Real, anche Villa

Il Real Madrid avrebbe raggiunto ieri sera un accordo con il Valencia per l'acquisto dell'attaccante David Villa per 37 milioni di euro. Lo scrive il quotidiano sportivo Marca, aggiungendo che i due club non annunciano ancora l'ufficializzazione del trasferimento in quanto mancano ancora alcuni piccoli dettagli da risolvere. Il 27enne Villa - 28 gol quest'anno in Liga e capocannoniere agli Europei 2008, vinti dalla Spagna - sarebbe il terzo acquisto 'galattico' del Real Madrid del nuovo presidente Florentino Perez, dopo quelli di Kakà e Cristiano Ronaldo, per un esborso complessivo di quasi 200 milioni di euro. Il Valencia, che sta costruendo il suo nuovo stadio, è in gravi difficoltà economiche e potrebbe essere costretto, per fare cassa, a privarsi dei suoi gioielli: oltre a Villa anche David Silva, altro nazionale e campione europeo.

Juve, idea Huntelaar

Il Real Madrid di Perez, dopo i grandi acquisti, venderà i suoi giocatori in esubero. Tra loro c'è anche l'attaccante olandese Klaas-Jan Huntelaar, che vuole giocare di più. Il suo cartellino costa 10-12 milioni e viste le difficoltà di arrivare a Pandev, può essere un'idea per sostituire Trezeguet, sempre più vicino alla cessione, nonostante le dichiarazioni di Alessio Secco: "Per David le offerte sono insufficienti, siamo contenti di tenercelo".

Il Barça vuole Reina

Il Barça si cautela. In caso di mancato accordo per il rinnovo con Victor Valdes, il club campione d'Europa avrebbe in serbo un 'piano B' per ovviare all'eventuale addio al Camp Nou dell'attuale guardiano dei pali blaugrana. Stando a quanto rivela il 'Mundo Deportivo', il dg catalano Beguiristain starebbe pensando all'ingaggio di Pepe Reina dal Liverpool in caso di rottura con Valdes, o in alternativa anche a Diego Lopez e Gorka Iraizoz, estremi difensori rispettivamente di Villarreal e Athletic Bilbao.

Quaresma, ritorno a casa

Dopo aver rifiutato il trasferimento in comproprietà al Genoa, Ricardo Quaresma (25) potrebbe tornare in Portogallo. Secondo il portale Tuttopalermo.net, l'esterno lusitano difficilmente resterà alla corte di Mourinho: si fa largo l'ipotesi di un trasferimento in prestito allo Sporting Lisbona, a caccia di un centrocampista offensivo di fascia. Nei prossimi giorni il club di Moratti deciderà cosa fare col cartellino di Quaresma, giocatore che ormai non gode più della fiducia dell'ambiente nerazzurro.

Ballardini, c'è la Lazio

«Ho sentito il direttore sportivo della Lazio Tare e spero che ci risentiremo presto». Risolto il contro con il Palermo, l'ormai ex tecnico rosanero, Davide Ballardini, ai microfoni di Sky parla del suo sempre più probabile futuro sulla panchina della Lazio. «Abbiamo risolto il contratto con il Palermo - ha aggiunto Ballardini parlando al telefono con Sky Sport 24 - il mio rapporto con Zamparini (il presidente del Palermo, ndr) non era più quello di prima».

Bari, Barreto resta

«Dobbiamo prepararci per affrontare un campionato molto difficile. So che il ds Perinetti sta lavorando sul mercato per darci molte soddisfazioni anche in serie A». Antonio Conte fa il conto alla rovescia per il suo esordio da allenatore in serie A sulla panchina del Bari. «È inevitabile- spiega il tecnico a Sky Sport 24- che i movimenti rispecchieranno la mia idea calcistica e quindi cercheremo giocatori con determinate caratteristiche. Magari non saranno nomi altisonanti ma corrisponderanno al mio modo di guardare il calcio». Poi due nomi: «Posso confermare l'arrivo di Carobbio e Alvarez, mentre credo che Barreto sia molto vicino a restare con noi».

CAPITOLO JUVE - Bari a parte, di Conte si è parlato anche molto a proposito di un suo possibile trasferimento alla Juventus. Com'è andata veramente la storia? «Nel calcio diventa difficile dire la verità e non posso iniziare certo io a farlo. A me ha fatto piacere che per un mese si sia parlato di me, è stata una possibilità che mi sono anche cercato io con l'ottimo campionato al Bari. Non so se sono stato vicino alla Juve ma poi ho firmato con il Bari con soddisfazione per continuare anche in serie A quello già fatto in B».

United su Vucinic

Perso un campione, ne arriva un altro. A Manchester, sponda United, sono pronti per l'assalto a Mirko Vucinic, attaccante montenegrino della Roma che, nei piani tattici di Sir Alex Ferguson, dovrebbe prendere il posto di Cristiano Ronaldo, ormai ceduto al Real Madrid.

Conferme arrivano direttamente da una fonte vicina alla società inglese, che a calciomercato.com ha ammesso: "Sì, è vero, Vucinic sarebbe una delle prime scelte della società. Ma ancora non c'è un'offerta concreta". E la Roma: "Personalmente penso che la società giallorossa non voglia privarsi del giocatore a cifre troppo basse, visto che lo stesso ha rinnovato il suo contratto con la società da poco sino al 2013, ma nel calcio non si sa mai".

Possibile che si parta da una base d'asta di 20 milioni di euro: "Ferguson ha chiesto alla società un bomber d'area - prosegue la fonte - ma anche qualcuno che, all'occorrenza, possa giocare da esterno, come faceva Ronaldo".

