Juve, il nuovo obiettivo è Lahm


E ora caccia al terzino sinistro, ur­genza legata ai problemi di salute di Molinaro. Cobolli Gigli ha garantito: la Juventus ha ancora soldi in cassa da investire sul mercato. Bisogna, allora, provare a coprire una casella, anche perché, nel frattempo, il nuovo modulo impo­sto dall’arrivo di Diego non obbliga più alla ri­cerca di un esterno di centrocampo ( il vice­Nedved, tanto per in­tenderci; peraltro il ce­co potrebbe ancora pro­lungare di un anno la sua attività di servizio).
De Ceglie quando è stato chiamato in causa il suo dovere lo ha fatto sino in fondo ma è evidente che il modulo con il rombo di centrocampo impone un salto di qualità sulle corsie esterne, con la scelta di interpreti del ruolo in gra­do di fare tutta la fascia, bravi tanto nella fase difensiva che in quella offen­siva.
E qui nascono i problemi: il mer­cato non offre moltissimo anche per­ché i club che hanno atleti con quelle caratteristiche se li tengono.
Una soluzione ideale è Philipp Lahm. Obiettivo difficilissimo da raggiunge­re. In primo luogo perché il tedesco ve­ste la maglia del club più importante della Bundesliga, cioè il Bayern Mona­co. In secondo luogo perché essendo uno dei migliori interpreti del ruolo (se non il migliore) costa tanto: non meno di venti milioni di euro. Risulta diffici­le pensare che la Juventus dopo aver­ne spesi venticinque per Diego, possa essere disposta (o possa essere nelle condizioni) di spender­ne altrettanti per un terzino. Lahm, destro che gioca a sinistra, è nel pieno della maturità professionale (venticin­que anni) ed è legato al Bayern sino al 2012.
Ma il mondo dei ter­zini sinistri non si esau­risce con Lahm. Certo, lui è l’esatta sintesi tra età e qualità tecnico-tattiche (buona proprietà di palleggio, tempi di inserimento, capacità di sviluppare tutte e due le fasi). Eric Abidal, ad esempio, dal punto di vista anagrafico non è un grande investimento (veleg­gia verso i trent’anni), da quello delle qualità tecniche, però, non si discute. Stesso discorso vale per Patrice Evra, ventotto anni, un passato nel calcio ita­liano (non di primissimo piano) e una fama notevolmente cresciuta nella pa­rentesi (ancora in corso) inglese (col Manchester United ha vinto tutto).

Ibra e Kakà: tentazioni spagnole


Real e Barcellona. La Spagna cerca di destabilizzare il mercato italiano, provando a portare via gli elementi migliori, a cominciare da Ibrahimovic e Kakà. Iniziamo dai catalani, che insistono. Ibrahimovic è il loro obiettivo principale per la prossima stagione e non molla la presa con l'Inter. Con l'attaccante il Barça è pronto a pareggiare il contratto di Messi, il giocatore della squadra che guadagna di più: circa 8,5 milioni netti a stagione. E sarebbe disposto pure a spendere i 70 milioni, la valutazione data dall'Inter al suo attaccante. Cash, oppure inserendo nella trattativa Eto'o, anche se Mourinho preferirebbe Drogba. L'ivoriano infatti lascerà quasi sicuramente il Chelsea, che lo rimpiazzerà con Adebayor. A Madrid Florentino Perez vuole fare le cose in grande. Cristiano Ronaldo, Kakà e Ribery sono i suoi obiettivi per rilanciare il Real. E due su tre arriveranno. Il portoghese ha buonissime possibilità di cambiare maglia, così per l'altro posto è affare tra il francese ed il brasiliano.

In Italia si scatena il mercato degli attaccanti. La Fiorentina ha trovato il suo vice Gilardino, prendendo Hernan Crespo da svincolato. L'accordo prevede un contratto da circa un milione di euro, più premi ed incentivi a seconda dei gol e degli obiettivi raggiunti. Ancora non è chiara invece la durata, annuale oppure biennale.

Crespo era un obiettivo della Lazio, che a questo punto si getta su un altro giocatore in orbita Inter: David Suazo, quest'anno in prestito al Benfica, ma sempre di proprietà della società nerazzurra. Molto probabilmente dalla Lazio se ne andrà Goran Pandev, che ha molte richieste in Italia e all'estero: tra queste, Juventus e Atletico Madrid. Più defilato a questo punto il Bayern Monaco, che in quel ruolo ha preso Olic dall'Amburgo. Ma per convincere Lotito servono almeno 12 milioni, visto che il contratto dell'attaccante con la Lazio scade nel giugno 2010.

