uno di vent’anni e mi dice: ci dovete chiedere scusa. Cosa? Io gioco da vent’anni e devo chiedere scusa a un ragazzino dopo una finale perduta ma dominata sul piano dello spettacolo? Ma siamo matti?».
L’altro episodio?
«Supercoppa europea di Montecarlo contro il Siviglia, nel 2007. In curva stavano tutti zitti, volevano picchiare chi provava a tifare. Non so cosa li spingesse a non tifare, se questioni economiche o di potere. Allora io, in un’intervista, dissi: la squadra non è contenta, San Siro per il Milan è uno stadio magico ma sta perdendo la sua magia. Giancarlo, uno dei capi, dice che l’ho chiamato per chiedere scusa ma non è vero: non ho neppure il suo numero di telefono. Abbiamo chiarito tutto un giorno: li ho incontrati per strada, è stato un confronto pacato».
Dopo quello che è successo non sarebbe il caso di un nuovo chiarimento?
«Io sono a posto così. Non devo chiarire niente con nessuno ».
Accetterebbe delle scuse?
«Per carità. Le scuse non le voglio».
Quali sono i messaggi di solidarietà che le hanno fatto più piacere?
«Esclusi quelli provenienti dal mio ambiente e dalla mia famiglia, e già facciamo un centinaio di persone, ne potrei citare tanti. Platini, che mi ha mandato una lettera bellissima prima della partita; Frey, che mi ha detto che la festa me la fa lui domenica; De Biasi, un allenatore che conosco poco; Ciro Ferrara, che avrà avuto anche i cavoli suoi; Fiorello, che è pure interista. E poi Stefano Borgonovo, Meneghin, Pancaro, Javier Zanetti, Serena, Albertini... Comunque c’è un paradosso...».
E quale sarebbe?
«Lo striscione affettuoso che mi ha dedicato la curva dell’Inter nell’ultimo derby e quello di domenica della curva del Milan».
Ma è vero che ha litigato con Leonardo?
«Ridicolo. Lui mi ha detto in un orecchio di lasciare perdere e io gli ho risposto che non ci pensavo nemmeno, che un uomo deve essere un uomo fino in fondo. Quando ci è stato riferito che secondo alcuni avremmo litigato, ci siamo messi a ridere».
Paolo, c’è ancora amarezza dentro di lei?
«Devo dire che, pur essendo passate più di 48 ore da quell'episodio, la società non ha ancora preso posizione. Il Milan avrebbe anche potuto dissociarsi e invece non l'ha fatto».
Chi sarebbe dovuto intervenire? Berlusconi? Galliani?
«Il presidente l'ho visto un minuto... Galliani gira con la scorta... Bastava un dirigente qualsiasi. Pensavo che una presa di posizione pubblica fosse dovuta».
Il mercato degli allenatori
Il mercato degli allenatori, come quello dei giocatori, già impazza. Chi resta al 100%, chi è sicuro di partire e chi invece ha il futuro in bilico e già si fanno i nomi dei sostituti. Se Leonardo e Delneri sono una certezza sulle panchine di Milan e Samp, per altre squadre la situazione è da definire. In casa Atalanta prende quota il nome di Gregucci, Zenga è in orbita Lazio ma anche Bologna, mentre per la Reggina spunta il nome di Novellino.
Mou stravince su Moratti
Da "Lo Monaco chi? Io conosco monaco di Tibet, Gran Premio di Monaco, Principato di Monaco" a "Barnetta" al posto di Beretta, per arrivare alla "Prostituzione intelletuale" fino a "zero titoli" e "Resto al 99.9%, anzi al 99.99%". Tutto questo è Josè Mourinho che in pochi mesi ha vinto una supercoppa italiana, uno scudetto fino a diventare il faro dell'Inter oscurando a tratti la figura del presidente Massimo Moratti.
Un'affaire che al numero uno nerazzurro non piace fino in fondo. Lui, che è stato negli ultimi anni, dopo la scomparsa di Giacinto Facchetti, il vero comunicatore dell'Inter, sempre pronto a farsi intervistare dalla stampa, deve fare i conti con Mou. Risultati a favore o contro nulla importava. Sotto gli uffici milanesi della Saras all'appuntamento del lunedì non mancava mai. Ma in questi mesi qualcosa sta cambiando. Ora c'è lui, Josè Mourinho.
