Napoli scatenato: Iaquinta
Quello che c’era da seminare, è stato seminato. Il Napoli dispone già del «sì» di Cigarini al trasferimento; aspetta entro lunedì pomeriggio di ricevere quello di Acquafresca; spera, infine, con il passare dei giorni, di «stregare» De Ceglie, già corteggiato quando giocava nel Siena. Tre nazionali Under 21, giovani pronti da lanciare in orbita, come già fatto con Santacroce pescato a gennaio del 2008 quando era ancora in B e proiettato fino alle soglie della nazionale maggiore. Ormai è chiara la strategia portata avanti dal tandem De Laurentiis- Marino ed avallata da Donadoni: investire su giovani talenti di casa nostra, puntare sul sicuro anche a costo di sborsare una manciata di euro in più e costruire così una squadra capace di decollare in tempi più o meno brevi. Ma non si limiterà qui: il Napoli sa che per trascinare i giovani occorrono anche un paio di elementi di spiccata personalità. Da qui, altre finestre aperte sul calcio mercato, un paio apparentemente difficili da condurre in porto (Quagliarella, ma c’è la Juve in pole, e Iaquinta), qualche altra ancora possibile ( Daniele Conti) e un’altra ancora spuntata nelle ultime ore (Crespo) ma anche tramontata visto che l’argentino sta andando al Genoa facendo infuriare la Fiorentina. De Laurentiis che domani compie gli anni (60) è scatenato. Lui si muove in una direzione, Marino nell’altra, entrambi presenti su più tavoli e così quelle che sembrano trattative reali di mercato si trasformano all’improvviso in amabili depistaggi. Rientra nella nuova strategia avviata dal Napoli. «Mi dispiace, per queste cose deve parlare con Marino» , risponde uno. «Purtroppo per tali questioni decide il Presidente», replica l’altro. E così anche per quei procuratori che battono cassa diventa un rompicapo arrivare al nodo del problema. Oggi a Catania ci sarà uno dei manager di Lavezzi, Mazzoni. Proverà a capire da Marino quali sono le intenzioni del Napoli per il suo assistito. Prospetterà le proposte di ingaggio raccolte un pò in giro per l’Europa (Inghilterra e Spagna) per il Pocho ed anche la possibilità di una eventuale cessione a cifre importanti. Ma la risposta del Napoli sarà sempre la stessa:«Per noi Lavezzi è incedibile, il Presidente non ha alcuna intenzione di privarsi di lui» . Si va verso il braccio di ferro ma non sarà questo a spaventare De Laurentiis, a cui peraltro nessuno ancora si è presentato formalizzando una vera offerta per Lavezzi. Solo parole. A chi gioverebbe, poi, un vero braccio di ferro?
Mou, Ibra e il Real
Quello del cronista è un mestieraccio, nel senso che per deformazione professionale si è portati a considerare scenari diversi. A voler pensar male, dietro la pista Real per Mourinho, forse non c'è l'idea di lasciare l'Inter ma quella di trasformarla.
Riflettete un attimo: quante volte Mourinho si è lamentato di di un'Inter ereditata da Mancini per giustificare certe carenze nella personalità a livello europeo?
Ora, forte di un campionato vinto in carrozza, Mourinho punta dritto all'Europa e non vuole perdere tempo. Le sirene spagnole sono lo strumento per convincere Moratti a grandi esposizioni finanziarie per 'mourinhizzare' l'Inter. Lo Special One è tutt'altro che stupido e sa che la cantonata presa con Quaresma ha tolto forza alle sue indicazioni di mercato presso Moratti, ma un terzo della rosa attuale non gli piace e vuole spazzarla via. Poi, a voler pensare proprio male, anche gli ultimi atteggiamenti di Ibrahimovic sembrano dargli una mano. Moratti insiste per un mercato morigerato ma intanto ha già preso Milito, Thiago Motta e Arnautovic, e tratta D'Agostino.
Mourinho vorrebbe aggiungere pure Obi Mikel, Deco, Drogba e Carvalho. Investimenti pesantissimi, a cui Moratti non era preparato. Certo, dovesse spuntarla lo Special One, per i tifosi nerazzurri sarebbe una pacchia con l'Inter più forte di sempre e con buona pace del Real. Senza contare che secondo indiscrezioni provenienti da Madrid sarebbe stato proprio Mourinho, attraverso il suo procuratore Jorge Mendes, a contattare Florentino Perez e non viceversa. Anzi, fonti vicine a Florentino Perez riferiscono che l'aspirante presidente, favorito nell'elezione del 14 giugno, sulla panchina del Real più che Mourinho vedrebbe volentieri Arsene Wenger o al limite Manuel Pellegrini, il tecnico del Villarreal che, giungendo ai quarti di finale di Champions League, ha recentemente superato nel ranking Uefa lo stesso Real Madrid, umiliato dal Liverpool negli ottavi. Un sorpasso storico per il calcio spagnolo.
