La Roma ai tempi della Juve è una polveriera. Uova lanciate contro il centro tecnico d'allenamento di Trigoria; contestazione allo stadio da parte della curva con fischi ai giocatori fatti salvi Totti e De Rossi; situazione societaria in bilico con il maggior creditore (Unicredit) che bussa alle porte della Sensi per il rientro dal debito del gruppo Italpetroli e che controlla di fatto la società giallorossa.
Ma non basta. Il clima pesantissimo che si è creato a Trigoria dove la squadra è in ritiro quasi permamente dalla sconfitta di Udine, sta sfaldando il gruppo che sfiorò l'impresa scudetto l'anno scorso. L'ultimo senatore a voltare le spalle al tecnico è De Rossi. A "Capitan Futuro", come lo chiamano a Roma, non sono andate giù diverse cose della gestione Spalletti. Convinto anche dal tecnico toscano a rinnovare il contratto in nome di un "progetto" nonostante le offerte indecenti del Real Madrid, il mediano si è sentito tradito dal flirt che Spalletti intrattenne con Abramovich ad inizio stagione. Da lì gli attriti, acuiti dalla convocazione per l'amichevole di Londra contro il Tottenham del 10 agosto, durante le ricerche del suocero scomparso, poi ritrovato assassinato il 13. Il giocatore chiese di poter restare accanto alla moglie in quel momento drammatico ma fu costretto a partire.
Spalletti, l’uomo che riportò la "normalità" a Roma, che prese una squadra con una media di cinque chili sovrappeso per portarla ai quarti di Champions League, è chiaramente un allenatore in bilico. Dalla sua parte sembra rimasto l'acciaccato capitan Totti, che pure ha avuto degli screzi col tecnico ma solo per la smania di voler rientrare troppo presto da un infortunio che richiedeva cautela. A fianco del capitano ci sono gli altri fedelissimi del tecnico (Pizarro, Perrotta, Tonetto e Cassetti), il resto dello spogliatoio non ha mostrato altrettanta coesione. Soprattutto gli otto brasiliani formano un gruppo difficilmente governabile, che ha già avuto modo di discutere col tecnico. Il portiere Doni gioca con infiltrazioni da mesi, Cicinho è in rotta di collisione dopo l'esclusione (e la lite) che ebbe con Spalletti prima della gara in Supercoppa.
In tutto questo, la società ha appena rinnovato la fiducia all’allenatore, con l'invito a mettere fuori rosa chi rema contro. Ma la mossa rivelerebbe più incapacità di agire che un effettivo tentativo di risolvere i problemi. Il punto è questo: Spalletti sa benissimo di non potersi privare di un giocatore come De Rossi perché avrebbe l'intera città contro. La Sensi si sta cautelando, chiedendo consigli (e disponibilità?) al vecchio Carletto Mazzone che potrebbe arrivare in qualità di traghettatore in qualsiasi momento.
Intanto i giocatori, per nulla abituati ai ritiri, sono nervosi. Molti non hanno gradito i fischi di giovedì sera alla lettura delle formazioni, prima che la partita venisse rinviata per il nubifragio, e quando il pulmann della squadra è stato bloccato da un centinaio dai tifosi che contestavano lo scarso impegno, appena fuori l'Olimpico, sono stati Totti e De Rossi ad uscire, a mostrare la faccia, ad invitare la gente ad avere pazienza. Non a caso gli unici a essere stati risparmiati dalla contestazione.
La situazione è critica, il tecnico domani sera si affiderà alla vecchia guardia e non schiererà nessun nuovo acquisto. La sua avventura potrebbe fermarsi a Torino, dove - mormorano a Roma - ne inizierebbe un'altra il prossimo anno. Ma questa è un’altra storia.
Fonte La Stampa
0 commenti