Allo stadio senza polizia!
"Gli stadi senza polizia": questo il sogno delcapo della polizia, Antonio Manganelli. Ora il sogno, finalmente, si avvera. Con l'esperimento di Empoli, che gioca quest'anno in serie B. Nello stadio ci sono infatti soltanto gli steward e i responsabili del Gos, gruppo operativo sicurezza. Prima di arrivare a questo test, il questore di Firenze, Francesco Tagliente, ex capo dell'Osservatorio, ci ha però lavorato a lungo. L'iniziativa è stata presentata oggi ad Empoli, in occasione della gara casalinga col Frosinone. Per sei incontri consecutivi in questa stagione- uno dei quali "attenzionato" (cioè segnalato) dall'Osservatorio nazionale (Empoli-Salernitana)- la sicurezza allo stadio Castellani è stata gestita solo con i componenti del Gos e gli stewards, sotto la supervisione del dirigente e di tre operatori della 'squadra stadio' del commissariato empolese.
In occasione delle gare, i contingenti della polizia e dei carabinieri, abitualmente in servizio nelle aree di pertinenza dello stadio, sono stati impiegati infatti "in attività di controllo del territorio in ambito cittadino, pur in stato di allerta per la gestione di eventuali criticità emergenti", come è stato spiegato nel comunicato della questura di Firenze. E questo è stato un successo importante, proprio quello che voleva Manganelli e si auguravano in tanti: recuperare poliziotti per le esigenze dei cittadini e non mandare più migliaia di agenti negli stadi. Un primato di cui sinora c'era da non essere orgogliosi. "I contingenti delle forze dell'ordine sono dunque rimasti a distanza dallo stadio-spiega ancora il comunicato della questura fiorentina- anche in occasione di accese animosità da parte dei tifosi, come accaduto lo scorso 7 marzo dopo la gara con la Salernitana, conclusasi con la contestazione della squadra campana da parte dei suoi sostenitori, prima dagli spalti e poi in prossimità della zona di accesso agli spogliatoi. L'intervento dei componenti della "squadra stadio" (della Digos, ndr), supportati da un gruppo di stewards, si è rivelato sufficiente a evitare che la situazione degenerasse". Momenti di tensione superati anche durante Empoli-Sassuolo (21 marzo) "quando un capo tifoso della squadra ospite, seguito da altri sostenitori, ha superato il blocco degli stewards, dirigendosi verso il settore dei sostenitori locali". L'intervento degli stessi stewards e del dirigente del commissariato hanno riportato la calma e al termine della gara il capo tifoso è stato fermato e sottoposto a Daspo". Come visto si può fare, si possono avere stadi senza poliziotti: si inizia da uno stadio impianto, ma ora-si spera-si tenterà anche in altre realtà.
Augurandoci che, come ad Empoli, i club di calcio collaborino con la polizia: Tagliente ci è riuscito, come è riuscito a Firenze a stabilire un rapporto con i tifosi del club viola. In altre città, ce ne rendiamo conto, non è per niente facile: ma questa è la strada da seguire. Con coraggio e anche con fermezza. I club per la verità non collaborano molto col Viminale. Basta pensare che sinora soltanto due società, il Milan e l'Inter, hanno adottato la tessera del tifoso: che farà il prossimo anno il ministro Roberto Maroni? Proibirà davvero le trasferte a chi non avrà la preziosa tesserina? Gli ultrà, per ora, non ne vogliono sapere e i club si muovono con estrema lentezza, più a parole che coi fatti. Da risolvere anche il nodo delle trasferte: troppe restano proibite. Da risolvere anche il problema (antico) del San Paolo: a Napoli ci sono stati incidenti durante e dopo la gara col Milan, causati anche da circa 300 tifosi milanisti e non solo dai napoletani. Non un ultrà è stato scoperto e punito. Niente di niente: speriamo che adesso che è cambiato il questore, si possa tornare alla normalità. Intanto, applaudiamo l'esperimento di Empoli, con la speranza che trovi altre città in grado di copiarlo.
Chivu, ritorno in giallorosso?
