Inter, le voglie di Ibra la tua forza

Il mal di pancia sembra passato, o forse non c'è mai stato e il malato era per così dire immaginario. Ibrahimovic segue i consigli di Mino Raiola, procuratore furbissimo e dai modi sbrigativi, per usare un eufemismo. Dopo l'uscita dalla Champions league a Ibra sono venute strane idee e con alcune allusioni le ha fatte sapere a tutti. Quel vediamo dopo Inter-Reggina a proposito del suo futuro all'Inter ha aperto scenari che una decina di giorni prima lo stesso Raiola aveva paventato parlando ad un'emittente spagnola: Ibra al Barcellona? Nulla è impossibile. Non è un caso. A ruota il numero 8 nerazzurro ha colto la palla al balzo per lasciare tutti con il fiato sospeso. Moratti però non si è lasciato incantare dai serpenti e ha risposto con i fatti alle parole astute pronunciate dallo svedese e dall'agente di origini italiane. Ibra ha 4 anni di contratto e che contratto. Percepisce la bellezza di un milione di euro al mese e nel mondo, in questo momento, non esistono squadre in grado di offrirgli una cifra del genere. Il giocatore si sente un po' isolato e poco gratificato: tutti pensano che lui non sia stato ancora decisivo in Europa, ed è un dato di fatto, e per questo lascia intendere che se la squadra non ha ancora raggiunto risultati importanti in Champions, bhè , la colpa non è sua, ma della società che non avrebbe acquistato giocatori di un certo valore. Sa che non può tirare la corda per via dell'ingaggio principesco che riceve, ma allo stesso tempo fa capire, tramite Raiola, che la volontà del giocatore è predominante. Sulla carta non sarebbe così, ma l'esperienza insegna che alla fine comandano gli atleti in barba a tutti i contratti firmati. Ibra fa il suo gioco, Raiola vuol strappare più soldi a chiunque gli si avvicini, ma questa volta ha trovato pane per i suoi denti. Tutti hanno un prezzo - ha detto Moratti - ma alla fine a decidere è la società. E tutti i dubbi Ibra li può risolvere soltanto se si presenta una società con almeno 50 milioni di euro. In caso contrario dovrà tenersi il mal di pancia, sempre che ce l'abbia avuto veramente.

Fonte Tutto mercato Web

Napoli, Galloppa vero obiettivo


Si chiama Daniele Galloppa (23) il primo obiettivo del mercato estivo del Napoli. Il centrocampista del Siena si sta confermando a grandi livelli anche in questa stagione, destando l'interesse di diverse squadre di serie A. Le sue brillanti prestazioni non sono, ovviamente, sfuggite neanche a Pierpaolo Marino, d.g. del Napoli. La conferma arriva dalle parole del procuratore del giocatore Davide Torchia: "Marino conosce bene il mio assistito e lo stima moltissimo, però smentisco l'esistenza di una trattativa e sinceramente non posso nemmeno dire che il Napoli sia effettivamente interessato al suo acquisto".

Floccari verso Napoli


"Come si fa a dire di no al Napoli?". Se lo chiede il procuratore di Sergio Floccari, Vincenzo Morabito. L'agente conferma a Radio Kiss Kiss Napoli la possibile trattativa per un passaggio a fine stagione dell'attaccante dell'Atalanta alla squadra di Donadoni: "A fine stagione Floccari lascia l'Atalanta? Se lo dice il ds Osti, che rappresenta il club, ha tutto il diritto di farlo. Se Sergio sarà sul mercato, valuterà tutte le offerte che dovessero arrivare. Certo è che quello di Floccari è un nome molto interessante, ha realizzato 12 reti in campionato, si è definitivamente affermato nel calcio italiano. Sarà soltanto l'Atalanta, ad ogni modo, a decidere se cederlo a giugno. Di mercato si parla tutto l'anno, è evidente che i primi contatti si fanno in questo periodo. Il Napoli? È vero, più volte Floccari ha sfiorato l'azzurro ed anche l'anno scorso si parlava di lui, tanto che molti tifosi si ritrovarono sotto casa sua per convincerlo, con grande affetto, a restare in nerazzurro. Trovatemi, però, un giocatore che attualmente non sia disposto a giocare in una piazza meravigliosa, affascinante ed ambiziosa come quella di Napoli. Tra l'altro ora c'è anche un allenatore importante. Napoli è Napoli, non si discute, anche se quest'anno dalla squadra ci si aspettava qualcosa di più. Tutto, però, dipende dall'Atalanta. Poi vedremo".

