Sincero fino a diventare spietato, pungente sino a sembrare irriverente. Paolo Maldini, nei suoi 24 anni di carriera rossonera sempre schietto entro i confini della diplomazia calcistica, ieri nella sua prima conferenza stampa da ex non ha usato mezze misure. Per criticare la cessione di Kaká, per censurare l’atteggiamento dei dirigenti dopo la contestazione dei tifosi durante Milan-Roma, per ribadire di non aver ricevuto da quella società di cui è diventato una bandiera alcuna proposta che non fosse «di facciata».
Ecco perché l’ex capitano, alla soglia dei 41 anni, undici giorni dopo la pensione, sta valutando l’offerta presentatagli da Ancelotti di seguirlo a Londra. Al Chelsea. Ma andiamo con ordine. Ieri mattina a San Siro, l’ex numero 3 rossonero ha definito la decisione del club di via Turati di cedere Kaká «un cambiamento epocale», spiegando: «Kaká è il primo giocatore di quel livello a essere ceduto. La sua vendita è un brutto colpo per i compagni e i tifosi. Ricky è uno dei cinque giocatori più forti al mondo. Non mi risulta che gli altri quattro si muovano, di certo non per venire al Milan». Quindi l’affondo: «Penso che sia giusto guardare i conti ma che sia altrettanto onesto indicare gli obiettivi. Di certo pensare di poter vincere la Champions League senza Kaká è utopistico. L’ingaggio di Leonardo poi è una scommessa, è alla prima esperienza. Non ha mai allenato nemmeno le giovanili». Non è la prima volta che Maldini entra in rotta di collisione con i dirigenti rossoneri. Era già avvenuto nel ritiro invernale di Dubai di due anni fa quando sollevò il caso sul settore giovanile del Milan, non più all’altezza di quello degli altri club italiani.
Dopo l’amarezza manifestata per il mancato intervento dei vertici rossoneri in seguito agli striscioni degli ultrà, ieri Maldini ha aggiunto: «Galliani aveva preso le mie parole come una cosa personale. Ma il Milan non è identificabile in una sola persona. Mi aspettavo qualcosa di diverso. Le parole di Berlusconi invece mi hanno messo a mio agio, con il cuore in pace». E ora cosa nasconde il futuro? «Ora il futuro è rappresentato dalla gestione della vita familiare. Ho ricevuto proposte di vario tipo, dagli sponsor storici o altro. Dal Milan niente, ma c’è tempo. Se mi affideranno incarichi di responsabilità sarà difficile dire no, ma non voglio posizioni di facciata. Mi proposero la guida del settore giovanile ma ho rifiutato perché penso che in quella posizione serva gente con esperienza in quell’ambito e io non ce l’ho».
Ecco perché Paolo ora è assai tentato dall’idea di accettare la proposta avanzatagli da Carlo Ancelotti che lo vorrebbe con sé al Chelsea: ha pronta per lui la figura del team manager, ovvero il ruolo del dirigente che funge da raccordo fra spogliatoio e società. Paolo parla fluently l’inglese ed è una figura carismatica. Le perplessità sono legate alla necessità di sradicare da Milano tutta la famiglia, bambini compresi. Di certo non emigrerà Seedorf che pare essersi rassegnato a restare a Milano. «Chelsea? Grazie ma rimango al Milan». Si complica la trattativa per il bosniaco Dzeko. Il d.g. del Wolfsburg, Jürgen Marbach, ha dichiarato: «E’ incedibile, non siamo interessati a venderlo».
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