A volte ritornano. Cristian Chivu e la Roma, una storia che non è finita. E che un giorno potrà arricchirsi di nuove puntate. Il romeno oggi è un punto di forza dell’Inter, si appresta a vincere il suo secondo scudetto consecutivo, dopo averne sfiorati altrettanti con la Roma. Ha un contratto importante che lo lega all’Inter: scadenza nel 2012, con un ingaggio a salire fino a 4,5 milioni. Chivu è un grande professionista, da ragazzino andò via di casa per sfondare nel calcio. Aveva perso il padre, lasciò la madre e la sorella per garantirgli un futuro. Oggi ha ventotto anni, a diciannove era già all’Ajax. Alla Roma è rimasto quattro anni. Pochi per vincere qualcosa d’importante, abbastanza per lasciarci il cuore. A Roma conserva amici e ricordi indelebili, spesso trascorre il suo giorno libero nella Capitale. In giallorosso era uno dei giocatori più importanti nello spogliatoio, uno con una personalità spiccata. La sua parola contava parecchio all’interno del gruppo. Non è mai stato un numero, un componente della rosa. Alla Roma lo hanno fatto sentire importante sin dal primo giorno, a cominciare dal presidente Franco Sensi. Fu il suo ultimo acquisto portato a termine in prima persona. E quando andò a Bucarest per un viaggio in onore di Giovanni Paolo II, Chivu riservò al presidente le stesse attenzioni che un figlio può avere per il padre.
NEMICI MAI - Nella Roma Chivu ha ancora tanti amici, che ogni tanto sente ancora. Totti, De Rossi, che sono stati invitati al suo matrimonio e anche con Spalletti ha mantenuto un buon rapporto. Lo stesso discorso vale per i dirigenti. Indirettamente Cristian Chivu ha favorito l’apertura della Roma nei confronti dei giovani romeni. Nel settore giovanile ce ne sono quattro, tutti provenienti dalla scuola calcio di Popescu. Il più bravo, Adrian Stojan, ha esordito in serie A due settimane fa contro la Juventus. I quattro giovani vivono a Trigoria e rappresentano un ottimo esempio di integrazione tra italiani e romeni.
Maicon, ecco l'offerta Real
Il futuro di Maicon? Mourinho al Chiambretti Night ha dichiarato che giocherà l'ultima di campionato, ma a dire il vero in Spagna si guarda oltre, grazie alle dichiarazioni che arrivano dal Brasile. Mario Rosi, consigliere e rappresentante del nerazzurro avrebbe, infatti, parlato di un'offerta ufficiale da parte del Real Madrid all'Inter, già arrivata via fax in via Durini. Voci non confermate da Antonio Caliendo, agente del giocatore.
I giovani di Mourinho
Mourinho l'ha sempre detto: questa Inter è da svecchiare, bisogna lanciare nuovi giocatori giovani, possibilmente dal proprio settore giovanile. E dunque, dopo Balotelli e Santon, ecco che lo Special One ha deciso: dalla prossima stagione, come appreso da calciomercato.com tramite una fonte molto vicina alla società, in pianta stabile, in Prima Squadra, ci saranno tre altri giovani: Luca Caldirola, Rene Krhin e Aiman Napoli
Nato l'1 febbraio del 1991 a Desio (Mi), difensore, è uno dei giovani più interessanti e sicuramente più promettenti di tutto il panorama nazionale italiano. Trovare difensori capaci e con la personalità di Caldirola, oggi giorno, è molto difficile. Fa già parte delle diverse rappresentative nazionali.
Nato il 21 Maggio 1990 a Maribor, in Slovenia, centrocampista acquistato dall'Inter nel gennaio 2007 dal Branik; ha fatto un'ottima figura sia tra gli Allievi Nazionali che in Primavera e ha avuto modo di allenarsi spesso, quest'anno, con la prima squadra. Dalla prossima stagione sarà inserito direttamente in rosa. Punti di forza? Senso della posizione e intelligenza tattica.
