I nodi della Juve

Pubblicato da Massimiliano Mogavero On 10:38

Del Piero faro part-time: sbagliato rimandare Cassano. Nedved senza eredi, l'unico è stato bruciato dalla piazza.
Da Alex a Stankovic, tutti i nodi-Juve.
Il talento non si discute, ma a 35 anni bisogna guardare avanti.
La Juventus, seconda in Italia, ha raccolto 63 punti in trenta partite, cinque in più di un anno fa. Il Liverpool, secondo in Premier, «appena» 67 in trentuno. E poiché il Liverpool è il Liverpool, inutile barare: il livello medio del nostro campionato è modesto. L’analisi del dopo Pellissier non può non partire da questo dato. I rischi sono due: far finta di niente, far finta di troppo. Poteva fare di più, calcolando infortuni e variabili assortite, la squadra avvicendata dal 31 agosto a domenica? No. Poteva essere migliore, visti i quattrini investiti? Sì. In attesa del nuovo stadio, e delle sue ricchezze, le idee non conteranno meno dei soldi. Le idee e la chiarezza d’intenti. Dalla politica dei «normali ma molti» urge passare ai «pochi ma ottimi».

Dirigenti
Jean-Claude Blanc è amministratore delegato e direttore generale. Si tenga la prima carica e lasci la seconda. Serve un referente tecnico in grado di accompagnare il lavoro di Alessio Secco. Ce n’erano due: Bettega, ufficioso, e Tardelli, ufficiale. Troppi. Ma da due a zero è forse peggio.

Allenatore
Il contratto di Ranieri scade il 30 giugno 2010. La proprietà ha deciso di rispettarlo. Strano destino, il suo: quando la Juve vince, merito di Del Piero tutor; quando perde o pareggia, colpa sua. Peccato originale del mister, aver scartato Xabi Alonso e spinto per Poulsen. Non è poco, non è tutto. Come insegnano fin dall’asilo, è la società forte a fare forte l’allenatore. Piano piano, i lasciti tecnici della Triade si stanno esaurendo. Cruciale sarà il prossimo mercato: capiremo quale Juve la Juve vorrà essere. Con Ibrahimovic, era prima e l’Inter terza; senza, la gerarchia si è rovesciata. A buon intenditor.

Vecchia guardia
Il nodo dei nodi rimane Del Piero. Il 9 novembre compirà 35 anni. In discussione non ci sono né la classe, enorme, né la gratitudine, eterna. Se mai, l’età e il logorìo. I tifosi cominciano a dividersi: chi lo vorrebbe sempre, a prescindere, e chi dosato. Buona la seconda, nella speranza che accetti il ruolo di leader: non già dimezzato, ma meno impiegato. A chi scrive, piace la scommessa Cassano, 27 anni a luglio. Subito, però. Non dopo i Mondiali, ai quali aspirano entrambi. E non in cambio di Giovinco. Capitolo Buffon: di fronte a un’offertissima, si tratta; per il resto, magari tutti i problemi della Juve fossero Buffon, o il suo rendimento, non più galattico ma nemmeno banale. In Nazionale, sbaglio o ci aveva salvato sia in Montenegro che a Bari? Per il dopo Nedved, inutile inseguire un altro Nedved. Non esiste. L’elemento che più gli assomiglia, Stankovic, fu bocciato dalla piazza: complimenti. David Silva, Hamsik, Guberti: significa ricominciare da un modello diverso. Il reparto che, per paradosso, potrebbe restare tale quale, è l’attacco: Amauri, Del Piero, Iaquinta, Trezeguet (a patto che non venga ceduto per far cassa), Giovinco. A proposito: se credo in Giovinco, classe 1987, non corro dietro a Diego, ma alla Juve ci credono sul serio?

Esigenze
Alle spalle di Camoranesi, c’è Marchionni. I reparti che sollecitano i restauri più radicali sono difesa e centrocampo. Detto che la caccia generalizzata a Mexes dà la misura di una categoria di centrali non proprio eccelsa, la rosa pullula di mediani, uno dei quali, Sissoko, è diventato fondamentale. Ma neppure Sissoko è il regista che manca. Lo sarebbe stato uno Zanetti integro, versione 2007-2008, o lo Xabi Alonso corteggiato e poi frettolosamente scartato. La Juve non gioca peggio dell’Inter, che con Ibra e Vieira molto la ricorda: ha solo meno talento nei settori nevralgici, soprattutto in mezzo al campo, là dove si raffina la manovra e si danno i tempi. La Juve di Ranieri tende provocatoriamente a produrre più gol che palle-gol. I lettori inorridiranno avendo ancora sullo stomaco la tripletta di Pellissier, ma proprio l’organizzazione difensiva incarna la specialità della casa. Vero, Chiellini e Mellberg sono stati bruciati sullo scatto, ma vogliamo parlare di chi avrebbe dovuto (almeno) disturbare il «lanciatore»?

Obiettivi
Terza al ritorno in A e oggi seconda, eliminata negli ottavi di Champions League dal Chelsea, semifinalista in Coppa Italia (andata, 2-1 per la Lazio; ritorno, 22 aprile a Torino): siamo in linea con i programmi e i pronostici (persino di Moggi). L’ultimo salto, però, è sempre il più complicato e pericoloso. Basta con i Tiago, gli Almiron (ci cascò pure il sottoscritto), i Poulsen, i Knezevic contesi al Toro, gli Andrade senza una riga, dicasi una, che tutelasse il club da possibili ricadute, stop alla lunga sfilza di parametri zero. Meno quantità, più qualità. Con un occhio al bilancio e l’altro alla storia.