Una buona notizia dopo la domenica dell'indecenza a San Siro. Giancarlo Abete, presidente della Federazione Italiana Giuoco Calcio, stamane ha annunciato: "La Figc sta pensando di organizzare una partita, anche non agonistica, per celebrare un grande campione come Paolo Maldini. La contestazione nei suoi confronti? È stata una cosa vergognosa. Maldini merita il rispetto di tutti per quello che ha rappresentato e rappresenta. Certe cose sono incomprensibili". Siamo doppiamente grati ad Abete: per avere condiviso la proposta del tributo a Maldini, lanciata un mese fa da Quotidiano.net e, soprattutto, per avere pronunciato parole chiare e forti contro quegli striscioni e quei fischi ributtanti che una frangia di tifosi milanisti ha riservato al Capitano nel giorno del suo addio al Meazza.
Una contestazione che non sta né in cielo né in terra e suona ancora più disgustosa, essendo stata inscenata anche sotto gli occhi della moglie Adriana e dei due figli del fuoriclasse, Christian, 12 anni e Daniel, 7 anni nonchè di suo padre Cesare, dei suoi cari e di 71.500 milanisti che a Paolo hanno riservato applausi, lacrime ed emozioni. Per non dire dei giocatori della Roma, scesi in campo con la t-shirt che recitava "Grazie Paolo, grande capitano".
Maldini non è mai stato un ruffiano, un opportunista, un conformista. Maldini è un uomo vero e rende lillipuziani dello spirito quelli che lo insultano e che lo offendono. E non ce ne frega nulla sapere se siano "un'esigua minoranza". Sono sempre troppi. Roberto Baggio, oggi sulla Gazzetta ha scritto parole giuste: "Paolo è stata l'ultima persona che ho abbracciato su un campo di calcio, il 16 maggio di cinque anni fa, quando è toccato a me, proprio in un Milan-Brescia. Ci siamo incrociati in mezzo al campo: ho sentito che in quell'abbraccio gli trasmettevo qualcosa e lui a me... Chi ha dato tutto come Paolo non avrà mai rimpianti. Gli sono vicino con tutta l'intensità che deriva dal nostro percorso comune".
Siamo tutti con Maldini. E siamo tutti con Gasperini, tecnico di un Genoa leale e onesto che a Torino ha giocato benissimo e ha meritato di vincere, pur sopportando l'incredibile, isterica reazione finale di una squadra che, se retrocederà in B, dovrà scatenare una rissa con se stessa e con la propria società, per i suoi errori e i suoi orrori. "Caro Cairo, ecco il tuo fallimento", ha titolato stamane Tuttosport, fondato da Renato Casalbore, scomparso a Superga il 4 maggio 1949 con il Grande Torino. "Dal settembre 2005, Cairo ha cambiato o delegittimato sei direttori sportivi (Salvatori, Tosi, Antonelli, Lupo, Pederzoli, Foschi: pure quest'ultimo avrebbe le valigie pronte, annota Piero Venera). Con gli allenatori non ha combinato di meglio, passando e ripassando in rassegna De Biasi, Zaccheroni, Novellino e Camolese...". E lasciamo stare il battaglione di giocatori presi e ceduti, sennò facciamo notte.
Non ne possiamo più di dietrologie, malignità, culture del sospetto e dell'insinuazione: vogliamo una buona volta imparare ad accettare i verdetti del campo, qualunque essi siano? Vogliamo imparare a perdere? Vogliamo piantarla di cercare alibi, di recriminare, di giocare a scaricabarile? Un altro calcio è possibile. Ma non questo. Non merita né Maldini né Gasperini né tutti quelli che lo onorano.
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