Nato il 2 Luglio 1989 a Paderno Dugnano (Mi), attaccante, ha tirato i primi calci nell'Oratorio San Luigi, per passare poi al Palazzolo Milanese e, successivamente, alla Pro Sesto, club dal quale l'Inter lo acquistò in comproprietà nel gennaio 2007. Rimase tutta la stagione a Sesto San Giovanni per tornare poi nella Primavera nerazzurra a giugno 2007. Ha fatto il suo debutto nella sfida di Coppa Italia contro la Reggina il 19 dicembre 2007.
Buffon va via?
SOLO UN'OFFERTA FOLLE - "Gianluigi è attualmente il più forte portiere in circolazione - dice Martina in un'intervista a Radio Kiss Kiss -. Su una eventuale partenza di Buffon ritengo che tutto quello che scrivono i giornali non corrisponda a verità". Mai dire mai, però. "Gigi sta bene alla Juve ed è legato da un contratto fino al 2013, se qualcosa arriva però lo valuteremo insieme alla società, insomma non c'è nessun prurito di Buffon di andare via, però se leggiamo che Messi potrebbe andar via dal Barcellona per 100 milioni di euro, allora vuol dire che non esiste calciatore al mondo che dinanzi ad una follia non sia sul mercato, insomma se dovesse arrivare un'offerta incredibile ne parleremo con la Juventus".
NESSUN INCONTRO IN PROGRAMMA - I tifosi bianconeri possono comunque stare tranquilli. "Solo l'anno scorso Gianluigi ha firmato un prolungamento di altri cinque anni. Posso quindi garantire che in programma nessun incontro e non c'è nulla che possa lasciar presagire ad una partenza di Buffon", spiega Martina. Solo davanti ad una proposta indecente la società torinese potrebbe valutare l'ipotesi di una cessione del portierone azzurro, come del resto in passato ha spiegato lo stesso Buffon e non ha escluso neanche il presidente della Juve, Giovanni Cobolli Gigli.
BUFFON E JULIO CESAR - Attualmente a insediare a Buffon il titolo di miglior portiere al mondo è Julio Cesar, estremo difensore dell'Inter e del Brasile. "Gigi è il numero uno in assoluto, valorizza anche il reparto difensivo con la sua bravura - afferma Martina - è da dodici anni a questo livello di eccellenza e da questo si misura la bravura di un portiere, invece Julio Cesar è su questi valori solo da due anni, Dida lo è stato solo per due anni, Van der Saar, invece, è un grande portiere, ha sbagliato solo quando ha giocato con la Juve, lui è tra i più forti portieri degli ultimi vent'anni. Anche io sono stato più bravo di Zoff per due mesi (Martina ha militato a lungo anche in A, ndr), ma il valore di un portiere si vede sulla lunga durata e Gigi rappresenta il massimo".
Chiambretti/Mourinho show
Almeno un centinaio di persone ha atteso l'arrivo fuori dagli studi di Italia 1 di Mourinho. ''Tutto esaurito'' anche lo studio dove, oltre a 25 giornalisti italiani e stranieri, c'era anche Fulvio Collovati, già campione del Mondo con l'Italia nel 1982, e il giornalista Tiziano Crudeli, volto noto per i tifosi rossoneri, imbavagliato. "Chiedo scusa - ha esordito Piero Chiambretti - ma lei deve stare muto come un pesce". Mourinho accenna a Maicon "Giocherà l'ultima partita di campionato", quindi replica a Chiambretti che incalza (''E' il primo allenatore ad essere più figo dei calciatori"). ''No, non è vero e gli allenatori devono solo vincere le partite e non essere fighi. Certo, voi conoscete Josè che sta in panchina per 90' durante le partite e in quei 90' non si scherza e poi dopo la partita ho un' altra gara con la stampa".
Chiambretti ha chiesto anche se l'allentore fosse juventino dopo le dure parole pronunciate nello spogliatoio di Bergamo. "Io sono Mourinista - spiega l'allenatore - e da quando sono all'Inter sono il più grande interista. Io sono un trascinatore e alcune volte bisogna essere duri nello spogliatoio".