Il Napoli punta dritto su Cigarini: vicino l'accordo con il Parma, che detiene la metà del cartellino del centrocampista, si parla di una cifra intorno ai 5 milioni, ancora distante quello con l'Atalanta, proprietaria della seconda metà. Si è parlato in queste ore di un possibile ritorno in Italia di Ujfalusi, alla Juventus. Categorico il suo commento: "Ma siete pazzi? Non andrei mai alla Juventus. A Madrid mi trovo benissimo e poi i tifosi della Fiorentina non me la perdonerebbero". Zuniga del Siena, oltre che alla società viola, piace pure al Palermo.

Mai contraddire Berlusconi

Che Berlusconi sia un uomo di calcio e anche con intuizioni notevoli (Sacchi, Capello, Ancelotti stesso etc) e un patrimonio che può permettersi parecchi capricci - nel 2008 il Milan ha sfiorato i 67 milioni di passivo... -, è un dato di fatto. Che sia infallibile, no. In particolare ha una notevole predisposizione per attribuirsi il merito delle vittorie e attribuire agli altri le sconfitte. Che anche al Milan possono capitare. Posto che sia una sconfitta arrivare secondi in campionato...

Segue anche una strada, Silvio Berlusconi, talmente personale da mettere seriamente in difficoltà il suo stesso staff, ormai chiaramente orientato verso il tentativo di trattenere a tutti i costi Ancelotti. Almeno avvertisse prima... Ha il vizietto infatti, come uno Zamparini qualsiasi, di dire ogni volta l'ultima - magari davanti a un gruppo di turisti come ha rivelato Repubblica - e soprattutto l'irresistibile pallino di lontanissimo allenatore dell'Edilnord, per cui esiste sempre uno schema o una tattica migliore che avrebbe evitato l'ultimo scivolone. Su tutti: l'Italia perde la finale degli Europei 2000? Sarebbe bastato far marcare a uomo Zidane. Il Milan ha vinto a Manchester la Champions League? Fu lui a scrivere schemi, marcature e perfino sostituzioni su foglietti miracolosi poi finiti nelle mani - e in un libro - di Vespa.

Ci si illude così di un Milan sempre perfetto e invincibile: anzi tra i soprannomi quasi ufficiali della squadra che tanto ha vinto c'è anche quello di "Invincibili". Le squadre di calcio di Berlusconi, in assoluto, sono costruite per vincere sempre e non perdere mai. E invece qualche volta può capitare che siano costruite a capocchia, forse anche per il ghiribizzo del suo leadear, e che un Ronaldinho - sponsorizzatissimo dal presidente, ma non dal resto del Milan - scopra che il miglior posto sia in panchina. Ancelotti, l'allenatore più buono e bravo della terra, ci ha messo parecchio tempo e la pazienza di Giobbe per farlo. E a tornare così a una squadra fatta di "testa sua". Veramente imperdonabile.

Di Fabrizio Bocca per la Repubblica

Milito all'Inter, Motta pure


Diego Milito giocherà nell'Inter nella prossima stagione. Il centravanti argentino del Genoa dovrebbe arrivare in queste ore a Milano per firmare il contratto con la società nerazzurra. L'Inter pensa anche all'altro gioiello del Genoa, il centrocampista italo-brasiliano Thiago Motta: la trattativa dovrebbe essere definita a fine campionato.

ACQUAFRESCA AL GENOA - Il cartellino di Milito, che il presidente del Genoa Preziosi aveva acquistato dal Saragozza per 12 milioni, sarà pagato da Moratti 20 milioni più la comproprietà di Acquafresca, attaccante del Cagliari e dell'Under 21, del quale l'Inter riscatterà a sua volta la comproprietà dal presdente cagliaritano Cellino. Il Genoa avrà il diritto di riscatto su Acquafresca. La società rossoblù, quinta in classiofica e tuttora in cvorsa per la Champions con la Fiorentina, ha già ingaggiato per l'attacco anche il centravanti dell'Atalanta Floccari.

Crespo alla Fiorentina!