Insomma diverse verità per una tipica vicenda da mercato estivo, destinata comunque a chiudersi presto. Almeno per quest'anno. E a voler essere ancora più maligni, siamo proprio sicuri che Moratti si strapperebbe i capelli per un improvviso addio dello Special One? Al presidente i tecnici che pretendono carta bianca non sono mai piaciuti. Marcello Lippi docet.
Inchinandosi a Paolo Maldini
Sarà l'ultima partita a San Siro quella di domenica pomeriggio contro la Roma per il nostro Capitano Paolo Maldini. Sarà una domenica speciale, unica, per tutti coloro che saranno presenti nel tempio rossonero per salutare il 'Numero 3' alla sua partita numero 901, nella sua casa e davanti al calore di tutti i cuori rossoneri che sanno quale emozione si provi alla sola pronuncia del nome Paolo Maldini.
Fosse per Paolo, saluterebbe uno ad uno ogni tifoso, regalando un sorriso, un abbraccio a tutti coloro che in questi venticinque anni gli hanno dimostrato il proprio affetto e gli hanno fatto sentire il proprio calore e così alla fine della partita contro la Roma, il Capitano non potrà mancare nel ringraziare e salutare i suoi fans, coloro che lo hanno accompagnato conquista di ben ventisei trofei con il Club rossonero nel corso della sua carriera da calciatore professionista con un immancabile giro di campo.
Ogni tifoso che parteciperà alla festa di domenica a San Siro riceverà un regalo speciale per ricordare il Capitano, la sciarpa “Tre solo per te” creata apposta per l'occasione e l’album Panini con le ventiquattro figurine della carriera del Capitano.
Una domenica di festa ricca di un doppio significato: l'ultimo incontro interno del Campionato di Serie A che coincide con il saluto di Maldini al pubblico di San Siro e per l'occasione il Milan scenderà in campo nel match contro la Roma con la nuova divisa della stagione 2009/2010. Per tutti i cuori rossoneri ci sarà la possibilità di acquistare la nuova maglia rossonera 2009-2010 personalizzata “MALDINI 3” e impreziosita dal patch celebrativo “Tre solo per te” presso il San Siro Store.
Una domenica così importante rimarrà certamente impressa nella mente e nel cuore del nostro Capitano e in quello di ogni tifoso rossonero, un pomeriggio speciale, ricco di emozioni, come è stata ogni gara in cui Paolo è sceso in campo impegnandosi sempre al massimo per la causa rossonera, grazie Capitano, ci mancherai (acmilan.com)
Toglietemi tutto, ma non Mou
Il neo campione d’Italia è bramato e desiderato da tutti: non hanno atteso neanche una settimana per sferrare l’attacco su Josè Mourinho, lui, che dice che resterà all’Inter al 99,99%. Fernando Perez lo vuole a tutti i costi al Real Madrid, Mou tranquillizza tifosi e società e per ora sembra sia stato solo un fuoco di paglia: lo Speciale rimane e che Perez se ne faccia una ragione, il suo amore, come tutte le grande storie d’amore, è destinato ad essere un amore infelice. Resta un’unica postilla che ronza in testa soprattutto ai più scettici: cosa accadrà a quello 0,1%? Si sa, i colpi di scena sono ammiccanti, sia mai che ce ne sia uno in riservo per i neroazzurri… Ricordiamo, a chi non se lo ricordi, che l’ultima volta che s’incrociarono le stra¬de di Moratti e Perez fu nel 2002 per un altro, a modo suo, tutto speciale: Ronaldo. Fu un’estenuante odissea, conclusa il 31 agosto. Sta¬volta, speriamo tutti di no.