Capitolo campagna cqauisti e lancio giovani: "Su Quaresma ho sbagliato, forse. Ma di Santon che dici?". Quindi Roberto Mancini, il predecessore. "Mancini il giorno dopo che è uscito dalla Champions ha detto che si dimetteva mentre io ho detto che volevo convocata una riunione per capire cosa era necessario per vincere. Credo che questa sia la differenza". Questa la risposta del portoghese dopo che è stato fatto vedere il video in cui Mancini, rispondendo ad una domanda di Daria Bignardi, si diceva "obbligato per contratto ad un eventuale richiamo sulla panchina dell'Inter". Mourinho ha anche difeso la finale di Champions League a Roma. "E' giusto che resti a Roma".
"Il mio sogno è vincere i tre campionati più importanti: ho vinto in Inghilterra con il Chelsea e farò di tutto per vincere in Italia. Poi quando finirà il mio rapporto con l'Inter vorrei vincere anche in Spagna". Infine, la gestione di Adriano. "Credo che abbia subito influenze negative ed è lui che da solo deve capire e deve arrivare a conclusioni sulla sua vita e sulla sua carriera. Capisco che sono ragazzi - prosegue Mourinho - ma sono professionisti e devono pensarci a questo. Lo vedrò venerdì quando tornerà". E su chi stila la formazione nella sua squadra, Mourinho risponde così:"La mia formazione la faccio io e al massimo mi aiutano i miei collaboratori che non sono assunti solo per portare il sacco con i palloni durante gli allenamenti'
Pari condizionato
Inter: Aguero. Roma: Guberti
Ci vogliono vendere un' Inter più italiana per il futuro, può darsi. Intanto, occhio alle scadenze: aprile è un mese decisivo per Hernanes, delizioso metronomo del San Paolo, 24 anni a maggio e una voglia matta di sbarcare in Europa. I fatti: la scorsa estate il San Paolo non voleva venderlo, nè il ragazzo si sentiva prontissimo per il salto di qualità. Il Barcellona aveva offerto 18 milioni di euro cash, dopo relazioni eccellenti e il desiderio di prenderlo subito e portarlo in Catalogna. Ma l'Inter ha saputo lavorare benissimo nell'ambito dell'operazione Adriano, ha saputo strappare un'opzione che adesso – entro i prossimi venti giorni – deve decidere se rispettare o meno. Nel frattempo il San Paolo ha deciso di cederlo, il ragazzo freme per assaggiare l'Europa che conta, gli hanno parlato dell'Inter e ha detto sì. Hernanes non è una meteora, piuttosto una certezza: visione di gioco, qualità e quantità, una legnata dalla distanza che spesso va a morire sotto l'incrocio, spiccata personalità e un futuro da predestinato. Il Barcellona è tornato alla carica nei giorni scorsi, ha riproposto 18 milioni che a questo punto è la cifra giusta per ingaggiarlo. L'Inter alle stesse condizioni se lo porta a casa, avendo il famoso diritto di precedenza, e si parla di un imminente blitz in Italia del suo manager. Può darsi che sia un'Inter più italiana per il futuro, può darsi che Acquafresca torni alla base e che vengano scoperte altri soluzioni interne in grado di alzare il tasso qualitativo della rosa. Ma intanto Hernanes è una priorità, subito dopo toccherà ad Aguero e siccome ve ne parlo dal gennaio del 2008, è il caso di dire che i tempi stanno maturando. La valutazione perla stella dell'Atletico Madrid è di 40 milioni di euro, a dispetto della clausola di rescissione di una quindicina di milioni superiore. Dicono, scrivono, che sarà importante capire se l'Atletico Madrid riuscirà a prendere il treno per la prossima Champions League. Io credo che Aguero, dopo una stagione difficile anche nei rapporti interni, abbia voglia di tagliare la corda indipendentemente dalla partecipazione alla coppa dalle grandi orecchie. E non è una sorpresa che l'Inter abbia, fin da quando ha coinvolto amichevolmente il suocero di Aguero (tale Diego Armando Maradona), una corsia privilegiata, un canale preferenziale. Aguero non è certo un'alternativa alle paturnie di Ibrahimovic, non potrebbe essere considerate le caratteristiche e le virtù. Aguero è il formidabile partner di Ibra, nella speranza che il mal di pancia a Zlatan passi presto (o no?) perché in caso contrario bisognerebbe individuare in giro per l'Europa un grandissimo in grado di sostituire lo svedese senza i rimpianti che tuttavia farebbero inevitabilmente capolino. Nel frattempo, occhio alle scadenze sul calendario di Massimo Moratti e dei collaboratori di riferimento: Hernanes prima di Aguero, questo non è un pesce d'aprile; piuttosto aprile sarà il mese dei primi raccolti, quindi dei primi colpi di mercato in casa Inter.
