Non tutti se ne sono accorti, ma è ricapitato. Un anno fa, di questi tempi, pochi minuti dopo l'eliminazione in Champions per mano del Liverpool, negli spogliatoi di San Siro un Mancini sull'orlo di una crisi di nervi annunciò che a fine stagione – contratto o non contratto – avrebbe tolto il disturbo. Successe davvero, anche se alla fine fu Moratti a cacciarlo mentre lui, Mancio, tentò in tutti i modi di rimanere in sella (e ancor'oggi il contenzioso tra presidente e allenatore, a proposito della buonuscita milionaria su cui non venne trovato l'accordo, è aperto). Dicevamo, pochi se ne sono accorti, ma la cosa è successa di nuovo. Giocando d'anticipo, e ad eliminazione-Champions non ancora consumata (l'appuntamento per il rien ne va plus è fissato per mercoledì 11, all'Old Trafford, per Manchester United-Inter), avvertendo puzza di bruciato un Josè Mourinho a sua volta sull'orlo di una crisi di nervi se l'è praticamente fatto scappare. Nell'ormai famosa conferenza-stampa della “prostituzione intellettuale”, i 7 minuti di paradiso (per i suoi fans) e di inferno (per i suoi detrattori), l'allenatore dell'Inter non ce l'ha fatta a trattenersi: e a un certo punto ha annunciato molto chiaramente il suo addio.
Questo il resoconto stenografico del passo incriminato. Dice Mourinho: “Io penso che chi sa è l'ultima volta che io parlo di questo modo in una conferenza-stampa. Manca novanta e uno giorni... novanta e uno giorni mancano per io dire a tutta l'Italia: arrivederci... buona vacanza... Io vado via vacanza, per un mese e mezzo arrivederci...”. Ecco. Essendo Josè più furbo – e più scaltro – di Mancini, all'ultimo momento ha tentato di pigiare sul freno e fare un'inversione a U. Ma quel “vado in vacanza, per un mese e mezzo arrivederci” è stato il rattoppo messo lì, un po' alla buona, come viene viene. Se però andate a rivedervi il filmato, tutto in Mourinho lascia intendere che il suo è un vero e proprio annuncio (un po' piccato, tra l'altro), l'annuncio di un congedo in piena regola. Fatto con furbizia. Non avendo battuto il Manchester 2-0 – anzi, avendo rischiato di affondare già a San Siro -, e consapevole dell'involuzione in cui è caduta l'Inter, Josè sente che sta per fallire il vero, importante appuntamento della sua stagione: e cioè il ritorno ad una competitività in Europa che con Mancini non c'era e con lo Special One, ahinoi, non si è mai vista.
Mourinho è un uomo intelligente e sa bene che il banco di prova su cui sarà giudicato è la Champions e non il campionato: un campionato che anche Mancini, pur con tutte le facilitazioni del dopo-Calciopoli, vinceva una volta in scioltezza e una volta ansimando. E siccome Mourinho “non è un pirla”, dopo Inter-Manchester 0-0 ha capito che il passaggio del turno – all'Old Trafford - diventa un'impresa titanica, troppo netta essendo la differenza di gioco tra la banda-Ferguson e la banda-Mourinho. Morale della favola: avendo Josè una soglia di suscettibilità bassissima (il solo sentir dire che il gol di Adriano nel derby era da annullare gli fa venire l'orticaria), sa perfettamente di non essere in grado – in caso di sconfitta all'Old Trafford – di presentarsi in conferenza-stampa per ammettere d'aver fallito, sostanzialmente, la missione affidatagli da Moratti.
Ed è talmente alta la sua sfiducia nella squadra, talmente alto il suo pessimismo, che a 7 giorni dalla sfida di Manchester Josè è diventato preda della sindrome-Don Abbondio: che non potendo evitare i bravi che l'attendevano sul sentiero, accelerò il passo per abbreviare, almeno, la sofferenza dell'attesa (dello sgradito incontro). Ebbene, in attesa dello sgradito incontro di Manchester, Mourinho ha dato un'accelerata ai suoi pensieri (e ai suoi progetti): e senza rinunciare al gusto di dare dei bidoni ai suoi giocatori, quelli che avevano appena perso 3-0 contro la Samp, e dei cretini ai giornalisti, che alla Pinetina lo scocciano in continuazione chiedendogli come mai faccia giocare sempre gli stessi undici (“adesso l'avrete capito, vero?”), lo Special One non ha resistito e l'ha detto: “Tra 91 giorni me ne vado”. E il fatto di avere aggiunto: “Per un mese e mezzo, arrivederci”, non tragga in inganno. Come dice quel proverbio: a volte è peggio la toppa del buco.
Tutto chiaro, se non altro. Mourinho, che per definizione non può accettare di passare – nemmeno per un giorno – per un perdente qualunque, ha detto che toglierà il disturbo. E se l'Inter non ce la farà a superare lo scoglio di Manchester, lui non dovrà in alcun modo rispondere di questo insuccesso: perché il disgusto che prova per noi e per le cose del calcio made in Italy lo hanno già, definitivamente, allontanato da tutto. Noi non l'abbiamo capito? E allora lo perdiamo. Colpa nostra.
C'è lo sceicco del Manchester City che lo aspetta. E lo sceicco Mansour, sì che se ne intende!
Fonte Paolo Ziliani
4 commenti
chiacchiere!
Posted on 10 marzo 2009 alle ore 20:49
Il tempo ci dirà la verità
Posted on 11 marzo 2009 alle ore 09:36
Mi sa che Mourinho non è un pirla,ma chi ha scritto questo articolo si...
Posted on 11 marzo 2009 alle ore 17:06
Si sa che il signor Ziliani non scrive sempre articoli simpatici ai tifosi, ma molto spesso dice la verità. Non mi sembra però giusto offenderlo perchè esprime solo quello che pensa!
Posted on 11 marzo 2009 alle ore 17:22