Ultime news

L'Inter sarebbe pronta a offrire 40 milioni di euro per Karim Benzema. Lo scrive "Le Progres", quotidiano di Lione, che ricorda anche le parole del presidente del Lione, Jean-Michel Aulas, secondo cui "nessuno è incedibile". Nella corsa al francese l'Inter dovrà battere l'agguerrita concorrenza del Manchester United. Alex Ferguson pare infatti aver puntato sul talento del Lione per sostituire Cristiano Ronaldo. Intanto l'Inter ha rifiutato l'offerta del Tottenham per Sulley Muntari, "felicissimo" di restare in maglia nerazzurra. Lo conferma lo stesso agente del centrocampista ghanese, Fabien Piveteau. "Lui ha ancora quattro anni di contratto con l'Inter, è molto felice di giocare e vincere in maglia nerazzurra e vuole continuare a farlo".
JUVE, si tratta per Dossena — Il futuro di Andrea Dossena è tra Liverpool e Juventus. Lo conferma il suo procuratore Roberto La Florio: "Abbiamo parlato con la dirigenza del Liverpool e con Benitez -dice l'agente del laterale sinistro - e ci è stato confermato che il club conta su di lui anche per la prossima stagione. Però l'ipotesi Juve è reale e posso dire che dei contatti ci sono stati, come però già era accaduto prima che Dossena si trasferisse al Liverpool un anno fa. In Inghilterra sta bene, naturalmente sarebbe contento di tornare in Italia, ma a determinate condizioni. La Juve, per quanto ne sappiamo, sta ancora facendo le proprie valutazioni. Se dovesse decidere che Dossena è il giocatore che le serve, farà le sue mosse. Noi aspettiamo con serenità". Intanto Antonio Caliendo, procuratore di Trezeguet, si dice sicuro che la Juve non voglia cedere il francese. "Secco mi ha detto che è incedibile e che non è sul mercato", ha detto dopo aver incontrato il d.s. juventino.
AMBROSINI, NO NAPOLI — Massimo Ambrosini è vicino al rinnovo con il Milan, tramonta sul nascere quindi l'ipotesi Napoli. Lo sostiene il suo procuratore Moreno Roggi: "Per la prossima settimana è fissato un appuntamento con Adriano Galliani per discutere del rinnovo contrattuale. La volontà del giocatore è chiaramente quella di restare a Milano. Con il Napoli non ho mai parlato. Non c'è stata nessuna richiesta e credo che la società partenopea non sia interessata al giocatore".
CAMPAGNARO, Sì Napoli — Pierpaolo Marino sarebbe invece vicino al difensore della Sampdoria Hugo Campagnaro, un idolo dei tifosi blucerchiati: "Ci siamo incontrati in più di un'occasione con il direttore Marino. Puntiamo, così come il Napoli, a chiudere al più presto l'accordo", ha detto Marco Piccioli, l'agente di Campagnaro. "Rimangono da definire gli ultimi dettagli, nella prossima settimana ci vedremo nuovamente per sistemare tutto. Non posso dire che è fatta finchè non c'è la firma, però non credo ci saranno problemi".
Kalinic si offre al Palermo — Al seguito di alcune voci di mercato, Nikola Kalinic, centravanti dell'Hajduk Spalato, si dice entusiasta dell'opzione Palermo: "Per me sarebbe un sogno che si realizza. Ho sempre immaginato di giocare un giorno nel campionato italiano, uno dei tornei più importanti del mondo. Io sono una prima punta, il classico attaccante d'area di rigore. Fare a Palermo quello che hanno fatto Toni e Amauri sarebbe fantastico. Per me sono due modelli, mi ispiro a loro".
Toni, cose turche — Luca Toni piace al Fenerbahçe. Stando alla Bild Zeitung il bomber italiano, dato sempre più in partenza dal Bayern (visto anche il probabile addio del suo amico e assist man Franck Ribery), sarebbe entrato nel mirino del club turco su diretto imput di Cristoph Daum, il tecnico tedesco che lo allena (dopo aver guidato Colonia, Leverkusen, Stoccarda...). I turchi offrirebbero a Toni 8 milioni di ingaggio contro i 5.5 attuali. "Devo parlarne con la società" è il commento dell'attaccante emiliano riportato dalla Bild.

Roma, ora Sheva

Roma e Milan, lavori in corso. Visti i buo­ni rapporti tra le due società, potrebbero esserci quest’anno operazioni di mercato in comune. Non per Mexes, che il club rossonero non ha richiesto e la Roma considera incedibile, ma per un giocatore del Milan che potrebbe trovare poco spazio nel nuo­vo corso di Leonardo e che potrebbe arrivare in pre­stito.

OBIETTIVI - Il ventaglio di ipotesi riguardano Jankulowski (molto gradito a Spalletti, che lo ha avuto all’Udine­se), Kalac (la Roma cerca un portiere da affiancare a Doni) e Borriello, soluzione questa più remota per l’elevato ingaggio dell’attaccante (3,5 milioni), redu­ce tra l’altro da un grave infortunio muscolare. Ma a proposito di punte, non va scartata l’ipotesi Shev­chenko, che già la scorsa estate ebbe un contatto con la Roma e parlò an­che con Spalletti. L’ucraino è rientrato al Chelsea dal Milan per fi­ne prestito, ma a Londra ritroverebbe Ancelotti che non lo ha fatto gioca­re a Milano. Di sicuro non resterà lì, ha un altro anno di contratto con il Chelsea che potrebbe dargli la lista gratuita con una buonuscita. She­va sarebbe intenzionato a restare in Italia, accon­tentandosi anche dell’in­gaggio che può proporgli la Roma. E’ una soluzio­ne last minute da non sot­tovalutare.

Toro, ecco Giampaolo


Marco Giampaolo ci sta pensando. Al Torino, si intende. E' questo quel che emerge dopo aver parlato con lui al telefono, anche se sta bene attento a non rilasciare alcuna dichiarazione. Ci sta pensando: sta pensando alla Serie B, alla Lazio unica società di A rimasta senza allenatore, al suo essere tra i grandi emergenti, al fascino granata ma più prosaicamente all'offerta avanzata da Cairo & Foschi. Offerta che non è bastata, già una volta, a convincere Delio Rossi. Sarà sufficiente per l'ormai ex-tecnico del Siena? Concediamogli ancora un po' di tempo.