Adesso che hanno scoperto le qualità di Stefano Guberti, stellina del Bari, mi chiedo cosa facessero e in cosa fossero impegnati gli operatori di mercato che fino a otto-dieci mesi fa avrebbero potuto prenderlo a cifre molto ragionevoli dall'Ascoli, un anno prima della scadenza del contratto. Dormivano, gli operatori, e se non dormivano erano distratti da altre operazioni. Nell'agosto del 2008 scrissi che Guberti era un predestinato alla Roma, a gennaio oppure entro l'estate 2009. Ci siamo. Le percentuali: 90 per cento che Guberti vada alla Roma, 5 per cento che resti a Bari, 5 per cento che si inserisca un altro club. Eppure in queste ore i movimenti sul ragazzo ci sono stati perché l'hanno visto in azione e si sono innamorati. E' stato il nome che Roberto Donadoni ha fatto pochi giorni dopo il suo insediamento a Napoli, al punto che recentemente si è mosso Aurelio De Laurentiis in persona per capire i margini di manovra esistenti. Margini vicini allo zero perché c'è un patto morale con la Roma che – a meno di clamorosi sviluppi -non sarà disatteso, persino se qualcuno (magari il Napoli) dovesse offrire il 40 per cento rispetto all'ingaggio che gli garantirà la famiglia Sensi. E' entrato in scena anche Fabrizio Preziosi, il figliolo di Enrico che agisce per le migliori fortune del Genoa. Porta sbarrata, Roma in pole e così sia.
A proposito di Bari: sono giorni fantastici per la città. Stasera Lippi contro il Trap, uno stadio pieno pieno e un entusiasmo coinvolgente. Orecchiette alle cime di rapa per tutti, dunque. Peccato che Lippi abbia voluto rovinare la vigilia con alcune dichiarazioni poco eleganti nei suoi predecessori (credo che siano fischiate le orecchie a Donadoni) che hanno utilizzato Cassano senza che la squadra abbia avuto un rendimento eccellente. Come se fosse stata colpa esclusiva di Cassano. Lippi sa gestire male le situazioni più semplici: non spiega i motivi di un'esclusione quando dovrebbe spiegare, è il suo compito. E ho la sensazione che se avesse allenato l'Argentina del miglior numero dieci al mondo, al secolo Maradona, con il criterio che utilizza avrebbe lasciato fuori il fuoriclasse degli anni Ottanta e Novanta. Per motivi caratteriali, sic. E avrebbe detto, ai giornalisti argentini,"non parlo di Maradona, preferisco non dare spiegazioni". Di sicuro Cassano non è Maradona, ma pur essendo sproporzionato il parallelo resta un concetto semplicissimo: la meritocrazia espressa dal campionato non può essere presa a calci nel fondo schiena senza dare una minima interpretazione (per la gente, non per i giornalisti) alle decisioni prese. Voto a Lippi: "tre più".