Scriviamo quest'articolo di getto, mossi da un prurito irrefrenabile, pochi minuti dopo quello che sembra il primo acquisto ufficiale della Fiorentina 2009-2010. Qualcuno, fra i tifosi viola più attenti, si ricorderà di quando il Parma, nell'estate del 1997, offriva 50 miliardi della vecchie lire più Crespo, in cambio del cartellino di Gabriel Batistuta. Oggi, a distanza di 12 anni, sembra concretizzarsi un acquisto che, personalmente, ritengo ancora valido, ma c'è da mangiarsi le mani se ripensiamo all'affare sfumato in quella calda estate. Facciamo un passo indietro: va in scena l'ennesimo tira e molla fra Batistuta e Cecchi Gori e questa sembra davvero la volta buona che Bati-gol se ne possa andare da Firenze. E' appena finita l'era Ranieri, allenatore al quale l'argentino era legatissimo, sta per arrivare Alberto Malesani dal Chievo, poco più che un Carneade, e le sirene del mercato suonano incessanti alle orecchie di Gabriel e del suo procuratore Settimio Aloisio. In ballo c'era il famoso "ritocchino", ovvero un nuovo contratto annacquato di qualche miliardo per convincere il bomber a restare. Cecchi Gori, però, in quella che possiamo definire, allora, una lucida follia, resisteva e, al momento in cui Batistuta si rese conto che anche quell'anno avrebbe fatto ritorno in riva all'Arno, per lui si parlò addirittura di crisi isteriche e piedi battuti per terra (alla stregua di una bambino bizzoso). Il resto della storia è noto: il ritocchino arriverà, con lui arriverà anche Malesani che in breve tempo conquisterà l'intero spogliatoio con la forza delle idee, ed a chiudere il cerchio arriverà la tripletta di Udine, alla prima giornata del torneo 97-98, che sistemerà definitivamente le cose.

Ma torniamo a Crespo. L'argentino (classe 1975) giunge in Italia al Parma di Ancelotti, provenienza River Plate, nell'estate 1996. Nel primo anno subito 27 presenze e 12 gol alla tenera età di 21 anni. Al termine di quel campionato viene formalizzata la mega offerta alla Fiorentina con i ducali che, all'epoca, potevano contare sulla forza economica (vera o presunta) della famiglia Tanzi. Ripetiamo: 50 miliardi più Crespo per il cartellino di Batistuta. Qualcuno dirà...ma Batistuta era Batistuta, il più grande centravanti del mondo, colui che scalzerà Hamrin dal trono dei marcatori viola di ogni tempo. Rispettiamo ogni opinione ma noi lo scambio (con il bonus di 50 miliardi, ricordiamolo ancora una volta...) lo avremmo fatto. Hernan, comunque, non arriverà mai, anzi...tre anni dopo se ne andrà alla Lazio dove vincerà uno scudetto e la classifica cannonieri nel 2000-2001 con 26 reti. Quindi due parentesi al Chelsea (Londra, Inghilterra) con il quale vince la Premier League nel 2005-2006. Nel mezzo una breve parentesi al Milan (2004-2005) e con i rossoneri farà in tempo a giocare e perdere incredibilmente una finale di Champions League, ad Istambul, contro il Liverpool (si, proprio quella persa ai rigori passando dal 3-0 al 3-3, dopo che lo stesso Crespo nei tempi regolamentari aveva segnato una doppietta). Quindi l'esperienza all'Inter dove vincerà due supercoppe italiane nel 2006 e nel 2008, due scudetti dal 2006 al 2008, in attesa del terzo di quest'anno. Totale: 277 partite disputate in Italia, 137 reti realizzate, praticamente in tutte le maniere. Crespo sa tirare di destro, di sinistro, è forte di testa, è opportunista, è deciso ma non cattivo, è forte in acrobazia, è estroso (segna gol anche di tacco, e ce lo ricordiamo bene nella finale di ritorno di una Coppa Italia, il 5 maggio 1999, giocata e persa, al "Franchi" contro il Parma (guarda un pò) di Malesani, con l'1-1 dell'andata ed il 2-2 del ritorno). Insomma Crespo è fatto per il gol, è un professionista esemplare, ed ha grandissima esperienza internazionale. Ah, dimenticavamo...Hernan ha disputato 64 partite con la nazionale argentina segnando ben 35 gol. Se vi pare poco... Controindicazioni? Crespo ha 34 anni, e qualcosa sicuramente pagherà all'età non più verde, ma l'argentino è una scommessa che vale la pena di giocare.
Il gran finale è dedicato al suo palmares: 2 campionati argentini (River Plate 1993, 1994), 1 Premier League (Chelsea 2005-2006) 3 Campionati italiani (Inter 2007, 2008, 2009), 1 coppa Italia (Parma 1999) 5 Supercoppe Italiane (Parma 99', Lazio 2000, Milan 2004, Inter 2006, 2008) 1 coppa Uefa (Parma 98'-99').