Quanto? "Poco", secondo le ultimissime parole pronunciate dal presidente del Torino. "Poco" non è una quantità di tempo esatta, ma evidentemente non ci si può sbilanciare più di tanto; perchè dipende dalla risposta di un'altra persona, Giampaolo appunto, e non solo dalle proprie volontà. Colantuono, in stand-by, non gradisce più tanto di essere la costante seconda scelta, e vuole chiarezza. Anche il pelato, come i tifosi granata, spingono perchè si chiuda al più presto. Deve partire una stagione, lunga.

Galacticos, ma non imbattibili

Una cosa è certa: con Kakà e Ronaldo, non sarà un Real di... Pellegrini. Però, attenzione. Il ciclo dei "Galacticos" insegna: la squadra di Beckham, Figo, Ronaldo (l'altro) e Zidane fu stratosferica solo dal 2001 al 2003. Non basta infarcire di campioni una formazione per avere la garanzia di vincere. In particolare, quando si ha la bella pensata di vendere pedine come Cambiasso e Samuel. Insomma: non è proprio tutto così scontato. Soprattutto guardando la difesa attuale del Real, composta da Sergio Ramos, Pepe, Heinze, Marcelo, Metzelder: gente non di primissimo livello che farà molta difficoltà a sostenere la trazione offensiva della squadra.

Parma scatenato

Il neo-promosso Parma è una delle squadre al momento più attive sul mercato; pare in dirittura d'arrivo lo scambio che dovrebbe portare Reginaldo e Parravicini al Siena e Coppola e Galloppa, seppure in comproprietà, in Emilia. Si punta anche ad operazioni di maggior spessore come l'ingaggio dell'esterno del Valencia, Emiliano Moretti, il nerazzurro Jimenez e l'ex juventino Nedved. Il Presidente Ghirardi ha incontrato anche l'ad rossonero Galliani per parlare del futuro di Alberto Paloschi: la trattativa stenta a decollare ma il numero uno dei Ducali farà di tutto per trattenere il giovane attaccante in vista del probabile ritorno di Lucarelli al Livorno, dal quale potrebbe però arrivare Francesco Tavano.

E Maldini va al Chelsea

Sincero fino a di­ventare spietato, pungente sino a sembrare irriverente. Paolo Maldini, nei suoi 24 anni di car­riera rossonera sempre schietto entro i confini della diplomazia calcistica, ieri nella sua prima conferenza stampa da ex non ha usato mezze misure. Per criti­care la cessione di Kaká, per cen­surare l’atteggiamento dei diri­genti dopo la contestazione dei tifosi durante Milan-Roma, per ribadire di non aver ricevuto da quella società di cui è diventato una bandiera alcuna proposta che non fosse «di facciata».
Ec­co perché l’ex capitano, alla so­glia dei 41 anni, undici giorni dopo la pensione, sta valutando l’offerta presentatagli da Ance­lotti di seguirlo a Londra. Al Chelsea. Ma andiamo con ordine. Ieri mattina a San Siro, l’ex numero 3 rossonero ha definito la deci­sione del club di via Turati di ce­dere Kaká «un cambiamento epocale», spiegando: «Kaká è il primo giocatore di quel livello a essere ceduto. La sua vendita è un brutto colpo per i compagni e i tifosi. Ricky è uno dei cinque giocatori più forti al mondo. Non mi risulta che gli altri quat­tro si muovano, di certo non per venire al Milan». Quindi l’af­fondo: «Penso che sia giusto guardare i conti ma che sia al­trettanto onesto indicare gli obiettivi. Di certo pensare di po­ter vincere la Champions Lea­gue senza Kaká è utopistico. L’ingaggio di Leonardo poi è una scommessa, è alla prima esperienza. Non ha mai allenato nemmeno le giovanili». Non è la prima volta che Mal­dini entra in rotta di collisione con i dirigenti rossoneri. Era già avvenuto nel ritiro inverna­le di Dubai di due anni fa quan­do sollevò il caso sul settore gio­vanile del Milan, non più all’al­tezza di quello degli altri club italiani.
Dopo l’amarezza mani­festata per il mancato interven­to dei vertici rossoneri in segui­to agli striscioni degli ultrà, ieri Maldini ha aggiunto: «Galliani aveva preso le mie parole come una cosa personale. Ma il Milan non è identificabile in una sola persona. Mi aspettavo qualcosa di diverso. Le parole di Berlusco­ni invece mi hanno messo a mio agio, con il cuore in pace». E ora cosa nasconde il futuro? «Ora il futuro è rappresentato dalla gestione della vita familia­re. Ho ricevuto proposte di va­rio tipo, dagli sponsor storici o altro. Dal Milan niente, ma c’è tempo. Se mi affideranno incari­chi di responsabilità sarà diffici­le dire no, ma non voglio posi­zioni di facciata. Mi proposero la guida del settore giovanile ma ho rifiutato perché penso che in quella posizione serva gente con esperienza in quel­l’ambito e io non ce l’ho».
Ecco perché Paolo ora è assai tentato dall’idea di accettare la propo­sta avanzatagli da Carlo Ancelot­ti che lo vorrebbe con sé al Chel­sea: ha pronta per lui la figura del team manager, ovvero il ruo­lo del dirigente che funge da rac­cordo fra spogliatoio e società. Paolo parla fluently l’inglese ed è una figura carismatica. Le per­plessità sono legate alla necessi­tà di sradicare da Milano tutta la famiglia, bambini compresi. Di certo non emigrerà See­dorf che pare essersi rassegnato a restare a Milano. «Chelsea? Grazie ma rimango al Milan». Si complica la trattativa per il bo­sniaco Dzeko. Il d.g. del Wolf­sburg, Jürgen Marbach, ha di­chiarato: «E’ incedibile, non sia­mo interessati a venderlo».