Carrizo: "Se non gioco, vado via"

In casa Lazio scoppia il caso Carrizo. Il portiere argentino, arrivato in estate dal River Plate e titolare inamovibile fino al 25 gennaio, non ha ancora digerito il ruolo di secondo affidatogli da Delio Rossi.
Jaun Pablo Carrizo, accolto dalla tifoseria laziale come il vero successore di Angelo Peruzzi, ha dovuto subito fare i conti col campionato italiano e con la pressione della stampa nostrana. La contestazione dei tifosi dopo l'1-4 incassato in campionato dalla Lazio contro il Cagliari, alla prima di ritorno, gli è costato il posto da titolare e questo non è riuscito ancora ad accettarlo.

POCA CHIAREZZA - "Il posto da titolare alla Lazio non l'ho perso sul campo - attacca l'estremo biancoceleste in un'intervista rilasciata al programma Area 18 (TYC Sport) e ripresa dal sito internet del quotidiano argentino 'Olè' -. Se il problema fosse stato questo farei autocritica, ma se invece dipende dal fato che non piace la mia faccia o il mio modo di camminare, me ne devo andare. Se questa situazione proseguirà, dovrò scegliere la cosa più giusta per me.

ADATTAMENTO - "Se si prendesse in considerazione il primo semestre - continua - e mi si dicesse 'Juan hai incassato 15 reti, sta succedendo qualcosa, stai pagando un periodo d'adattamento', sarebbe abbastanza logico. Anche perché - spiega - credo che i portieri sudamericani in Italia abbiano sempre avuto bisogno di un periodo di adattamento. L'esempio è Julio Cesar che è arrivato all'Inter, ha giocato male ed è stato ceduto in prestito al Chievo. Ora è il miglior portiere del mondo. Forse adesso sta succedendo lo stesso a me - ha aggiunto Carrizo - ma un portiere vuole sempre giocare. Vengo in Argentina e sono il portiere della nazionale, questo è molto strano. Tuttavia ho sempre i piedi ben saldi in terra. E se mi dicono che devo cambiare alcune cose, cercherò di essere intelligente e di vedere dove posso migliorare, però la 'gambetà fa parte del mio stile".

ARIA NUOVA - Sul futuro, l'estremo difensore argentino sembra avere le idee chiare: "Se ritornassi in patria, sarebbe solo per il River, ma volendo giocare con continuità cercherò di trovare un club che mi ponga degli obiettivi per cui combattere. Le squadre più importanti hanno già grandi portieri, quindi è difficile. Bisognerà trovare un club pronto ad affidarsi ad un giovane portiere, a un prodotto nuovo".
Infine un messaggio al tecnico della Lazio, Delio Rossi: "Vedo che quando i giocatori sono riserve abbassano il loro rendimento. Io no, mi alleno tre volte di più per non dare al tecnico scusanti per non farmi giocare e in modo tale che, nel momento in cui dovesse toccare a me, potrei dimostrargli che si sbagliava. Voglio arrivare a casa con la consapevolezza di aver dato tutto, anche se non sono piaciuto all'allenatore".

