Juve: no a Conte. Gasperini o Spalletti

Pubblicato da Massimiliano Mogavero On 10:52

Sembra che tutto stia accadendo un po' troppo tardi. Lippi che fa chiarezza con Blanc, tre settimane dopo aver spezzato con lui una focaccia. I giocatori che difendono Ranieri, con Buffon, Legrottaglie e Chiellini che giurano di essere tutti dalla stessa parte. Nel frattempo, però, la Juventus è precipitata in classifica, si è fatta contestare per l'acquisto di Cannavaro, ha scoperto il razzismo dei suoi tifosi, ha perso o pareggiato e mai vinto (l'ultimo successo è del 21 marzo, in casa della Roma, prima che il campionato si fermasse e che Blanc e Lippi si incontrassero), è uscita dalla Coppa Italia, è scivolata dal secondo al terzo posto e s'è lasciata sforacchiare da qualsiasi avversario: soltanto l'Inter ha segnato un solo gol a Buffon, mentre Chievo e Genoa gliene hanno fatti tre e Lazio e Reggina due.

Analizzando fatti e conseguenze, sembra che tutto sia dipeso da quell'incontro clandestino che ha squassato la Juve, scatenato voci e illazioni e, soprattutto, svelato un piano segreto che poi è andato a monte proprio quando è emerso alla superficie. Non a caso, Blanc ha dovuto chiedere scusa ai membri del comitato sportivo: se l'ha fatto, un motivo ci sarà. E se poi magari Lippi avesse spiattellato subito le sue verità, magari avrebbe interrotto la frana quando era soltanto un sassolino. E se i giocatori avessero difeso pubblicamente il loro allenatore prima che la classifica degenerasse, la Juventus non sarebbe stata travolta dalla crisi più acuta delle ultime settimane.
La sensazione è che ci si stia preoccupando di chiudere la stalla a buoi già ampiamente scappati. E il rimedio rischia di essere peggiore del male. Così, mentre Buffon semina dubbi suo futuro ("Vediamo come si muoverà la società, poi deciderò"), a Torino si parla ormai soltanto dell'eredità di Ranieri. Bruciata la pista Lippi, adesso sono in risalita le quotazioni di Gasperini, perché l'idea di Secco (Conte) non convince Elkann, che teme il rischio di affidarsi a un allenatore troppo giovane. Spalletti piace molto alla proprietà e molto meno (anzi, quasi niente) alla dirigenza, che sta tentando di indirizzare gli azionisti verso una figura più aderente alla loro politica: il romanista c'è il sospetto che non lo sia. Nel frattempo, Secco si è preso qualche giorno di vacanza ma dalla settimana prossima tornerà a lavorare per l'acquisto di Diego, un giocatore che, curiosamente, sarebbe difficilmente collocabile sia del 4-4-2 spinto di Conte sia nel 3-4-3 dinamico di Gasperini sia nel 4-4-2 più canonico di Ranieri. A Spalletti, invece, andrebbe a pennello.