Cinquantottomila spettatori stasera a Bari, trentamila sabato quando ci sarà la sfida con il Parma. Sfida stellari tra quelli che potrebbero essere gli extraterrestri di questa serie B. Il Bari lo è già, ha nove punti di vantaggio sulla terza, potrebbe giocare per due risultati ma credo che non lo farà: si accontenterebbe del pareggio soltanto dopo aver provato a vincere. Il Bari manca alla serie A come la serie A manca al Bari: siamo vicini all'addio per sempre pronosticato qualche mese fa. Gli acquisti di gennaio hanno fatto quella differenza che era lecito immaginare: i difensori avversari hanno esaurito le scorte di novalgina, hanno svuotato qualsiasi boccetta tra una discesa di Guberti, una percussione di Barreto e una progressione di Rivas. E il mal di testa aumenta. Il Parma è una squadra che paradossalmente si esprime meglio in trasferta, anche se sabato ha giocato benissimo anche in casa contro il Piacenza e avrebbe meritato di vincere. Per questo motivo vedo il Parma favorito per la piazza numero due, in grado di giocare una buona partita anche a Bari, indipendentemente dallo scontro diretto a Livorno: non è detto che sia uno svantaggio giocarlo lontano dal Tardini. Se Corioni avesse fatto come Matarrese, il Brescia non sarebbe in questa situazione. Si è parlato molto in queste ore di un possibile aggancio a Papadopulo, ma non credo che Papadopulo abbia molta voglia di tornare in B per giocarsi i playoff senza una certezza sul futuro. A questo punto l'anno sabbatico potrebbe essere completo dopo aver sfiorato il Torino. Mi scrivono molti tifosi di Lecce che hanno paura della serie B: li capisco, ma il mercato di gennaio (e non solo) è stato disastroso, si pensava di prendere Edinho e di risolvere i problemi, dopo che lo stesso mercato di luglio non ha dato i frutti sperati. Errori colossali.
Valzer di allenatori
Siamo rimasti "scottati" l'ultima estate dal ciclone Mourinho. Tanti saluti a Roberto Mancini per cadere ai piedi del fascino portoghese. Lo spunto nasce proprio dalle parole del Mancio, venerdì sera alla partita-evento per Borgonovo. In diretta televisiva, su Sportitalia, l'ex tecnico dell'Inter si è sbilanciato: "A luglio torno". E qui inizia il bello. Dove? Ha già firmato per qualcuno? Tra quanto rescinderà con l'Inter? E se lo farà, vorrà dire che ha già in mano un altro contratto? Sarà un'altra estate bella calda, perché, se come dice Galliani, soldi ce ne sono pochi, ad infiammare il mercato ci pensano gli allenatori. Una breve panoramica sulle panchine di serie A e serie B; qualche proposta arriva anche dalla C1 (ci scusi Ragionier Macalli se la continuiamo a chiamare così, ma non riusciamo a star dietro a tutti i suoi cambiamenti e sbalzi di umore).
Si parla tanto del Milan: quest'anno cambia! Non ci scommetterei più di 3 euro, ma se dovesse farlo il nome per il futuro potrebbe essere quello di Davide Ballardini del Palermo. Tecnico capace tatticamente, ottimo gestore del gruppo con il vantaggio di conoscere molto bene l'ambiente rossonero; arriva da Milanello con un passato nelle giovanili. Sugli stranieri meglio non puntare, conviene azzardare con chi ha ancora "fame". Sarà un cambio scontato, se non immediato ma di prospettiva, quello della Juventus. I tifosi bianconeri non digeriscono la gestione Ranieri. In parte hanno ragione (poco condivisibili alcune decisioni avallate lo scorso mercato dal mister), in parte hanno torto (i risultati sono comunque sotto gli occhi di tutti). Antonio Conte Juve-style. Sfumata l'ipotesi Napoli, per l'attuale tecnico del Bari, il ritorno alla Juventus rappresenterebbe il sogno di una carriera; preparato ed umile, ma soprattutto molto testardo. Quello che serve in questo momento alla vecchia Signora per rinascere. Non subito però. A Conte è consigliato un primo anno di serie A: preferibilmente con il suo Bari. Lasciarsi a giugno sarebbe un errore per entrambi. Meritano il salto di qualità Allegri (Cagliari), Zenga (Catania) e Mazzarri (Sampdoria), nonostante i risultati poco brillanti di quest'anno in blucerchiato. Tornando alla Juventus: considerata la scontata permanenza di Prandelli a Firenze, una valida alternativa immediata a Ranieri potrebbe essere rappresentata da Gianpiero Gasperini. Non ci "azzannino" a Genova. A Torino lo vogliono, i tifosi bianconeri lo hanno votato in massa ad un sondaggio di Tuttojuve.com. Napoli ha già cambiato. Resta discutibile la decisione di De Laurentiis di puntare in corsa su Donadoni, poco esperto in materia di club. E' giunto al capolinea il rapporto tra Delio Rossi e la Lazio, non si meravigli nessuno se a fine anno Lotito tornasse a cercare Leo Acori; difficilmente resterà a Livorno. Comunque vada. La Lazio il sogno di una vita. In Serie B, oltre ai già citati Conte ed Acori, meriterebbero una seconda opportunità Brucato (esonerato a Mantova, ma i fatti hanno dimostrato che le colpe erano altrui), Apolloni, sorpresa a Modena nonostante la pesante sconfitta di ieri, Madonna dell'Albinoleffe e Foscarini del Cittadella. Le garanzie portano il nome di Somma, Maran e Mandorlini. Una delusione: Gregucci. Le scommesse da non ripetere: Baldini, Castori, Incocciati e Chiarenza. Per la B dell'anno prossimo due consigli arrivano dalla C1: Notaristefano del Novara e Bisoli del Cesena. Nonostante l'ottimo campionato disputato fino a questo punto a Gallipoli, non ce la sentiamo di consigliare il Principe Giannini. Chissà, un giorno potremmo cambiere idea e gli restituiremmo il trono.