Fonte La Repubblica

10 nomi per il prossimo mercato

Lo scorso anno ci abbiamo provato e l'esito è stato soddisfacente. Il 70% dei giovani calciatori che segnalammo a fine marzo adesso ha trovato la ribalta che pronosticammo. Il Santon che oggi conoscono anche a Manchester, per merito di Mourinho, ieri a malapena lo riconoscevano ad Appiano Gentile.
Un anno dopo ci riproviamo, sperando di avere la stessa fortuna. Un mix di sudamericani ed italiani, perché se proponiamo sempre stranieri per il mercato del futuro (vedi la rubrica il volto nuovo) tanti genitori di giovani calciatori non apprezzano. E hanno ragione. Anche se va detto che, a volte, acquistare in Brasile ed Argentina conviene molto di più; non per una questione prettamente tecnica, bensì economica. Prendete un pezzo di carta e la penna. Partiamo dall'Italia, perché ogni domenica sui campetti di provincia ci sono dei giovanotti fantastici.
Come accade da qualche anno a questa parte, l'Atalanta è una miniera di giovani di valore. Dopo aver lanciato in serie A Consigli, tra i pali, si fa strada un altro prodigio. Simone Colombi, buona posizione ed ottima tecnica: classe 1991. A Bergamo non hanno solo i portieri di valore, per l'attacco Carlo Osti tiene d'occhio un altro '91, Simone Zazza, scovato nella provincia di Matera. Forse ancora non è pronto per la prima squadra, ma il prossimo anno una serie B di livello nessuno gliela potrà togliere. Non lo scopriamo certo oggi, il C.T. della Nazionale Under 21 Casiraghi lo tiene in considerazione già da diversi mesi: il portiere della Fiorentina (1990) Andrea Seculin, convocato per i prossimi impegni in azzurro. Palermo, Reggina, Inter e Juventus: non a caso non abbiamo citato il Milan, che da un po' di anni fatica a proporre giovani di valore al calcio italiano ed alla prima squadra. Povero Evani, ma soprattutto poveri Braida e Buriani. Walter Sabatini, d.s. del Palermo, si aspetta molto da Gianvito Misuraga (1990), centrocampista con propensione offensiva, dotato di grande tecnica. Il futuro è suo. Se Mourinho vorrà vincere un'altra scommessa con i giovani, sarebbe il caso di puntare su Antonio Esposito, Primavera nerazzurra, ex Spezia prelevato dopo il fallimento del club ligure. Anche lui è un '90, posizione privilegiata esterno destro di centrocampo, perfetto per un tridente od anche per un 4-4-2. E' la nostra scommessa del 2009-2010, un anno dopo Santon. Molti giovani italiani, vedi Petrucci, hanno preferito l'Inghilterra. Speriamo non sia il caso di Alberto Libertazzi, 1992, della Juventus. Attaccante con fisico possente. A quell'età ha margini di crescita, tecnica e fisica. Nel giro della Primavera bianconera, più che una scommessa sarebbe un azzardo. Ha bisogno, però, di un altro anno nelle giovanili. Ultima puntata, se consentita, su un italiano dal cognome austriaco. Più che un calciatore ricorda uno sciatore: lo abbiamo pescato in seconda divisione, Lega Pro, Manuel Fischnaller, esterno destro dell'Alto Adige, dotato di gran corsa. E' del 1991 e varrebbe la pena visionarlo.
I talenti del futuro, come detto, spesso arrivano dal Sudamerica. Immaginate un Milan nel 2012 con coppia d'attacco composta da due brasiliani: Pato->b>Keirrison, spettacolo! Il nuovo bomber del Palmeiras ha fatto innamorare il suo Paese, prima nel Coritiba (21 gol in 31 giornate) ed adesso con il Palmeiras capolista (12 gol in campionato e 4 in Libertadores). Sempre nel Palmeiras c'è Cleiton Xavier, trequartista dell'83, con un passato nel Figuerense. Tre gol finora nel Paulistao. Prima dei saluti, tre scommesse. Una per reparto. Difesa: Sebastian Coates (1990) del National Montevideo. Alto circa 190 centimetri, gioca di più con la sua Nazionale, Uruguay, che con il club. Centrocampo: in Argentina troverete nell'Independiente un 19enne terribile, Federico Mancuello. Ha esordito a dicembre, adesso nel giro della prima squadra e già nazionale argentina under 20. Vi manca la ciliegina sulla torta. Colombiano di 18 anni, attaccante del Boyaca Chico, capitano della Nazionale Under 20 e protagonista nel Sub 20. Rapido e potente, fiuto del gol ed iniziativa da grande bomber. Giusto, volete il nome: Marcos Perez.
Egregio Presidente Lotito, Le fornisco un assist: Perez è tifosissimo della Lazio. Adesso, tocca a lei fare gol. 
Fonte Michele Criscitiello per Tutto mercato Web

"Arriverà un grande campione"

La Juve non molla la preda. La determinazione esibita sabato scorso contro la Roma, è tipica di quella squadra che ancora crede veramente di poter agganciare l'Inter. Non manca però la programmazione per il futuro e, pur senza addentrarsi nei particolari, l'amministratore delegato Jean-Claude Blanc, incontrando gli investitori in occasione della Star Conference di Milano la la prima promessa: "Non parlo di mercato, quello che posso dire è solo che compreremo un grosso campione. Si può aprire un nuovo ciclo vincente".