Roma, solo incertezza

La Sensi è in questi giorni impegnata sul fronte societario, in continuo contatto con Mediobanca, l'advisor incaricato di dare una valutazione alla Roma, cercando acquirenti. Non ha quindi tempo di gestire la quotidianità del mercato e la programmazione della prossima stagione (dal ritiro alla riorganizzazione di Trigoria). In tal senso è stato investito Spalletti, mai come in questa estate al comando di una barca che nessuno vuol far affondare. Il tecnico sta lavorando insieme a Pradè e Conti per valorizzare una rosa di giocatori già considerata competitiva. L'obiettivo è quello di riuscire a ottimizzare cessioni minori, evitandone una eccellente (vedi Juan).

ABBASSARE L'ETA' - Si vuol provare ad abbassare l'età media, provando a sondare il mercato per giocatori in scadenza nel 2010: Perrotta, Taddei, Tonetto, per dirne qualcuno, oltre che Baptista, non considerato incedibile. Necessario ricavare risorse economiche all'interno della rosa stessa, per poi reinvestirle, soprattutto su un attaccante. Fuori portata sembra quindi Trezeguet, offerto dal manager Caliendo, ma valutato troppo dalla Juventus. Così come il russo Pavlyuchenko: per lui il Tottenham chiede 10 milioni. Fin quando i dirigenti giallorossi non sapranno il budget a disposizione o non saranno riusciti ad avere entrate, si guarda al mercato degli svincolati o dei possibili prestiti, all'interno di scambi.
PER ORA C'E' GUBERTI - Spalletti vorrebbe i nuovi già a disposizione per il ritiro, che comincerà il 2 luglio a Brunico, ma nell'attuale situazione d'incertezza appare difficile. Dovrà 'accontentarsi' di Guberti, già d'accordo da tempo con la Roma, e del riscatto di Motta. I tifosi, più che dal mercato, in questo periodo sono però attratti dai movimenti societari, in attesa di capire la reale consistenza delle promesse fatte da Fioranelli. Fonti bancarie si mostrano sempre più scettiche nei confronti della cordata capeggiata dall'agente Fifa, soprattutto Unicredit, che, comunque, al momento non è intenzionata a muovere alcuna azione legale contro Italpetroli per rientrare del debito. "Noi da un lato osserviamo, senza alcun coinvolgimento, queste trattative o pseudo tali- dice Paolo Fiorentino, alto dirigente di Unicredit - dall'altro facciamo le nostre valutazioni, come creditori. Valutazioni che rimangono nostre. Siamo comunque molto soddisfatti di Mediobanca come advisor, per noi è una garanzia".
IPOTESI GHEDDAFI - C'è anche chi colora di giallorosso la visita di Gheddafi a Roma. Il leader libico potrebbe essere coinvolto a investire con un suo fondo nel club di Trigoria. Cosa che non sarebbe nuova, visto come proprio Mediobanca, negli anni, ha agevolato l'inserimento dei fondi libici governativi in Italia, anche all'interno della stessa Unicredit.

Il Napoli su Ambrosini

Ambrosini al Napoli è una possibilità concreta. Fonti provenienti dall'entourage del giocatore ammettono che la società azzurra abbia offerto un triennale al centrocampista del Milan, con cui ha un altro anno di contratto. Il rapporto con la società rossonera si è incrinato negli ultimi mesi a causa proprio mancato accordo per rinnovare il contratto in scadenza nella prossima estate. Nell'anno dei mondiali rischia seriamente di rimanere fuori dal giro della nazionale. Sembra così che il biondo centrocampista stia pensando seriamente di accettare Napoli.

Tutte le comproprietà

Paloschi e Palladino. Non solo parte della Meglio Gioventù del calcio italiano ma anche le due comproprietà più importanti e che terranno col fiato sospeso fino all’ultimo. Per Paloschi due incontri a vuoto tra Milan e Parma sono già indicativi delle difficoltà che hanno i due club per trovare un’intesa che accontenti tutti. Appena ieri Ghirardi ha detto "preferirei rinnovare e tenere Paloschi a Parma" mentre Galliani ha escluso l’eventualità: "Si va alle buste". In realtà l’arrivo del bosniaco Dzeko al Milan e la conferma di Borriello potrebbero avvicinare Paloschi al Parma.

altri rebus — Palladino è in comproprietà libera: la Juventus potrebbe portare a casa l’attaccante se dovesse cedere Trezeguet. Il Genoa, d’altro canto, è intenzionato a confermare il giocatore così come ha già l’intesa con la Juventus per riscattare la metà di Criscito per 5 milioni. Insomma, siamo di fronte al rebus Palladino e il rischio buste è concreto. Si profila un’asta anche per Gasbarroni: i rapporti tesi tra Genoa e Torino non favoriscono l’intesa...E il futuro è incerto per Zalayeta: il Napoli non è interessato a riscattarlo, la Juve nemmeno.

Jimenez e Meggiorini — Nessun dubbio. Il cileno sarà riscattato dall’Inter ma non resterà in nerazzurro: piace a Parma, Napoli e West Ham. Invece, per Meggiorini, l’Inter lo riscatterà tutto prendendo la metà del Cittadella: dopo, ne girerà metà al Genoa, come annunciato ieri da Preziosi, che a sua volta lo darà al Bari (o all’Atalanta, ma c’è anche il Chievo).

Le altre — Il Milan porterà a casa Abate che poi potrebbe essere girato al Bari. Il Parma riscatterà la punta Vantaggiato dal Rimini mentre per il difensore Troest si va verso il rinnovo. Il Cagliari dovrebbe riscattare il jolly offensivo Lazzari. Il Palermo, con ogni probabilità, riscatterà la punta Succi ma non è da escludere un rinnovo. Il Chievo, invece, ha due comproprietà importanti da risolvere: Frey sarà riscattato visti i buoni rapporti col Modena, mentre col Vicenza c’è in ballo Rigoni. E, anche qui, il rischio di finire alle buste è minimo. Su Granoche non si andrà alle buste con la Triestina, ma Cagliari e Catania restano vigili.
 

