Le pagelle della Confederations Cup

Pubblicato da Massimiliano Mogavero On 15:49


Alla fine la notizia - purtroppo - siamo noi. Che il Brasile vinca la sua terza Confederations Cup, dopo 5 Mondiali e 8 Coppa America, è fin troppo scontato. Partendo dalla batosta presa dagli azzurri, andiamo quindi con le pagelle di South Africa 2009, grande prologo dei Mondiali 2010.

Italia 4 - L'Italia è arrivata fino a Johannesburg e Pretoria per seppellire i suoi vizi di squadra troppo presuntuosa e che troppo a lungo si è trascinata dietro l'etichetta di campione del mondo: noi sì che siamo la sorpresa. Ma negativa. Abbiamo perso due partite su tre e vinto a mala pena sugli Usa. Gli schiaffi del Brasile inoltre hanno fatto veramente male, aprendo un processo globale. Non siamo sicuri più di nulla, torniamo a casa che Buffon non è più ufficialmente il numero 1 al mondo, non ci fidiamo più dei nostri difensori, pensiamo seriamente che l'esperienza (eravamo la squadra più anziana di tutte e otto) non sia più un vantaggio, ci chiediamo perché prendiamo gol e non ne facciamo. Non siamo pienamente convinti dei giovani che ci sono dietro gli anziani: Rossi ha giocato una volta da titolare, Santon non si è visto mai. Forse questi schiaffi che abbiamo preso ci serviranno a qualcosa. Dipende tutto da Lippi e dalla sua reale volontà di cambiare. Abbiamo anche un po' snobbato questa Confederations Cup dicendo che portava pure male: il Brasile l'ha festeggiata come se avesse vinto quasi il Mondiale. South Africa 2010 per noi è un grande punto interrogativo.

Brasile 7,5 - Come dice il Cucciolo Dunga - che ha preso la Seleçao dopo lo scioglimento di quella di Parreira ai Mondiali in Germania - "il Brasile gioca sempre da favorito, gioca sempre per vincere e vuol vincere pure i mondiali del prossimo anno". Detto fatto, si porta a casa pure il prologo del Mondiale. Il voto massimo lo merita per come ha giocato con l'Italia, dopo la sua condizione è andata scendendo: ha superato il Sud Africa con un gol di Daniel Alves su punizione a tre minuti dalla fine, ha battuto gli Stati Uniti dopo aver però seriamente rischiato di perdere. Nel primo tempo della finale, così come contro il Sud Africa, si è vista una squadra abbastanza spenta ed affaticata. Lo stesso Kakà ha cominciato il torneo a mille all'ora poi è sceso un po' di condizione. Squadra che attacca, ma molto disciplinata: un gruppo di ferro agli ordini del sergente Dunga. La novità migliore Ramires, il leader Kakà. In 23 giorni il Brasile ha vinto 7 volte su 7: le due partite di qualificazioni mondiali, più tutte quelle della Confederations Cup. Si presenta ovviamente come grande favorito ai prossimi mondiali. E Dunga dopo la Coppa America 2007 è già al suo secondo successo: e fra un anno il terzo?
Spagna 6,5 - L'altra sorpresa, o meglio delusione, è la Spagna, campione d'Europa, che proprio qui in Sud Africa è venuta a interrompere la sua serie eccezionale di 35 partite senza sconfitte, ma che magari ne ha iniziata una nuova battendo il Sud Africa e finendo terza. Rimandata, non certo bocciata. E' una squadra molto divertente, ma che qualche difetto alla fine ce l'ha: ed è quello di aver già cominciato a pensare di essere un'Invicibile Armata. Ha sofferto una squadra come gli Stati Uniti che si sono chiusi e a quel punto Villa e Torres hanno perso fiducia e il fuoco del Barcellona si è spento. Per poco non fa il patatrac pure con il Sud Africa nella finale per il terzo posto. E' una squadra giovanissima e quindi forse un po' instabile.

Sud Africa 7 - La simpatia conta qualcosa e non è una squadra affatto scarsa, secondo il luogo comune delle nazionali africane che ridono ma alla fine si perdono. Il Sud Africa del catenacciaro Joel Santana - non propriamente uno dei tecnici brasiliani più rinomati - ha tenuto testa prima al Brasile - perdendo solo per una punizione a tre minuti dalla fine - e poi alla Spagna cui ha fatto pure due gol. Se l'arbitro ha negato alla Spagna pure un chiaro rigore per mani, vuol dire che la nazionale di casa suscita anche una certa soggezione. Le ali Tshabalala e Modise e il raffinato Pienaar dell'Everton sono giocatori di indubbio livello. Se qualche club italiano ci facesse un pensierino...

Usa 8 - Chiamiamoli pure i vincitori morali, perché nessuno come al solito aveva scommesso un dollaro sul soccer Usa. E invece il professore di educazione fisica Bob Bradley - uno dei più vincenti del calcio nordamericano - ha costruito una nazionale vera, con una sua identità. E con pochissimi (sei in tutto) che giocano nella Major Soccer League americana. La maggior parte dei titolari dal portiere Howard (fantastico nella finale col Brasile), ai difensori Demerit e Spector si sono fatti le ossa in Inghilterra. Non propriamente un calcio d'attacco ma comunque efficace, velocissimo nel contropiede. Gli Stati Uniti prima hanno fatto soffrire l'Italia, poi in semifinale hanno messo ko la Spagna e infine per poco non hanno fatto lo sgambetto della storia al Brasile. Speriamo che il boom del soccer non si spenga troppo presto, è veramente la novità più divertente e simpatica dell'anno premondiale.