Una Coppa che vale tanto


Una Coppa per dare un significato completamente diverso alla stagione. E' quello che si augurano Lazio e Sampdoria, impegnate domani sera allo stadio Olimpico nella finale di Coppa Italia. Competizione spesso snobbata, ma che diventa fondamentale per due squadre che hanno vissuto di alti e bassi in questa stagione, e vogliono chiudere con un trofeo.
 
TANTE MOTIVAZIONI - La Lazio poi, se la gioca in casa e, dopo le ultime delusioni in campionato ci tiene particolarmente a vincere davanti al proprio pubblico. Ci tiene il tecnico Delio Rossi il cui futuro in biancoceleste resta in dubbio e che, in qualche modo 'coronerebbe' così il suo ciclo alla Lazio, e ci tengono squadra e tifosi, che 'scucirebbero' la coccarda della Coppa ai 'cugini' della Roma. I biancocelesti sono reduci dal ko interno con l'Udinese in campionato, ma per domani recuperano Goran Pandev che potrebbe fare coppia in attacco con l'argentino Zarate, con capitan Rocchi che partirebbe così dalla panchina. Dall'altra parte c'è una Samp intenzionata a riportare la Coppa Italia a Genova dopo quindici anni e regalare un trofeo a una tifoseria che in questa stagione ha sofferto per il super-campionato dei rivali cittadini del Genoa. Anche il tecnico Mazzarri viene dato in partenza ma, per ora, l'allenatore ha tutta l'intenzione di chiudere in bellezza. Mazzarri ritiene che i blucerchiati partano sfavoriti perché si gioca all'Olimpico, ma ha dalla sua il 'genio' di Cassano, uno che si esalta in certe situazioni. E' una Coppa Italia che conta molto, quindi, e si annuncia una finale deicisamente& combattuta.

LE PROBABILI FORMAZIONI - Queste le probabili formazioni di Lazio-Sampdoria:
Lazio (4-4-2): 86 Muslera, 2 Lichtsteiner, 13 Siviglia, 22 Rozehnal, 3 Kolarov, 5 Brocchi, 6 Dabo, 24 Ledesma, 18 Foggia, 10 Zarate, 19 Pandev. (1 Carrizo, 29 De Silvestri, 32 Radu, 23 Meghni, 11 Mauri, 81 Del Nero, 18 Rocchi). All.: Rossi.
Sampdoria (3-5-2): 1 Castellazzi, 16 Campagnaro, 6 Lucchini, 5 Accardi, 84 Raggi, 21 Sammarco, 17 Palombo, 19 Franceschini, 46 Pieri, 99 Cassano, 10 Pazzini. (83 Mirante, 28 Gastaldello, 3 Ziegler, 20 Padalino, 88 Dessena, 23 Stankevicius, 89 Marilungo). All.: Mazzarri.
Arbitro: Rosetti di Torino.

Giallo Diego: Juve o Bayern?