TORNANDO ALL'INTER... - Blanc, a proposito della sfida all'Inter, parla dello scontro diretto, ma anche delle gare precedenti. "Vediamo come arriveremo allo scontro diretto con l'Inter. Fino a quando la matematica non ci condanna continueremo a lottare".
L'ad bianconero ha illustrato i dati economici della società, in attivo grazie agli introiti della Champions League e i progetti per il futuro, imperniati in gran parte nella costruzione del nuovo stadio, che sarà pronto nel luglio 2011.

PUNTARE SUI GIOVANI - Blanc ha illustrato il progetto Juve che va avanti da due anni: ''Bilanci a posto e investimento sui giovani. Sono le linee guida che ci impone anche la Uefa. Il nostro obiettivo è dimostrare che con questa politica si può tornare a vincere. La nostra strada è quella giusta".

Cairo ha scelto Camolese


Urbano Cairo butta la maschera e tenta l'ultima svolta. Manca ancora l'ufficialità,ma tutto lascia pensare che il nuovo allenatore del Toro sarà Giancarlo Camolese. Nato a San Mauro il 25 febbraio 1961, Camolese vanta un passato importante in granata, prima da giocatore, poi da allenatore. Fra gli aspetti che hanno indotto Cairo a rompere gli indugi ci sono soprattutto tre elementi: Camola (com'è noto affettuosamente fra i tifosi del Toro) è uomo graditissimo alla piazza granata, conosce alla perfezione le dinamiche di un ambiente difficile e in ebollizione per aver allenato i granata dal 2000 al 2002, e ha un modulo di gioco (il 3-5-2) che piace a Foschi. In questi minuti sembra che siano in corso gli ultimi faccia a faccia per chiarire gli ultimi dettagli, compreso il contratto che lega Camolese con il Livorno. Ma lo stesso Spinelli nei giorni scorsi non ha nascosto di essere pronto a rescindere il contratto e lasciar via libera al ritorno di Camolese in granata.

Tutti contro Mou


Josè Mourinho fa ancora parlare di sé. Le dichiarazioni rilasciate dopo la vittoria dell'Inter sulla Reggina stanno trovando il dissenso di gran parte degli allenatori italiani. Il portoghese nel dopo gara aveva accusato i propri colleghi di essere "senza dignità" rei di farsi imporre le formazioni dai propri presidenti. Non è la prima volta che l'allenatore lusitano si trova al centro delle polemiche, ma questa volta ha voluto rincarare la dose: "Quando parlavo di allenatori che perdono la propria dignità intendevo che mentre io scelgo la mia squadra da mandare in campo, ci sono molti tecnici che non lo fanno, il mondo del calcio ne è pieno. Se qualcuno mi dicesse come fare la formazione, il giorno dopo il mio ufficio sarebbe vuoto e le valigie pronte".

CORO UNANIME - Il primo a criticare l'atteggiamento dello 'Special One', era stato Carlo Ancelotti, allenatore del Milan, ieri sera al termine della sfida pareggiata in casa del Napoli. Il tecnico alle telecamere aveva ironizzato: "Se il riferimento sono io posso dire che con Berlusconi ho vinto due coppe da giocatore e due da vice-allenatore".
Questa mattina le altre reazioni. Massimiliano Allegri, allenatore del Cagliari sottolinea: "Le dichiarazioni di Mourinho sono state patetiche. Interessarsi degli altri allenatori è stato poco carino e una mancanza di rispetto. Io con il presidente Cellino - ha continuato - ho avuto diversi confronti durante l'anno, ma non si intromette mai nella formazione. Capisce di calcio e lo scambio di vedute penso sia giusto".
Sulla stessa linea Roberto Donadoni, tecnico del Napoli. "Mi stupisce come abbia queste conoscenze e sappia le situazioni altrui. Mi sembra poco elegante e poco educato. Probabilmente ha voluto buttare giù una delle solite frasi a effetto che vanno a suo discapito - continua il tecnico dei partenopei - Non vedo la motivazione e la necessità, ognuno di noi cerca di ottenere il massimo dal proprio lavoro. Valutazioni così lasciano il tempo che trovano".