La parola a Mou – Queste le parole dello Special One: “Resto all’Inter al 99,9%, chi allenerà il Real Madrid sarà un uomo fortunato. Per me la cosa più importante è che il mio presidente sappia tutto e sappia tutto da me, non dalla stampa o perché qualcuno gliel’ha detto. Il primo a sapere che c’è qualcosa è stato il mio presidente. Non il Real Madrid, ma è l’essere felice la grande tentazione. Lavorare felice, svegliarmi tutti i giorni e andare, in questo caso, ad Appiano con grande gioia, soddisfazione, e lavorare. Come diceva un allenatore tanti anni fa: dove c’è un campo, i giocatori e qualche pallone, tu puoi essere felice. Ma ovviamente il Real è il Real e si può dire che è una piccola tentazione…”. Le tentazioni sono il peccato originale da cui si cerca di tenersi alla larga, Mou ci è dentro fino al collo, starà a lui seguire il cuore, seguire la fama oppure semplicemente credere nel suo futuro in neroazzurro. Il progetto c’è, Motta e Milito anche.
Non solo Mou – Fernando Perez ha deciso di razziare l’Inter e c’è chi si chiede se non sia una piccola rivincita per casa Moratti verso chi ripete da troppo tempo ormai che l’Inter non si è meritata lo scudetto, che il gioco dei campioni d’Italia non è stato esaltante, poi, arriva Perez e senza volerlo smentisce tutto: vuole Mou e non solo. Questo interesse, quindi, non può che è esser dato da una grande ammirazione per il lavoro dello Speciale e per i suoi giocatori: tanto di cappello a tutta l’Inter, la stima che stanno dimostrando nei confronti dei suoi componenti non può che esser una conferma di quello che l’Inter ha mostrato in campo quest’anno. Non è, quindi, solo Mou il sogno nel cassetto di Fernando Perez. L’imprenditore spagnolo è infatti pronto a buttarsi anche su Zlatan Ibrahimovic, che dovrà divincolarsi tra le adulazioni del Barcellona, già da tempo sui suoi passi, ed il Real.
Sarà vero? – Il quotidiano spagnolo AS non crede a Josè Mourinho: “Mourinho gioca al depistaggio” scrivono. %. Secondo AS il tecnico morirebbe dalla voglia di allenare il Real Madrid e starebbe pensando seriamente di lasciare il club nerazzurro. Le voci sul fattaccio verrebbero, sempre secondo AS, da Mou stesso che avrebbe confidato a una persona di fiducia di Florentino Perez di esser disposto a tutto pur di sedere sulla panchina dei merengues: “Io voglio allenare il Real Madrid. È chiaramente la mia priorità”. Sembra strano per una persona così sincera (fin troppo alle volte) e corretta come Mou. Sarà vero quindi? I più maligni già vociferano sul suo possibile sostituto, si parla di uno tra Diego Simeone o Walter Zenga, due ex interisti graditissimi in società: scelte di cuore nel caso lo speciale decida di terminare questo amore italiano.
Sarà vero? – Il quotidiano spagnolo AS non crede a Josè Mourinho: “Mourinho gioca al depistaggio” scrivono. %. Secondo AS il tecnico morirebbe dalla voglia di allenare il Real Madrid e starebbe pensando seriamente di lasciare il club nerazzurro. Le voci sul fattaccio verrebbero, sempre secondo AS, da Mou stesso che avrebbe confidato a una persona di fiducia di Florentino Perez di esser disposto a tutto pur di sedere sulla panchina dei merengues: “Io voglio allenare il Real Madrid. È chiaramente la mia priorità”. Sembra strano per una persona così sincera (fin troppo alle volte) e corretta come Mou. Sarà vero quindi? I più maligni già vociferano sul suo possibile sostituto, si parla di uno tra Diego Simeone o Walter Zenga, due ex interisti graditissimi in società: scelte di cuore nel caso lo speciale decida di terminare questo amore italiano.
SuperMario – Per ora, nonostante le insinuazioni, il progetto neroazzurro procede che sia con Mou o senza di Mou e non poteva certo mancare un pensiero-Speciale su SuperMario Balotelli, amore ed odio infinito che fa parlare di sé nel bene e nel male: “Continuo a fare fatica tuttora a inserirlo, tutti i giorni, è molto faticoso. Visto i suoi nuovi capelli? Un disastro, con lui è una sfida tutti i giorni. Basti pensare a quello che è successo domenica contro il Siena tra lui e Ibra. Lo svedese, ovviamente, in questo momento ha un’ambizione personale: diventare capo cannoniere. La nostra squadra è una squadra che ha dipeso molto da lui, dal punto di vista offensivo, dai suoi movimenti. Prima del Siena, ci siamo detti che il titolo di capocannoniere non deve essere un obiettivo di Ibra, ma della squadra. Se vince, vince. Se non vince, non vince, però dobbiamo fare qualcosa in più. Mario ha fatto gol, ha festeggiato con Santon, non è un ragazzo cattivo, lo ha fatto per istinto. Poi, la reazione di Ibra è stata quella di un pò di frustrazione”. Il treno neroblu va avanti e come finirà la storia lo vedremo solo vivendo…
Retroscena e verità
Ecco l'intervista ad un misterioso personaggio che ci svela importanti retroscena e curiosità sul prossimo calciomercato.