Compartecipazioni Siena — L’eventuale conferma di Giampaolo potrebbe favorire il riscatto della metà dell’esterno Del Grosso. Rinnovi in vista per Belmonte (col Bari) e anche per Curci (con la Roma). Si profila un caso Calaiò: il Siena vuole rinnovare la comproprietà col Napoli ma il giocatore è allettato dall’offerta del Cagliari e preferisce questa soluzione rispetto alla conferma in bianconero.

Affari già definiti — L’Atalanta ha già riscattato la metà di Garics dal Napoli, che a sua volta ha già riscattato Cigarini che era a metà tra Napoli e Atalanta. Il Parma tiene l’esterno Antonelli rinnovando col Milan. Per Masiello, invece, è già tutto definito: è già tutto del Bari. Infine, Paolucci: potrebbe andare al Siena col placet di Juve e Udinese.

Barça: Robinho e Mascherano


Robinho getta dubbi sul suo futuro al Manchester City, ammettendo che qualsiasi giocatore gradirebbe avere l'opportunità di giocare per Barcelona. Il brasiliano lasciò la Liga l'estate scorsa, per una cifra pari a 32 milioni di euro. Nella prima stagione in Inghilterra ha messo a segno 14 reti, con un rendimento abbastanza al di sotto delle aspettative. Il brasiliano ha comunque smentito che ci sia stato un'offerta del Barça, definendo speculazioni le notizie di un suo possibile trasferimento in terra catalana: "L'unica cosa che posso dire io è che il Barcelona è una grande squadra e tutti vorrebbe giocare per loro. Però non mi pento della mia decisione di trasferirmi a Manchester, e resterò qui".
Discorso analogo anche per Javier Mascherano, altro obiettivo blaugrana. Il manager del giocatore argentino ha dichiarato che il suo assistito farebbe i salti di gioia per un trasferimento in Catalogna, tanto da esser disposto anche ad abbassarsi l'ingaggio. A bloccare tutto, però, ci ha pensato Rafa Benitez con il suo proverbiale aplomb: "Javier resterà! Non c'è nient'altro da dire"

Moratti: "L'Inter vende!"

,"L'Inter non preme per vendere i suoi giocatori, ma per la situazione che vive il calcio qualcuno partirà". Lo ha detto oggi il presidente dell'Inter, Massimo Moratti confermando una via d'austerity anche per il disastrato bilancio del club nerazzurro col suo azionista costretto a ripianare per decine di milioni a stagione. "Credo che si possa andare avanti così, almeno che non ci sia qualche situazione che ci permetta di fare una buona cosa per noi o per alcuni giocatori -ha detto a Inter Channel Moratti-. È chiaro che in una situazione economica generale come quella attuale, è anche necessario vendere, ma non sto spingendo in una direzione o nell’altra. Vediamo quello che capita dal mercato, cerchiamo di fare una squadra forte anche l’anno prossimo visto che i nostri obiettivi non cambiano".

Maicon: "Vado via"

Scoppia il caso Maicon in casa nerazzurra: "Ho parlato con Kakà e l'ho visto felice. E' passato da un grande club a un altro grande club. Io voglio sentire la stessa felicità di Ricky". Così Douglas Maicon, 27 anni, dal ritiro del Brasile. Il difensore aspettava un incontro con l'Inter per l'adeguamento del contratto, ma la chiamata non è arrivata. E ora sbotta: "Sono triste, vado via. L'Inter pensa solo ad accontentare Ibrahimovic e mi tratta con indifferenza, come uno normale. E in 7 giorni in Brasile hanno risolto i miei guai fisici. A Milano no"
Questo lo sfogo del giocatore brasiliano che lancia frecciatine e minaccia di lasciare l'Inter. Ora spero che l'Inter lo ceda: certo si perderà un grandissimo giocatore, ma il terzino del Futuro, tale Davide Santoni, potrà esplodere definitivamente.

Clamorosi retroscena su Kakà

La cessione di Kaká al Real Ma­drid ha lasciato in eredità tante cose spiacevoli: le bugie, la fret­ta, la miopia dell’entourage berlu­sconiano. Picconate all’immagi­ne del Milan sedimentata negli anni per colpa di un affare gesti­to in maniera contraddittoria.