Giallo Diego. Con due annunci differenti il centrocampista brasiliano si ritrova in due squadre diverse: nel pomeriggio l'agente annuncia che con la Juventus è tutto fatto, che le tre parti, società bianconera, giocatore e Werder hanno firmato il contratto e fornisce cifre e date. In serata esce allo scoperto il padre del giocatore che dice: "Abbiamo firmato con il Bayer Monaco".
Giacomo Petralito, agente che cura gli interessi di Diego Ribas, ribadisce che il 24enne talento brasiliano del Werder Brema ha già siglato un contratto con la Juventus. "Le 3 parti coinvolte (Juventus, Werder Brema e il giocatore, ndr) hanno firmato i contratti", dice al magazine 'Kicker'. Secondo le dichiarazioni di Petralito, l'accordo è stato concluso mercoled' scorso dopo una riunione di 10 ore a Brema. Per la Juventus, come ha detto l'agente, erano presenti l'amministratore delegato Jean-Claude Blanc e il direttore sportivo Alessio Secco. Il cartellino del giocatore, si legge su Kicker, è stato valutato 24,5 milioni di euro. Diego avrebbe sottoscritto con la Juventus un contratto quinquennale da circa 4 milioni a stagione.
Il padre di Diego, Djair da Cunha, sostiene di aver raggiunto un accordo con il Bayern Monaco e lo racconta al tabloid tedesco Bild. Il giornale riporta, nella sua edizione online, che c'è un "accordo con il Bayern" e che adesso "è solo questione di fissare l'ammontare della cifra" da pagare al Werder Brema.
La Bild "è venuta a conoscenza di un incontro segreto, avvenuto martedì scorso, tra il club e il padre e consigliere di Diego", durante il quale sono stati "chiariti" i punti principali del contratto.
Adesso "manca solo un accordo tra il Werder Bremen e l'Fc Bayern sul costo del cartellino del giocatore - sottolinea il tabloid - Si parla di una somma tra 25 e 30 milioni di euro".

Juve, scelta fatta: Gasperini

La Juve ha scelto il suo futuro: Gian Piero Gasperi­ni. Resta ancora da convincere John El­kann, che ha un debole per Spalletti, ma la decisione ormai è stata presa. Se l’In­gegnere, come lo chiama Ranieri, non si impunterà, la squadra sarà consegnata all’allenatore del Genoa, che risponde all’identikit del perfetto uomo di casa juventina. Perché non solo ha il merito di far giocare bene i suoi calciatori. Ma ha anche personalità e ca­pacità manageriali - Preziosi lo ha so­prannominato Gasperson perché somi­glia a Ferguson nel modo di lavorare - ol­tre a uno stile affabile e accattivante, che con gli Agnelli fa sempre colpo. In più ha un vantaggio rispetto ad altri concorren­ti: conosce benissimo l’ambiente, avendo lavorato per molti anni nel settore giova­nile dove ha tirato su tanti ragazzi di ta­lento (vincendo un torneo di Viareggio) e ha lasciato un ottimo ricordo a un prezio­so consulente del mondo Juve, Marcello Lippi, che era alla guida della prima squadra mentre Gasperini studiava da grande tecnico.

Berlusconi: "Colpa di Ancelotti"


"E' tutta colpa di Ancelotti". Qualcosa si deve essere proprio rotto tra Silvio Berlusconi e il tecnico. Anche con l'allenatore del Milan sembra esserci aria di divorzio. E già, perché altrimenti non si spiegherebbe il motivo per cui ieri sera, a Sharm el Sheik, davanti ad un gruppetto di turisti italiani il premier si sia lasciato andar ad un lungo sfogo contro l'allenatore rossonero. Accuse e recriminazioni con tanto di spiegazioni tattiche. Sorseggiando un aperitivo in riva alla piscina del Resort Domina Coral Bay, il Cavaliere ha prima salutato i concittadini con una battuta sulle recenti polemiche legate alla seperazione da Veronica ("questa volta, come vedete, non mi sono portato le veline") e subito dopo è partito alla carica contro Ancelotti. Il premier è in Egitto per un vertice con Mubarak, ma il pari con la Juve non è stato ancora digerito. "Se quest'anno non abbiamo vinto lo scudetto è solo colpa di Ancelotti", è stato il suo primo affondo senza nemmeno una attenuante. Dopo il 2 a 2 dell'Inter con il Chievo, aveva sperato in una rincorsa dell'ultima ora. Ma il pari agguantato da Iaquinta ha fatto dissolvere anche le ultime speranze berlusconiane. A suo giudizio, allora, la "colpa" è di Ancelotti perché " con gli uomini che ha il Milan, noi potevamo tranquillamente tenere testa all'Inter". Parole che, lette alla luce di quel che sta avvenendo in casa Milan, assumono un significato ulteriore. Ieri, infatti, il tecnico ha ricordato di essere "blindato fino al 2010" dal contratto che lo lega al team rossonero. Si sa però che il Chelsea ha fatto un offerta di 5 milioni l'anno fino al 2013. E con Abramovich c'è un accordo. Il Milan in questi giorni ha rilanciato: 3,5 milioni netti all'anno fino 2012. E Carletto ha preso tempo. Ma è una situazione che al Cavaliere non piace. Così prima del vertice ufficiale con Mubarak ha quasi voluto liberarsi di un peso. E via allo sfogo. Ogni tanto una pausa. I lumini che circondavano la piscina andavano via via spegnendosi. Nel frattempo a tavola tutto era pronto per la cena. Il bicchiere con il prosecco si è alzato per un altro brindisi. Qualche barzelletta sui cugini nerazzurri e sull'Inter, poi Berlusconi ha ripreso la sua requisitoria. Ha continuato a parlare dell'annata sfortunata della sua squadra. Con i turisti italiani sempre più interessati, ha fornito anche le sue idee sul gioco della squadra. "Molte volte - ha ricordato - abbiamo davvero sbagliato la tattica. Noi abbiamo tanti calciatori bravissimo nel palleggio, sono dei gran palleggiatori e allora dovevamo puntare su questo. E invece abbiamo fatto il contrario". Un richiamo allo scarso ricorso a schemi più offensivi. Alla necessità di un uso più frequente di Ronaldinho? Sta di fatto che se l'è presa pure con la difesa: "Troppe volte abbiamo preso gol nella parte finale della partita". Insomma, per dirla con una sola frase, "se abbiamo perso lo scudetto, è solo colpa di Ancelotti".