Finisce il campionato, come da copione, ed immediatamente si inizia con la bagarre…
"Oddio, bagarre mi sembra esagerato. Si stanno muovendo in pochi…"
Ma non lo stanno facendo di certo in silenzio
"Beh la Juventus con questa dirigenza passa inosservata come un elefante in cristalleria. Non ha senso esonerare un allenatore a due giornate dalla fine, per di più disattendendo una tradizione come quella bianconera".
Che prospettive vede per la Juve?
"Non rosee. Si finirà col pagare due allenatori togliendo soldi ad un mercato che sarebbe dovuto essere quello della rinascita".
Si sa già qualcosa su chi potrebbe essere il dopo Ferrara?
"Non lo sanno nemmeno loro, quindi non posso saperlo io. Mi sbilancerei su Spalletti se dovessi fare un nome
A proposito di allenatori, il Real fa sul serio con Mourinho
"Sì, fa sul serio. Hanno già presentato un'offerta ufficiale a Mourinho della quale non conosco l'entità. Ma.."
Ma… ?
"Ma l'allenatore dell'Inter ha rifiutato ogni tipo di contatto. Da qui a dire che non se ne farà nulla al mille per mille ce ne corre, ma al momento è così".
Una sua impressione?
"La mia impressione è che se Mourinho dovesse andare da Moratti a dire che vuole il Real, la società nerazzurra avrebbe in mano tutte le possibilità per un risarcimento ultramilionario dal portoghese".
In che senso?
"Ovviamente sto estremizzando il concetto, ma l'Inter sta facendo mercato su precise indicazioni di Mourinho. Milito, Thiago Motta, Arnautovic li ha voluti lui. Sono sacrifici economici che non possono essere resi vani, di questo sono abbastanza certo".
Resta il Milan, con la telenovela Ancelotti
"Telenovela già scritta, tra l'altro…".
Ovvero?
"Da quello che so io, Ancelotti ha già firmato con il Chelsea. Entro fine Maggio sarà ufficiale".
E al Milan chi ci va?
"Ci sono due possibilità. Berlusconi vorrebbe Van Basten, su questo non ci piove, mentre Galliani spinge per Galli e Tassotti, in nome della continuità".
"Oddio, bagarre mi sembra esagerato. Si stanno muovendo in pochi…"
Ma non lo stanno facendo di certo in silenzio
"Beh la Juventus con questa dirigenza passa inosservata come un elefante in cristalleria. Non ha senso esonerare un allenatore a due giornate dalla fine, per di più disattendendo una tradizione come quella bianconera".
Che prospettive vede per la Juve?
"Non rosee. Si finirà col pagare due allenatori togliendo soldi ad un mercato che sarebbe dovuto essere quello della rinascita".
Si sa già qualcosa su chi potrebbe essere il dopo Ferrara?
"Non lo sanno nemmeno loro, quindi non posso saperlo io. Mi sbilancerei su Spalletti se dovessi fare un nome
A proposito di allenatori, il Real fa sul serio con Mourinho
"Sì, fa sul serio. Hanno già presentato un'offerta ufficiale a Mourinho della quale non conosco l'entità. Ma.."
Ma… ?
"Ma l'allenatore dell'Inter ha rifiutato ogni tipo di contatto. Da qui a dire che non se ne farà nulla al mille per mille ce ne corre, ma al momento è così".
Una sua impressione?
"La mia impressione è che se Mourinho dovesse andare da Moratti a dire che vuole il Real, la società nerazzurra avrebbe in mano tutte le possibilità per un risarcimento ultramilionario dal portoghese".
In che senso?
"Ovviamente sto estremizzando il concetto, ma l'Inter sta facendo mercato su precise indicazioni di Mourinho. Milito, Thiago Motta, Arnautovic li ha voluti lui. Sono sacrifici economici che non possono essere resi vani, di questo sono abbastanza certo".
Resta il Milan, con la telenovela Ancelotti
"Telenovela già scritta, tra l'altro…".
Ovvero?
