Chelsea - Juventus: ora c'è più Guus

Pubblicato da Massimiliano Mogavero On 09:18

Abramovich chiama Hiddink al posto di Scolari. Il ct della Russia fino a giugno avrà due panchine. L'olandese: «Avrei detto no a chiunque».
Tra due settimane Claudio Ranieri tornerà faccia a faccia con il suo passato. Non solo a livello di club - al Chelsea ha passato quattro stagioni terminate con un grandissimo rimpianto - ma anche a livello di avversario diretto se è vero che sulla panchina dei Blues, con ogni probabilità, sederà Guus Hiddink, un tecnico che l'allenatore juventino ammira parecchio. Anche perché l'ha avuto da rivaleo ai tempi della Liga. Il bilancio è in pareggio: il 21 novembre 1998 il Valencia di Ranieri ha piegato per 3 a 1 il Real Madrid guidato da Hiddink. L'anno seguente, con Hiddink insediato al Betis e Ranieri sulla panchina dell'Atletico Madrid, è stato l'olandese ad avere la meglio, vincendo 2 a 1.
In realtà però, almeno per il momento, è meglio parlare di ipotesi. La stampa inglese dà per certo l'ingaggio di Hiddink, ma fonti vicine all'olandese frenano un po'. È vero che la federcalcio russa ha concesso il nullaosta perché Hiddink ricopra il doppio incarico fino al termine della stagione (ct russo/allenatore dei Blues), ma quella era più che altro una formalità; buona parte dell'ingaggio di Hiddink con la federazione russa è pagato direttamente da Abramovich, in qualità di super-tifoso (molto gradito a Vladimir Putin). Ed è anche vero che Hiddink ha offerto una certa disponibilità: «La situazione con il Chelsea e la federcalcio russa è complicata - ha affermato -. Ma questa è una situazione eccezionale. A qualsiasi club al mondo che mi avesse chiesto una cosa del genere avrei risposto con un secco no. Però il Chelsea è un caso diverso, perché io ho un rapporto speciale con il proprietario. E, se posso, vorrei aiutarlo».

Detto ciò, Hiddink ha già rifiutato la panchina dei Blues in almeno due occasioni. L'ultima volta lo ha fatto sostendendo che, a 62 anni, e con un passato da giramondo alle spalle, non se la sentiva di prendersi un impegno così grande. Adesso le cose sembrano cambiate. Un Chelsea guidato da Hiddink significa un Chelsea quadrato tatticamente, attento al possesso palla, capace di cambi di ritmo improvvisi. Almeno a giudicare da ciò che il tecnico è stato in grado di mostrare al timone di Corea del Sud, Olanda e Russia, tre nazionali portate fino alle semifinali di Mondiali ed Europei. Ma forse il suo più grande merito è la capacità di inventarsi in epoche diverse. Il primissimo Hiddink era un allenatore in grado di guidare il Psv Eindhoven fino alla conquista della Coppa dei Campioni: era il 1988, altri tempi. Il fatto che sia ancora sulla breccia vent'anni dopo pur cambiando squadra a ripetizione (10 panchine) dimostra quantomeno la straordinaria capacità di adattarsi a qualsiasi situazione.
Sembra che Hiddink sarà un traghettatore in attesa che i Blues centrino il vero obiettivo: Carlo Ancelotti (o, in seconda battuta, uno tra Frank Rijkaard, Roberto Mancini e Martin O'Neill). Già la scorsa estate avevano contattato il milanista, prima di puntare decisi su Scolari. Il brasiliano era stato raccomandato da Peter Kenyon, amministratore delegato, e Pini Zahavi, superagente di fiducia di Abramovich. I due, guarda caso, non sono stati interpellati su Hiddink (Kenyon, addirittura è tutt'ora in vacanza a Barbados). Segno che forse Abramovich non ha poi voglia di cedere il bastone del comando a Stamford Bridge, come ha fatto troppe volte in passato. E forse è proprio questa la vera novità, ancor più dell'arrivo di Hiddink. Kenyon e Zahavi, gli uomini che hanno costruito questo Chelsea, contano molto meno di una volta.

Fonte La Stampa