Primo match point: perso

L'Inter non chiude la questione scudetto: lascia pareggiare un ottimo Chievo (2-2) con il sempre verde Luciano e rimanda di una settimana le feste. Ma il Milan sa non sa approffitarne e si fa bloccare in casa dalla Juventus. In area Champions si avvantaggia una Fiorentina ancora in fiato in questo finale: perentorio due a zero a Catania con una rete per tempo. I viola, ora, hanno tre punti su un Genoa affaticato. I rossoblù hanno salvato al 90', con Criscito, una gara con l'Atalanta (1-1) di cui non sono mai riusciti a trovare il controllo. In zona Uefa pareggio nervoso della Roma a Cagliari, con gli ospiti che segnano il 2-2 finale nonostante un giocatore cagliaritano a terra. Malvagio Palermo, che non profitta di nulla facendosi beffare dal miglior Siena della sua storia. Nella lotta per non retrocedere un rigore a 5' dalla fine tiene a galla il Bologna: pareggio di Di Vaio contro il diretto concorrente Torino che mantiene i rossoblù solo un punto sotto i granata, a quota 31. A 29 punti si appiglia il Lecce, che pareggia in casa con il Napoli meritando la vittoria.
Al 9' Valdes va in contropiede sull'asse di manovra Floccari-Padoin: destro in scivolata dentro l'area e vantaggio dell'Atalanta. Floccari rischia il raddoppio, ma batte male a terra e Rubinho salva di piede. Nel finale del primo tempo Milito manca una doppia occasione in contropiede. L'Atalanta raddoppia le marcature di forza e ha più corsa. Il Genoa, dopo l'exploit del derby, riprende un trend di fine stagione in declino fisico. Nella ripresa i rossoblù spingono, cosa evitata per tutto il primo tempo, ma si espongono al contropiede di un Floccari - prossimo genoano - scatenato. Al 32' se la mangia Jankovic dentro l'area, ma questo Genoa va in avanti per abitudine, non per convinzione. Al 90', però, arriva il pari di Criscito ed è un regalo del solito Milito: acrobazia in area che spiazza Consigli e Criscito la spinge in rete a porta vuota.
La Roma gioca meglio, in generale. Ma non incide, non mette pressione. Al 34' Matri, con una girata di testa piedi a terra, ha messo in cassaforte la rete che fa sognare ai sardi la possibilità di disputare la Coppa Uefa. Reazione giallorossa: da fuori Pizarro, poi un anticipo sotto porta su De Rossi. Nella ripresa due errori consecutivi dei difensori romanisti regalano il 2-0 ad Aquafresca, ma lì scatta la reazione rabbiosa. 18' Totti raccoglie una deviazione in area, mette a terra, salta Marchetti e accorcia. Viene annullato un gol al vecchio Montella, che riprende una respinta su punizione di Marchetti: non c'era fuorigioco dell'attaccante, ma di tre compagni. E poi arriva Perrotta al 23', scarica di destro appena dentro l'area: 2-2 e parte la rissa. Già. Totti contro Daniele Conti, figlio di Bruno. Il gol era stato costruito con un giocatore del Cagliari a terra e il capitano della Roma non ha buttato via la palla nonostante le braccia alzate dei cagliaritani. Ancora Jeda, a meno dieci minuti: non riesce a tirare né a provare un pallonetto in un contropiede solo da trasformare.
Al 12' Jovetic potente da fuori, ed è il vantaggio che inchioda il Catania ai suoi limiti. Per i padroni di casa Giacomo Tedesco fa tutto bene, poi, davanti a Frey, la mette inspiegabilmente fuori. Vargas sfiora il raddoppio, che siamo già nella ripresa, e legittima un finale di stagione, da centrocampista, in crescendo. E a sua volta la Fiorentina legittima il risultato con Montolivo da fuori (deviazione in angolo) e una sforbiciata plastica ma innocua di Gilardino. Uno stato di forma da gran finale, per la Fiorentina. E infatti arriva il raddoppio di Zauri, primo gol di stagione: girata in area a porta spalancata. La Champions è lì davanti.