"Da quello che so io, Ancelotti ha già firmato con il Chelsea. Entro fine Maggio sarà ufficiale".
E al Milan chi ci va?
"Ci sono due possibilità. Berlusconi vorrebbe Van Basten, su questo non ci piove, mentre Galliani spinge per Galli e Tassotti, in nome della continuità".
Obiettivi Tevez e Quagliarella
Cobolli conferma l'interessamento per Quagliarella. ''L'ho letto anche io sui giornali, è un buon giocatore e questo dimostra che la Juve continua a guardarsi in giro per completare ancora di più la sua rosa dopo il probabilissimo arrivo di Diego e quello di Cannavaro". Per un Quagliarella che potrebbe arrivare, un Iaquinta che potrebbe partire e finire al Tottenham. "Io credo che rimarrà sicuramente alla Juventus. E' uno dei nostri pezzi forti, lo ha dimostrato in questi ultimi tempi". Nessuna trattativa, invece, per Lavezzi. "Ha ragione Marino, non lo seguiamo''. Infine una battuta sul presunto interessamento per l'argentino del Manchester United, Carlos Tevez: "Credo sia solo un sogno di mezza estate".
Juve, in auge Xabi Alonso
La nuova Juve ha un sapore antico. Ciro Ferrara in panchina e il suo concittadino e amico, Fabio Cannavaro, da ieri di nuovo vestito di bianconero, dopo la parentesi madridista. «Sono felice di essere tornato», dice. Ora si attende soltanto l'ufficializzazione di Diego, praticamente un dettaglio visto che il Bayern di Monaco si è fatto da parte. L'aministratore delegato, Jean Claude Blanc, ha parlato di una pausa di riflessione. Ma il mercato non può attendere. Cannavaro e Diego sono soltanto i primi due tasselli di un puzzle, altri bisogna aggiungerne. Le scelte sono legate alla figura del nuovo allenatore ma l'ingaggio di Diego condiziona le soluzioni tattiche. Si sa che il brasiliano preferisce agire da trquartista, vertice avanzato del centrocampo a rombo. Se questa è la strada, allora è prevedibile che la società si metta alla ricerca di un regista basso. Offerta limitata e molto costosa.
IDEA D'AGOSTINO - Potrebbe rispuntare l'ipotesi dello spagnolo del Liverpool, Xabi Alonso, lungamente corteggiato la scorsa estate, ma poi scomparso nelle brume di Vinovo e riapparso con le sembianze del danese Poulsen, evidentemente altra cosa rispetto al campione d'Europa. Xabi Alonso non è sicuramente a buon mercato e l'investimento che la società bianconera sta facendo su Diego ha oggettivamente ridimensionato le disponibilità. Poi c'è sempre il mercato italiano che offre qualche soluzione. Nei mesi scorsi gli osservatori bianconeri avrebbero seguito con grande interesse le prestazioni del regista dell'Udinese, D'Agostino. Il ragazzo nel ruolo è esploso negli ultimi due anni, seguendo un po' lo stesso percorso di Pirlo. Nato trequartista (ma forse un po' troppo lento per quella posizione), fu trasformato in regista basso da Alberto Malesani. Pasquale Marino ha proseguito e ulteriormente perfezionato quel lavoro. Oggi D'Agostino è una certezza. Non costa pochissimo ma potrebbe sempre essere più abbordabile di Xabi Alonso, anche perché l'operazione potrebbe prevedere contropartite tecniche. La Juventus sarebbe intenzionata a riportare a Torino alcuni dei giocatori che oggi vestono altre maglie, in particolare Palladino e Criscito. Giocatori giovani che possono anche interessare una squadra come l'Udinese che lavora molto sulla valorizzazione.
Milan, tentativo Mexes
Tocca fare in fretta, perché la concorrenza è pronta a saltare alla gola della Roma per assicurarselo. Philippe Mexes e il Milan è una storia vecchia di un anno che nei prossimi giorni arriverà a uno snodo cruciale: dentro o fuori, senza più possibilità di prendere tempo. Il francese, che a Roma vorrebbero tenersi stretto, è finito nel mirino dell'Inter, che ha per il momento sondato il terreno. Per prenderlo il Milan deve sborsare 15 milioni.
