Quando nel 2000 per la prima volta fu eletto presidente del Real, la prima mossa che fece fu l'acquisto di Figo, grande stella del Barcellona.
Un campione all'anno e con Zidane e Ronaldo arrivarono campionato, Champions e intercontinentale.
Oggi la superiorità del Barcellona è ancora più marcata e Perez non si può limitare a un solo campione per contrastarla.
Dopo Kakà sarà il turno di un attaccante (Villa) e di un laterale (Maicon) per spostare Sergio Ramos al centro della difesa.
Infine l'assalto a Messi, o a Ronaldo. Il fuoriclasse argentino ha una clausola di 150 milioni e ha già dichiarato che se riceverà una telefonata di Perez non staccherà il cellulare.
E' naturale che ci srà anche la reazione del Barcellona, tanto più che ha dato il benservito a Eto'o ("trovati un'altra squadra che è meglio") come l'anno scorso, proprio di questi tempi, fece con Zambrotta, Deco e Ronaldinho, considerati logori e poco affidabili.
Ibra smania di andarsene dall'Inter e se il Barcellona dovesse puntare su di lui Moratti sarebbe costretto a cederlo.
Di sicuro si sa che al momento il presidente dell'Inter è disposto a garantire a Ibra un ingaggio annuale di trenta milioni netti a stagione, per cinque anni.
Trecento milioni lordi in totale, cioè la capitalizzazione in Borsa di un'azienda di dimensioni medie.
Con la cessione di Kakà l'ultima grande a livello internazionale del nostro calcio ha abdicato e adesso sperare in una Champions italiana nei prossimi dieci o venti anni diventa più che un sogno un'utopia.
L'Inter completerà la rosa: dopo aver preso due giocatori dal Genoa, si appresta a raccogliere un paio di scarti de Chelsea (Deco e Carvalho) che l'anno scorso, per un verso o per l'altro non hanno quasi mai trovato posto nè con Scolari, nè con Hiddink.
Moratti spera che il Barcellona gli sbologni Eto'o, uno che il megliom l'ha già dato.
A meno che Guardiola, da fenomeno non si diventato improvvisamente incapace.
L'anno scorso con Zambrotta, Deco e Ronaldinho non ha sbagliato un colpo.
Basterebbe ricordarsene.
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