Crespo su tap in su tiro di Cambiasso: vantaggio dopo soli 3 minuti. E poi da fuori Marcolin al 27': siluro dritto e forte nell'angolo con Julio Cesar immobile. Gioca meglio il Chievo, ma nella ripresa, un Inter senza Ibrahimovic, prova a chiudere la questione scudetto senza farcela. E al 20' Balotelli fa il prezzo del biglietto: palla che rimbalza larga in area, di prima intenzione collo pieno e fulminante. Piattone di Luciano, libero, su cross di Mantovani, ed è 2-2.
Al 31' Inacio Pià controlla al limite dell'area e, dentro di quattro passi, batte basso di sinistro: vantaggio Napoli. Rigore al 43', mani di Cannavaro su tiro di Munari. E Zanchetta segna con paura, rasoterra il cui angolo viene individuato, solo individuato, da Navarro. Pareggio. Definitivo. Navarro salva due volte nel finale. Poi Tiribocchi coglie una traversa piena.
Noia, tanti errori, e poche emozioni. Eppure la sfida tra la seconda e la terza forza del campionato, tra il Milan che ancora poteva tentare di riaprire il campionato e far soffrire l'Inter e una Juventus che deve difendere il terzo posto dall'attacco della Fiorentina. Un primo tempo dove non è accaduto nulla con Kalac e Buffon semplici spettatori. Un po' più animata la ripresa. Prima va in vantaggio il Millan che riparte in contropiede dopo una punizione dal limite dell'area battuta dalla Juve: la palla è ribattuta dalla barriera. Pirlo lancia subito Indaghi che s'infila nella sguarnita difesa juventina, aspetta Ambrosini che colpisce male la palla in area ma serve a Seedorf un assist d'oro a pochi passi dalla porta: uno scherzo battere Buffon. Passano pochi minuti e la Juventus pareggia: cross dalla destra, s'avventa Iaquinta che brucia Flamini e di testa supera Kalac. La partita finisce qui.
Al 12' della ripresa Calaiò salta il difensore in area e manda avanti il Siena. Quasi nulla prima, quasi nulla dopo. Basta per certificare il miglior campionato del Siena e l'inconsistenza di un Palermo che rallenta a un passo dalla Coppa Uefa.
E al 36' Rosina concretizza su rigore, fallo dubbio di Castellini su Rubin, la lunga supremazia fin lì espressa. Raddoppio negato a Dzemaili per un fuorigioco netto dopo tiro parato di Bianchi. Al 40' st Di Vaio realizza il giusto rigore fischiato per il fallo di Calderoni in uscita su Osvaldo, fortunato nel controllo della palla.
C'è solo Zarate in questa Lazio di fine stagione, che lascia il campo all'Udinese e ai guizzi dei suoi talentuosi attaccanti. Bel vantaggio di Rocchi, girata potente a inizio della ripresa. Ma poi dilagano Floro Flores, bell'attaccante chiuso da troppi compagni forti, una punizione di D'Agostino, vicino alla convocazione in nazionale e il rigore finale di Quagliarella.
Diluvio Samp, che usa la Reggina per preparare la partita dell'anno: la finale di Coppa Italia, mercoledì, contro la Lazio. E getta alle spalle una stagione di campionato sotto tono e con la doppia sconfitta nei derby. Due tiri belli e potenti di Dessena poi il terzo gol di Delvecchio. Così va via il primo tempo. Poi segna il terzo gol dell'anno il Primavera Pazzini, alla seconda partita vera. E Pazzini undicesimo gol personale.