E, soprattutto, deve farlo in fretta. Il punto, ad oggi, è più o meno questo: i rossoneri, Berlusconi in testa, sono convinti che il centrale giallorosso sia il giocatore ideale da affiancare a Thiago Silva per rinforzare la difesa. La Roma, dal canto suo, fa resistenza - e questo complica le cose, perché i rapporti tra le società sono buoni e il Milan non si muoverà senza il consenso dei capitolini -, ma è consapevole della possibilità di fare cassa con il francese. Cassa, nel caso specifico, sono i 15 milioni previsti nel contratto di Mexes per liberarsi. O, se la concorrenza dovesse farsi importante, dai tre ai cinque milioni in più. Roba buona, insomma, con cui la Roma, che chiuderà con un lieve passivo il bilancio, potrebbe far tornare i conti.
Detta così, dunque, non resterebbe che mettersi attorno a un tavolo e chiudere l'affare. La questione, però, è leggermente più complicata. Intanto perché l'interessamento - interessamento, per ora niente di più - dell'Inter sta rompendo le scatole ai cugini rossoneri. Quindi perché, a Roma, la situazione societaria in evoluzione potrebbe cambiare tutte le carte in tavola. In altre parole, il rischio è quello di trattare un giocatore con la persona sbagliata - i Sensi - e di veder naufragare tutti i pre-accordi una volta cambiata la proprietà del club giallorosso.
Logico, in questo senso, che la rapidità di esecuzione diventi un fattore importante. Chiudere e chiudere al più presto. Manca solo un dettaglio affatto trascurabile: cosa pensa Mexes? Lui, dicono a ragione, a Roma sta bene e tutto sommato resterebbe lì volentieri. Però, come tutti, vuole certezze che l'attuale dirigenza, per ovvi motivi, non può dargli. Certezze economiche, e qui il problema è relativo, ma anche un progetto di rafforzamento che riporti Totti e compagni al livello delle migliori. Senza queste rassicurazioni, ben venga il Milan.
Detta così, dunque, non resterebbe che mettersi attorno a un tavolo e chiudere l'affare. La questione, però, è leggermente più complicata. Intanto perché l'interessamento - interessamento, per ora niente di più - dell'Inter sta rompendo le scatole ai cugini rossoneri. Quindi perché, a Roma, la situazione societaria in evoluzione potrebbe cambiare tutte le carte in tavola. In altre parole, il rischio è quello di trattare un giocatore con la persona sbagliata - i Sensi - e di veder naufragare tutti i pre-accordi una volta cambiata la proprietà del club giallorosso.
Logico, in questo senso, che la rapidità di esecuzione diventi un fattore importante. Chiudere e chiudere al più presto. Manca solo un dettaglio affatto trascurabile: cosa pensa Mexes? Lui, dicono a ragione, a Roma sta bene e tutto sommato resterebbe lì volentieri. Però, come tutti, vuole certezze che l'attuale dirigenza, per ovvi motivi, non può dargli. Certezze economiche, e qui il problema è relativo, ma anche un progetto di rafforzamento che riporti Totti e compagni al livello delle migliori. Senza queste rassicurazioni, ben venga il Milan.
Ranieri-Juve: in tribunale
"Blanc si è rimangiato la parola data. E con lui la Juventus. Un comportamento del genere non è da uomini. E, soprattutto, non è da Juventus". La rabbia di Ranieri è una nube gonfia e nera che sembra poter travolgere tutta Torino. E che invece finisce incanalata nella strettoia giudiziaria di una causa civile. Il giorno dopo l'esonero è anche quello della decisione più pesante, di quelle che un uomo di sport come lui non vorrebbe mai prendere: "Li porto tutti in tribunale", dice al suo avvocato, Mattia Grassani. Come tutte le storie di non amore, anche il rapporto tra la Signora e l'uomo che l'ha illusa per due anni, finisce così davanti a un giudice. Tutti lì, in piedi, a elencare torti e angherie, incomprensioni ed equivoci. Vergogne private di un legame che non ha mai soddisfatto fino in fondo nessuna delle due parti. Motivo del contendere, i soldi. Che però, come spesso succede, non sono che un pretesto che nasconde tutta la rabbia accumulata dal tecnico per un trattamento ritenuto ingiusto. L'appiglio scelto da Ranieri e dal suo legale è una clausola minuscola. Voluta in calce al contratto dallo stesso Ranieri. Una clausola che prevede il pagamento di una indennità di buonuscita (caparra penitenziale), in alternativa alla modalità classica dell'esonero (mantenimento del vincolo di tesseramento e dell'impegno economico sino a scadenza del contratto, 30-06-2010). In pratica: Ranieri, in virtù di quella clausola, poteva essere licenziato solamente dopo il pagamento di una penale da un milione e mezzo di euro (come accade all'estero). La Juve, invece, lo ha silurato tenendolo comunque in organico (come si fa di solito in Italia) e ora continuerà a pagargli lo stipendio fino al 2010, o almeno fino a quando Ranieri non troverà un'altra squadra. Il tecnico e il suo vice, dunque, sono ostaggio della società alla quale devono continuare a rispondere, e alla quale devono chiedere il permesso in caso di contatti con altri club. "Quando abbiamo stipulato quel contratto - ha ricordato Ranieri al momento di decidere l'azione legale - con Blanc avevamo fatto un discorso chiaro, faccia a faccia, e mi aveva dato la sua parola di gentiluomo che qualora la Juventus non fosse stata soddisfatta si sarebbe avvalsa della clausola di recesso. Così non ha fatto. Ed è venuto meno alla parola data. Davvero non me l'aspettavo, pensavo che alla Juve certe cose non succedessero". A Ranieri non è andata giù l'intera operazione della Juventus, quella che lui considera "il voltafaccia" di una società che gli ha imposto di condividere tutte le scelte, anche quelle più discutibili, e che poi lo ha "scaricato all'ultimo e in maniera dannosa anche per l'immagine". Una riflessione, quest'ultima, che apre la strada a un secondo mandato all'avvocato: quello di valutare l'ipotesi per una richiesta di risarcimento danni. "Ma io spero che il fair play e gli impegni morali assunti dal club alla fine possano prevalere", si augura Grassani.
Ibra gela i suoi tifosi
Ebbene sì, anche se ha già il titulo in tasca, l’Inter ha ancora una missione sportiva nel campionato 2008-09. Cioè nelle prossime – e ultime – due giornate. Una missione che ha molto a che vedere con la scenata di Zlatan Ibrahimovic nei confronti di Mario Balotelli in occasione del gol di quest’ultimo, il secondo dei nerazzurri al Siena ieri sera.
IL GOL DELLA DISCORDIA — E’ lo stesso Mourinho a spiegare il siparietto: “Colpa mia – dice -. Avevo detto ai ragazzi che era importante giocare per Ibra: per me l’obiettivo che lui diventi capocannoniere del campionato non è individuale ma di squadra, e dunque la squadra doveva fare qualcosa in più per lui. Ho cambiato modulo mettendogli più vicino un giocatore, in modo che lui partecipasse meno alla manovra e puntasse più alla porta. Così quando Mario ha segnato ci siamo arrabbiati tutti: lui poteva, anzi doveva fare l’assist per Ibra, anche a costo del rischio che l’azione poi sfumasse. Ma, dopo la reazione emozionale iniziale, abbiamo considerato che Mario è fatto così, è giovane e naif, davanti alla porta la sua abituale fame del gol gli ha fatto dimenticare le mie parole e gli obiettivi di Ibra, e ha segnato: non va colpevolizzato, è un bravo ragazzo”.
I DUBBI DI IBRA: in campo — Certo, prosegue Mou, ieri sera in quel momento Ibra può aver avuto dei dubbi sull’appoggio della squadra nei suoi confronti, e infatti chiedeva alla panchina di fare qualcosa: “Ma allora non mi stanno veramente aiutando - avrà pensato, secondo Mou -. E io avevo paura che decidesse per conto suo di uscire dal campo – spiega l’allenatore -. Poi però tutto è finito per il meglio, Zlatan ha segnato ed è ancora in corsa per il titolo. E’ vero, infatti, che Di Vaio gioca in una squadra che ha una grossa motivazione, quella di non retrocedere, ma su questo punto c’è anche una grossa pressione. Ibra invece è in una squadra che gioca tranquilla”. Tranquilla sì, ma da adesso anche con il dovere di giocare per Ibra più ufficiale che mai.
IL GOL DELLA DISCORDIA — E’ lo stesso Mourinho a spiegare il siparietto: “Colpa mia – dice -. Avevo detto ai ragazzi che era importante giocare per Ibra: per me l’obiettivo che lui diventi capocannoniere del campionato non è individuale ma di squadra, e dunque la squadra doveva fare qualcosa in più per lui. Ho cambiato modulo mettendogli più vicino un giocatore, in modo che lui partecipasse meno alla manovra e puntasse più alla porta. Così quando Mario ha segnato ci siamo arrabbiati tutti: lui poteva, anzi doveva fare l’assist per Ibra, anche a costo del rischio che l’azione poi sfumasse. Ma, dopo la reazione emozionale iniziale, abbiamo considerato che Mario è fatto così, è giovane e naif, davanti alla porta la sua abituale fame del gol gli ha fatto dimenticare le mie parole e gli obiettivi di Ibra, e ha segnato: non va colpevolizzato, è un bravo ragazzo”.