Attenti al Trap
Ma mercoledì a Bari, contro l'Irlanda, l'Italia ha una grande opportunità. Lippi, però non crede che sia il match decisivo: "Avere 5 punti di vantaggio sarebbe molto importante, ma non ci sarà nulla di definitivo"
Con il Montenegro è arrivata una vittoria importante dopo una settimana "di grandi polemiche e un po' di entusiasmo". Così Marcello Lippi inquadra il 2-0 di ieri, dopo essere stato rincorso per giorni dall'argomento Cassano.
Sulla vittoria di ieri in Montenegro, Lippi dice: "E' stata una bella iniezione di fiducia, l'avversario non era il Brasile ma oggi nel calcio non ci sono partite facili e il fatto di aver vinto rischiando poco è una bella soddisfazione". Marcello Lippi loda i suoi ragazzi e un'Italia che ha giocato con maturità e autorità, grazie a un'ottima miscela di giovani e 'senatori'. "I giovani si stanno comportando molto bene, sono contento di loro, sono bravi e hanno la testa giusta. Sono ragazzi con un avvenire stupendo.
Bari, "A" tutto gas
E sono 16. Il Bari infila a Pisa l'ennesimo risultato positivo e resta brillantemente in vetta alla classifica, allungando ulteriormente il passo nei confronti di Parma e Livorno, bloccate nel pomeriggio da Piacenza e Brescia. Il successo al Garibaldi rappresenta quasi un'ipoteca di un posto in serie A visto che 9 punti di vantaggio a 9 giornate dalla fine sono un vantaggio considerevole, difficile da colmare per le rivali.
Decide Guberti - I pugliesi partono forte: Guberti fa le prove generali del gol al 6' e poi infila lo specchio al 10' sfruttando al meglio un velo di Caputo su cross dalla destra di Rivas. Il Pisa impiega 10' a riprendersi poi, nel giro di un quarto d'ora, mette alle strette la difesa ospite spaventando Gillet con Gasparetto, Zavagno, Job e Genevier. Conte s'arrabbia per l'atteggiamento passivo del Bari e i suoi replicano tornando ad alzare il baricentro. I risultati sono immediati: prima Donda e poi Ranocchia vanno vicini al il raddoppio prima della fine del tempo.
Super Gillet, Barreto al palo - Nella ripresa il Pisa tenta il tutto per tutto nel primo quarto d'ora ma non ha fortuna: prima Gillet si oppone da campione a un tiro di Job quindi è Degano a lambire di un soffio il palo con un destro da fuori. Il Bari stringe le fila e col passare dei minuti non rischia più nulla. Anzi, sfiora per due volte lo 0-2 con il neo-entrato Kamata e con Barreto, che, all'80', si vede respingere dal palo interno una magnifica punizione a giro. Nel finale l'unico brivido lo regala Genevier con una punizione all'incrocio che trova, però, ancora una volta Gillet pronto alla puntuale risposta.