Doveva essere la serata di Donadoni, ex di lusso e debuttante al San Paolo, e tale si è rivelata. Il Napoli è sembrato finalmente ritrovato nel fisico e nel morale, e pur non rubando l'occhio, avrebbe meritato i 3 punti contro il Milan: troppe le occasioni dilapidate, senza poi contare il gol regolare annullato ad Hamsik. Questo però non cambia, come è giusto che sia, il giudizio di una prestazione positiva sotto tanti aspetti. Partendo da quello mentale, con il ritorno allo stadio di casa dopo la disastrosa prestazione contro la Lazio. Sfido chiunque ad azzardare un parallelo, anche minimo, tra i 2 Napoli visti a Fuorigrotta nelle ultime esibizioni. Donadoni, in attesa di incidere tatticamente, lo ha perlomeno fatto nella testa dei giocatori. Così come a Reggio Calabria, si è fatto sentire con forza negli spogliatoi, vista la bella prestazione fornita dalla squadra, e l'inversione di tendenza rispetto al titubante primo tempo. Approccio prevedibile, del resto, valutata la crisi di risultati e di identità del Napoli, sommata alla forza di un Milan reduce da 8 gol realizzati in 180 minuti.
Donadoni ha saggiamente pensato prima a coprirsi, limitando la forza d'urto avversaria, come testimonia l'impiego di Grava a discapito di Montervino, riuscendo così ad imbrigliare le fonti di gioco rossonere grazie al centrocampo muscolare schierato.
Immaginatevi un Napoli diverso, con la difesa alta e con Bogliacino più Hamsik e due punte. A mio modesto avviso si sarebbe consegnato mani e piedi all'avversario esaltando lo scatto di Pato ed il raffinato opportunismo del sempiterno Pippo Inzaghi. Donadoni, per chi non lo conoscesse, è un tecnico che strutturalmente ama il gioco d'attacco, ma al tempo stesso è anche uomo pragmatico e razionale, con l'organico di cui dispone un atteggiamento diverso da quello visto domenica al San Paolo, avrebbe solo fatto da stura a una goleada rossonera. Nella ripresa, poi, quando il diavolo è parso meno brutto e spaventoso di quanto lo si dipingesse, anche grazie alle inopinate scelte di Ancelotti(Kakà e Ronaldinho schierati in pessime condizioni); la squadra, trascinata da un inesauribile e commovente Daniele Mannini, è riuscita a farsi viva grazie a ficcanti ripartenze, e con un po' di fortuna avrebbe portato a casa l'intera posta in palio.
Va bene comunque anche così, dato che gli azzurri non hanno davvero più nulla da chiedere ad una classifica ormai compromessa. L'importante è prendere coscienza del fatto che il gruppo si sta lentamente ritrovando e la squadra non è più "l'armata Brancaleone" di qualche settimana fa. Nessuna illusione, il cammino è lunghissimo, ma almeno si è capito che il Napoli ha affidato la panchina ad un uomo coerente e coraggioso. Nonostante gli investimenti societari ha fatto fuori sia Denis che Datolo, non concedendo loro neppure un secondo, e ha avuto il coraggio di puntare da subito su un Mannini reduce da 2 mesi di inattività. Non è certo colpa sua, poi, se Zalayeta e Lavezzi gigioneggiano sotto rete o se il guardalinee annulla un gol regolare ad Hamsik. De Laurentiis si è affidato all'ex ct azzurro senza remore e riserve mentali, e la sua presenza in panchina non deve essere vista come un fastidio, ma invece come un modo per farlo sentire protetto e coccolato dalla società. Ora il Napoli è guidato un tecnico che ha finalmente voce in capitolo in fase di mercato, sarà difficile portare a Castelvolturno giocatori non graditi al bergamasco. I nomi che il mercato propone, tra le altre cose, iniziano ad essere tanti e quasi tutti parecchio invitanti. Nel mio piccolo credo che in questi mesi i partenopei dovrebbero bruciare la concorrenza per quanto riguarda la caccia ad un grande attaccante (l'atalantino Floccari, ma non disdegnerei pure Borriello) ed un metodista di grande personalità (propongo il laziale Ledesma o il friulano D'Agostino). Reperite le due pedine fondamentali, mi dedicherei al contorno basandomi sulle indicazioni del tecnico, che consegnerà a fine campionato la lista dei promossi e bocciati.
Copiosi i quesiti che verranno posti, ad esempio: continuerà ad investire sul giovane Navarro, in crescita ma senza possedere i necessari fondamentali per il ruolo che ricopre, o chiederà un nuovo estremo difensore più adatto? Chiederà uno, o due difensori? Hamsik farà parte dei suoi schemi o sarà superfluo nel 4-3-3? Questi e tanti altri saranno gli interrogativi che dovranno giocoforza ricevere adeguate risposte.
La chiusura la dedico molto volentieri ai tifosi: 60mila supporters presenti allo stadio per una gara che non rappresentava nulla per il Napoli, ormai fuori dai giochi: fenomenali. Peccato aver rovinato in parte la serata con l'assedio all'auto di Galliani. De Laurentiis, da gran signore, si è subito scusato a nome suo e del popolo partenopeo. Facciamo in modo che non si debba ripetere.
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