I DUBBI DI IBRA: in campo — Certo, prosegue Mou, ieri sera in quel momento Ibra può aver avuto dei dubbi sull’appoggio della squadra nei suoi confronti, e infatti chiedeva alla panchina di fare qualcosa: “Ma allora non mi stanno veramente aiutando - avrà pensato, secondo Mou -. E io avevo paura che decidesse per conto suo di uscire dal campo – spiega l’allenatore -. Poi però tutto è finito per il meglio, Zlatan ha segnato ed è ancora in corsa per il titolo. E’ vero, infatti, che Di Vaio gioca in una squadra che ha una grossa motivazione, quella di non retrocedere, ma su questo punto c’è anche una grossa pressione. Ibra invece è in una squadra che gioca tranquilla”. Tranquilla sì, ma da adesso anche con il dovere di giocare per Ibra più ufficiale che mai.
I DUBBI DI IBRA: fuori campo — In campo ha litigato praticamente con tutti i compagni. Ma anche dopo la partita Ibra non ha dato segnali di miglioramento nell'umore. Anzi, non ha proprio dato garanzie sul suo futuro all'Inter: "Sul mio futuro non posso dire niente. Se Mario non segnava, lo ammazzavo". "Mancano ancora due partite e faccio di tutto per vincere - ha proseguito - ma nel calcio non c'è garanzia. Nel futuro non so dove sarò, non sono certo un uomo che rimane nello stesso club tutta la vita". Ha anche detto che questo è lo scudetto più bello che abbia mai vinto: "C'era tanta pressione, un nuovo allenatore e dei dubbi su di lui - ha spiegato - ma Mourinho ha spiegato che ha la mentalità per vincere. Ora dobbiamo portare questa mentalità in Europa". Lo svedese ha poi scherzato sullo screzio con Balotelli in campo: "Mario ha fatto gol, se non lo faceva lo ammazzavo". L'insofferenza dello svedese non solo nei confronti del suo giovane compagno, ma anche verso quasi tutta la sua squadra, Mourinho compreso, non è passata inosservata e Massimo Moratti si aspettava che qualcosa andasse storto anche nel giorno della festa scudetto: "È fantastico - sorride il presidente nerazzurro -. Questa è l'Inter e mi sembrava strano che in una partita così tranquilla non ci fosse qualcosa che ce lo ricordasse. Ma non credo sia così importante. Lui rimarrà, con il suo carattere fatto così".
GIAMPAOLO — Dal canto suo, il tecnico del Siena Giampaolo fa eco: “Gli episodi come quello tra Ibra e Balotelli succedono a cose fatte, tutti cercano di ritagliarsi il proprio momento di gloria, magari mettono il proprio io davanti alla prestazione della squadra, e poi arrivano le discussioni, ma si chiudono lì. E appunto, accadono in quelle situazioni, non certo quando la posta della partita è alta”. Già, ma in ogni caso chi parla è Giampaolo, allenatore e giovane ed emergente: la domanda su quanto si senta adeguato a una grande è inevitabile. Come la risposta: “Lo si capisce solamente quando ci si ritrova dentro quel tipo di esperienza”. Tradotto: io sono qua, venghino signori.
Ranieri, l'addio è immediato
E' in corso un incontro nella sede della Juventus, in via Galileo Ferraris, fra l'a.d. Jean Claude Blanc e il d.s. Alessio Secco, dopo il pareggio di ieri che ha consentito alla Fiorentina di accorciare le distanze e alle ombre dei preliminari di Champions di avanzare. Prossimamente potrebbe essere convocato Ranieri, che questa settimana è rimasto a Torino contrariamente alle sue abitudini, per dare chiarimenti alla società.
SOLUZIONI D'EMERGENZA — La società bianconera sta quindi valutando una soluzione di emergenza. E' assai probabile un ritiro sulle colline senesi già 4 giorni prima del match di domenica contro il Siena, ma nelle ultime ore sta prendendo quota un'ipotesi più radicale: quella di un esonero anticipato di Ranieri, che ha un contratto col club bianconero fino al giugno 2010. Al suo posto il club si affiderebbe per queste ultime due gare - la trasferta di Siena e l'incontro casalingo con la Lazio - ad un traghettatore. In pole position c'è Ciro Ferrara.