Le bugie. Se ne sono racconta­te anche più del necessario. Ber­lusconi, ad esempio, avrebbe po­tuto risparmiarci l’ultima, quella della fantomatica telefonata a Kaká per convincerlo a restare «perché nulla è ancora definito». Il contatto tra il patron rossone­ro e Riccardo sarebbe dovuto av­venire lunedì ma, ovviamente, non se n’è avuta notizia semplice­mente perché non c’è mai stato. Era soltanto un disperato tentati­vo di salvare capra e cavoli in vi­sta dell’incombente consultazio­ne elettorale. Un’entrata fuori tempo visto che, stando ad am­bienti contigui al Pdl, la rinuncia a Kaká potrebbe essere costata at­torno ai 2,5 punti percentuali, vo­ti negati dagli elettori-tifosi infe­rociti con il premier. A migliorare le cose non ha contribuito neppure la tattica adottata da Adriano Galliani. Do­po avere dichiarato (la domeni­ca) «faremo di tutto per trattene­re Kaká», poco più di 24 ore do­po il vicepresidente milanista ha caricato il papà del giocatore sul­l’aereo e lo ha portato a Madrid. A proposito di bugie, in queste ore è emerso un particolare in­quietante, che la dice lunga sulla volontà di Berlusconi di fare cas­sa: ai primi di maggio Florentino Perez, il vecchio/nuovo boss del Real, è stato in Italia in incognito e in quell’occasione ha raggiunto l’accordo con il Milan.
La fretta. È quella che, esem­plificata dal blitz madrileno di Galliani, ha caratterizzato le mos­se del club rossonero e che ora ri­schia di penalizzarlo. La fretta, si sa, è una cattiva consigliera. Ber­lusconi ha infatti sacrificato il suo giocatore migliore, quello rimpianto nei lunghi mesi dell’in­fortunio «perché fa la differen­za », per rimediare a due suoi evi­denti errori: il ritorno di She­vchenko e l’impuntatura su Ro­naldinho che, in termini di rosso di bilancio, hanno inciso per al­meno la metà. Ora che non si può più tornare indietro, che ha prevalso la linea più scontata (vendere anziché sforzarsi di in­crementare il fatturato), la prima domanda da porsi è la seguente: siamo certi che i risparmi realiz­zati con la vendita di Kaká saran­no superiori ai costi che questa cessione ha già causato in termi­ni di popolarità e immagine (del suo proprietario e del club) e che certamente ancora causerà? Diffi­cile infatti che uno sponsor pos­sa fare finta di niente: il Milan senza Kaká non può valere quel­lo imperniato su di lui.
La miopia. È notorio che, da sempre, in ambito familiare Ber­lusconi si sia dovuto confrontare con l’ostruzione della figlia Mari­na, concettualmente contraria agli investimenti calcistici del pa­dre. L’errore di Marina (ma pure di Pier Silvio) Berlusconi, che ov­viamente non possono essere ri­tenuti estranei a quanto è accadu­to in questi giorni, è quello di non avere considerato il Milan una sorta di «costo di produzio­ne ». Da sempre, infatti, il club rossonero produce immagine e risultati: impoverirlo equivale a demolire la trave portante di una casa, con relative conseguenze. Ed essere dirigente non significa semplicemente far quadrare i bi­lanci, ma pure avere la capacità di intuire in anticipo i danni di certe scelte, in apparenza rispar­miose. Non avere saputo com­prendere la specificità e il ruolo del calcio nel complesso ambito berlusconiano, è colpa grave del­la famiglia e dell’entourage del premier. Così la sensazione, net­tissima, è che si vada verso un fu­turo di vacche magre. Fossimo in Leonardo ci faremmo il segno della croce.

Juve: Giuseppe Rossi

Colmare numericamente la partenza di Trezeguet, ma al tempo stesso arricchire l’assortimento del reparto offensivo, assicurandosi per il presente un’alternativa a Del Piero e, soprattutto, mettendosi in casa da su­bito un giocatore giovane, con margi­ni di miglioramento, che in futuro po­trebbe raccogliere l’eredità del capita­no e che nel frattempo avrà tutto il tempo di crescere al suo fianco. Nei piani della Juve la soluzione all’im­possibile, o quasi, quesito di mercato ha già un nome: Goran Pandev. Gioca­tore molto apprezzato a Torino, per caratteristiche tecniche e per la gran­de duttilità sul piano tattico.

IL SOGNO - Il macedone piace a tanti. Anche alla Juve. E la conferma ieri è arrivata da uno dei suoi procuratori, Leonardo Corsi: « La Juve? Sembra avere un interesse per Goran, ma fin­ché non cede un attaccante dei quat­tro che ha... ». Tutto ruota, appunto, in­torno alla cessione di Trezeguet. Solo a quel punto la Juve potrà trasforma­re quella che è una semplice idea in una concreta pista di mercato, bussan­do alla porta della Lazio e presentan­do al club biancoceleste la propria of­ferta per aprire una trattativa. Tratta­tiva che per ora, va ribadito, non c’è. Per la Lazio Pandev è un giocatore im­portante ed un patrimonio della socie­tà, da tutelare: se qualcuno è interes­sato deve parlarne prima col presi­dente Lotito. In ogni caso, per Pandev, il cui nome è stato anche accostato al­l’Arsenal, l’investimento sarebbe nel­l’ordine dei venti milioni di euro.
ALTERNATIVE - Aspettando di capire se Trezeguet andrà effettivamente via e se ci saranno i presupposti per met­tere in piedi una trattativa con la La­zio per Pandev, la Juve pensa anche a soluzioni alternative. Dovendo cerca­re comunque una seconda punta, un’idea potrebbe essere Giuseppe Rossi, giocatore col quale peraltro Ferrara ha condiviso l’esperienza con l’Italia di Lippi. Rossi, però, difficil­mente lascerà il Villarreal e in ogni caso la sua valutazione è di almeno 25 milioni di euro. Tra le prime punte, in­vece, la Juve aveva chiesto informa­zioni sul brasiliano Keirrison, venten­ne centravanti del Palmeiras, valuta­to 18-20 milioni.