"L'HA FATTA FUORI DAL VASO" - Più colorite ma non meno incisive le dichiarazioni di Renzo Ulivieri, presidente dell'Associazione italiana allenatori, entrando all'Hilton Airport di Fiumicino per l'assemblea elettiva della Figc. "Mourinho è un nostro associato, sono contento che lo sia. Ma stavolta, se devo scegliere le parole, dico che l'ha fatta fuori dal vaso. Chiedete a Capello, Lippi, Spalletti, Prandelli, Allegri. Chiedete se si fanno fare la formazione - dice ancora Ulivieri - Mourinho non sembra apprezzare l'Italia? Probabilmente non gli piace che il Cagliari lo metta sotto a San Siro - aggiunge il presidente dell'associazione allenatori -. Stress? Quando me ne parlano, penso soprattutto agli operai che dalle mie parti vanno a lavorare in conceria".

Fonte La Repubblica

Il futuro del Napoli

Doveva essere la serata di Donadoni, ex di lusso e debuttante al San Paolo, e tale si è rivelata. Il Napoli è sembrato finalmente ritrovato nel fisico e nel morale, e pur non rubando l'occhio, avrebbe meritato i 3 punti contro il Milan: troppe le occasioni dilapidate, senza poi contare il gol regolare annullato ad Hamsik. Questo però non cambia, come è giusto che sia, il giudizio di una prestazione positiva sotto tanti aspetti. Partendo da quello mentale, con il ritorno allo stadio di casa dopo la disastrosa prestazione contro la Lazio. Sfido chiunque ad azzardare un parallelo, anche minimo, tra i 2 Napoli visti a Fuorigrotta nelle ultime esibizioni. Donadoni, in attesa di incidere tatticamente, lo ha perlomeno fatto nella testa dei giocatori. Così come a Reggio Calabria, si è fatto sentire con forza negli spogliatoi, vista la bella prestazione fornita dalla squadra, e l'inversione di tendenza rispetto al titubante primo tempo. Approccio prevedibile, del resto, valutata la crisi di risultati e di identità del Napoli, sommata alla forza di un Milan reduce da 8 gol realizzati in 180 minuti.
Donadoni ha saggiamente pensato prima a coprirsi, limitando la forza d'urto avversaria, come testimonia l'impiego di Grava a discapito di Montervino, riuscendo così ad imbrigliare le fonti di gioco rossonere grazie al centrocampo muscolare schierato.
Immaginatevi un Napoli diverso, con la difesa alta e con Bogliacino più Hamsik e due punte. A mio modesto avviso si sarebbe consegnato mani e piedi all'avversario esaltando lo scatto di Pato ed il raffinato opportunismo del sempiterno Pippo Inzaghi. Donadoni, per chi non lo conoscesse, è un tecnico che strutturalmente ama il gioco d'attacco, ma al tempo stesso è anche uomo pragmatico e razionale, con l'organico di cui dispone un atteggiamento diverso da quello visto domenica al San Paolo, avrebbe solo fatto da stura a una goleada rossonera. Nella ripresa, poi, quando il diavolo è parso meno brutto e spaventoso di quanto lo si dipingesse, anche grazie alle inopinate scelte di Ancelotti(Kakà e Ronaldinho schierati in pessime condizioni); la squadra, trascinata da un inesauribile e commovente Daniele Mannini, è riuscita a farsi viva grazie a ficcanti ripartenze, e con un po' di fortuna avrebbe portato a casa l'intera posta in palio.
Va bene comunque anche così, dato che gli azzurri non hanno davvero più nulla da chiedere ad una classifica ormai compromessa. L'importante è prendere coscienza del fatto che il gruppo si sta lentamente ritrovando e la squadra non è più "l'armata Brancaleone" di qualche settimana fa. Nessuna illusione, il cammino è lunghissimo, ma almeno si è capito che il Napoli ha affidato la panchina ad un uomo coerente e coraggioso. Nonostante gli investimenti societari ha fatto fuori sia Denis che Datolo, non concedendo loro neppure un secondo, e ha avuto il coraggio di puntare da subito su un Mannini reduce da 2 mesi di inattività. Non è certo colpa sua, poi, se Zalayeta e Lavezzi gigioneggiano sotto rete o se il guardalinee annulla un gol regolare ad Hamsik. De Laurentiis si è affidato all'ex ct azzurro senza remore e riserve mentali, e la sua presenza in panchina non deve essere vista come un fastidio, ma invece come un modo per farlo sentire protetto e coccolato dalla società. Ora il Napoli è guidato un tecnico che ha finalmente voce in capitolo in fase di mercato, sarà difficile portare a Castelvolturno giocatori non graditi al bergamasco. I nomi che il mercato propone, tra le altre cose, iniziano ad essere tanti e quasi tutti parecchio invitanti. Nel mio piccolo credo che in questi mesi i partenopei dovrebbero bruciare la concorrenza per quanto riguarda la caccia ad un grande attaccante (l'atalantino Floccari, ma non disdegnerei pure Borriello) ed un metodista di grande personalità (propongo il laziale Ledesma o il friulano D'Agostino). Reperite le due pedine fondamentali, mi dedicherei al contorno basandomi sulle indicazioni del tecnico, che consegnerà a fine campionato la lista dei promossi e bocciati.
Copiosi i quesiti che verranno posti, ad esempio: continuerà ad investire sul giovane Navarro, in crescita ma senza possedere i necessari fondamentali per il ruolo che ricopre, o chiederà un nuovo estremo difensore più adatto? Chiederà uno, o due difensori? Hamsik farà parte dei suoi schemi o sarà superfluo nel 4-3-3? Questi e tanti altri saranno gli interrogativi che dovranno giocoforza ricevere adeguate risposte.
La chiusura la dedico molto volentieri ai tifosi: 60mila supporters presenti allo stadio per una gara che non rappresentava nulla per il Napoli, ormai fuori dai giochi: fenomenali. Peccato aver rovinato in parte la serata con l'assedio all'auto di Galliani. De Laurentiis, da gran signore, si è subito scusato a nome suo e del popolo partenopeo. Facciamo in modo che non si debba ripetere.