Il tecnico che l'Inter ha voluto fortemente per il dopo Mancini e che mette, forse troppo spesso, in secondo piano il maggior azionista del club di corso Vittorio Emanuele. Così come le vittorie dell'Inter.
Mourinho si sente star e da tale si comporta. Tutto calcolato con grande furbizia e colpi ad effetto grazie alla sua invidiabile dialettica. Una delle ultime conferme è che dopo la vittoria del 17mo titolo l'opinione pubblica e i media hanno parlato più del possibile addio di Mourinho che del quarto titolo consecutivo che porta l'Inter a pari merito del Milan quanto a scudetti vinti.
Un addio studiato a tavolino che ha avuto l'effetto che Mourinho voleva: il rinnovo e più potere. A questo è agganciata l'ultima conferma che Mou ormai è il vero faro dell'Inter. Infatti, l'irritazione mostrata anche davanti alle telecamere da Moratti è stata ofuscata dall'ufficializzazione del rinnovo fino al 2012 dello Speciale One.
Fino a quando continueranno ad amarsi Mourinho e Moratti nel caso la prossima stagione l'Inter dovesse uscire di nuovo dalla Champions League?
Vergogna Toro, vergogna tifosi
Una buona notizia dopo la domenica dell'indecenza a San Siro. Giancarlo Abete, presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio, stamane ha annunciato: "La Figc sta pensando di organizzare una partita, anche non agonistica, per celebrare un grande campione come Paolo Maldini. La contestazione nei suoi confronti? È stata una cosa vergognosa. Maldini merita il rispetto di tutti per quello che ha rappresentato e rappresenta. Certe cose sono incomprensibili". Siamo doppiamente grati ad Abete: per avere condiviso la proposta del tributo a Maldini, lanciata un mese fa da Quotidiano.net e, soprattutto, per avere pronunciato parole chiare e forti contro quegli striscioni e quei fischi ributtanti che una frangia di tifosi milanisti ha riservato al Capitano nel giorno del suo addio al Meazza.
Toro, sei ridicolo
LA RISSA - Certo, il risultato non giustifica quel finale... «Un finale che non condivido, ma ci sono le provocazioni di Thiago Motta che zittiva la panchina, o lo stesso Olivera che ha dato un pugno a Colombo. Ho visto anche tifosi del Genoa in campo. Guardiamo bene le immagini. Chi ha provocato tutto è stato Thiago Motta, nel momento in cui gli animi sono esacerbati. Nella vittoria un filo di signorilità ci vorrebbe. Ma non giustifico nulla, multerò i miei giocatori che hanno sbagliato. Abate lo multerò, è chiaro. Ma credo che anche qualcuno del Genoa andrebbe multato. Il Genoa non ha saputo vincere. Gasperini ha detto cose da primo della classe. Ora mi auguro che il Catania faccia una bella partita col Bologna, domenica prossima. Zenga ha detto che andrà via, e poteva evitare di anticipare la sua decisione, ma ciò non toglie che possano fare una bella».
Gli stupidi rossoneri
E' difficile capire ormai le dinamiche di uno stadio, tanto più quelle dei gruppi ultrà. Probabilmente quelli del secondo anello di San Siro saranno molto contenti per essere riusciti a rovinare la festa di Maldini e soprattutto per averne avuto tanta pubblicità. La contestazione a Maldini ha soverchiato la stessa festa di Maldini. Inutile ripetere i 25 anni di Milan del capitano rossonero, le sue 901 partite, i 7 scudetti e le 5 Coppe dei Campioni, inutile spiegare qui che cosa rappresenti Maldini per il Milan e per il calcio italiano. In un paradosso del genere c'è tutta l'assurdità del pallone di oggi. Che di questi paradossi se ne debbano coltivare così tanti proprio in casa del Milan è imspiegabile. Molte cose si possono contestare a Berlusconi, rimproverargli di non aver speso soldi per il Milan è però una colossale idiozia. E la contestazione a Maldini più che un gesto violento o di ribellismo è stato un qualcosa di ridicolo, fuori luogo, certamente stupido nella sua spettacolarità. Assolutamente senza senso. Gli ultrà oggi saranno molto fieri della loro singolare posizione e del loro isolamento.