Il tramonto del Milan che fu


Tra le due cose che potevano essere fatte: vendere Kakà al Real Madrid e vendere il Milan a qualche sceicco, Berlusconi ha scelto quella che davvero non si doveva fare (perché impossibile da spiegare). Il Milan che vende Kakà, 27 anni appena compiuti, al solo club europeo con più Champions League in bacheca, e cioè il Real Madrid (9 coppe i galacticos, 7 il Milan, 5 il Liverpool, 4 Bayern e Ajax, 3 Barcellona e Manchester), firma un atto di sottomissione e di resa drammatico e senza condizioni. Anche un bambino capisce che il miglior giocatore del mondo assieme a Messi e Cristiano Ronaldo, al culmine della sua maturità tecnico-atletica, non può essere ceduto pensando che la gente non capisca il significato dell'operazione. Kakà al Real Madrid vuol dire, papale papale, che il Milan smette di essere il Milan: e che sul palcoscenico internazionale – l'unico che conta, come hanno sempre sostenuto Berlusconi, Galliani e i vari allenatori che si sono succeduti in panchina, da Sacchi ad Ancelotti passando per Capello – diventa una Sampdoria o un'Atalanta qualsiasi, con tutto il rispetto per la Sampdoria e l'Atalanta, naturalmente.
Il Milan che vende Kakà al Real Madrid commette un atto contronatura: e non ci sono spiegazioni che tengano. Detto che un campione così si cede solo a 30-31 anni, avrebbe avuto un senso – magari - spiegare ai tifosi che dopo 20 anni di gestione a tavoletta, il Milan cambia politica: vende Kakà per 70 milioni al Real Madrid e comincia a setacciare il mondo alla sistematica ricerca dei Pato diciottenni (o dei Kakà ventenni) comprabili a poco. Un Ajax in grande stile, per capirci. “Con un po' di bravura potremmo continuare a vincere ancora, magari un po' meno, spendendo molto meno”. Avrebbe potuto essere una spiegazione convincente, ragionevole, e invece no. Kakà viene venduto al Real Madrid, rendendo il club spagnolo praticamente imbattibile (lo stesso errore fatto dalla Juve con la cessione di Ibrahimovic all'Inter), e le spiegazioni date in pasto ai tifosi sono: “Gli offrono troppi soldi” (falso) e “Finalmente un altr'anno potremo vedere Ronaldinho a tempo pieno”. Per la cronaca: liberandosi di Ronaldinho il Barcellona, che un anno fa faceva acqua da tutte le parti, è diventato un transatlantico e in una sola stagione ha vinto Champions, scudetto e Coppa del Re. Non c'è addetto ai lavori che non lo pensi: Ronaldinho non è più un giocatore proponibile ad alti livelli e in campo – tolti 3 o 4 sprazzi, 3 o 4 fiammate – con tutta evidenza è una palla al piede di insostenibile pesantezza.
Il Milan che vende Kakà e riparte da Ronaldinho è una barzelletta. Tra l'altro, se la motivazione della cessione è: “Gli offrono troppi soldi”, questa spiegazione apre le porte, in qualsiasi momento, alla cessione di Pato e domani – ammesso che a Milanello rinascano – a quella dei nuovi Rivera o dei nuovi Baresi o dei nuovi Maldini. Come se non bastasse: il tutto avviene in un momento di deriva morale impressionante, molto lontana dalle abitudini di casa-Milan. Ancelotti messo alla porta e sbertucciato come un goffo pasticcione (e non come l'allenatore capace di vincere 2 Champions in 5 anni), Maldini svillaneggiato e abbandonato a se stesso nel giorno dell'addio, lo stesso Kakà spinto ad andarsene cercando di far passare il messaggio che sia stato lui a spingere per andare a Madrid e non il Milan a portarcelo di peso.
Il Milan che vende Kakà al Real Madrid da domani diventa un'altra cosa. Legittimo, naturalmente, ma è un errore di incalcolabile portata che avrà conseguenze inimmaginabili. Forse Berlusconi avrebbe fatto meglio a vendere il club.

Napoli scatenato


Prendi uno, chiedi tre: perché lì, in quella gioielle­ria, c’è talento vero, costoso, ma autentico. Napoli- Udine è la rot­ta del giorno, il sentiero della fe­licità battuto da Aurelio De Lau­rentiis e da Pierpaolo Marino per imprimere una svolta decisa al progetto, per ar­ricchire d’ulteriore materia grigia un’ossatura incri­natasi in quattro terribili, inconcepi­bili mesi, però pun­tellata qua e là di esuberanza, vitalità e piedi buoni. Napo­li- Udine è l’asse in­torno al quale muo­ve il mercato ed è un caveau nel quale andare a pescare a piene mani, sapen­do di cogliere co­munque gioiellini a diciotto carati. Na­poli chiama Udine e lo rifà dopo aver ottenuto Fabio Quagliarel­la, sedici milioni di euro e l’altrà metà di Domizzi, prima di se­dersi di nuovo intorno al tavolo e lanciarla lì, senza bluffare, ma aspettando, come al tavolo di poker, eventuali rilanci: ma Di Natale ( 32) si vende? E Zapata ( 23) è accessibile? E’ comincia­ta mica per gioco ed è rimasta lì, sul panno verde, aspettando mosse e contromosse, ma a car­te scoperte, con un bel pacco di euro da quantificare e scambi da verificare.

TRATTIAMO - Di Natale e Zapa­ta rappresentano il nuovo che avanza nelle strategie d’un mer­cato che il Napoli ha deciso di griffare, verniciandolo d’azzur­ro, e procedendo con mosse son­tuose per l’allestimento della squadra. Di Natale è il partner ideale di Fabio Quagliarella, il genio imprevedibi­le da abbinare al bomber ma da af­fiaccare anche a Lavezzi, riemerso dalle brume d’un intrigo internazio­nale e ricondotto dagli eventi verso il san Paolo; e poi c’è Zapata, colombia­no, il difensore di spessore reclamato da Donadoni e indi­viduato a fari spen­ti da Marino. Di­scussione avviata in presenza di un book di calciatori da offrire come parziale contro­partita e che comprende Santa­croce e Mannini, in aggiunta ai danari.

TOTO’ E ZAPATA - Di Natale è l’oggetto del desiderio di Pier­paolo Marino, Di Natale è una delle prime scommesse in Na­zionale di Roberto Donadoni, Di Natale è l’estro allo stato puro per accelerare e facilitare il de­collo, Di Natale è considerato il calcio da offrire al san Paolo a intregazione di quanto già pos­seduto; e Zapata è fisicità, è il futuro, è un irrobustimento del settore difensivo, l’unico inne­sto d’un reparto apprezzato dal tecnico e che può avere in San­tacroce un elemento destinato all’addio, avendo l’italo- brasi­liano anche altrove estimatori. Napoli e Udinese sono semplice­mente ai preliminari di una vi­cenda che ha bisogno di tempo, molto tempo, ma che i connotati dell’autentico ( doppio) colpo d’un mercato sfavillante.