Fonte Tutto mercato Web

Lippi, ma che combini!


A meno di dieci partite dalla fine di questo campionato, oggi il tema principale non ha come contesto la classifica, lo scudetto o cose del genere, ma le convocazioni di Marcello Lippi.
Fra sabato e mercoledi prossimi ci giocheremo una buona fetta di qualificazione al mondiale del 2010 dove andremo (ammesso e non concesso che il pass arrivi) per difendere il titolo conquistato nel 2006 magicamente in quel di Berlino.
Marcello Lippi tiene la sua attenzione a 359,9 gradi sul mondo calcistico in ricerca di quegli elementi che possano costituire quel famoso "gruppo" che tanto importante è stato in piena calciopoli 3 anni fa, e la dimostrazione che tutti coloro che meritano un'occasione saranno prima o poi accontentati dall'ex coach della Juventus sono i vari Motta, Bocchetti, Foggia e Pazzini, grandi protagonisti di questa stagione, ma di certo non nomi da grido. Non è stato un errore parlare di 359,9 gradi, manca quel 0,1 che nessuno può mai capire come possa essere ignorato da Lippi: Antonio Cassano avrà cambiato nazionalità? Non si spiega altrimenti la non convocazione di uno degli assoluti protagonisti del mondo calcistico italiano degli ultimi mesi, un ragazzo che settimana dopo settimana regala perle su perle sia con assist che con gol, ma anche sacrificandosi e giocando con la squadra. Stiam parlando di un ragazzo che sta riuscendo nell'impresa di far segnare a ripetizione un attaccante come Pazzini che in carriera non aveva praticamente quasi mai trovato la porta con la continuità che ha acquisito giocando di fianco a FantAntonio. E Lippi di ciò si è reso sicuramente conto, Pazzini appunto in questa lista c'è!
E' un mistero come sia presente Pepe, onestissimo attaccante di una buonissima Udinese, che magari fra due estati ci farà vincere il quinto titolo mondiale, ma che di certo ha un potenziale che a confronto con quello di chi non figura fra i convocati, impallidisce.
Potremmo parlare delle "originali" scelte di De Sanctis (per fare due nomi: Curci e Sereni che hanno di meno? In ogni caso non è il terzo portiere che fa fare il salto di qualità al gruppo) e Montolivo (è troppo offensivo che la sua stagione è da farsi grasse risate?), e di quella di lasciare fuori Floccari, uno dei migliori attaccanti italiani degli ultimi due anni, ma c'è già tante carne al fuoco, meglio magari concentrare l'attenzione su quanto già detto.
O le scelte di Lippi ci stupiranno in positivo, o le polemiche saranno più di quelle legate a tali decisioni.

