Buffon a 360 gradi

Pubblicato da Massimiliano Mogavero On 19:58

Cresciuto col mito di Thomas N'Kono, portiere camerunense negli anni settanta, ottanta e novanta, Gigi Buffon si confessa davanti alle telecamere di Sky Sport 1 per la rubrica 'I Signori del calciò ripercorrendo il proprio passato dall'esordio in serie A agli scudetti tolti d'ufficio dopo lo scandalo calciopoli. "Con la Juventus di Capello - dice - ho vinto due scudetti, poi tolti. Per me non cambia nulla, io so quello che ho fatto, vinto e meritato nella mia vita. Ho delle mie convinzioni e nessuno me le toglierà, al di là di quello che può venir fuori dal processo e dalla giustizia. Ognuno di noi dentro di sé ha una coscienza con la quale dialoga, ognuno di noi sa quello che ha guadagnato sul campo in maniera meritata".

Due scudetti tolti d'ufficio e una retrocessione che avrebbe potuto farlo scappare: "E' un fatto di coscienza - spiega - Aver lasciato la Juventus in un momento così non mi avrebbe fatto vivere bene. Alla fine per giocare bene, per stare bene con gli altri, devo avere la coscienza a posto e quello era l'unico modo per poter continuare a giocare in maniera tranquilla e spensierata. Quando Secco prese l'incarico di Moggi mi disse che c'erano Milan e Arsenal che mi volevano. Penso di aver dato a lui e alla Juve quell'iniezione di fiducia ed entusiasmo per ricominciare a tessere la ragnatela per tornare grande. Se non avessi fatto quella scelta la vittoria di un campionato non mi avrebbe più dato grosse soddisfazioni".
In mezzo, prima ancora del Mondiale vinto con la maglia azzurra c'è la bufera delle scommesse, una vicenda che lo ha profondamente segnato. "Nel 2006 - racconta Buffon - erano 11 anni che ero nel calcio e il fatto che in un momento simile tutti mettessero in dubbio la mia lealtà sportiva e di uomo mi ha ferito molto - ammette - Scrissero anche che vendevo le partite per scommetterci sopra, mi ferì molto".
Nel 91' l'arrivo al Parma. Quattro anni dopo, a soli 17 anni, l'esordio in serie A contro il Milan e le parate di Gigi Buffon salvarono i gialloblu. "Il giorno in assoluto più bello della mia carriera calcistica - ammette -. Me lo ricordo ancora, ho dei flash, delle immagini che non mi scorderò mai più: un sogno che si è avverato, un'emozione grande, mista a gioia". Era un Parma fortissimo con i vari Cannavaro, Thuram, Crespo, Stoichkov e un giovanissimo Pippo Inzaghi: "Con il Parma a Parma, in otto anni di prima squadra, non ho mai perso con Milan, Inter e Juve - sottolinea il numero uno azzurro -. Questo è significativo, ti fa capire quanto eravamo forti. Se c'era una partita importante da fare non la perdevamo mai, spesso la vincevamo. Però, per vincere i campionati ci vuole continuità, mentalità, ci vuole consapevolezza di quello che bisogna fare per vincere. Eravamo tutti troppo giovani".
Nel 2001 l'addio ai colori crociati. La Juventus sborso 105 miliardi di lire per poter averlo in squadra. Una cifra stratosferica, ancora più se si pensa che venne spesa per un portiere. "Un bell'orgoglio, anche perché credo di essere stato l'unico portiere per cui sono stati spesi così tanti soldi. Poi credo di aver dimostrato con gli anni che quella cifra non fosse così spropositata come quasi tutti avevano pensato. Anche con il Barcellona avevo preso dei grandi contatti - confessa - ma nel momento in cui Silvano Martina stava andando a Barcellona a chiudere la trattativa, lo chiamò Moggi e si mise in mezzo la famiglia Agnelli. Io avevo una gran voglia di vincere uno scudetto, mio padre mi disse che la Juve non vinceva lo scudetto da cinque anni e che tempo due anni l'avrebbe rivinto. Alla fine ho seguito il suo consiglio ed è stata una bella scelta". C'era anche la Roma, però, nei sogni di Gigi Buffon: " Inizialmente la mia grande amicizia con Totti e Vito Scala, mi aveva fatto propendere per Roma, dove era anche arrivato Capello e sembrava fosse cominciato il ciclo di una squadra invincibile. Mi ricordo che Silvano e mio padre erano andati a parlare con Sensi, poi per ragioni economiche il presidente della Roma fece un passo indietro e preferì prendere Pellizzoli, pagandolo meno, ma che all'epoca era uno degli emergenti".

Fonte La Repubblica