Tutti vogliono Trezeguet


La nuova stagione della Juve inizia oggi. Si torna al lavoro dopo il weekend con il nuovo allenatore, subito da definire ruoli e incarichi lasciati vacanti dal cambio di mansioni dell’ex responsabile del settore giovanile. Ferrara ed il d.s. Secco, con la collaborazione del capo osservatori, Castagnini, dovranno individuare il nuovo responsabile del settore giovanile, l’allenatore della Primavera, il preparatore della prima squadra e così via. Cosa più importante, da oggi si inizierà a ragionare sulle strategie, sui giocatori su cui puntare e su chi cedere a fronte di offerte interessanti, con un occhio al bilancio.

TREZEGUET — Con l’ingaggio di Diego è stato giocato al tavolo verde il bonus messo a disposizione dal cda, 25 milioni di euro, il surplus di investimento per la nuova stagione. Ora tocca lavorare con il bilancino, tanti euro entrano, tanti escono. Quindi prima di chiudere l’ingaggio del centrocampista dell’Udinese D’Agostino e puntellare la difesa, bisogna vendere. Chi? Sono almeno tre i pezzi pregiati in lista, Trezeguet, Poulsen e Tiago. Si comincia quindi con David Trezeguet. Un incontro è previsto per la giornata di domani tra il manager del giocatore, Antonio Caliendo ed il ds della Juve, Alessio Secco. David non ha nascosto negli ultimi tempi la volontà di essere ceduto e la società, a fronte di un’offerta interessante, è pronta ad accontentarlo. Il contratto dell’attaccante scade nel 2011, il costo del cartellino dopo l’intervento chirurgico ad entrambe le ginocchia che lo ha tenuto lontano dai campi per quasi tutta la stagione si è sensibilmente abbassato, da 20 a 10 milioni di euro. Pesa l’ingaggio elevato, 4,5 milioni, anche se Caliendo non fa mistero sulla disponibilità a trattare. “Se c’è la volontà da entrambe le parti gli accordi si trovano, prima però chi vuole David deve parlare con la Juve”. ACQUIRENTI — Piace al Lione disposto ad offrire 10 milioni di euro, non dispiace alla Roma, che con Daniele Pradè ha fatto un sondaggio, ma nelle ultime ore il Milan si è fatto avanti, e direttamente con la Juve. Non è la prima volta che il club rossonero corteggia Trezeguet, è successo ad ogni accenno di insofferenza del bomber, già ai tempi della Triade. La partenza di Kakà, e la voglia di svecchiare un reparto che ha ancora il suo punto di riferimento in Pippo Inzaghi (36 anni), hanno spinto il club rossonero ad un sondaggio. Eto’o non vuole lasciare la Liga, Forlan e Adebayor costano quattro volte Trezegol. In verità il Milan aveva fatto qualche giorno fa un timido tentativo per Amauri, respinto con perdite. In caso di cessione di Trezegol c’è l’idea Cruz (si svincolerà dall’Inter ma piace anche a club spagnoli, greci e inglesi) a meno che Lotito abbassi le pretese per Goran Pandev, gradito a Ferrara.

Fiorentina, non vantarti


Diamo subito a Mutu quel che è di Mutu e alla Fiorentina quel che è della Fiorentina, e poi incamminiamoci per la campagna. Acquisti. Dunque, il “divino giostraio”. Se vuole rimanere a Firenze senza tante ciance, è insieme a Frey, Gilardino e Montolivo il fuoriclasse che potrebbe giocare in qualunque grande club europeo. Dunque per la Champions è indispensabile. Se volesse andar via, sarebbe necessario reinvestire tutti i soldi incassati con lui in un talento europeo nel ruolo. Va comunque ribadito che conti alla mano senza i tre gol di Mutu al Genoa non staremmo qui a fare questi discorsi. E la campagna acquisti del Genoa un anno fa è stata molto meno dispendiosa di quella della Fiorentina: non ha ribadito mille volte Corvino che il club del giglio è ben al di sotto dei quattro club principali, e che comunque da quattro anni arriva quarto (si dimentica di aggiungere che finora abbiamo disputato e male solo una prima fase di Champions: le altre due qualificazioni riguardano “Calcio-poli” e quindi ancora una parola, una parolina di verità su quella faccenda).

Ma se il Genoa non fa parte di quel consesso danaroso a colpi di incassi e soprattutto diritti tv, e non ha neppure speso 50 milioni come la Fiore l’estate scorsa, ed è arrivata a pari punti e ha giocato senz’altro meglio della Fiorentina nell’arco dell’intiero campionato, beh, delle due l’una: o al Genoa sono dei geni mercantili e allora forse invece che acquistare giocatori dovremmo acquistare da loro dirigenti, oppure l’ultima campagna della Fiore è stata all’insegna dello spreco e dell’errore. Decidete voi. Per l’immediato futuro, per carità mai più errori carissimi come Vargas o errori di ruolo come Melo. Se ci ricomprassero il primo allo stesso prezzo e il secondo magari al doppio finché abboccano, fossi se non in Corvino nei fratelli Della Valle o in Prandelli li venderei di corsa.

Alla Fiorentina, che ha svenduto anche Pazzini immediatamente rigeneratosi alla Sampdoria, servono un difensore centrale, un esterno destro davvero titolare, e davanti alla difesa un regista corridore all’inglese o un volante brasiliano o un tipo alla Simeone degli inizi, che giochi vicino a Montolivo. Queste sono tre pedine fondamentali che potrebbero costare se ben scelte ( o perché svincolati o perché ribassati nel prezzo da un’annata storta) quanto si incassa da Melo, che ripeto è un eccellente incontrista (ma se ne trovano…) che usa la testa solo per colpire il pallone. Dopo l’estate dei 50 milioni, adesso ci mettano amore e fantasia per completare degnamente la rosa.. E un po’ di logica, finalmente. I preliminari incombono.