Tali convocazioni sono arrivate dopo un turno di campionato in cui Inter e Juventus continuano a volare, la prima lanciata verso il secondo..ops, terzo...altra disattenzione..quarto scudetto consecutivo, la seconda verso una anticipata qualificazione in Champions per la prossima stagione. Ibrahimovic dimostra ancora una volta a tutti la sua forza nei confini italiani, peccato che non renda in Europa neanche al 25% di quanto faccia da noi. E sempre in ottica Inter, un altro mistero continua a non trovare risposta: Maradona perchè non convoca Cambiasso?
Gli uomini di Ranieri hanno conquistato una vittoria facile facile all'Olimpico di Roma contro i vice-campioni d'Italia, una sorta di tristissimo, naturalmente è un "titolo" che nulla conta, ma emblematico passaggio di consegne: i Totti's boys incassano le quattro sberle e vedono scappare via Genoa e Fiorentina nella volata all'ultimo posto disponibile per la Champions League, quello dalla porta secondaria e scomoda dei preliminari estivi. Il Milan da tutto ciò resta ancora abbastanza lontano, dopo il pareggio di Napoli il distacco è ancora rassicurante.

La sostanziosa zona centrale del gruppone vive di sbalzi d'umore da una settimana all'altra. Oggi ancor più depressa troviamo la Lazio, il Palermo ritorna a far visita allo stesso psicologo, mentre il Cagliari ritorna a sognare qualcosa di comunque proibitivo.
I capitolini perdono anche a Catania dopo il capitombolo interno di 7 giorni fa, e non basta pensare che il migliore in campo sia stato Bizzarri, portiere dei siciliani. Rossi non ne azzecca una: giocano Pandev e Zarate e per far gol deve inserire Rocchi; gioca Rocchi con uno dei due e i suoi non trovano la via del gol, e per di più Pandev si mette anche a sbagliare l'ennesimo rigore a favore. Fa strano pensare che 15 giorni fa Lotito e compagnia avevano accennato alla speranza di qualificarsi per l'Europa di Serie A.

Altra zona indecifribile ad oggi è quella salvezza, zona dalla quale il Chievo si allontana sempre più. Il risorto Pellissier si è ricordato di essere l'uomo in più dei suoi, pur non segnando il gol decisivo, inventa e fa segnare gli altri. Luciano si ricorda di essere Eriberto (ricordi romantici di un Chievo di "delneriana memoria"), e allora a Campedelli torna immediatamente il sorriso.
Sorriso che sullo Stretto di Messina sponda calabra nessuno ha di certo: le scoppole prese dalla Reggina fanno perdere ancor più fiducia, sempre se ci fosse ancora qualche inguaribile ottimista disposto a farsi del male da solo pensando che la salvezza sia ancora possibile. E qui è grossa la speranza di prendere un bel granchio con quanto appena scritto, anche se comunque sperare che ciò accada grazie a, per dire, Brienza e Barillà è praticamente utopia.
Il Lecce non muore, il Torino è moribondo, il Bologna non riesce a scappare via: verosimilmente saranno due fra queste a far compagnia alla Reggina nella B della prossima stagione.

Il pensiero della buonanotte per Mannini e Possanzini: l'ingiustizia è cancellata, è bello per tutti rivedervi abili e arruolabili dopo la tremenda ingiustizia subita per quell'assurdo ritardo di anni fa!