Il nuovo calcio

Pubblicato da Massimiliano Mogavero On 09:46

Tra vent'anni sarà tanto cambiato che neppure lo riconosceremo. Forse, o forse no, ma probabilmente sì. Avrà più occhi, elettronici e umani. Avrà più spazi da percorrere e più tempo per farlo. Avrà l'illusione dell'esattezza scientifica e la presunzione di saperla usare. Sarà un calcio meno tecnico e più tecnologico, sempre più rapido e muscolare, dove le moviole - naturalmente in campo - faranno scansioni di ogni azione come se fossero disegni di Leonardo, e si continuerà a litigare e a sospettare proprio come adesso: solo, avremo più presunti colpevoli con i quali prendercela.

E magari sentiremo malinconia di questi giorni preistorici in cui si litigava per un rigore: però sarà difficile accusare un sensore di sudditanza psicologica. La regia dello spettacolo, televisiva, agirà dentro stadi costruiti apposta, senza settori ospiti, massimo quarantamila persone. Tutti gli altri a casa, davanti allo schermo dove la partita si vedrà comunque meglio. Il telecomando sarà una consolle che permetterà di costruirsi la propria moviola personale (anche tu Biscardi). Il gioco sarà dissezionato in una lunga, continua autopsia e avremo molti spazi per seguire i consigli per gli acquisti: ad esempio, l'intervallo tra un tempo e l'altro durerà venti minuti, cinque più di adesso, e ci saranno quattro "time out" a partita, due per tempo, due per ogni allenatore. In apparenza serviranno ad aggiornare le indicazioni tattiche, nella sostanza saranno solo contenitori di spot pubblicitari.
Le due esigenze, cioè una più vasta commerciabilità del prodotto e una maggiore certezza tecnica che riduca l'errore umano, procederanno insieme su un terreno minato. Oggi, le pupille degli arbitri in campo sono otto: arbitro, due assistenti e il quarto uomo. Diventeranno quattordici: arbitro capo, due arbitri d'area, due assistenti, quarto uomo e quinto uomo addetto alla moviola e ai contatti con gli altri sei.
Tre direttori di gara in campo è l'ultima idea dell'International Board, ovvero l'organo della Fifa (la federazione del calcio mondiale) che vigila sulle diciassette sacre regole del pallone e che - unico ente supremo - può modificarle. Va detto che in oltre cent'anni è accaduto rarissimamente, essendo il football uno degli sport più conservatori, o forse essendo nato nella seconda metà dell'Ottocento già quasi perfetto: se piace così com'è in tutto il mondo, e da sempre, una ragione ci sarà.
Anche se poi, dall'epoca dei padri fondatori inglesi (26 ottobre 1863, Taverna dei Framassoni, Great Queen Street, Londra) fino ai giorni controversi di Collina e Rizzoli, le tavole della legge sono cambiate proprio poco. Da quel primo regolamento ufficiale della Football Association, ecco arrivare in seguito il fuorigioco (1867), arbitro, rigore e reti nelle porte (1891), calcio di punizione (1895), area di rigore (1901), regola del vantaggio (1903). Da allora, la novità più rilevante è stata la sostituzione dei giocatori infortunati, datata 1968. Poi, a parte il divieto per il portiere all'uso delle mani su retropassaggio (1992) e i tre punti per la vittoria (1994, questa sì una svolta epocale), il calcio ha saputo innovarsi (oddio) scrivendo i cognomi sulle magliette e distribuendo agli atleti numeri fissi, talvolta simili a quelli degli autobus (1995). Totalmente naufragati, invece, "golden gol" (o "morte istantanea", 1996: la partita viene vinta dalla prima squadra che segna nei supplementari) e il suo ancor più sfortunato gemello "silver gol" (chi segna nel primo tempo supplementare vince, se poi la frazione si chiude senza altre reti).
Comunque sia, i due arbitri d'area verranno collaudati già nella prossima Coppa Italia (la quale ospitò, anni fa, un non memorabile doppio arbitro in campo). Nel calcio di dopodomani avremo quasi certamente il cartellino arancione, via di mezzo tra ammonizione ed espulsione. E gli allenatori potranno sostituire un quarto giocatore, ma solo durante i supplementari. Come dice Zoff, aumenterà la confusione. Come dice Blatter, il gran capo del calcio, ci sarà più spettacolo, bisogna solo capire a quale prezzo.
Proprio il celeberrimo colonnello dell'esercito svizzero, una specie di dittatore senza veri avversari (caratteristica dei poteri forti del calcio, non solo all'estero), da anni cerca di introdurre norme più ludiche, a volte un po' carnevalesche, perché il prodotto più piace e più si vende, più annoia e meno si guarda. Dunque, la sua famosa (e famigerata) proposta di allargare le porte, fin qui respinta al mittente, avrà buone probabilità di essere accolta.
Oggi sono larghe 7 metri e 32 per 2 metri e 44: potrebbero estendersi a 7 metri e 50 e alzarsi a 2 metri e mezzo, per la gioia dei portieri. I quali, nell'ormai lontano 1992 sono stati i protagonisti dell'ultimo cambiamento regolamentare di un certo peso, quando venne loro proibito di prendere con le mani i passaggi all'indietro (intenzionali) da parte dei compagni.
Poi, è chiaro che le novità più importanti riguarderanno le due situazioni che da sempre fanno più discutere, cioè rigori e gol fantasma. Per i falli in area, i due arbitri supplementari dovrebbero bastare, tenendo conto che la moviola in campo farà il resto: verrà azionata da tecnici e supervisionata dal quinto uomo, in collegamento via radio con i colleghi. Sarà lui a rivedere in tempo reale le azioni contestate (e in tv passeranno nel frattempo altri spot supplementari) per poi comunicare il verdetto all'arbitro capo, cui comunque spetterà la parola definitiva. Un giorno potrebbero abolire il fuorigioco e magari il pareggio attraverso i rigori a oltranza, oppure quell'americanata degli "shoot out", i rigori in corsa provati senza esito in qualche dimenticabile torneo estivo. E che dire del "corner corto", già testato invano a livello giovanile? Oppure delle rimesse laterali con i piedi? Torneranno di moda? Sarà totalmente elettronica la soluzione degli scabrosi casi da linea bianca: il pallone l'ha superata oppure no? Era gol o non lo era? Il perimetro di porta ospiterà i sensori, e il pallone conterrà un dispositivo che sarà "letto" da questi, dunque senza margini d'errore (in teoria, perché poche cose sono fallibili e capricciose come la tecnologia). Il principale sponsor tecnico planetario, che produce anche palloni, ha già messo a punto un sistema che non è entrato in produzione a causa dei costi: infatti, il regolamento del calcio prevede una necessaria uniformità a livello mondiale, e tutti devono poter sostenere le spese di eventuali innovazioni. Se oggi l'Uefa, guidata da Michel Platini, spinge per una maggiore democrazia e una più equa distribuzione delle risorse, domani la ragion di stato potrebbe ridurre il numero delle federazioni, lasciando in vita soltanto le più ricche: e queste si compreranno tutti i giocattoli che vogliono. Forse, per giocarci da sole.
Fonte Maurizio Crosetti