Strano ma vero, ora a Napoli va a finire che sotto accusa ci finisce Roberto Donadoni, che con questa grave crisi, con questo campionato umiliante, centra come un cavolo a merenda. L'unica colpa del bergamasco è stata il coraggio di accollarsi una nave alla deriva in corso d'opera, senza aspettare la fine della stagione per lavorare con del materiale da lui scelto. Trovo strano che alcuni miei colleghi, sempre molto teneri con Reja, cerchino invece il pelo nell'uovo nel valutare il Napoli griffato Donadoni. Si affannano a difendere il "povero" trainer goriziano, dimenticando che l'ex allenatore azzurro ha accettato senza batter ciglio l'assurda campagna acquisti estiva partenopea avallando in toto le ancor più assurde scelte di gennaio. Poteva anche dimettersi, per esempio, al momento dell'acquisto di Datolo, totalmente inutile alla causa; al contrario, pur di non rinunciare al suo lauto stipendio, ha preferito accettare senza la minima obiezione. State pur certi che il signor Donadoni questo non lo farà: il Napoli che vedremo dal prossimo ritiro sarà ad immagine e somiglianza del nuovo mister, tanto diplomatico davanti ai microfoni quanto risoluto e categorico con dirigenti e proprietari del club in cui lavora.
Certo, il Napoli delle ultime due gare ha fatto sostanziali passi indietro rispetto alle partite di inizio ciclo. Questa squadra, tuttavia, è totalmente priva di stimoli: molti dei giocatori sanno di non rientrare nei progetti futuri azzurri, e stanno con la testa già proiettata verso altri lidi. Molti altri, invece, non riescono a concentrarsi sul nuovo piano settimanale di lavoro imposto dal nuovo tecnico: si lavora molto sulla tattica, non tanto per l'oggi, quanto soprattutto per il domani. Assurdo chiedere a Donadoni di coinvolgere, tanto per fare un esempio, un anarchico come Lavezzi in poche settimane di lavoro assieme. L'argentino era abituato a fare quello che voleva durante la precedente gestione , un genio, un talento puro che va però rimodellato ed incanalato in modo da renderlo utile anche al collettivo, e non solo a sé stesso.
Donadoni ha poi preso le redini di una squadra atleticamente stanca, visto l'impegno dell'intertoto affrontato fin dai primi di luglio, e poi è evidente come si tenda ad un naturale rilassamento non avendo più alcun obiettivo da raggiungere.
Per non parlare delle voci che circolano in città riguardo la sregolata vita notturna di molti protagonisti partenopei, avvezzi più alla movida che all'impegno quotidiano negli allenamenti. Un frullato di guai che rende quasi impossibile al tecnico bergamasco concludere degnamente un campionato che nulla ha più da dire. Certo, ci sarebbe l'orgoglio, oltre allo stipendio percepito ogni mese da questi signori, ma purtroppo sono argomenti che non sempre fanno leva sui calciatori italiani. Ricordo, a tal proposito, l'ultima Juve dell'immediato post Lippi, una squadra che aveva vinto scudetti e coppe, e che nonostante la presenza di un tecnico di valore indiscusso come Ancelotti e di altri pluridecorati campioni, non arrivò oltre ad una misera qualificazione per l'Intertoto.
Questo Napoli è alle prese con un mesto precampionato, in attesa di rinforzi ed innesti che permetteranno alla squadra di affrontare la prossima stagione con altre credenziali. Gli ultimi spiccioli di questo torneo non fanno altro che confermare, è sufficiente un breve screening della rosa per rendersene conto, le pessime scelte effettuate in fase di mercato: tanti mediani e nessun metodista; tantissimi mancini e giocatori fisicamente uguali in difesa. Se eliminiamo Grava (ho detto tutto) il Napoli non ha brevilinei rapidi in terza linea. Per non parlare di ciò che succede tra i pali: in stagione si sono alternati ben cinque portieri, ma quasi nessuno ha convinto. Non a caso il mercato degli estremi difensori è uno di quelli più setacciati dalla società. In attacco non c'è un'alternativa tattica a Lavezzi: Pià non è all'altezza della massima serie, Russotto è un interessante ma ancora acerbo trequartista, e le due prime punte segnano con il contagocce, seppur per motivi differenti. Zalayeta è infatti cronicamente alle prese con i postumi del grave infortunio patito tempo fa, mentre Denis non ha garantito l'auspicato salto di qualità, nonostante l'ingente spesa sostenuta per il suo acquisto. Tutte cose che il signor Reja avrebbe dovuto far presente alla società e non accettare passivamente.
Ogni tipo di valutazione, anche critica, nei confronti del nuovo mister, dovrà dunque essere effettuata nel prossimo campionato: quest'ultimo è ancora figlio degli errori e della pavida accondiscendenza del suo predecessore.
Di Ciro Venerato per Tutto mercato Web
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